Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949

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Esercizi di pietà

Preghiera - Suo doppio effetto sull'anima

La preghiera ha sull'anima un doppio effetto di separazione e d'unione.

Essa separa dal mondo creato perché per pregare bisogna "liberare i propri pensieri e affetti dalle cose create e abbandonare il commercio degli uomini" ( P. de Cloriviere ).

S. Teresa scrive: "Ho capito che l'unione ( fine della preghiera ) è una disposizione pura e libera da tutte le cose della terra, nella quale lo spirito e la volontà sono conformi alla divina volontà, distaccate da tutto, totalmente occupate di Dio e dove non c'è più traccia d'amor di sé né di nessuna cosa creata".

Tale separazione è necessaria per entrare in conversazione con Dio, e "fissarsi in Lui al disopra di tutte le cose create… parlare con colui la cui onnipotenza riempie l'universo" ( P. de Cloriviere ) e mettersi dinanzi a quel Dio che ha una presenza universale per la sua essenza e una presenza amichevole nell'anima nostra per la sua grazia.

Questa inabitazione di Dio in noi è il fondamento dogmatico e profondo del raccoglimento che fa cercare e trovare Dio nell'intimo dell'anima, con quella confidenza filiale autorizzata dal fatto della nostra adozione divina.

Pregare è aprire la propria anima alle cose eterne nell'esercizio pratico della fede, della speranza e della carità.

Da ciò deriva quell'unione ammirabile e quella familiarità divina per cui Gesù Cristo stesso prega in noi col suo Spirito che innalza al Padre i "suoi gemiti inesprimibili" come dice S. Paolo ( Rm 8,26 ).

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