Pensieri sulle Regole e Costituzioni 1949

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Commenti sulle Regole e Costituzioni dei Catechisti Congregati

Come dobbiamo regolarci riguardo alle Croci e alle umiliazioni

Dobbiamo imitare alcuni grandi Santi che domandarono, cercarono con ardore, e perfino si procurarono delle Croci, dei disprezzi e delle umiliazioni compiendo azioni ridicole?

No: noi contentiamoci di ammirare e adorare in essi l'azione straordinaria dello Spirito Santo senza presumere di elevarci così alto.

Possiamo però, anzi dobbiamo, chiedere la sapienza della Croce, che è una felice pratica della verità che permette di vedere nella luce della fede, i misteri più nascosti, tra i quali quello della Croce;

conoscenza preziosissima che si ottiene soltanto con intensa applicazione all'orazione, con profonde umiliazioni e ferventi preghiere.

Se sentiamo il bisogno di questo spirito sano e retto che nulla cerca all'infuori di Dio, di questa scienza della Croce che contiene tutte le altre scienze, di questo tesoro che fa partecipe l'anima dell'amicizia di Dio, domandiamola incessantemente, con ardore, senza alcuna esitazione e sicuri di ottenerla;

noi l'otterremo senza fallo e allora vedremo chiaro, per esperienza, come si possa desiderare, cercare e gustare la Croce.

Mentre desideriamo e domandiamo la sapienza della Croce, in pratica però, dobbiamo imitare Gesù che " fece bene ogni cosa" e stare certi che non mancheranno contraddizioni, persecuzioni e disprezzi:

la divina Provvidenza le manderà, nostro malgrado e senza nostra scelta.

Incominciamo ad accettare volentieri le piccole croci inerenti alla vita quotidiana e, nei casi più gravi, regoliamoci secondo i consigli dei rappresentanti di Dio nell'applicazione delle regole seguenti:

1º) Quando, per ignoranza o anche per colpevole negligenza, avremo commesso qualche sbaglio che ci apporti croci e umiliazioni, non inquietiamocene troppo, piuttosto umiliamoci subito in noi stessi, sotto l'onnipotente mano di Dio e diciamo tra noi:

"Ecco, Signore, ne ho fatta ancora una delle mie" e, se in detto sbaglio v'è stato un po' di colpevolezza da parte nostra, accettiamo la confusione che ce ne ridonda come un giusto castigo;

se invece non vi fu neppure l'ombra di peccato, riceviamola come salutare umiliazione del nostro orgoglio.

2º) Se l'azione che stiamo facendo ha poca importanza e alcuni gridano allo scandalo, fosse pure senza motivo, interrompiamola per amore di pace e di carità, perché cessi lo scandalo di quei pusilli;

ma se l'azione che facciamo è veramente necessaria o utile al prossimo e tuttavia qualche fariseo se ne scandalizza irragionevolmente, pigliamo consiglio da qualche persona prudente e, se il parere ci è favorevole;

non desistiamo dal nostro proposito.

3º) Ricordiamoci che tutto ciò che c'è in noi, dai sensi del corpo alle potenze dell'anima, tutto è guasto e ferito per triste conseguenza del peccato originale e dei nostri peccati;

perciò ogni volta che il nostro spirito superbo, avvertendo in noi qualche dono celeste, si ferma sopra e se ne compiace, questo dono, questa grazia, quest'azione buona da noi compiuta, si macchia, si corrompe e si deturpa al punto che Dio ne distoglie gli occhi.

Se gli sguardi e i pensieri superbi dello spirito umano possono guastare in tal modo le migliori opere e i doni di Dio molto più le corromperanno gli atti della volontà più guasta ancora dello spirito.

Non inganniamo quindi noi stessi e riteniamo le umiliazioni, le tentazioni, le incertezze, le tenebre, le perplessità e anche le colpe commesse come mezzi per guarire le nostre infermità spirituali.

4º) Non lasciamoci, inoltre, ingannare dal nostro orgoglio quando volesse farci credere che le nostre Croci sono grandi, ovvero che sono indizio della nostra fedeltà a Dio e dei nostri progressi nella virtù;

in tal caso riflettiamo:

a) Che la nostra superbia ingrandisce ciò che in realtà è piccolo e ci fa credere ingiurie atroci e crudeli abbandoni cose leggere e talora dei veri nonnulla.

b) Che le croci possono essere un amoroso castigo dei nostri peccati.

c) Che per quanto grandi siano le croci, sono sempre piccole in confronto del numero e della gravità dei nostri peccati.

d) Che la nostra pazienza nel tollerarle è molto imperfetta come lo dimostrano i nostri pensieri e le nostre parole contro quelli che ci fanno soffrire e il riflettere si sovente sui nostri mali in modo da parlare di essi tanto da annoiarne il prossimo.

5º) Dobbiamo saper trarre profitto dai piccoli dolori, anzi più da questi che non dai grandi.

Iddio non tiene tanto conto del soffrire in se stesso, quanto del modo con cui si soffre.

Patire molto e male è patire da dannati;

patire molto, ma per una cattiva causa, è patire da demoni;

patire poco o molto, ma per Iddio, è patire da santi.

6º) Qualche volta si presentano a noi croci piccole e nascoste insieme a croci grandi e manifeste.

La nostra superbia può trovare il suo tornaconto a scegliere le croci grandi e palesi, mentre solo una grande fedeltà a Dio può farci preferire le croci piccole e nascoste.

Approfittiamo di tutte le occasioni favorevoli per non lasciar perdere nessuna, per quanto piccola, particella della vera Croce, quando pure non si trattasse che di sopportare per amor di Dio:

la puntura d'una mosca o di uno spillo, un piccolo dispetto fatto da un vicino, una piccola ingiuria fattaci per sbaglio, un leggera perdita di danaro, una momentanea inquietudine d'animo, un lieve senso di stanchezza nelle membra, un incomodo corporale per quanto trascurabile, ecc.

Così saremo ben presto ricchi di carismi divini.

Alla più lieve disgrazia che ci incolga diciamo subito:

"Dio sia benedetto! Dio mio, vi ringrazio!" e, senz'altro, nascondiamo la croce allora guadagnata nella memoria di Dio che dobbiamo considerare come la nostra Banca;

quanto a noi, non ricordiamone se non per dire:

"Grazie o Signore!" ! ovvero: "Misericordia o Signore".

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