Summa Teologica - I

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I Limiti e interesse del trattato

L'uomo: a) Natura e potenze dell'anima ( I, qq. 75-83 )

Introduzione

I

1 - Nessuno deve cercare in queste pagine quello che l'Autore non ha intenzione di trattare.

L'uomo è un microcosmo, cioè un universo in sintesi; cosicché quasi tutte le discipline si occupano più o meno di lui.

Bisogna perciò ricordarsi che qui siamo dinanzi a un trattato teologico; e quindi non si parlerà della parte materiale di cui siamo composti, ma della sola parte spirituale: dell'anima.

Abbiamo indicato così la prima omissione volontaria di S. Tommaso nella compilazione del suo trattato De homine: non si parlerà del corpo umano altro che per i suoi rapporti con l'anima.

C'è una seconda omissione, anch'essa dichiaratamente volontaria: non si parlerà dell'aspetto morale delle azioni umane.

E questo non perché sia un argomento estraneo alla teologia, ma perché l'Autore pensa di dedicarvi la parte più lunga della sua opera.

La Seconda Parte sarà così voluminosa da richiedere una suddivisione: Prima e Secunda Pars Secundae Partis.

E nelle due sezioni si parlerà formalmente, se non proprio "esclusivamente", degli atti umani: avremo cioè un vastissimo trattato di morale cristiana.

Alle due omissioni dell'Autore noi ne abbiamo aggiunta una terza, per la tirannia dello spazio: rimanderemo al volume seguente le questioni relative alle operazioni intellettuali dell'uomo e alle sue origini.

Secondo il piano dell'Autore il trattato sulla « creatura composta di anima e di corpo » abbraccia 28 questioni, cioè le qq. 75-102 della I Parte.

Parlando poi del governo dell'universo dedicherà all'uomo 3 questioni ( qq. 117-119 ), che possiamo considerare come parti integranti di un trattato tomistico sull'argomento uomo.

Vi si parlerà infatti della causalità che l'uomo può esercitare intellettualmente e fisicamente sulle altre creature.

Nel volume V noi presentiamo soltanto 9 questioni, il contenuto delle quali giustifica pienamente il sottotitolo: Natura e potenze dell'anima.

Uno sguardo sommario allo schema del trattato ( p. 175 ) può bastare a convincere che Io smembramento non è arbitrario.

2 - Nonostante la ristrettezza di questi limiti, il gruppo di questioni comprese nel volume conserva ancora un interesse capitale nel campo della teologia cattolica e del pensiero umano.

Vi si parla infatti della spiritualità e dell'immortalità dell'anima, della natura dei rapporti tra l'anima e il corpo; vi si studia la natura delle nostre facoltà conoscitive e appetitive, il rapporto di valore tra intelletto e volontà; e finalmente vi troviamo un'indagine accurata sul libero arbitrio, cioè su quella libertà fisica, che è alla base di tutta la nostra vita morale.

Anche da un punto di vista puramente storico l'interesse del trattato è davvero considerevole.

Abbiamo in esso uno dei documenti principali intorno alla controversia sull'averroismo latino, che, sorta nel secolo XIII, si protrasse sino alla fine del Rinascimento.

Manca il tono polemico del De unitate intellectus contra Averroistas, cioè dell'opuscolo scritto dal Santo nel suo secondo soggiorno parigino ( 1269-1272 ), principalmente ( questa è ancora oggi l'ipotesi più attendibile ) contro Sigieri di Brabante; ma le tesi averroistiche si trovano, anche qui nella Somma Teologica, ben definite ed efficacemente confutate.

Ormai sull'argomento c'è tutta una letteratura contemporanea, la quale, iniziata dal P. Mandonnet con la sua opera: Siger de Brabant et l'Averroisme latin ( Lovanio, 1910 ), e coronata da quella di Van Steenberghen: Siger de Brabant d'après ses oeuvres inédites ( Lovanio, 1942 ), non sembra ancora esaurita.

Le nuove scoperte d'archivio non possono minimamente compromettere la posizione preminente, che S. Tommaso ha avuto in tale controversia.

Di ciò ebbero coscienza anche i contemporanei.

Infatti, nei vari trionfi che le arti figurative dedicarono al Dottore Angelico, specialmente dopo la sua canonizzazione, Averroè venne posto regolarmente a sgabello dei suoi piedi.

Il mite Tommaso non avrebbe mai pensato di dover assumere quella posa da monarca orientale, nei confronti di un pensatore che egli sinceramente stimava.

Ma gli artisti hanno bisogno di creare il dramma.

Invece è tanto difficile immaginare una tragedia, dietro la serena esposizione della Somma Teologica.

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