Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se Amore sia un nome proprio dello Spirito Santo

In 1 Sent., d. 10, q. 1, a. 1, ad 4; d. 27, q. 2, a. 2, sol. 2

Pare che Amore non sia uno dei nomi propri dello Spirito Santo.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 15,17.27 ] fa osservare: « Non saprei perché non possano essere detti carità [ o amore ] sia il Padre che il Figlio e lo Spirito Santo, e unica carità anche tutti insieme, dato che sono detti sapienza tanto il Padre quanto il Figlio e lo Spirito Santo, e tutti insieme non sono detti tre [ sapienze ], ma una sola sapienza ».

Ora, un nome che al singolare si predica delle singole persone, e anche di tutte insieme, non può essere proprio ed esclusivo di una sola.

Quindi amore non è un nome proprio dello Spirito Santo.

2. Lo Spirito Santo è una persona sussistente.

Amore invece non indica qualcosa di sussistente, ma un'azione che passa dall'amante nell'amato.

Quindi non è un nome proprio dello Spirito Santo.

3. L'amore è il legame degli amanti: poiché, come dice Dionigi [ De div. nom. 4 ], esso è « una forza unitiva ».

Ma il legame è qualcosa che sta in mezzo alle cose che unisce, e non qualcosa che procede da esse.

Siccome dunque lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, come si è già spiegato [ q. 36, a. 2 ], non pare che possa essere l'amore o il legame tra il Padre e il Figlio.

4. Da chi ama deriva un amore.

Ma lo Spirito Santo ama.

Quindi anche da lui deriva un amore.

Se dunque c'è un amore dello Spirito Santo, sarà amore dell'amore, e spirito dello spirito.

Ma ciò è inammissibile.

In contrario:

S. Gregorio [ In Evang. hom. 30 ] afferma: « Lo stesso Spirito Santo è Amore ».

Dimostrazione:

Il termine amore, parlando di Dio, può riferirsi all'essenza o alle persone.

Se è riferito a una persona è un nome proprio dello Spirito Santo: come Verbo è un nome proprio del Figlio.

Per chiarire la cosa si deve tener presente che in Dio ci sono, come si è detto sopra [ q. 27, aa. 1,3,5 ], due processioni: una di ordine intellettivo, cioè la processione del Verbo, l'altra di ordine volitivo, cioè la processione dell'Amore.

Siccome però la prima ci è più nota, per indicare i singoli aspetti che ad essa si riferiscono furono trovati nomi adatti; non così invece per la processione di ordine volitivo.

E allora, per indicare la persona procedente, siamo obbligati a usare delle circonlocuzioni; e anche le relazioni che sorgono da tale processione le indichiamo, come si è detto [ q. 28, a. 4 ], con i nomi di processione e di spirazione; i quali, però, propriamente presi, sono nomi che indicano più l'origine che la relazione.

Tuttavia le due processioni vanno analizzate allo stesso modo.

Quando infatti uno intende qualcosa, si forma in lui un concetto mentale di ciò che intende, cioè il verbo: così, per ciò stesso che uno ama qualcosa, risulta in lui, nel suo affetto, un'impressione, per così dire, dell'oggetto amato, in forza della quale si dice che l'amato è nell'amante, come la cosa intesa in chi la intende.

Quindi, nel momento in cui uno intende e ama se medesimo, è in se stesso non solo perché identico a se medesimo, ma anche perché oggetto della propria intelligenza e del proprio amore.

Ora, per quanto riguarda l'intelletto furono trovate parole adatte per indicare il rapporto della mente che intende con la cosa intesa, come appare evidente dal termine intelligere, e se ne trovarono anche altre per indicare l'emanazione dell'idea, cioè dicere e verbum.

Per questo, nel parlare di Dio, intelligere, che non indica un rapporto con il verbo mentale procedente [ dall'intelligenza ], è usato soltanto come termine essenziale; Verbum invece, che significa ciò che procede, è usato solo come termine personale; dicere infine, che indica la relazione tra il principio del Verbo e il Verbo stesso, è riservato alla nozione.

Invece per quanto riguarda la volontà, oltre ai termini diligere e amare, che stanno a indicare la relazione di chi ama con la cosa amata, non furono coniate altre parole che esprimessero il rapporto esistente tra l'affezione o impressione suscitata dall'oggetto amato e il principio [ interiore ] da cui essa emana, o viceversa.

Quindi, per questa deficienza di vocaboli, tali rapporti vengono anch'essi indicati con i termini amore e dilezione; ed è come se uno desse al Verbo i nomi di intellezione concepita, o di sapienza generata.

Concludendo, se con i termini amor e diligere si vuole indicare solo il rapporto alla cosa amata, allora essi si riferiscono all'essenza divina, come intellezione e intendere.

Se invece usiamo questi stessi termini per indicare i rapporti esistenti tra ciò che procede secondo il modo dell'amore e il principio correlativo, e viceversa, in modo che amor sia l'equivalente di amore che procede, e diligere l'equivalente di spirare l'amore procedente, allora Amore è un nome di persona e diligere o amare è un termine nozionale, come dire e generare.

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