Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se il sommo bene, che è Dio, sia causa del male

Supra, q. 48, a. 6; In 2 Sent., d. 32, q. 2, a. 1; d. 34, q. 1, a. 3; d. 37, q. 3, a. 1; C. G., II, c. 41; III, c. 71; De Malo, q. 1, a. 5; Comp. Theol., c. 141; In Ioan., c. 9, lect. 1; In Rom., c. 1, lect. 7

Pare che il sommo bene, che è Dio, sia causa del male.

Infatti:

1. Si legge in Isaia [ Is 45,6s ]: « Io sono il Signore e non vi è alcun altro. Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura ».

E in Amos [ Am 3,6 ]: « Avviene forse nella città una sventura che non sia causata dal Signore? »

2. L'effetto della causa seconda si riporta alla causa prima.

Ma il bene, come si è detto [ a. 1 ], è causa del male.

Essendo quindi Dio la causa di ogni bene, come sopra abbiamo dimostrato [ q. 2, a. 3; q. 6, aa. 1,4 ], ne segue pure che da Dio deriva ogni male.

3. Come dice Aristotele [ Phys. 2,3 ], è identica la causa della salvezza e della perdita della nave.

Ma Dio è causa della salvezza di tutte le cose.

Quindi egli è anche la causa di ogni rovina e di ogni male.

In contrario:

S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 21 ] afferma che Dio « non è autore del male, poiché non è causa del tendere verso il non essere ».

Dimostrazione:

Come abbiamo già visto [ a. 1 ], il male che consiste in una deficienza dell'azione è sempre causato da un difetto dell'agente.

Ora, in Dio non c'è difetto alcuno, ma somma perfezione, come sopra [ q. 4, a. 1 ] si è dimostrato.

Quindi il male consistente in una deficienza dell'azione, o causato da un difetto dell'agente, non può essere riportato a Dio come a sua causa.

Il male invece che consiste nella corruzione o distruzione di qualcosa si riallaccia alla causalità di Dio.

E ciò è evidente sia negli esseri naturali che in quelli dotati di volontà.

Infatti abbiamo detto [ a. 1 ] che un agente, in quanto produce con la sua efficacia una forma alla quale consegue una corruzione o una privazione, produce quella corruzione o quella privazione con la sua virtù.

Ora, è evidente che la forma voluta da Dio nelle realtà create è il bene, consistente nell'ordine dell'universo.

E l'ordine dell'universo richiede, come si è spiegato sopra [ q. 22, a. 2, ad 2; q. 48, a. 2 ], che esistano degli esseri che possono venir meno, e che via via vengono meno.

E così Dio, quando causa nelle cose quel bene che è l'ordine dell'universo, per concomitanza e indirettamente [ quasi per accidens ] causa la corruzione delle cose, secondo l'espressione della Scrittura [ 1 Sam 2,6 ]: « Il Signore fa morire e fa vivere »

Mentre l'altro passo [ Sap 1,13 ]: « Dio non ha creato la morte », va spiegato: « come cosa direttamente voluta ».

- Ora, all'ordine dell'universo appartiene anche l'ordine della giustizia, il quale richiede che venga inflitta la punizione ai peccatori.

E per questo motivo Dio è l'autore di quel male che è la pena; non però di quel male che è la colpa, per la ragione detta sopra [ nel corpo; cf. q. 48, a. 6 ].

Analisi delle obiezioni:

1. In quei testi si parla del male della pena, non del male della colpa.

2. L'effetto della causa seconda difettosa si riporta alla causa prima indefettibile per quanto esso ha di entità e di perfezione, ma non per ciò che ha di difettoso.

Come, p. es., quanto c'è di movimento nello zoppicare viene causato dalla potenza motrice, ma ciò che vi è di anormale non deriva dalla potenza motrice, bensì dalla stortura della gamba.

E così quanto vi è di entità e di efficacia nell'azione cattiva si riporta alla causalità di Dio, ma quanto vi si trova di manchevole non è causato da Dio, bensì dalla causa seconda che è difettosa.

3. L'affondamento della nave è attribuito all'influsso del pilota per il fatto che egli non compie ciò che è richiesto per la salvezza della nave stessa.

Ma Dio non cessa di compiere ciò che è necessario per la salvezza.

Quindi il paragone non regge.

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