Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se l'angelo percorra lo spazio intermedio

In 1 Sent., d. 37, q. 4, a. 2; Quodl., 1, q. 3, a. 2

Pare che l'angelo non percorra lo spazio intermedio.

Infatti:

1. Ogni cosa che percorre lo spazio intermedio percorre uno spazio uguale alla propria grandezza prima di percorrerne uno maggiore.

Ora, il luogo proporzionato all'indivisibilità dell'angelo è quello occupato dal punto.

Se quindi l'angelo nel suo moto percorresse lo spazio intermedio, bisognerebbe che con il suo moto percorresse infiniti punti: il che è impossibile.

2. L'angelo ha una sostanza più semplice della nostra anima.

Ma la nostra anima col suo pensiero può passare da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio: posso pensare p. es. alla Francia e poi alla Siria senza pensare all'Italia che sta nel mezzo.

Quindi con più ragione l'angelo può andare da un posto all'altro senza percorrere lo spazio intermedio.

In contrario:

Se l'angelo si muove da un luogo a un altro non è in moto quando si trova al punto di arrivo, perché allora il moto è già compiuto.

Ma al compimento del moto deve precedere il muoversi: quindi si muoveva in qualche luogo dove era prima.

Ma non si muoveva certo quando si trovava al punto di partenza.

Quindi si muoveva quando si trovava nello spazio intermedio.

Quindi è necessario che percorra lo spazio intermedio.

Dimostrazione:

Come è già stato spiegato [ a. 1 ], il moto locale dell'angelo può essere continuo e discontinuo.

Se dunque si tratta di moto continuo, allora l'angelo non può muoversi da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio: poiché, come dice Aristotele [ Phys. 5,3 ], « è intermedio quello spazio che viene raggiunto da ciò che si muove di moto continuo prima dello spazio in cui si compie l'ultima mutazione ».

Infatti l'ordine di priorità del moto continuo dipende dall'ordine di priorità dell'estensione, come spiega il medesimo Aristotele [ Phys. 4,11 ].

Ma quando il suo moto non è continuo, allora l'angelo può passare da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio.

Ed eccone la spiegazione.

Fra due estremi, qualunque essi siano, ci sono infiniti luoghi intermedi: luoghi divisibili e luoghi indivisibili.

Quanto ai luoghi indivisibili la cosa è chiara: poiché tra due punti qualsiasi ci sono infiniti punti intermedi, non potendo due punti susseguirsi l'uno all'altro senza un punto intermedio, come dimostra Aristotele [ Phys. 6,1 ].

- Quanto poi ai luoghi divisibili si deve affermare la stessa cosa.

E se ne ha la dimostrazione esaminando il moto continuo dei corpi.

Il corpo infatti non si muove da un luogo all'altro se non in un tempo determinato.

Ora, in tutto il tempo che misura il moto di quel corpo non si possono trovare due istanti nei quali il corpo in movimento non sia in due luoghi diversi: poiché se per due istanti si trovasse in uno stesso luogo ne seguirebbe che in quel punto sarebbe fermo.

Stare fermo infatti non significa altro che trovarsi nello stesso punto in un dato momento e nel momento precedente.

Per il fatto quindi che tra il primo e l'ultimo istante del tempo che misura il moto vi sono infiniti istanti è anche necessario che tra il primo luogo, da cui inizia il moto, e l'ultimo, in cui il moto si arresta, vi siano infiniti luoghi.

- E ciò è manifesto anche ai sensi.

Si abbia, p. es., un corpo di un palmo che debba percorrere lo spazio di due palmi: è chiaro che il primo luogo da cui si inizia il moto è di un palmo, e il luogo in cui termina è pure di un palmo.

Ora, evidentemente, quando il corpo inizia a muoversi abbandona gradualmente il primo palmo e passa nel secondo.

Di conseguenza si moltiplicano i luoghi intermedi man mano che si divide l'estensione del palmo: poiché ogni punto determinato nell'estensione del primo palmo è l'inizio di un luogo; e il punto così determinato nell'estensione dell'altro palmo è il termine di questo medesimo luogo.

Essendo dunque l'estensione divisibile all'infinito, ed essendo potenzialmente infiniti i punti di ogni estensione, ne segue che tra due luoghi qualsiasi vi sono infiniti luoghi intermedi.

Ora, il soggetto mobile può oltrepassare l'infinità dei luoghi intermedi soltanto con un moto continuo: perché allora all'infinito potenziale dei luoghi intermedi corrisponde l'infinito potenziale del moto continuo.

Se invece il moto non fosse continuo, tutte le parti del moto sarebbero attualmente distinte.

Se quindi un qualsiasi soggetto mobile si muove con un moto non continuo, bisogna o che non percorra tutti i luoghi intermedi, oppure che attraversi luoghi intermedi attualmente infiniti: il che è impossibile.

Quando dunque il loro moto non è continuo, gli angeli non percorrono tutti i luoghi intermedi.

Ora, questo muoversi da un posto all'altro senza attraversare lo spazio intermedio è possibile agli angeli, ma non ai corpi.

Il corpo infatti è commisurato al luogo ed è contenuto da esso, per cui nel muoversi è soggetto alle leggi del luogo.

La sostanza dell'angelo invece non è soggetta al luogo come contenuta da esso, ma è superiore al luogo e lo contiene: è perciò in suo potere congiungersi al luogo come vuole, percorrendo lo spazio intermedio o non percorrendolo.

Analisi delle obiezioni:

1. Il luogo non viene commisurato all'angelo per l'estensione, ma per un contatto di virtù: perciò il luogo dell'angelo non è sempre un punto, ma può anche essere divisibile [ ed esteso ].

Tuttavia i luoghi intermedi, anche se divisibili [ ed estesi ], sono infiniti, come si è detto [ nel corpo dell'articolo ]: sono però superati, come si è visto [ a. 1 ], in forza della continuità del moto.

2. Quando l'angelo si muove localmente, la sua essenza viene a contatto con i diversi luoghi; invece l'essenza dell'anima non viene a contatto con le cose che pensa, ma piuttosto le cose pensate vengono a trovarsi in essa.

Quindi il paragone non regge.

3. [ S. c. ]. Nel moto continuo il compimento del moto non è una parte del moto, ma ne è il termine: è necessario quindi che il muoversi preceda il compimento del moto.

E così è anche necessario che un tale moto avvenga attraverso lo spazio intermedio.

Nel moto non continuo invece il compimento del moto è parte [ del moto ], come l'unità fa parte del numero: e allora il succedersi dei diversi luoghi, anche se lo spazio intermedio non viene percorso, costituisce tale moto.

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