Summa Teologica - I

Articolo 4 - Se la produzione della luce sia posta convenientemente nel primo giorno

Infra, q. 69, a. 1; In 2 Sent., d. 13, q. 1, a. 4

Pare che la produzione della luce non sia posta convenientemente nel primo giorno.

Infatti:

1. Abbiamo visto [ a. 3 ] che la luce è una qualità.

Ma la qualità, essendo un accidente, ha carattere di realtà non prima, ma piuttosto ultima.

Quindi la sua produzione non può essere assegnata al primo giorno.

2. È la luce che distingue la notte dal giorno.

Ma questo fatto è dovuto al sole, che invece si pone creato il quarto giorno.

Quindi non si doveva mettere al primo giorno la produzione della luce.

3. L'avvicendamento del giorno e della notte è dovuto al moto circolare del corpo luminoso.

Ma il moto circolare spetta propriamente al firmamento, che leggiamo fatto nel secondo giorno.

Quindi non si doveva mettere al primo giorno la produzione della luce, che distingue il giorno dalla note.

4. Se si dice che qui si intende parlare della luce spirituale, ecco quanto opponiamo: Quella luce che leggiamo fatta il primo giorno produce la separazione dalle tenebre.

Ora, da principio non c'erano tenebre spirituali, poiché gli stessi demoni da principio erano buoni, come si è visto sopra [ q. 63, a. 5 ].

Quindi la produzione della luce non doveva essere messa al primo giorno.

In contrario:

Nel primo giorno era necessario che venisse creato ciò che è indispensabile per l'esistenza del giorno.

Ora, senza la luce non ci può essere il giorno.

Quindi era necessario che nel primo giorno venisse creata la luce.

Dimostrazione:

Sono due le opinioni intorno alla produzione della luce.

A S. Agostino non parve possibile che Mosè passasse sotto silenzio la creazione degli spiriti [ cf. q. 61, a. 1, ad 1 ].

Quindi egli afferma [ De Gen. ad litt. 1, cc. 1,3,4,9 ] che nella frase: « in principio Dio creò il cielo e la terra », la parola cielo indica la natura spirituale, ancora informe, mentre la parola terra si riferisce alla materia informe del mondo corporeo; e siccome la prima è più nobile della seconda, dovette essere formata per prima.

Per questa ragione la « formazione » degli spiriti è indicata nella produzione della luce, per cui la luce viene intesa in senso spirituale: infatti la « formazione » degli esseri spirituali avviene quando sono illuminati perché aderiscano al Verbo di Dio.

Altri invece pensano che Mosè avrebbe tralasciato la produzione delle creature spirituali; e ne danno ragioni diverse.

S. Basilio [ In Hexaem. hom. 1 ] ritiene che Mosè abbia iniziato la narrazione da quel principio che appartiene al tempo delle realtà sensibili; e che non abbia parlato della natura spirituale, cioè degli angeli, dato che questi erano già stati creati in antecedenza.

- Il Crisostomo [ In Gen. hom. 2 ] invece porta un altro motivo: Mosè parlava a un popolo rozzo, il quale non poteva capire altro che le cose materiali; ed egli, d'altra parte, voleva distoglierlo dall'idolatria.

Avrebbe dunque dato esca all'idolatria se a gente siffatta avesse parlato di esseri superiori a tutte le creature materiali: li avrebbero infatti presi per delle divinità, essendo essi già portati a venerare come dèi il sole, la luna e le stelle, come si ricava dalla proibizione di Dt 4,19.

Prima però [ di parlare della luce ] si era già parlato di due informità delle creature materiali: della prima nelle parole: « la terra era informe e deserta »; della seconda nella frase: « le tenebre coprivano l'abisso ».

Era quindi necessario eliminare anzitutto l'informità delle tenebre, con la produzione della luce, per due motivi.

Primo perché, come si è detto [ a. 3 ], la luce è una qualità del primo corpo, e quindi doveva da essa cominciare la « formazione » del mondo.

- Secondo, per l'universalità della luce: di essa infatti partecipano tanto i corpi inferiori quanto i superiori.

Come quindi nel processo conoscitivo si parte dalle nozioni più comuni, così accade anche nel campo operativo: viene infatti generato il vivente prima dell'animale, e l'animale prima dell'uomo, come insegna Aristotele [ De gen. animal. 2,3 ].

Era perciò necessario, per far conoscere l'ordine della sapienza divina, che nel differenziare [ tra loro le creature ] prima venisse prodotta la luce: sia perché la luce è la forma del primo corpo, sia perché è un elemento più universale.

- S. Basilio [ In Hexaem. hom. 2 ] porta poi questa terza ragione, cioè che la luce manifesta tutte le altre cose.

- E se ne potrebbe aggiungere anche una quarta, accennata nell'argomento in contrario, che cioè non può esservi giorno senza luce.

Da cui la necessità che venisse prodotta nel primo giorno.

Analisi delle obiezioni:

1. Se si segue la sentenza secondo cui lo stato informe della materia ha preceduto, in ordine di tempo, il suo ordinamento, allora bisogna dire che la materia fu creata da principio sotto forme sostanziali, e fu arricchita in seguito di forme accidentali, tra cui la luce tiene il primo posto.

2. Alcuni dicono che quella luce non era altro che una nube luminosa la quale, dopo la creazione del sole, ritornò materia primordiale.

Ma una tale spiegazione non soddisfa poiché la Scrittura, al principio della Genesi, menziona [ soltanto ] l'istituzione di esseri fisici che perdurano: quindi non si deve dire che proprio allora fu creato qualcosa che poi cessò di esistere.

- Altri perciò dicono che quella nube luminosa dura tuttora, ma è così unita al sole da non potersene distinguere.

Si osserva però che in questo caso quella nube sarebbe superflua, mentre nelle opere di Dio nulla è inutile.

- Altri ancora pensano che il corpo del sole si sarebbe formato da quella nube.

Ma anche questa ipotesi non regge per chi ammette che il corpo del sole non partecipa della natura dei quattro elementi, ma è incorruttibile per natura.

In questo caso infatti la sua materia non può sottostare a una forma diversa.

Bisognerà dunque affermare con Dionigi [ De div. nom. 4 ] che quella luce era la luce del sole, ma ancora informe, nel senso che la sostanza del sole già esisteva e possedeva la virtù illuminativa generica; in seguito però gli fu data una virtù speciale e determinata per certi particolari effetti.

Quindi, stando a questa sentenza, nella creazione della luce ci sarebbe un accenno ai tre elementi che servono a distinguerla dalle tenebre.

Primo, alla causa: poiché la causa della luce si trova nella natura del sole, mentre quella delle tenebre nell'opacità della terra.

Secondo, alla posizione spaziale: quando infatti in un emisfero c'è la luce, nell'altro ci sono le tenebre.

Terzo, al tempo: poiché nello stesso emisfero si alternano la luce e il buio, nel giro del tempo.

Per cui sta scritto: « Chiamò la luce giorno e le tenebre notte ».

3. S. Basilio [ In Hexaem. hom. 2 ] pensa che si ebbero allora luce e tenebre a causa di una emissione o di una contrazione dei raggi luminosi, senza dipendenza da un movimento.

- Ma S. Agostino [ De Gen. ad litt. 1,16 ] obietta che questo alternarsi dei due fenomeni sarebbe senza ragione, poiché non vi erano ancora gli uomini e gli animali a cui ciò dovesse servire.

- Inoltre non è naturale per il corpo luminoso ritirare la luce dove è presente, sebbene ciò possa accadere per via miracolosa.

Ora, nella prima istituzione della natura non si deve cercare il miracolo, ma quanto appartiene alla natura delle cose, come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,1 ].

Perciò bisogna dire che nel cielo vi è un doppio movimento.

Il primo, che è comune a tutto il cielo, determina il giorno e la notte: e questo pare che sia stato prodotto nel primo giorno.

Il secondo, che è diverso per i vari corpi, determina la varietà dei giorni, dei mesi e degli anni.

E per tale ragione nel primo giorno si fa solo menzione della distinzione del giorno dalla notte, che è dovuta al movimento comune, mentre nel quarto giorno si ricorda la diversità dei giorni, dei tempi e degli anni, con le parole [ Gen 1,14 ]: « Servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni »; la quale diversità dipende dai movimenti di ciascun corpo.

4. Per S. Agostino [ Conf. 12,29.40; De Gen. ad litt. 1,15.29 ] lo stato informe della materia non precede la sua « formazione » in ordine di tempo.

In questo caso dunque la produzione della luce va intesa come « formazione » delle creature spirituali; ma non si tratta di quella « formazione » che si compie nella gloria, poiché non furono create nello stato di gloria, bensì di quella che si ha per la grazia, con la quale esse furono create, come si è visto [ q. 62, a. 3 ].

Con questa luce fu fatta dunque la separazione dalle tenebre, cioè dalle altre creature non [ ancora ] « formate ».

Se poi ammettiamo che le creature furono « formate » tutte simultaneamente, allora si ebbe una distinzione mediante le tenebre spirituali, non nel senso che queste già esistessero ( poiché il diavolo non fu creato malvagio ), ma nel senso che Dio le prevedeva nel futuro.

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