Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se l'anima e l'angelo siano di una medesima specie

In 2 Sent., d. 3, q. 1, a. 6; C. G., II, c. 94; De anima, a. 7

Pare che l'anima e l'angelo siano di una medesima specie.

Infatti:

1. Ogni essere è indirizzato al suo fine mediante la natura della sua specie, da cui trae la tendenza al fine.

Ma è identico il fine dell'anima e dell'angelo, cioè la felicità eterna.

Quindi essi sono di una medesima specie.

2. L'ultima differenza specifica è la più nobile, poiché completa l'essenza della specie.

Ma nulla è più nobile che avere l'intelligenza, sia per l'angelo che per l'anima.

Quindi l'anima e l'angelo hanno in comune l'ultima differenza specifica.

Sono quindi di una medesima specie.

3. L'anima non differisce dall'angelo se non per il fatto di essere unita a un corpo.

Ma il corpo, essendo fuori dell'essenza dell'anima, non può appartenere alla specie dell'anima.

Quindi l'anima e l'angelo rientrano nella stessa specie.

In contrario:

Gli esseri che hanno attività naturali diverse differiscono nella specie.

Ma nell'anima e nell'angelo vi sono attività naturali diverse: poiché Dionigi [ De div. nom. 7 ] insegna che « le menti angeliche hanno intelletti semplici e beati, che non raccolgono la conoscenza divina dal mondo visibile »; per l'anima invece afferma il contrario.

Pertanto l'anima e l'angelo non sono della stessa specie.

Dimostrazione:

Origene [ Peri Arch. 3,5 ] riteneva che le anime umane e gli angeli fossero della medesima specie.

E ciò perché supponeva [ ib. 1, cc. 6,8; 2, cc. 1,9; 3, c. 5 ] che la diversità di grado esistente tra queste sostanze fosse accidentale, essendo derivata dal loro libero arbitrio, come già si disse [ q. 47, a. 2 ].

Ma tale ipotesi è insostenibile, poiché nelle sostanze incorporee non si dà diversità numerica senza una diversità specifica e senza una disuguaglianza di natura.

Se infatti non sono composte di materia e di forma, ma sono forme sussistenti, è evidente che avranno una diversità di specie.

Non si può infatti ammettere una forma separata che non sia unica nella sua specie: come se esistesse una bianchezza separata non potrebbe essere che una sola, poiché una bianchezza concreta non differisce da un'altra se non per il fatto di appartenere a questo o a quel soggetto.

Ma la diversità di specie è sempre accompagnata da una diversità di natura, come nelle specie dei colori l'uno è più perfetto dell'altro, e così in altri campi.

E tutto ciò avviene perché le differenze, che suddividono il genere [ in tante specie ], sono contrarie fra loro, e i contrari si contrappongono l'uno all'altro come il perfetto all'imperfetto, poiché « il principio della contrarietà è la privazione e il possesso [ di una data perfezione ] », come dice Aristotele [ Met. 10,4 ].

E si avrebbe la stessa conseguenza se tali sostanze fossero composte di materia e di forma.

Se infatti la materia di una cosa si distingue dalla materia di un'altra, è necessario che la forma sia il principio distintivo della materia, cioè che le varie materie siano diverse in rapporto alle diverse forme: e così ci sarà ancora diversità di specie e disuguaglianza naturale [ tra quelle sostanze ].

Oppure la materia sarà direttamente il principio distintivo delle forme: ma in tal caso non si potrà parlare di diverse materie se non in rapporto alla quantità.

Ora questa, nelle sostanze spirituali come l'angelo e l'anima, non esiste.

Quindi non può essere che l'angelo e l'anima siano di un'unica specie.

- Mostreremo poi in seguito [ q. 76, a. 2, ad 1 ] come si possano dare più anime della medesima specie.

Analisi delle obiezioni:

1. La obiezioni parte dal fine prossimo e naturale, mentre la felicità eterna è il fine ultimo e soprannaturale.

2. L'ultima differenza specifica è la più nobile in quanto è sommamente determinata, al modo stesso in cui l'atto è più nobile della potenza.

Così dunque avere la facoltà intellettiva, di per sé, non è la differenza più nobile, essendo qualcosa di indeterminato e di comune ai molti gradi degli esseri intellettivi, come la sensibilità rispetto ai suoi molteplici gradi.

Per cui, come non tutti gli esseri sensibili appartengono a un'unica specie, così nemmeno gli esseri intelligenti.

3. Il corpo non fa parte dell'essenza dell'anima, ma l'anima deve alla natura della sua essenza di essere unibile al corpo.

Parlando quindi in senso proprio non l'anima, ma il composto fa parte della specie.

Il fatto stesso poi che l'anima abbia in qualche maniera bisogno del corpo per la sua operazione mostra come essa si trovi in un grado di intellettualità inferiore rispetto all'angelo, il quale non è unito a un corpo.

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