Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se la lontananza impedisca la conoscenza dell'anima separata

In 4 Sent., d. 50, q. 1, a. 4

Pare che la lontananza impedisca la conoscenza dell'anima separata.

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ De cura pro mortuis 13.16 ] che « le anime dei morti si trovano in un luogo dove non possono sapere ciò che accade qui tra noi ».

Sanno però ciò che accade presso di loro.

Quindi la distanza impedisce la conoscenza dell'anima separata.

2. S. Agostino nel De Divinatione Daemonum [ 3 ] afferma che « i demoni possono annunciare cose a noi ignote, per la celerità dei loro movimenti ».

Ma l'agilità nel muoversi non servirebbe a nulla se la lontananza non impedisse al demonio di conoscere.

A maggior ragione dunque la distanza impedirà la conoscenza dell'anima separata, che per natura è inferiore al demonio.

3. Chi è lontano nello spazio è come chi è lontano nel tempo.

Ma la lontananza nel tempo impedisce la conoscenza dell'anima separata: questa infatti non conosce il futuro.

Quindi anche la lontananza nello spazio impedisce all'anima separata di conoscere.

In contrario:

Leggiamo nel Vangelo [ Lc 16,23 ] che il ricco epulone « mentre era nei tormenti levò gli occhi e vide di lontano Abramo ».

Quindi la lontananza non impedisce la conoscenza dell'anima separata.

Dimostrazione:

Alcuni ritennero che l'anima separata conosca i singolari astraendoli dalla realtà sensibile.

Ora, se ciò fosse vero si potrebbe asserire che la distanza locale impedisce la conoscenza dell'anima separata: infatti allora bisognerebbe o che le realtà sensibili agissero sull'anima separata, o che questa agisse sulle realtà sensibili; e nell'uno come nell'altro caso si richiederebbe una distanza determinata.

- Ma una simile ipotesi è insostenibile: poiché l'astrazione delle immagini dalle realtà sensibili viene fatta attraverso i sensi [ esterni ] e le altre potenze sensitive, che non rimangono in maniera attuale nell'anima separata.

Questa invece conosce i singolari per un'infusione di idee da parte del lume divino, il quale è indifferente alla vicinanza e alla lontananza.

Quindi la lontananza in nessun modo può impedire la conoscenza dell'anima separata.

Analisi delle obiezioni:

1. Quando S. Agostino scrive che le anime dei morti dal luogo dove sono non possono conoscere le nostre cose non vuole far credere che la lontananza sia la ragione di tale ignoranza.

Ci può essere invece un altro motivo, come vedremo [ a. seg. ].

2. Nel passo riportato S. Agostino parla secondo l'opinione di chi riteneva che i demoni fossero uniti per natura a dei corpi; e secondo tale opinione essi avrebbero dovuto avere anche le potenze sensitive, la cui funzione esige una distanza determinata.

Ed egli accenna espressamente a questa opinione nel medesimo libro [ 3 ss. ], benché sembri parlarne più a titolo di citazione che di asserzione, come risulta da quanto scrive nel De Civitate Dei [ 21,10 ].

3. Le cose future, che sono lontane nel tempo, non sono enti in atto.

Quindi non sono conoscibili in se stesse, poiché nella misura in cui qualcosa manca di entità, così manca di conoscibilità.

Invece le cose lontane nello spazio sono enti in atto, e quindi sono per se stesse conoscibili.

La lontananza nello spazio e la lontananza nel tempo non sono quindi sullo stesso piano.

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