Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se le azioni umane siano buone o cattive per le circostanze

In 2 Sent., d. 26, q. 1, a. 5; De Malo, q. 2, a. 4, ad 5

Pare che le azioni non siano buone o cattive per le circostanze.

Infatti:

1. Le circostanze circondano l'atto quali dati esteriori, come si è spiegato in precedenza [ q. 7, a. 1 ].

Ma al dire di Aristotele [ Met. 6,4 ] « il bene e il male sono nelle cose stesse ».

Quindi gli atti non sono buoni o cattivi per le circostanze.

2. La bontà o la malizia dell'atto viene considerata specialmente nell'etica.

Ma le circostanze, essendo accidenti degli atti, sono estranee alla considerazione delle scienze poiché, come dice Aristotele [ Met. 6,2 ], « nessun'arte considera ciò che è solo accidentale ».

Quindi la bontà o la malizia di un'azione non dipendono dalle circostanze.

3. Ciò che appartiene a una cosa in forza della sua natura non le viene attribuito a motivo di qualche accidente.

Ma il bene o il male appartengono a un'azione in forza della sua natura: poiché, come si è detto [ a. 2 ], gli atti possono essere buoni o cattivi nel loro genere.

Quindi un'azione non sarà buona o cattiva per le circostanze.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 2,3 ] scrive che il virtuoso opera « come si deve, quando si deve, e secondo le altre circostanze ».

Quindi al contrario il vizioso opera, secondo i diversi vizi, quando non si deve, dove non si deve, e così via per le altre circostanze.

Quindi le azioni umane sono buone o cattive per le circostanze.

Dimostrazione:

Gli esseri corporei non devono tutta la pienezza della loro perfezione alla [ sola ] forma sostanziale, che determina la specie, ma devono molto anche agli accidenti che sopravvengono: come l'uomo molto deve alla figura, al colore e ad altre cose del genere; e se qualcuna di queste cose viene meno alla debita proporzione, abbiamo il male.

Ora, la stessa cosa avviene anche nell'azione.

Infatti la pienezza della sua bontà non consiste tutta nella sua specie, ma vi aggiungono qualcosa anche gli elementi accidentali che possono sopraggiungere.

E tali sono le debite circostanze.

Se quindi manca un elemento richiesto perché si abbiano le debite circostanze, l'azione sarà cattiva.

Analisi delle obiezioni:

1. Le circostanze sono esterne all'atto perché non appartengono alla sua essenza; tuttavia si trovano nell'atto medesimo come suoi accidenti.

Come anche gli accidenti delle sostanze corporee sono estranei alla loro essenza.

2. Non tutti gli accidenti si trovano accidentalmente nel loro soggetto, ma ci sono degli accidenti propri, che ogni scienza deve prendere in esame.

E in questo modo vengono considerate le circostanze degli atti nell'etica.

3. Il bene si converte con l'ente: poiché dunque l'ente si predica delle sostanze e degli accidenti, così anche il bene può essere attribuito a una cosa sia secondo il suo essere sostanziale che secondo il suo essere accidentale, tanto nel campo della natura quanto nel campo delle azioni umane.

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