Articolo 3
Summa Teologica - I-II

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Articolo 3 - Se la passione accresca o diminuisca la bontà o la malizia dell'atto

De Verit., q. 26, a. 7; De Malo, q. 3, a. 11; q. 12, a. 1

Pare che una qualsiasi passione diminuisca sempre la bontà dell'atto morale.

Infatti:

1. Tutto ciò che intralcia il giudizio della ragione, dal quale dipende la bontà dell'atto morale, diminuisce per conseguenza la bontà di esso.

Ora, ogni passione intralcia il giudizio della ragione; scrive infatti Sallustio [ Catil. 51 ]: « Tutti gli uomini che deliberano su cose dubbie devono spogliarsi dell'odio, dell'ira, dell'amicizia e della misericordia ».

Quindi qualsiasi passione diminuisce la bontà dell'atto morale.

2. Più l'atto umano assomiglia a Dio, più vale; infatti l'Apostolo [ Ef 5,1 ] scrive: « Fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi ».

Ma come dice S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ], « Dio e gli angeli santi puniscono senza odio, e soccorrono senza provar compassione per la miseria ».

Quindi è meglio compiere queste opere impassibilmente che mossi dalla passione.

3. Come il male morale, così anche il bene si misura in rapporto alla ragione.

Ora, il male morale viene diminuito dalla passione: infatti chi pecca per passione è meno colpevole di chi pecca per malizia.

Quindi chi fa il bene senza passione compie un bene più grande di chi lo fa mosso dalla passione.

In contrario:

S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ] insegna che la passione della misericordia « è sottoposta alla ragione quando si offre la misericordia in modo da conservare la giustizia, sia nel soccorrere gli indigenti che nel perdonare i pentiti ».

Ma nulla di ciò che sottostà alla ragione diminuisce il bene morale.

Quindi le passioni non riducono la bontà morale [ dell'atto ].

Dimostrazione:

Gli Stoici, come sostenevano che tutte le passioni sono cattive, così ne deducevano che qualsiasi passione diminuisce la bontà dell'atto: infatti ogni bene, mescolandosi col male, viene o totalmente distrutto, oppure diminuito.

E ciò è senza dubbio vero se denominiamo passioni soltanto i moti disordinati dell'appetito sensitivo, in quanto perturbazioni o malattie dell'anima.

Se però denominiamo passioni semplicemente tutti i moti dell'appetito sensitivo, allora [ vediamo che ] anche le passioni moderate dalla ragione contribuiscono alla perfezione del bene umano.

Infatti il bene umano consiste radicalmente nella ragione: quindi tale bene sarà tanto più perfetto quanto più numerose sono le cose riguardanti l'uomo a cui esso si estende.

Nessuno dubita, p. es., che interessi la perfezione del bene morale il moderare gli atti delle membra esterne secondo la regola della ragione.

Essendo quindi l'appetito sensitivo capace di essere sottoposto alla ragione, come si è spiegato [ q. 17, a. 7 ], il fatto che le passioni stesse siano regolate dalla ragione contribuisce alla perfezione del bene morale o umano.

Come dunque è cosa migliore che l'uomo, oltre a volere il bene, lo compia anche esternamente, così contribuisce alla perfezione del bene morale il muoversi non soltanto con la volontà, ma anche con l'appetito sensitivo; secondo quanto dice il Salmo [ Sal 84,3 ]: « Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente »; intendendo per cuore l'appetito intellettivo, e per carne quello sensitivo.

Analisi delle obiezioni:

1. Le passioni possono avere due rapporti diversi con il giudizio della ragione.

Primo, possono essere antecedenti.

E in questo caso oscurano il giudizio della ragione, da cui dipende la bontà morale dell'atto, e diminuiscono la bontà di quest'ultimo: infatti è più lodevole fare un atto di carità per il giudizio della ragione che farlo unicamente mossi dalla passione della misericordia.

- Secondo, possono essere conseguenti.

E ciò può avvenire in due modi.

Primo, per ridondanza: quando cioè la parte superiore dell'anima vuole una cosa così intensamente che ne deriva un moto anche nella parte inferiore di essa.

E allora la passione che consegue nell'appetito sensitivo è segno dell'intensità della volizione, e sta a indicare una bontà morale superiore.

Secondo, per una scelta deliberata: cioè quando un uomo a ragion veduta delibera di farsi prendere da una passione per agire con maggiore prontezza, mediante la cooperazione dell'appetito sensitivo.

E allora la passione accresce la bontà dell'atto.

2. In Dio e negli angeli non esistono né l'appetito sensitivo né le membra corporee: perciò in essi non può aver luogo, come in noi, il bene che consiste nell'ordine delle passioni e degli atti corporei.

3. La passione che tende al male, se precede il giudizio della ragione diminuisce il peccato; se è invece conseguente in uno dei modi predetti, o lo accresce, o ne indica l'accrescimento.

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