Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se lo zelo [ o gelosia ] sia un effetto dell'amore

In Ioan., c. 2, lect. 2; In 1 Cor., c. 14, lect. 1; 2, c. 11, lect. 1

Pare che lo zelo [ o gelosia ] non sia un effetto dell'amore.

Infatti:

1. Lo zelo è fonte di contese; scrive infatti S. Paolo [ 1 Cor 3,3 ]: « Dal momento che ci sono tra voi zelo e contese ».

Ma la contesa è incompatibile con l'amore.

Quindi lo zelo non è un effetto dell'amore.

2. L'amore ha per oggetto il bene, che tende a comunicarsi.

La gelosia invece si oppone alla comunicazione: sembra infatti che sia propria della gelosia l'insofferenza per una comunanza nell'amore; si dice, p. es., che i mariti hanno zelo di gelosia per le loro mogli perché non desiderano averle in comune con altri.

Quindi la gelosia non è un effetto dell'amore.

3. Non esiste zelo senza odio, come non esiste senza amore, poiché sta scritto [ Sal 73,3 ]: « Ho zelato contro gli iniqui ».

Quindi lo zelo non può essere considerato effetto dell'amore più che dell'odio.

In contrario:

Scrive Dionigi [ De div. nom. 4 ] che « Dio è detto Geloso per l'amore grande che porta alle creature esistenti ».

Dimostrazione:

Lo zelo, comunque lo si consideri, deriva dall'intensità dell'amore.

È evidente infatti che quanto più una virtù tende intensamente verso un oggetto, tanto più fortemente reprime quanto la contrasta.

Ora, essendo l'amore « un moto verso l'amato », come dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 35 ], un amore intenso tende a escludere tutto ciò che lo contraria.

Tuttavia ciò si verifica diversamente nell'amore di concupiscenza e nell'amore di amicizia.

Infatti nell'amore di concupiscenza chi vuole intensamente una cosa si volge contro tutto ciò che ostacola il conseguimento o la fruizione pacifica di essa.

E in questo senso si dice che i mariti hanno zelo di gelosia per le loro mogli, per impedire che la compagnia di altri comprometta quel diritto esclusivo a cui aspirano nei riguardi delle loro mogli.

E così pure quelli che ambiscono di eccellere si levano contro coloro che sembrano emergere, quasi ostacolando la loro propria eccellenza.

E questo è lo zelo dell'invidia, del quale sta scritto [ Sal 37,1 ]: « Non adirarti contro gli empi, non invidiare i malfattori ».

Invece l'amore di amicizia cerca il bene dell'amico: perciò, quando esso è intenso, spinge chi ama contro tutto ciò che impedisce il bene dell'amico.

E così diciamo che uno è zelante per l'amico se si applica a reprimere parole o fatti contrari al bene dell'amico.

E in questo senso diciamo pure che uno ha lo zelo di Dio quando si sforza di reprimere, come può, le cose contrarie all'onore e alla volontà di Dio, secondo quel detto della Scrittura [ 1 Re 19,14 ]: « Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti ».

E la Glossa [ ord. ], a commento di quel testo evangelico [ Gv 2,17 ]: « Lo zelo della tua casa mi divora », scrive che « è divorato da santo zelo chi si sforza di correggere tutto il male che vede; e se non può, lo sopporta e ne geme ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'Apostolo parla dello zelo d'invidia; il quale certamente causa le contese, però non contro la cosa amata, bensì a favore di essa, e contro ciò che la ostacola.

2. Il bene è amato in quanto comunicabile a chi lo ama.

Quindi diviene odioso tutto ciò che impedisce la sua perfetta comunicazione.

E in questo modo lo zelo viene causato dall'amore.

- Ora, per un'insufficienza di bontà avviene che alcuni beni minori non possano essere posseduti integralmente da molti.

E così dall'amore per essi nasce lo zelo dell'invidia.

Ma ciò non avviene per quei beni che possono essere posseduti integralmente da molti: nessuno infatti invidia un altro per la conoscenza della verità, che può essere conosciuta integralmente da molti; si potrà caso mai invidiare la superiorità che la conoscenza di essa procura.

3. Il fatto stesso che uno odia quanto si oppone all'amico procede dall'amore.

Quindi si dice propriamente che lo zelo è effetto dell'amore piuttosto che dell'odio.

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