Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se il piacere sia misurato dal tempo

In 4 Sent., d. 49, q. 3, a. 1, sol. 3; De Verit., q. 8, a. 14, ad 2

Pare che il piacere sia misurato dal tempo.

Infatti:

1. Come scrive il Filosofo [ Reth. 1,11 ], « il piacere è un certo moto ».

Ma ogni moto è misurato dal tempo.

Quindi il piacere è misurato dal tempo.

2. Una cosa viene detta durevole o prolungata secondo il tempo.

Ora, certe dilettazioni sono chiamate « morose », o prolungate.

Quindi la dilettazione è misurata dal tempo.

3. Le passioni dell'anima formano un genere unico.

Ma le altre sono misurate dal tempo.

Quindi anche il piacere.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 10,4 ] insegna che « non si può assegnare un tempo al piacere ».

Dimostrazione:

Una cosa può essere commisurata dal tempo in due modi: primo, direttamente; secondo, indirettamente, e quasi per accidens.

Infatti il tempo è l'enumerazione di cose che hanno successione: per cui sono direttamente misurate dal tempo quelle cose che implicano l'idea di successione, o elementi connessi con la successione: come il moto, la quiete, la locuzione e simili.

Diciamo invece che sono indirettamente misurate dal tempo le cose che non implicano essenzialmente l'idea di successione, ma che tuttavia dipendono da entità successive.

Come l'essere di un uomo non implica direttamente una successione: infatti non è un moto, bensì il termine di un moto o trasmutazione, cioè della generazione umana; ma poiché l'essere dell'uomo sottostà a cause trasmutabili, in base a queste l'essere di un uomo è misurato dal tempo.

Così dunque il piacere direttamente non è misurato dal tempo: infatti ha per oggetto il bene già raggiunto, che è come il termine del moto.

Se però il bene raggiunto è sottoposto a una trasmutazione, allora il piacere sarà indirettamente implicato nel tempo.

Se invece il bene fosse del tutto inalterabile, allora il piacere, o godimento, non sarebbe misurato dal tempo né direttamente né indirettamente.

Analisi delle obiezioni:

1. Come spiega Aristotele [ De anima 3,7 ], ci sono due tipi di moto.

Il primo è l'« atto di ciò che è imperfetto », cioè « di ciò che è in potenza in quanto in potenza »: e questo moto è successivo e temporale.

Il secondo è invece l'« atto di ciò che è perfetto », ossia « di ciò che è in atto », come l'intellezione, la sensazione, il volere; e anche il piacere.

E questo moto non è successivo, e non è direttamente misurato dal tempo.

2. Si dice che una dilettazione è prolungata o « morosa » in quanto è indirettamente connessa col tempo.

3. Le altre passioni non hanno per oggetto il bene raggiunto, come il piacere.

Quindi implicano più del piacere l'idea del moto di un ente imperfetto, per cui il piacere è meno di esse misurato dal tempo.

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