Summa Teologica - I-II

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Articolo 7 - Se vi siano dei piaceri non naturali

Pare che nessun piacere sia innaturale.

Infatti:

1. Il piacere sta agli affetti dell'anima come la quiete ai corpi.

Ma l'impulso di un corpo fisico non si acquieta che nel luogo naturale.

Quindi anche la quiete dell'appetito sensitivo, cioè il piacere, non può aversi che in un oggetto connaturale.

Quindi nessun piacere è innaturale.

2. Ciò che è contro natura è violento.

Ma « tutto ciò che è violento rattrista », come nota Aristotele [ Met. 5,5 ].

Quindi nessuna cosa contro natura può essere oggetto di piacere.

3. Sentire di essere costituito nella propria natura causa il piacere, come risulta dalla definizione del Filosofo [ cf. a. 1 ].

Ma essere costituito nella propria natura è cosa naturale per ogni essere: poiché è naturale quel moto il cui termine è naturale.

Quindi ogni piacere è naturale.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 7, cc. 5,6 ] scrive che alcuni piaceri sono « morbosi e contro natura ».

Dimostrazione:

Come insegna Aristotele [ Phys. 2,1 ], si denomina naturale ciò che è conforme alla natura.

Ma nell'uomo la natura può essere presa in due sensi.

Primo, in quanto la natura dell'uomo consiste specialmente nell'intelletto, ossia nella ragione, poiché da questa l'uomo viene costituito nella sua specie.

E in questo senso possono dirsi naturali per l'uomo quei piaceri che a lui convengono secondo la ragione: come è naturale per l'uomo godere della contemplazione della verità, e degli atti di virtù.

- Secondo, nell'uomo la natura può essere presa in quanto si distingue dalla ragione: e allora indica quanto è comune all'uomo e agli altri esseri, specialmente quando non obbedisce alla ragione.

E in questo senso si dicono cose naturalmente piacevoli all'uomo quelle che riguardano la conservazione del corpo o quanto all'individuo, come il cibo, la bevanda, il sonno e simili, o quanto alla specie, come l'uso della sessualità.

Tuttavia nell'uno e nell'altro senso avviene che alcuni piaceri siano innaturali assolutamente parlando, sebbene siano naturali in senso relativo.

Infatti in alcuni individui si corrompe qualcuno dei princìpi naturali della specie, e così ciò che è contro la natura della specie diviene, sotto un certo aspetto, naturale per essi: come a questa acqua calda, p. es., è naturale il riscaldare.

Così dunque può capitare che quanto è contrario alla natura dell'uomo, sia rispetto alla ragione che rispetto alla conservazione fisica, diventi naturale per quest'uomo determinato, per la corruzione della natura verificatasi in lui.

E questa corruzione può dipendere dal corpo - da una malattia, p. es., che ai febbricitanti fa sembrare amare le cose dolci e viceversa; o da una complessione viziosa, per cui alcuni provano piacere nel mangiare la terra o il carbone, o in altre cose del genere; - oppure dall'anima: ed è così che alcuni per consuetudine provano piacere nell'antropofagia, nel rapporto sessuale con le bestie, nell'omosessualità o in altre cose del genere, che non sono conformi alla natura umana.

E così è evidente anche la risposta alle obiezioni.

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