Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se l'abito sia una qualità

In 3 Sent., d. 23, q. 1, a. 1; In 5 Metaph., lect. 20

Pare che l'abito non sia una qualità.

Infatti:

1. S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 73 ] afferma che « il termine abito deriva dal verbo avere ».

Ora, il verbo avere non è usato solo per le qualità, ma anche per gli altri generi: diciamo infatti di avere la quantità, il danaro e altro ancora.

Quindi l'abito non è una qualità.

2. L'abito, come insegna Aristotele [ Praed. 6 ], è uno dei predicamenti.

Ma un predicamento non può essere la suddivisione di un altro.

Quindi l'abito non è una qualità.

3. Nei Predicamenti [ib. ] si legge che « ogni abito è una disposizione ».

Ora, come risulta dalla Metafisica [ 5,19 ], la disposizione è « l'ordine di un essere dotato di parti ».

Ma questo è proprio del predicamento sito.

Quindi l'abito non è una qualità.

In contrario:

Il Filosofo [ Praed., l. cit. ] insegna che l'abito è « una qualità difficilmente amovibile ».

Dimostrazione:

Il termine abito deriva da avere.

Due però sono le fonti di questa derivazione: la prima nasce dal significato che ha il termine avere quando si dice che un uomo, o altri esseri, hanno [ o possiedono ] qualcosa; la seconda viene desunta [ dall'aversi intransitivo, cioè ] dal significato riflessivo, il quale indica la disposizione che una cosa ha in se stessa, o in rapporto a un'altra.

Nel primo senso, cioè in quanto l'avere è usato per indicare tutto ciò che si possiede, il termine è comune a diversi generi.

Perciò il Filosofo [ Praed. 12 ] enumera l'avere tra i postpredicamenti, i quali accompagnano generi diversi di cose: come sono, p. es., gli opposti, il prima e il poi, e altre cose consimili.

- Ma tra le cose che si possono avere c'è questa differenza, che in alcune non c'è un'entità intermedia tra chi ha e la cosa posseduta: non c'è nulla di intermedio, p. es., tra il soggetto e la qualità, o la quantità, che esso possiede.

In altre invece tra chi ha e la cosa avuta c'è soltanto una relazione: come quando si dice che uno ha un compagno o un amico.

Ce ne sono altre poi che ammettono un'entità intermedia, la quale non è un'azione o una passione, ma un fatto che assomiglia a un'azione o a una passione, poiché da una parte c'è una cosa che veste o ricopre, e dall'altra c'è un essere vestito o coperto: perciò il Filosofo [ Met. 5,20 ] scrive che « l'abito è come una certa azione tra chi ha [ o possiede] e la cosa posseduta », come è di quegli oggetti di cui siamo circondati.

Questi perciò costituiscono uno speciale genere di cose, che viene denominato predicamento [ o categoria ] dell'abito, e di cui il Filosofo [ ib. ] scrive che « tra chi ha il vestito e la veste indossata c'è di mezzo l'abito ».

Se invece prendiamo l'avere in quanto sta a indicare la disposizione che una cosa ha in se stessa, o in rapporto a un'altra, allora l'abito è una qualità: poiché questo modo di « aversi » è sempre secondo una qualità.

E in proposito il Filosofo [ ib. ] afferma che « l'abito è una disposizione secondo la quale uno è disposto bene o male, o in se stesso o in rapporto ad altro, così come è un abito la salute ».

Ora, noi parliamo dell'abito in questo senso.

Perciò concludiamo che l'abito è una qualità.

Analisi delle obiezioni:

1. L'obiezione parte dal termine avere nel suo significato più generico: in quel senso infatti è usato per molti generi di cose, come si è detto [ nel corpo ].

2. L'argomento parte dall'abito inteso come entità intermedia tra chi ha e la cosa posseduta: infatti solo in questo senso, come si è visto [ ib. ], l'abito è un predicamento.

3. La disposizione implica sempre l'ordine di un essere composto di parti: ma ciò può avvenire in tre modi, come aggiunge subito il Filosofo, cioè « o secondo il luogo, o secondo la potenza, o secondo la specie ».

« Nelle quali parole », come dice Simplicio nel suo Commento [ 8 ], « egli abbraccia tutte le disposizioni.

Nell'espressione "secondo il luogo" quelle corporali: e ciò appartiene al predicamento o categoria del sito, che indica l'ordine delle parti nel luogo.

Nell'espressione "secondo la potenza" include le disposizioni non ancora perfette quali attitudini e capacità, come la scienza e la virtù incipienti.

Nell'espressione infine "secondo la specie" include le disposizioni perfette, che sono gli abiti, come la scienza e la virtù allo stato perfetto ».

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