Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se la gravità dei peccati si misuri secondo l'importanza delle virtù contrarie

II-II, q. 20, a. 3; De Malo, q. 2, a. 10

Pare che la gravità dei peccati non si misuri secondo l'importanza delle virtù contrarie.

Infatti:

1. Sta scritto [ Pr 15,5 Vg ]: « Nella massima giustizia vi è la massima virtù ».

Ora, il Signore [ Mt 5,20ss ] dice che una giustizia superiore esclude l'ira, che è un peccato più piccolo dell'omicidio, escluso invece da una giustizia minore.

Perciò a una virtù più grande si contrappone un peccato più piccolo.

2. Aristotele [ Ethic. 2,3 ] insegna che « la virtù ha di mira il difficile e il bene »: dal che è evidente che una virtù superiore riguarda cose più difficili.

Ma se un uomo manca nelle cose più difficili, il peccato è minore che se mancasse in quelle più facili.

Quindi a una virtù superiore si contrappone un peccato più piccolo.

3. Come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,13 ], la carità è una virtù più grande della fede e della speranza.

Ora l'odio, che è contro la carità, è un peccato minore dell'infedeltà o della disperazione, che sono contro la fede e la speranza.

Quindi a una virtù superiore si contrappone un peccato più leggero.

In contrario:

Secondo il Filosofo [ Ethic. 8,10 ], « il pessimo è il contrario dell'ottimo ».

Ma in campo morale l'ottimo è la virtù più grande, mentre il pessimo è il peccato più grave.

Quindi alla virtù più grande si contrappone il peccato più grave.

Dimostrazione:

Un peccato si contrappone alla virtù in vari modi.

Primo, in maniera diretta e principale, in quanto si riferisce al medesimo oggetto: infatti i contrari riguardano la stessa materia.

E in questo senso a una virtù superiore deve corrispondere un peccato più grave.

Infatti dall'oggetto non si desume soltanto una maggiore gravità del peccato, ma anche una maggiore nobiltà della virtù: poiché, come si è spiegato [ q. 60, a. 5; q. 72, a. 1 ], l'uno e l'altra ricevono la specie dall'oggetto.

Per cui è necessario che alla virtù più sublime si contrapponga direttamente il più grave peccato, come il termine più distante nel medesimo genere.

Secondo, l'opposizione tra peccato e virtù può essere considerata in base all'efficacia repressiva di quest'ultima nei riguardi della colpa: e allora quanto maggiore è la virtù, tanto più l'uomo si allontana dal peccato contrario, così da reprimere non solo il peccato, ma anche quei moti che inducono ad esso.

E in questo senso è evidente che quanto più grande è la virtù, tanto più la repressione si estende ai peccati più piccoli: allo stesso modo, cioè, della salute, che quanto più è perfetta, tanto più esclude disturbi minori.

E in questo senso a una virtù più grande si contrappone dalla parte dell'effetto un peccato più piccolo.

Analisi delle obiezioni:

1. La obiezioni considera l'opposizione fondata sulla repressione del peccato: sotto questo aspetto infatti una giustizia superiore reprime anche i peccati più piccoli.

2. A una virtù superiore, impegnata in cose più difficili, si contrappone direttamente il peccato riguardante un male di maggiore obiezioni.

Infatti in entrambi i casi vi è una certa eminenza nel fatto che la volontà si mostra particolarmente proclive al bene o al male, non lasciandosi vincere dalla obiezioni.

3. Per carità non si intende qualsiasi amore, ma l'amore di Dio.

Perciò ad essa non si contrappone direttamente un odio qualsiasi, ma l'odio di Dio, che è il più grave dei peccati.

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