Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se la legge naturale sia un abito

Pare che la legge naturale sia un abito.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Ethic. 2,5 ] insegna che « nell'anima ci sono queste tre cose: le potenze, gli abiti e le passioni ».

Ora, la legge non è una delle potenze dell'anima, e neppure una passione: come risulta evidente scorrendole una per una.

Quindi la legge naturale è un abito.

2. S. Basilio [ Damasc., De fide orth. 4,22 ] afferma che la coscienza, o sinderesi, è « la legge del nostro intelletto »: parole che possono applicarsi soltanto alla legge naturale.

Ma la sinderesi è un abito, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 79, a. 12 ].

Quindi la legge naturale è un abito.

3. Mentre la legge naturale, come vedremo [ a. 6 ], è sempre presente nell'uomo, la ragione, a cui la legge appartiene, non sempre pensa alla legge naturale.

Quindi la legge naturale non è un atto, ma un abito.

In contrario:

S. Agostino [ De bono coniug. 21 ] insegna che « l'abito è una facoltà di cui si fa uso quando è necessario ».

Ma tale non è la legge naturale: essa infatti si trova anche nei bambini e nei dannati, che pure non sono in grado di usarne.

Perciò la legge naturale non è un abito.

Dimostrazione:

Una cosa può essere considerata abito in due diversi modi.

Primo, essenzialmente e in senso proprio: e allora la legge naturale non è un abito.

Infatti sopra [ q. 90, a. 1, ad 2 ] si è visto che la legge naturale è qualcosa che promana dalla ragione, come anche è opera della ragione un enunciato.

Ora, ciò che uno fa non può identificarsi col mezzo che usa per farlo: il periodare corretto, p. es., non si identifica con la grammatica.

Poiché dunque l'abito è il mezzo di cui uno si serve per agire, è impossibile che una legge essenzialmente e in senso proprio sia un abito.

Secondo, si può considerare abito quanto è posseduto in modo abituale: come si dice fede quanto è tenuto per fede.

E in questo senso si può dire che la legge naturale è un abito, inquantoché i precetti di tale legge possono essere oggetto della ragione sia in maniera attuale che in maniera abituale.

Come anche in campo speculativo i princìpi indimostrabili non sono lo stesso abito dei princìpi, ma l'oggetto di tale abito.

Analisi delle obiezioni:

1. Nel testo citato Aristotele tende a stabilire il genere a cui assegnare la virtù: ed essendo manifestamente quest'ultima un principio di operazione, ricorda soltanto quelli che sono i princìpi degli atti umani, cioè le potenze, gli abiti e le passioni.

Ma oltre a questi princìpi ci sono altre cose nell'anima: vale a dire gli atti, quali il volere e il conoscere in chi vuole e conosce, e le proprietà naturali, come l'immortalità e altre cose del genere.

2. Si dice che la sinderesi è la legge del nostro intelletto perché è un abito che abbraccia i precetti della legge naturale, che sono i princìpi primi dell'agire umano.

3. L'argomento dimostra che la legge naturale è posseduta in maniera abituale.

E questo lo ammettiamo.

4. [ S.c. ]. Per l'argomento in contrario va notato che talora uno non è in grado di usare, per qualche impedimento, quanto possiede in maniera abituale: come un uomo è impedito dal sonno di fare uso dell'abito della scienza.

E così pure il bambino, per mancanza di età, non può fare uso dell'abito che è l'intelligenza dei princìpi, e neppure della legge naturale che possiede sotto forma di abito.

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