Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se vi sia una ragione che spieghi i sacramenti dell'antica legge

III, q. 70, aa. 1, 3; In Rom., c. 4, lect. 2; In 1 Cor., c. 5, lect. 2

Pare che non vi possa essere una ragione che giustifichi i sacramenti dell'antica legge.

Infatti:

1. Quanto si compie per il culto di Dio non deve assomigliare alle pratiche degli idolatri: nel Deuteronomio [ Dt 12,31 ] infatti si legge: « Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore tuo Dio; perché essi facevano per i loro dèi quanto è abominevole per il Signore ».

Ora, gli idolatri usavano nei loro riti ferirsi fino allo spargimento del sangue: infatti nella Scrittura [ 1 Re 18,28 ] si legge che « essi si fecero delle incisioni secondo il loro costume con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue ».

Per questo il Signore aveva comandato [ Dt 14,1 ]: « Non vi farete incisioni, e non vi raderete i capelli per un morto ».

Quindi la circoncisione istituita dalla legge è ingiustificabile.

2. Le azioni riguardanti il culto di Dio devono essere oneste e gravi, secondo le parole del Salmo [ Sal 35,18 ]: « In mezzo a un popolo grave io ti loderò ».

Ora, mangiare in fretta sa di leggerezza.

Quindi non è ragionevole il comando di mangiare in fretta l'agnello pasquale [ Es 12,11 ].

Del resto anche le altre prescrizioni riguardanti tale banchetto sembrano del tutto irragionevoli.

3. I sacramenti della legge antica erano figura dei sacramenti della legge nuova.

Ma come l'agnello pasquale prefigurava l'Eucarestia, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Cor 5,7 ]: « Cristo, nostra pasqua, è stato immolato », così ci dovevano essere altri sacramenti per rappresentare gli altri sacramenti della nuova legge, quali la Confermazione, l'Estrema Unzione e il Matrimonio.

4. Una purificazione è ragionevole soltanto per delle immondezze.

Ma rispetto a Dio nessuna cosa materiale è da ritenersi immonda: poiché ogni corpo è creatura di Dio; e come insegna S. Paolo [ 1 Tm 4,4 ] « tutto ciò che è stato creato da Dio è buono, e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie ».

Perciò non era ragionevole purificarsi per il contatto di un morto, o per altre simili contaminazioni corporali.

5. Sta scritto [ Sir 34,4 ]: « Dall'impuro che cosa potrà uscire di puro? ».

Ora, la cenere ricavata dalla combustione della vacca rossa era immonda, poiché rendeva immondi: si dichiarava infatti che il sacerdote che la immolava restava immondo fino al vespro, e così pure chi la bruciava; e persino chi ne raccoglieva la cenere.

Quindi non era ragionevole la prescrizione di purificare gli immondi aspergendoli con questa cenere.

6. I peccati non sono qualcosa di materiale trasportabile da un luogo a un altro; e così pure l'uomo non può essere mondato dai peccati con qualcosa di immondo.

Quindi non era ragionevole che per purificare il popolo dai peccati il sacerdote confessasse sopra un capro i peccati dei figli d'Israele perché li portasse nel deserto; e che si servisse di un altro capro per le purificazioni bruciandolo fuori degli accampamenti insieme con un vitello, restandone così contaminato, per cui doveva purificare con l'acqua il corpo e le vesti.

7. Non c'é bisogno di mondare chi è già mondato.

Perciò non era ragionevole la prescrizione del Levitico [ Lv 14 ] di compiere una purificazione dopo che un uomo o anche una casa erano stati mondati dalla lebbra.

8. L'immondezza spirituale non può essere tolta con l'acqua materiale, o col radersi i peli.

Perciò sembra irragionevole la prescrizione data dal Signore [ Es 30,18ss ] di costruire una vasca di rame col suo basamento per lavare le mani e i piedi dei sacerdoti che entravano nel tabernacolo; e l'altra prescrizione [ Nm 8,7 ] fatta ai leviti di pulirsi con l'acqua lustrale e di radersi tutti i peli del corpo.

9. Chi è superiore non può essere santificato da qualcosa di inferiore.

Perciò è irragionevole l'uso dell'antica legge di consacrare i leviti e i sacerdoti, maggiori e minori, con unzioni, sacrifici e offerte materiali [ Lv 8; Nm 8,5ss ].

10. Si legge nella Scrittura [ 1 Sam 16,7 ] che « mentre l'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore ».

Ma ciò che appare in un uomo sono gli indumenti e le disposizioni fisiche.

Quindi non c'era motivo di prescrivere speciali indumenti per i sacerdoti superiori e inferiori [ Es 28 ].

E così è priva di senso l'interdizione del sacerdozio per dei difetti fisici, secondo le parole del Levitico [ Lv 21,17ss ]: « Nessun uomo della tua stirpe che abbia qualche deformità potrà accostarsi a offrire il pane del suo Dio ( … ): né il cieco, né lo zoppo », ecc.

Quindi i sacramenti dell'antica legge erano privi di ragionevolezza.

In contrario:

Sta scritto nel Levitico [ Lv 20,8 ]: « Io sono il Signore, che vi vuole fare santi ».

Ora, Dio non fa nulla senza ragione poiché, come dicono i Salmi [ Sal 104,24 ], « Tutto ha fatto con saggezza ».

E così nei sacramenti dell'antica legge, ordinati alla santificazione umana, non vi era nulla che non avesse un motivo ragionevole.

Dimostrazione:

Come si è spiegato sopra [ q. 101, a. 4 ], si dicono propriamente sacramenti quei riti che gli adoratori di Dio usavano come consacrazione, mediante la quale cioè essi venivano abilitati in certo qual modo al culto di Dio.

Ora, il culto di Dio in maniera generica riguardava tutto il popolo, mentre in modo speciale riguardava i sacerdoti e i leviti, ministri di tale culto.

Perciò tra questi sacramenti dell'antica legge alcuni si estendevano a tutto il popolo, altri invece erano riservati ai ministri del culto.

Ma sia con gli uni che con gli altri si perseguivano tre cose.

Primo, l'incardinazione nello stato di cultori di Dio.

E tale incardinazione in generale e per tutti veniva fatta con la circoncisione, senza della quale nessuno era ammesso alle osservanze legali; invece per i sacerdoti c'era una consacrazione speciale.

- Secondo, si richiedeva l'uso di quanto si riferisce al culto divino.

E per questo il popolo aveva la consumazione del convito pasquale, dal quale erano esclusi tutti gli incirconcisi [ cf. Es 12,43ss ], mentre i sacerdoti avevano l'oblazione delle vittime e l'uso del pane della proposizione e di quanto era loro riservato.

Terzo, si perseguiva l'eliminazione di quanto poteva distogliere dal culto divino, cioè delle impurità.

E a tale scopo per il popolo erano state istituite delle purificazioni da certe impurità esterne, e alcune espiazioni per i peccati, mentre per i sacerdoti e i leviti erano prescritte delle lavande delle mani e dei piedi, nonché la rasatura dei peli.

E tutto ciò aveva delle motivazioni ragionevoli, sia letterali, in quanto era ordinato al culto divino di quel tempo, sia figurali o mistiche, in quanto ordinato a prefigurare Cristo, come vedremo nei singoli casi.

Analisi delle obiezioni:

1. La principale ragione storica della circoncisione fu la professione di fede in un solo Dio.

E poiché Abramo fu il primo a separarsi dagli infedeli, uscendo dalla sua casa e dalla sua parentela, per primo egli ricevette la circoncisione [ Gen 12,17 ].

E questo è il motivo indicato dall'Apostolo [ Rm 4,9ss ]: « Egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso »; si legge infatti che « ad Abramo la fede fu accreditata a giustizia », poiché « contro ogni speranza credette nella speranza »: cioè contro la speranza di ordine naturale, essendo egli già vecchio ed essendo sua moglie vecchia e sterile, credette nella speranza di ordine soprannaturale « di diventare padre di molti popoli ».

E affinché la professione e l'imitazione della fede di Abramo si radicasse nel cuore degli ebrei, questi ricevettero un segno indelebile nella loro carne, come dice la Scrittura [ Gen 17,13 ]: « La mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne ».

E ciò veniva fatto l'ottavo giorno perché prima il bambino troppo tenero ne poteva ricevere un grave danno, essendo considerato come non ancora consolidato: infatti anche gli animali non venivano offerti prima dell'ottavo giorno.

E non si tardava di più affinché nessuno rifiutasse la circoncisione per il dolore, e anche perché i genitori, il cui amore verso i figli aumenta con la frequenza dei rapporti e con la crescita, non li sottraessero poi a quel rito.

- Il secondo motivo poteva essere quello di frenare la concupiscenza in quel membro.

- Il terzo potrebbe essere quello di fare uno spregio ai riti di Venere e di Priapo, nei quali si onorava questa parte del corpo.

- Del resto il Signore aveva proibito solo le incisioni delle pratiche idolatriche: ma ad esse la circoncisione non assomigliava affatto.

Invece la ragione figurale della circoncisione era quella di rappresentare il rigetto della corruzione che sarebbe stato compiuto da Cristo, e che avrà il suo compimento nell'ottava età [ del mondo ], cioè al tempo della risurrezione finale.

E poiché in noi ogni corruzione di peccato o di pena deriva dal peccato originale del nostro progenitore, tale circoncisione si faceva nel membro della generazione.

Infatti l'Apostolo [ Col 2,11 ] afferma: « In Cristo voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo ».

2. La ragione storica del convito pasquale fu quella di commemorare la liberazione del popolo ebreo dall'Egitto.

Quindi con la celebrazione di questo convito si confessava di appartenere a quel popolo che Dio si era prescelto in Egitto.

Quando infatti essi furono liberati dall'Egitto, fu loro comandato di tingere col sangue dell'agnello i battenti superiori delle porte di casa, come per affermare che essi abbandonavano i riti degli egiziani, i quali adoravano il montone.

Perciò essi furono liberati, mediante l'aspersione del sangue dell'agnello sulle porte delle case, dal pericolo dello sterminio che incombeva sugli egiziani.

Ora, in quella loro uscita dall'Egitto, come si legge nell'Esodo [ Es 12 ], ci furono due circostanze: la fretta di uscire, per l'incalzare degli egiziani, e il pericolo, per chi non si affrettava, di restare isolato dal popolo che trasmigrava, e di essere così ucciso dagli egiziani.

Ora, tale fretta era designata in due modi.

Primo, con ciò che mangiavano.

Infatti era stato loro comandato di mangiare pane azzimo, per esprimere il fatto che « non avevano potuto farlo fermentare, sotto la pressione degli egiziani », di mangiare l'agnello arrostito al fuoco, che così veniva preparato più rapidamente, e di non spezzargli le ossa, perché nella fretta non c'è tempo di farlo.

Secondo, con la maniera di mangiare.

Infatti si legge: « Vi cingerete i fianchi, avrete i calzari ai piedi e il bastone in mano, lo mangerete in fretta »; il che designa chiaramente degli uomini pronti per viaggiare.

E lo stesso si dica per l'altra prescrizione: « Lo mangerete tutto in una sola casa; non porterete le sue carni al di fuori »: perché appunto la fretta non dava tempo di mandarne in regalo.

- Finalmente le amarezze sofferte in Egitto erano indicate dalle lattughe di campo.

La ragione mistica poi, o figurale, è evidente.

Poiché nell'immolazione dell'agnello pasquale era prefigurata l'immolazione di Cristo, secondo l'insegnamento di S. Paolo [ 1 Cor 5,7 ]: « Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato ».

E il sangue dell'agnello, che libera dallo sterminio con la sua comparsa sulle porte delle case, sta a significare la fede nella passione di Cristo nel cuore e sulla bocca dei fedeli, la quale fede ci libera dal peccato e dalla morte, secondo le parole di S. Pietro [ 1 Pt 1,18s ]: « Siete stati liberati con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia ».

Quelle carni poi venivano mangiate per indicare la consumazione del corpo di Cristo nel Sacramento.

Ed erano arrostite al fuoco per indicare la passione, oppure la carità di Cristo.

Erano poi mangiate col pane azzimo per designare la vita illibata dei fedeli ammessi a cibarsi del corpo di Cristo, secondo l'esortazione dell'Apostolo [ 1 Cor 5,8 ]: « Celebriamo la festa con azzimi di sincerità e di verità ».

E si aggiungevano le lattughe di campo in segno della penitenza dei peccati, necessaria a chi riceve il corpo di Cristo.

Le reni poi vanno cinte col cingolo della castità.

E i calzari dei piedi sono gli esempi dei Santi Padri già morti.

Il bastone da tenere in mano indica invece la vigilanza pastorale.

E viene prescritto di mangiare l'agnello pasquale in una sola casa, cioè nella Chiesa Cattolica, e non nelle conventicole degli eretici.

3. Alcuni sacramenti della nuova legge ebbero nella legge antica dei sacramenti figurali corrispondenti.

Infatti alla circoncisione corrisponde il Battesimo, che è il sacramento della fede; poiché, come dice S. Paolo [ Col 2,11s ]: « iete stati circoncisi della vera circoncisione di Cristo, sepolti con lui nel Battesimo ».

Al convito dell'agnello pasquale corrisponde invece nella nuova legge il sacramento dell'Eucaristia.

E a tutte le purificazioni dell'antica legge corrisponde nella legge nuova il sacramento della Penitenza.

Finalmente alla consacrazione dei pontefici e dei sacerdoti corrisponde il sacramento dell'Ordine.

Al sacramento della Confermazione invece, che è il sacramento della pienezza della grazia, non poteva corrispondere alcun sacramento nella legge antica: poiché non era ancora giunto il tempo della pienezza, per il fatto che « la legge non ha portato niente alla perfezione » [ Eb 7,19 ].

- E lo stesso si dica per l'Estrema Unzione, che è una preparazione immediata a entrare nella gloria, le cui porte non erano ancora aperte nell'antica legge, non essendone stato ancora versato il prezzo.

- Il Matrimonio poi esisteva nell'antica legge solo in quanto compito di natura, e non già in quanto è il sacramento dell'unione di Cristo con la Chiesa, la quale non era stata ancora costituita.

Infatti nell'antica legge era ammesso il libello del ripudio, che è contro la natura del sacramento.

4. Le purificazioni dell'antica legge erano ordinate a togliere gli ostacoli del culto divino.

Il quale culto è di due specie: spirituale, consistente nella devozione dell'anima a Dio, e corporale, consistente nei sacrifici, nelle oblazioni e in altre cose del genere.

Ora, gli uomini sono ostacolati nel culto spirituale dai peccati: dall'idolatria, p. es., dall'omicidio, dagli adulteri e dall'incesto, dai quali essi vengono contaminati.

E da queste contaminazioni gli uomini venivano purificati con dei sacrifici, che erano offerti o per tutto il popolo, oppure per i peccati dei singoli.

Non perché questi sacrifici materiali avessero di per se stessi la virtù di espiare i peccati, ma perché prefiguravano l'espiazione futura di Cristo, di cui erano partecipi anche gli antichi, professando la fede nel Redentore attraverso le figure dei sacrifici.

Gli uomini erano poi ostacolati nel culto esterno da certe contaminazioni corporali: principalmente da quelle che si riscontravano in loro stessi, ma di conseguenza anche da quelle degli animali, delle vesti, delle cose e dei vasi.

E la contaminazione personale poteva derivare in parte dalla persona stessa, in parte invece dal contatto con esseri immondi.

Dalla parte dell'uomo stesso veniva considerato immondo tutto ciò che presentava già una corruzione, e che era ad essa esposto.

E poiché la morte è una corruzione, il cadavere di un uomo era considerato immondo.

E così pure erano considerati immondi i lebbrosi, poiché la lebbra deriva dalla corruzione degli umori, i quali promanano anche al di fuori e infettano gli altri.

E così le donne soggette al flusso di sangue, o per malattia, o per natura, sia al tempo delle mestruazioni che nel tempo del concepimento.

E per lo stesso motivo erano considerati immondi gli uomini che soffrivano perdite di sperma, o per malattia, o per una polluzione notturna, o anche per il rapporto sessuale.

Infatti ogni secrezione del genere presenta una certa contaminazione di immondezza.

- Si riscontrava poi un'altra fonte di contaminazione nel contatto con qualsiasi essere immondo.

Ora, in queste contaminazioni possiamo trovare ragioni letterali e figurali.

Le prime si riducono al rispetto per le cose riguardanti il culto divino.

Sia perché gli uomini non osano toccare oggetti preziosi quando sono sporchi, sia anche perché l'avvicinarsi di rado alle cose sacre ne accresce la venerazione.

Essendo infatti difficile che uno potesse evitare tutte quelle impurità, capitava di rado che gli uomini potessero avere un contatto con quanto riguardava il culto divino: e allora, quando si avvicinavano, lo facevano con maggiore rispetto e interiore umiltà di cuore.

- In certi casi però la ragione letterale era quella di far sì che gli uomini non temessero di praticare il culto divino per evitare la compagnia dei lebbrosi o di altri malati ripugnanti e contagiosi.

- In altri casi poi si voleva togliere il pericolo dell'idolatria: poiché i pagani nei loro riti talora usavano il sangue e lo sperma umano.

- Ora, tutte queste contaminazioni corporali venivano eliminate o mediante la sola aspersione dell'acqua, oppure, quando erano più gravi, mediante un sacrificio per espiare il peccato, dal quale esse provenivano.

Invece la ragione figurale di queste impurità era quella di rappresentare nelle contaminazioni esterne i diversi peccati.

Infatti l'immondezza di qualsiasi cadavere sta a indicare l'immondezza del peccato, che è la morte dell'anima.

Invece l'immondezza della lebbra sta a indicare l'immondezza delle dottrine ereticali: sia perché la dottrina degli eretici è contagiosa come la lebbra, sia anche perché non c'è una falsa dottrina che non abbia del vero mescolato alla sua falsità, come sulla pelle del lebbroso la carne integra appare vicina alle chiazze di quella maculata.

L'impurità poi di un'emorroissa sta a designare l'impurità dell'idolatria, per il sangue dei sacrifici, mentre l'impurità dell'uomo che soffre perdite di sperma, o seme, rappresenta l'impurità del parlare inutile: poiché « il seme è la parola di Dio » [ Lc 8,11 ].

L'immondezza invece del rapporto sessuale e del parto ricorda l'immondezza del peccato originale.

E quella della donna mestruata rappresenta l'impurità dell'anima rammollita dai piaceri.

E in genere le contaminazioni dovute ai contatti con le cose immonde rappresentano la contaminazione dell'acconsentire ai peccati altrui, contro l'ammonizione dell'Apostolo [ 2 Cor 6,17 ]: « Uscite di mezzo a loro e riparatevi; non toccate nulla d'impuro ».

E questa contaminazione per contatto si estendeva persino alle cose inanimate: tutto ciò infatti che toccava un essere immondo diventava immondo.

E in ciò la legge mitigò la superstizione dei gentili, per i quali la contaminazione non si estendeva solo mediante il contatto, ma anche col conversare e col guardare: come nota Mosè Maimonide [ Dux neutr. 3,47 ] parlando della donna mestruata.

In senso mistico poi ciò esprime quanto si afferma nella Scrittura [ Sap 14,9 ]: « Sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà ».

Vi era poi una certa contaminazione diretta delle cose inanimate: come vi era l'immondezza della lebbra nelle case e nelle vesti.

Come infatti dalla corruzione degli umori, che imputridisce e corrode la carne, viene la lebbra nell'uomo, così dalla corruzione o da un eccesso di umidità o di siccità avviene talora una corrosione nelle pietre della casa, o anche nelle vesti.

Per cui un simile guasto è chiamato lebbra dalla legge, in quanto rendeva immonde la casa e le vesti: sia perché qualsiasi corruzione implica una contaminazione, come si è spiegato, sia anche per il fatto che i pagani contro una tale corruzione veneravano gli dèi Penati.

Perciò la legge prescrisse che dove si fosse prodotto un guasto persistente di questo genere, le case venissero distrutte e le vesti bruciate, per togliere un'occasione di idolatria.

- Vi era poi una contaminazione dei vasi, di cui si dice [ Nm 19,15 ]: « Ogni vaso scoperto, sul quale non sia un coperchio o una legatura, sarà immondo ».

E la causa di questa immondezza sta nel fatto che facilmente poteva cadere in quei vasi qualcosa d'immondo, che li avrebbe contaminati.

E ciò era comandato anche per evitare l'idolatria: infatti gli idolatri credevano che se dei topi o delle lucertole, oppure altri animali del genere, che essi immolavano agli idoli, fossero caduti improvvisamente nell'acqua, ciò sarebbe stato gradito agli dèi.

E anche adesso ci sono delle donnicciole che lasciano scoperti i vasi in ossequio a divinità della notte, che esse chiamano Giane.

Ora, il motivo di queste contaminazioni sta nel fatto che la lebbra della casa significa l'immondezza delle congreghe ereticali.

Invece la lebbra sulle vesti di lino indica la perversione dei costumi dovuta alla durezza dell'animo, mentre la lebbra sulle vesti di lana indica la perversità degli adulatori.

La lebbra sull'ordito indica poi i vizi dell'anima, e quella sulla trama indica i peccati carnali: come infatti l'ordito è incluso nella trama, così l'anima nel corpo.

I vasi poi privi di coperchio o di legatura stanno a indicare l'uomo a cui manca la custodia del silenzio, e che è sciolto da qualsiasi norma di disciplina.

5. Come si è già notato [ ad 4 ], c'erano due specie di immondezza legale.

La prima era connessa a una corruzione dell'anima o del corpo: e questa era l'immondezza più grave.

La seconda invece derivava dal solo contatto con le cose immonde: e questa immondezza era minore, e veniva espiata con un rito più semplice.

Infatti la prima veniva espiata col sacrificio per il peccato, poiché qualsiasi corruzione deriva dal peccato ed esprime il peccato; l'altra invece veniva espiata mediante la sola aspersione con l'acqua, e cioè con quell'acqua di espiazione di cui parla il libro dei Numeri [ Nm 19 ].

Qui infatti il Signore comandava che si prendesse una vacca rossa in ricordo del peccato commesso con l'adorazione del vitello d'oro.

E si parla di una vacca invece che di un vitello perché così il Signore usa denominare la sinagoga; per esempio in Osea [ Os 4,16 ]: « Israele si è ribellato come una vacca ribelle ».

Forse perché gli ebrei avevano adorato delle vacche, sull'esempio degli egiziani, secondo l'accenno di Osea [ Os 10,5 ]: « Adorarono le vacche di Bet- Avèn ».

- E a riprovazione del peccato di idolatria essa veniva immolata fuori degli accampamenti.

Del resto tutte le volte che si faceva un sacrificio per l'espiazione dei peccati del popolo, si bruciava tutto fuori degli accampamenti.

- Per indicare poi che mediante questo sacrificio il popolo era purificato da tutti i peccati, il sacerdote intingeva le dita nel sangue della vittima, e lo spruzzava verso la parte del santuario per sette volte: poiché il numero sette indica la totalità.

E l'aspersione stessa del sangue si riduceva a una riprovazione dell'idolatria, nella quale il sangue delle vittime non veniva sparso, ma raccolto, in modo che intorno ad esso gli uomini mangiassero in onore degli idoli.

- Inoltre la vittima veniva bruciata nel fuoco.

O perché Dio comparve a Mosè in mezzo al fuoco, e nel fuoco fu data la legge.

Oppure perché si voleva ricordare che l'idolatria, e quanto ad essa appartiene, doveva essere estirpata totalmente: come la vacca che veniva bruciata « dando alle fiamme anche la pelle, le carni, il sangue e gli escrementi ».

- E si bruciava anche il legno di cedro, l'issopo e il cocco tinto due volte, per indicare che come i legni di cedro non imputridiscono facilmente, e il cocco tinto due volte non perde il colore, e l'issopo conserva l'odore anche dopo l'essiccazione, così questo sacrificio doveva servire a conservare sia il popolo che la sua onestà e devozione.

Perciò a proposito delle ceneri di questa vacca si dice: « Affinché servano a preservare la moltitudine dei figli d'Israele ».

Oppure si può dire, con Giuseppe Flavio [ cf. Antiq. 3,7,7 ], che così venivano indicati i quattro elementi: infatti al fuoco si aggiungeva il cedro, che per la sua origine terrestre significa la terra, l'issopo, che per il suo odore significa l'aria, e il cocco, che per la derivazione marina del suo colore, a somiglianza della porpora, significa l'acqua.

E così si esprimeva l'idea che questo sacrificio era offerto al Creatore dei quattro elementi.

- E poiché questo sacrificio veniva offerto per il peccato di idolatria, a riparazione di essa veniva reputato immondo sia chi bruciava la vittima, sia chi ne raccoglieva le ceneri, sia chi aspergeva l'acqua in cui erano state versate tali ceneri: per dimostrare che qualunque oggetto appartenga in qualsiasi maniera all'idolatria va rigettato come cosa immonda.

Ma da questa contaminazione si era purificati con la sola aspersione degli indumenti, e non c'era bisogno di lavarsi con l'acqua, perché altrimenti ci sarebbe stato un processo all'infinito.

Infatti chi aspergeva l'acqua diveniva immondo: se quindi avesse asperso se stesso, sarebbe restato immondo; e se lo avesse asperso un altro, questi sarebbe divenuto immondo; e così pure chi avesse asperso costui, e così all'infinito.

La ragione figurale di questo sacrificio sta invece nel fatto che la vacca rossa prefigurava Cristo secondo l'infermità [ della carne ] assunta, indicata dal sesso femminile.

Il colore della vacca designa inoltre il sangue della sua passione.

La vacca poi era di un'età perfetta: poiché ogni operazione di Cristo è perfetta.

E non aveva macchie, e mai aveva portato il giogo: poiché Cristo non portò mai il giogo del peccato.

E fu comandato di condurla a Mosè: poiché a Cristo si volle imputare la trasgressione della legge mosaica nella violazione del sabato.

E fu comandato anche di consegnarla al sacerdote Eleazaro: poiché Cristo fu consegnato nelle mani dei sacerdoti per essere ucciso.

E veniva immolata fuori degli accampamenti: poiché « Cristo patì fuori della porta » [ Eb 13,12 ].

Inoltre il sacerdote intingeva il dito nel sangue della vittima: poiché mediante la discrezione, rappresentata dal dito, bisogna considerare e imitare il mistero della passione di Cristo.

Il sangue veniva poi asperso contro il tabernacolo, che designava la sinagoga: o come per indicare la condanna degli ebrei increduli, oppure per indicare la purificazione dei credenti.

E ciò per sette volte: o in vista dei sette doni dello Spirito Santo, oppure per i giorni della settimana, che indicano tutto il tempo.

Inoltre tutto ciò che riguarda l'incarnazione di Cristo deve essere bruciato col fuoco, cioè deve essere inteso spiritualmente: infatti la pelle e la carne significano l'operare esterno di Cristo; il sangue ne indica l'intima virtù che vivifica gli atti esterni; gli escrementi stanno a indicare la stanchezza, la sete e tutte le altre manifestazioni della sua infermità.

Si aggiungono poi tre cose: il cedro, che indica l'altezza della speranza, o della contemplazione; l'issopo, che indica l'umiltà, o la fede; il cocco tinto due volte, che indica la duplice carità: è infatti con queste virtù che dobbiamo aderire a Cristo sofferente.

E questa cenere della combustione veniva raccolta da un uomo mondo: poiché le reliquie della passione dovevano essere raccolte dai gentili, che non erano colpevoli della morte di Cristo.

All'acqua poi dell'espiazione si aggiungevano le ceneri: poiché il battesimo deriva la sua virtù di mondare i peccati dalla passione di Cristo.

E finalmente divenivano immondi sia il sacerdote che immolava la vacca, sia quelli che la bruciavano e ne raccoglievano le ceneri e aspergevano l'acqua [ della purificazione ]: o perché gli ebrei sono divenuti immondi per l'uccisione di Cristo, da cui sono stati invece espiati i nostri peccati; e ciò fino al vespro, cioè sino alla fine del mondo, quando i resti di Israele si convertiranno.

Oppure perché quelli che trattano le cose sante mirando alla purificazione degli altri contraggono anch'essi certe immondezze, come nota S. Gregorio [ Past. 5 ]; e ciò fino al vespro, cioè sino alla fine della vita presente.

6. Come si è detto sopra [ ad 5 ], la contaminazione derivante dalla corruzione dell'anima o del corpo veniva espiata mediante i sacrifici per il peccato.

Ed erano offerti speciali sacrifici per i peccati dei singoli; ma poiché alcuni trascuravano questa espiazione, oppure la omettevano per ignoranza, fu stabilito che una volta all'anno, il giorno dieci del settimo mese, si facesse un sacrificio di espiazione per tutto il popolo.

E poiché, secondo l'Apostolo [ Eb 7,28 ], « la legge costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza », era necessario che il sacerdote offrisse prima per se medesimo un vitello per il peccato, in ricordo del peccato che Aronne commise facendo fondere il vitello d'oro; e un montone in olocausto, per indicare che la giurisdizione sacerdotale, rappresentata dal montone, che è la guida del gregge, deve essere ordinata all'onore di Dio.

Quindi il sacerdote offriva due capri per il popolo, e il primo di essi veniva immolato per espiarne i peccati.

Infatti il capro è un animale fetido, e con i suoi peli si costruiscono vesti pungenti: perciò indicava il fetore, l'impurità e lo stimolo pungente del peccato.

Ora, il sangue di questo capro immolato veniva portato, con quello del vitello, nel Santo dei Santi, e con esso veniva asperso tutto il santuario: per indicare che il tabernacolo veniva mondato così da tutte le iniquità dei figli d'Israele.

Invece il corpo del capro e del vitello immolati per il peccato doveva essere bruciato, per dimostrare la distruzione dei peccati.

Ma non sull'altare: poiché in esso si bruciavano interamente soltanto gli olocausti.

Di qui il comando di bruciarli fuori degli accampamenti, a detestazione del peccato: infatti così si faceva per ogni sacrificio offerto per un grave delitto, o per l'insieme dei peccati.

- L'altro capro invece veniva inviato nel deserto: non per essere offerto ai demoni, che i pagani adoravano nei deserti, poiché non era lecito offrire ad essi vittima alcuna [ Lv 17,7 ], ma per esprimere l'effetto del sacrificio compiuto.

Per questo il sacerdote imponeva la mano sul suo capo, confessando i peccati dei figli d'Israele: come se quel capro dovesse portarli nel deserto, dove sarebbe stato divorato dalle fiere, come portando la pena per i peccati del popolo.

E si diceva che portava i peccati del popolo o perché la sua partenza indicava la remissione di quei peccati, o perché sul suo capo si legava una scritta in cui essi erano indicati.

La ragione figurale di queste cerimonie si ricava invece dal fatto che Cristo veniva prefigurato sia dal vitello, data la sua virtù; sia dal montone, essendo egli la guida dei fedeli; sia dal capro, per « la carne simile a quella del peccato » [ Rm 8,3 ].

Cristo inoltre fu immolato per i peccati sia dei sacerdoti che del popolo: poiché la sua passione purifica dal peccato sia i grandi che i piccoli.

Il sangue poi del vitello e del capro viene introdotto nel Santo dal pontefice: poiché il sangue della passione di Cristo ci ha aperto la via al regno dei cieli.

E i loro corpi vengono bruciati fuori degli accampamenti: poiché, come dice l'Apostolo [ Eb 13,12 ], « Cristo patì fuori della porta ».

Il capro emissario poi può indicare o la divinità di Cristo, che si rifugiò nella solitudine durante la passione della sua umanità, non già mutando di luogo, ma restringendo la sua virtù, oppure la cattiva concupiscenza, che dobbiamo allontanare da noi, mentre dobbiamo immolare al Signore i moti virtuosi.

A proposito poi della contaminazione di coloro che bruciavano questi sacrifici valgono le medesime ragioni indicate sopra [ ad 5 ] per il sacrificio della vacca rossa.

7. Il rito legale non purificava il lebbroso dalla lebbra, ma ne dichiarava la purificazione.

Infatti nel Levitico [ Lv 14,3s ] si danno al sacerdote queste istruzioni: « Se riscontrerà che la piaga della lebbra è guarita, ordinerà che si prendano, per la persona da purificare », ecc.

Quindi la lebbra era già eliminata; ma si parlava di purificazione perché a giudizio del sacerdote il lebbroso veniva restituito al consorzio umano e al culto divino.

Tuttavia avveniva talora che per un miracolo di Dio il rito legale operasse la guarigione dalla lebbra, quando il sacerdote sbagliava nel giudicare.

E questa purificazione del lebbroso avveniva in due tempi: prima veniva giudicato mondo, e in seguito veniva restituito al consorzio umano e al culto divino, cioè dopo sette giorni.

Nella prima di queste purificazioni il lebbroso da mondare offriva per sé due passeri vivi, un ramo di cedro, un nastro rosso e dell'issopo, in modo che il nastro rosso legasse un passero con l'issopo al ramo di cedro, in modo tale cioè che il ramo di cedro formasse come il manico di un aspersorio.

L'issopo e il passero formavano invece nell'aspersorio la parte da intingere nel sangue dell'altro passero che veniva immolato sull'acqua viva.

E offriva queste quattro cose contro i quattro difetti della lebbra: contro la putredine si offriva il cedro, che è un albero refrattario alla putrefazione; contro il fetore si offriva l'issopo, che è un'erba odorifera; contro l'insensibilità un passero vivo; contro il colore sgradevole un nastro rosso, che ha un colore vivace.

Un passero poi lo si lasciava volare vivo nei campi: poiché il lebbroso veniva restituito alla libertà di prima.

Nel giorno ottavo dunque il lebbroso veniva riammesso al culto divino, e restituito al consorzio umano.

Prima però doveva disfarsi dei peli di tutto il corpo, e delle vesti: poiché la lebbra corrode i peli e infetta i vestiti.

Dopo di che si offriva un sacrificio per le sue colpe: poiché spesso la lebbra deriva da un peccato.

Col sangue poi del sacrificio si ungevano le estremità dell'orecchio, nonché i pollici della mano destra e del piede di colui che veniva mondato: poiché è innanzitutto in queste parti che la lebbra si fa riconoscere e sentire.

E in questo rito si adoperavano tre liquidi: il sangue, contro la corruzione del sangue; l'olio, per indicare la guarigione dalla malattia; l'acqua viva, per pulire la sporcizia.

Invece la ragione figurale sta nel fatto che i due passeri indicavano la divinità e l'umanità di Cristo.

Una delle quali, cioè l'umanità, venne immolata in un vaso di argilla sull'acqua viva: perché le acque del battesimo furono consacrate dalla passione di Cristo.

L'altra invece, cioè la divinità impassibile, restava viva: poiché la divinità non può morire.

E volava via: poiché non era soggetta alla passione.

E questo passero vivo, insieme con il ramo di cedro, con il nastro rosso o vermiglio e con l'issopo, cioè con la fede, la speranza e la carità, era immesso nell'acqua per aspergere, come si è notato [ ad 5 ]: poiché noi siamo battezzati nella fede dell'uomo Dio.

L'uomo poi lava le sue vesti, cioè le sue opere, e rade tutti i suoi peli, cioè i pensieri, con l'acqua del battesimo o delle sue lacrime.

Si ungeva poi l'estremità dell'orecchio destro col sangue e con l'olio per custodire l'udito di chi è mondato dalle parole di corruzione; e si ungevano i pollici della mano e del piede destro per renderne sante le azioni.

Le altre cerimonie poi che riguardavano questa purificazione, o quella da altre immondezze, non hanno nulla di speciale che le distingua dagli altri sacrifici per i peccati o per i delitti.

8, 9. Come il popolo veniva iniziato al culto di Dio con la circoncisione, così i ministri lo erano mediante una speciale purificazione o consacrazione: per cui si comandava loro di separarsi dagli altri, come deputati in modo speciale al ministero del culto divino.

E tutto ciò che veniva fatto su di loro nella loro consacrazione o istituzione mirava a dimostrare che essi avevano una prerogativa di purezza, di virtù e di dignità.

Perciò nella loro istituzione si facevano tre cose: primo, venivano purificati; secondo, venivano rivestiti e consacrati; terzo, venivano applicati all'esercizio del ministero.

Tutti venivano purificati con l'abluzione dell'acqua e con dei sacrifici; e in particolare i leviti dovevano radersi tutti i peli del corpo, come sta scritto nel Levitico [ Lv 8 ].

Invece la consacrazione dei pontefici e dei sacerdoti si svolgeva così.

Primo,appena lavati venivano rivestiti dei particolari indumenti dovuti alla loro dignità.

In particolare il pontefice riceveva l'unzione dell'olio sul capo: per indicare che da lui emanava il potere di consacrare gli altri, come l'olio che dal capo scende verso le membra inferiori, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 133,2 ]: « Come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne ».

I Leviti invece non avevano altra consacrazione che l'offerta di essi fatta al Signore dai figli d'Israele attraverso le mani del pontefice, il quale pregava per loro.

Dei sacerdoti minori poi venivano consacrate soltanto le mani, che dovevano essere adoperate nei sacrifici.

E col sangue della vittima si ungeva loro il bordo dell'orecchio destro, e i pollici del piede e della mano destra: perché fossero obbedienti alla legge di Dio nell'offerta dei sacrifici, il che era indicato dall'unzione dell'orecchio; e fossero solleciti e pronti nell'immolare i sacrifici, il che era indicato dall'unzione del piede e della mano destra.

Inoltre venivano aspersi essi stessi e le loro vesti col sangue della vittima, in memoria del sangue dell'agnello dal quale furono liberati in Egitto.

Nella loro consacrazione poi si facevano i seguenti sacrifici: un vitello per il peccato, in ricordo della remissione del peccato di Aronne nella fabbricazione del vitello d'oro; un montone in olocausto, in ricordo del sacrificio di Abramo, di cui il pontefice doveva imitare l'obbedienza; un altro montone [ in sacrificio ] di consacrazione, quasi ostia pacifica in ricordo della liberazione dall'Egitto mediante il sangue dell'agnello; un canestro di pani in ricordo della manna.

Rientrava invece nell'applicazione al loro ministero il fatto che nelle loro mani venisse posto il grasso del montone, una torta di pane e la spalla destra: per mostrare che ricevevano il potere di offrire al Signore tali cose.

Invece i leviti venivano applicati al loro ministero mediante l'ingresso nel tabernacolo dell'alleanza, come per curare gli arredi del santuario.

La ragione figurale di tali cerimonie sta invece in questo: che i candidati al ministero spirituale di Cristo devono prima purificarsi con l'acqua del battesimo e delle lacrime, nella fede della sua passione, il che costituisce un sacrificio di espiazione e di purificazione.

Devono inoltre radere tutti i peli del corpo, cioè tutti i cattivi pensieri.

Devono poi rivestirsi delle virtù ed essere consacrati con l'olio dello Spirito Santo e con l'aspersione del sangue di Cristo.

E così devono impegnarsi nell'esercizio del loro ministero spirituale.

10. Come si è già detto [ a. 4 ], l'intenzione della legge era quella di educare al rispetto per il culto di Dio.

E ciò in due modi: primo, eliminando da tale culto tutto quanto ci poteva essere di disprezzabile; secondo, convogliando in esso ciò che sembrava contribuire al suo decoro.

E se ciò veniva osservato nel tabernacolo, nei suoi arredi e negli animali da immolare, molto più doveva essere osservato nei ministri.

Per togliere quindi ogni disprezzo per i ministri fu comandato che essi non avessero alcuna macchia o difetto fisico: poiché gli uomini difettosi d'ordinario sono disprezzati dagli altri.

E per ciò fu stabilito anche che non venissero scelti per il ministero qua e là, ma da una discendenza determinata, in modo che fossero considerati più illustri e più nobili.

Affinché fossero tenuti in venerazione, per essi furono stabilite vesti speciali, e una speciale consacrazione.

Questa è dunque la causa generica dell'apparato delle vesti.

In particolare poi si deve sapere che il pontefice aveva otto indumenti.

Primo, una veste di lino.

- Secondo, una tunica del colore del giacinto, alla cui estremità erano attaccati intorno dei campanelli, e delle melagrane colorate di giacinto, porpora e cocco tinto due volte.

- Terzo, un sopraomerale, che copriva le spalle e la parte anteriore fino al cingolo; esso era d'oro, di panno violaceo e porpureo, di cocco tinto due volte e di bisso ritorto.

Sulle spalle poi portava due pietre di onice, su cui erano scolpiti i nomi dei figli di Israele.

- Il quarto indumento era il razionale, tessuto con la stessa materia; esso era quadrato e veniva posto sul petto, e legato al sopraomerale.

E in questo razionale c'erano dodici pietre preziose, disposte in quattro file, su cui erano scolpiti i nomi dei figli d'Israele: quasi per indicare che il pontefice portava il peso di tutto il popolo, portandone i nomi sulle spalle; e per dire che di continuo doveva pensare alla loro salvezza, per il fatto che li portava sul petto, come se li avesse nel cuore.

E su tale razionale Dio comandò di mettere « la Dottrina e la Verità »: poiché in esso erano scritte delle sentenze appartenenti alla dottrina e alla verità.

Gli ebrei tuttavia vanno fantasticando che sul razionale ci fosse una pietra che avrebbe mutato di colore secondo l'avvenire riservato ai figli di Israele: e ciò sarebbe stato « la Verità e la Dottrina ».

Il quinto indumento era la cintura, e cioè una fascia, composta dei quattro colori ricordati.

- Il sesto era la tiara, cioè la mitra, di bisso.

- Il settimo era una lamina d'oro, che pendeva sulla fronte, e su cui era inciso il nome del Signore.

- L'ottavo poi erano le mutande di lino, per coprire la turpitudine della loro carne, quando i pontefici si avvicinavano al santuario o all'altare.

- Ma di questi otto indumenti i sacerdoti inferiori ne avevano solo quattro: la tunica di lino, le mutande, la cintura e la tiara.

Ora alcuni, nell'assegnare la ragione storico-letterale di questi indumenti, affermano che in essi viene descritta la disposizione dell'universo, come se il pontefice volesse così confessare di essere il ministro del creatore del mondo: cosicché si legge [ Sap 18,24 ] che « sulla veste di Aronne lunga fino ai piedi vi era tutto il mondo ».

Infatti le mutande di lino rappresentavano la terra, dalla quale il lino nasce.

Il giro della cintura rappresentava l'oceano, che circonda la terra.

La tunica violacea col suo colore raffigurava l'aria: mentre i tuoni erano rappresentati dai suoi campanelli, e i lampi dalle sue melagrane.

Il sopraomerale con la varietà dei suoi colori raffigurava il cielo sidereo, mentre le pietre d'onice potevano essere i due emisferi, oppure il sole e la luna.

Le dodici gemme poste sul petto raffiguravano i dodici segni dello zodiaco: e si dicevano poste nel razionale poiché negli esseri celesti si trovano le ragioni delle realtà terrene, secondo l'accenno della Scrittura [ Gb 38,33 ]: « Conosci tu le leggi del cielo, o ne applichi le norme alla terra? ».

La mitra poi, o tiara, significava il cielo empireo.

E la lamina d'oro raffigurava Dio che sovrasta su tutte le cose.

La ragione figurale poi è evidente.

Infatti le macchie o difetti fisici dai quali i sacerdoti dovevano essere immuni indicano i vizi e i peccati che essi non dovevano avere.

Infatti al sacerdote è proibito di essere cieco: cioè di essere ignorante.

Non deve essere zoppo: ossia incostante, piegandosi in direzioni contrarie.

Non deve essere col naso sproporzionatamente piccolo o grande, oppure torto: cioè non deve mancare di discrezione, così da eccedere nel più o nel meno, o da fare del male: infatti il naso, che distingue gli odori, sta a indicare la discrezione.

Non deve avere mani o piedi fratturati: ossia non deve perdere la capacità di ben operare, e di avanzare nella virtù.

Viene inoltre scartato se ha la gobba, sia davanti che dietro: poiché la gobba indica l'amore superfluo delle cose terrene.

E se è cisposo, cioè se la sua mente è oscurata dall'affetto carnale: infatti la cispa dipende da una secrezione di umori.

Inoltre viene scartato se ha l'albugine negli occhi: ossia se nel pensare alla propria giustizia ha la presunzione di possedere il candore.

E viene scartato chi soffre di una scabbia persistente: vale a dire chi soffre la ribellione della carne.

Chi inoltre ha la volatica, che infetta il corpo, deturpandolo, senza dolore; e che rappresenta l'avarizia.

Finalmente è scartato chi ha l'ernia, e chi è pesante: cioè chi porta l'aggravio delle turpitudini nel cuore, sebbene non le compia esternamente.

Gli indumenti poi rappresentano le virtù dei ministri di Dio.

E sono quattro quelle necessarie a tutti i ministri: la castità, indicata dalle mutande; l'illibatezza della vita, indicata dalla tunica di lino; il freno della discrezione, indicato dalla cintura; la rettitudine d'intenzione, rappresentata dalla tiara che copriva il capo.

Oltre a queste il pontefice doveva avere altre quattro virtù.

Primo, il ricordo continuo di Dio nella contemplazione: e ciò veniva ricordato dalla lamina d'oro col nome di Dio che gli pendeva sulla fronte.

Secondo, la sopportazione delle infermità del popolo: il che veniva indicato dal sopraomerale.

Terzo, doveva accogliere il popolo nel cuore e nelle viscere, con la sollecitudine della carità: il che era indicato dal razionale.

Quarto, doveva avere una condotta celeste di vita, esercitando le opere della perfezione: e ciò era indicato dalla tunica violacea.

Per cui alle falde di essa erano attaccati dei campanelli d'oro: i quali stavano a indicare la conoscenza delle cose di Dio, da tenere unita alla condotta celestiale del pontefice.

E vi erano attaccate le melagrane per indicare l'unità della fede e la concordia nei buoni costumi: poiché la dottrina del pontefice doveva essere così ben connessa da non rompere l'unità della fede e della pace.

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