Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se le verità di fede possano essere oggetto di scienza

I-II, q. 67, a. 3; In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 2, sol. 2; De Verit., q. 14, a. 9; In Hebr., c. 11, lect. 1

Pare che le verità di fede possano essere oggetto di scienza.

Infatti:

1. Le cose che non si sanno sono ignorate, poiché l'opposto della scienza è l'ignoranza.

Ma le verità di fede non sono ignorate, anzi, la loro ignoranza è tra i mali dell'incredulità, secondo le parole di S. Paolo [ 1 Tm 1,13 ]: « Agivo per ignoranza nella mia incredulità ».

Quindi le verità di fede possono essere oggetto di scienza.

2. La scienza viene acquistata mettendo innanzi delle ragioni.

Ora, i teologi a sostegno delle verità di fede mettono innanzi delle ragioni.

Quindi le verità di fede possono essere oggetto di scienza.

3. Le verità provate dimostrativamente sono oggetto di scienza, poiché la dimostrazione è « un sillogismo che produce la scienza » [ Arist., Post. Anal. 1,2 ].

Ma certe verità di fede, come ad es. l'esistenza di Dio, la sua unità e simili, sono provate dai filosofi dimostrativamente.

Perciò le verità di fede possono essere oggetto di scienza.

4. L'opinione è più lontana dalla scienza di quanto lo sia la fede, essendo quest'ultima tra l'opinione e la scienza.

Eppure, secondo il Filosofo [ Post. Anal. 1,33 ], « l'opinione e la scienza in qualche modo possono avere il medesimo oggetto ».

Quindi anche la fede e la scienza.

In contrario:

S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ] insegna che « le cose che si vedono non danno la fede, ma l'evidenza ».

Quindi gli oggetti di fede non comportano l'evidenza, mentre ciò di cui si ha scienza la comporta.

Quindi in ciò che è oggetto di scienza non vi è posto per la fede.

Dimostrazione:

Qualsiasi scienza dipende da alcuni princìpi per sé noti, e quindi evidenti.

Quindi tutto ciò che è oggetto di scienza in qualche modo è oggetto di visione.

Ora non è possibile, come si è dimostrato [ a. prec. ], che la stessa cosa sia da un medesimo soggetto creduta e vista.

Per cui è anche impossibile che sia oggetto di scienza e di fede.

Tuttavia può capitare che quanto è visto e saputo da uno sia creduto da un altro.

Infatti ciò che noi crediamo della Trinità speriamo un giorno di vederlo, secondo le parole dell'Apostolo [ 1 Cor 13,12 ]: « Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo a faccia a faccia »: e questa visione è già goduta dagli angeli.

Perciò essi vedono ciò che noi crediamo.

E così può capitare che una cosa veduta o saputa da un uomo, anche nella vita presente, sia invece creduta da un altro che non l'ha raggiunta con la dimostrazione.

Tuttavia quanto comunemente viene proposto alla fede di tutti gli uomini in genere, non è oggetto di scienza.

E sono queste le verità che in senso assoluto sono materia di fede.

Perciò la fede e la scienza non hanno il medesimo oggetto.

Analisi delle obiezioni:

1. Gli increduli hanno l'ignoranza delle realtà della fede: poiché non vedono e non conoscono queste realtà in se stesse, e non sanno che esse sono da credersi.

Invece in quest'ultimo senso i fedeli ne hanno la conoscenza, non per una specie di dimostrazione, ma poiché, come si è detto [ a. prec., ad 3 ], vedono con la luce della fede che esse sono da credersi.

2. Le ragioni portate dai Santi [ Padri ] come prove delle verità di fede non sono dimostrative, ma persuasive, in quanto mostrano che non è impossibile quanto la fede propone.

Oppure partono dai princìpi di fede, cioè dai testi della Sacra Scrittura, come spiega Dionigi [ De div. nom. 2 ].

E con questi princìpi si può dimostrare una conclusione tra persone credenti allo stesso modo in cui presso tutti si è soliti dimostrare qualcosa partendo dai princìpi noti per natura.

Per cui anche la teologia è una scienza, come si è spiegato all'inizio di quest'opera [ I, q. 1, a. 2 ].

3. Certe cose dimostrabili vengono enumerate fra le verità da credersi non perché siano per tutti oggetto di fede, ma perché sono prerequisite alle realtà della fede, ed è necessario che vengano tenute almeno per fede da parte di coloro che non ne hanno la dimostrazione.

4. Come nota il Filosofo nello stesso luogo, su un medesimo argomento persone diverse possono avere opinione e scienza, come si è detto [ nel corpo ] per la scienza e la fede.

E anche una stessa persona può avere fede e scienza di una medesima cosa, considerata però sotto aspetti diversi.

Infatti può accadere che di una stessa cosa uno conosca con certezza un aspetto, e per sola supposizione un altro aspetto.

Parimenti, a proposito di Dio, uno può avere la dimostrazione della sua unità e credere alla sua trinità.

Invece della stessa cosa sotto il medesimo aspetto non è possibile che un uomo abbia la scienza e nello stesso tempo l'opinione o la fede, sebbene per ragioni diverse.

Infatti la scienza di una cosa non è compatibile con l'opinione, poiché la scienza esige che chi conosce veda che l'oggetto conosciuto non può essere diversamente, mentre l'opinione implica l'accettazione di questa possibilità.

Se invece si tiene una cosa per fede si deve affermare l'impossibilità che essa sia diversamente, data la certezza della fede; tuttavia una stessa cosa non può essere sotto lo stesso aspetto oggetto di scienza e di fede, poiché ciò che è conosciuto per scienza è visto, mentre ciò che è creduto non è visto, come si è spiegato [ nel corpo ].

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