Summa Teologica - II-II

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Articolo 7 - Se gli articoli di fede siano cresciuti con l'andare del tempo

Infra, q. 2, a. 7; q. 174, a. 6; In 3 Sent., d. 25, q. 2, a. 2, sol. 1

Pare che gli articoli di fede non siano cresciuti con l'andare del tempo.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Eb 11,1 ] insegna che « la fede è il fondamento delle cose che si sperano ».

Ora, in tutti i tempi le cose da sperare furono sempre le stesse.

Quindi furono identiche in tutti i tempi anche le cose da credere.

2. Nelle scienze umane si ha uno sviluppo con l'andare del tempo per la mancanza di conoscenze nei primi cultori di esse, come fa notare Aristotele [ Met. 2,1 ].

Ora, la dottrina della fede non è stata inventata dagli uomini, ma rivelata da Dio: « infatti è un dono di Dio », come dice S. Paolo [ Ef 2,8 ].

Poiché dunque in Dio non ci può essere alcun difetto di scienza, pare che la conoscenza delle verità di fede sia stata perfetta fin da principio, e non sia cresciuta con l'andare del tempo.

3. Le opere della grazia non procedono meno ordinate di quelle della natura.

Ora, la natura inizia sempre con le cose perfette, come nota Boezio [ De consol. 3, pr. 10 ].

Quindi anche l'opera della grazia ha avuto inizio con le cose perfette, cosicché i primi che trasmisero la fede la conobbero perfettamente.

4. Come a noi la fede è giunta attraverso gli Apostoli, così nell'antico Testamento era giunta ai posteri attraverso gli antichi Padri, poiché allora fu scritto [ Dt 32,7 ]: « Interroga tuo padre, e te lo farà sapere ».

Ora, gli Apostoli furono pienamente istruiti sui misteri [ cristiani ]: poiché, come dice la Glossa [ P. Lomb. e interlin. ] su quel testo [ Rm 8,23 ]: « Noi che possediamo le primizie dello Spirito », « come le possedettero prima nel tempo, così le possedettero anche più abbondantemente degli altri ».

Perciò la conoscenza delle verità di fede non crebbe nel corso del tempo.

In contrario:

S. Gregorio [ In Ez hom. 16 ] insegna che « secondo lo svolgersi del tempo crebbe la scienza dei santi Patriarchi: e quanto più questi furono vicini alla venuta del Salvatore, tanto più perfettamente compresero i misteri della salvezza ».

Dimostrazione:

Gli articoli stanno alla dottrina della fede come i princìpi per sé noti stanno alle scienze acquisite dalla ragione umana.

Nei quali princìpi si riscontra un certo ordine, inquantoché alcuni sono impliciti in altri: tutti i princìpi, p. es., si riducono a quel primo principio: « Non si può nello stesso tempo affermare e negare », come dimostra il Filosofo [ Met. 4,3 ].

Parimenti tutti gli articoli sono impliciti in alcune prime verità di fede; tutto cioè si riduce a credere che Dio esiste e che provvede alla salvezza degli uomini, secondo l'insegnamento di S. Paolo [ Eb 11,6 ]: « Chi si accosta a Dio deve credere che egli esiste, e che ricompensa coloro che lo cercano ».

Infatti nell'essere divino sono incluse tutte le cose che crediamo esistere eternamente in Dio, e nelle quali consisterà la nostra beatitudine, mentre nella fede nella provvidenza sono inclusi tutti i mezzi di cui Dio si serve nel tempo per la salvezza degli uomini e che preparano alla beatitudine.

E allo stesso modo anche fra gli articoli subordinati alcuni sono impliciti in altri: p. es. la fede nella redenzione umana implica l'incarnazione di Cristo, la sua passione e tutte le altre verità connesse.

Perciò si deve concludere che quanto alla sostanza degli articoli di fede non ci fu alcuno sviluppo nel corso dei tempi: poiché i Padri posteriori credettero tutte le verità che erano contenute, sebbene implicitamente, nella fede dei loro antenati.

Quanto invece all'esplicitazione il numero degli articoli ebbe un aumento: poiché i Padri posteriori conobbero esplicitamente cose che gli antenati non avevano conosciuto in maniera esplicita.

Infatti così Dio parlò a Mosè [ Es 6,2s ]: « Io sono il Signore! Sono apparso ad Abramo, Isacco e Giacobbe come Dio onnipotente, ma con il mio nome di Signore non mi sono manifestato a loro ».

E Davide affermava [ Sal 119,100 ]: « Ho più senno degli anziani ».

E l'Apostolo [ Ef 3,5 ] scrive: « Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti ».

Analisi delle obiezioni:

1. Le cose da sperare furono sempre le stesse per tutti.

Siccome però gli uomini non giunsero a tali speranze che mediante Cristo, più furono lontani da Cristo nel tempo e più furono lontani dal conseguimento di esse.

L'Apostolo [ Eb 11,13 ] infatti ha scritto: « Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati da lontano ».

Ora, più una cosa è vista da lontano e meno è vista distintamente.

Quindi coloro che furono più prossimi alla venuta di Cristo conobbero l'oggetto della speranza con maggiore chiarezza.

2. Lo sviluppo del sapere può dipendere da due motivi.

Primo, dal fatto che l'insegnante, uno o molti che siano, progredisce nella scienza con l'andare del tempo.

E questo è il motivo dello sviluppo nelle scienze umane.

Secondo, a causa del discepolo: un maestro infatti che conosce perfettamente una disciplina non la insegna subito tutta al discepolo, poiché questi non potrebbe capirla, ma lo fa un po' per volta, adattandosi alle sue capacità.

Ed è per questo motivo che gli uomini progredirono nella conoscenza della fede nel corso dei tempi.

Infatti l'Apostolo [ Gal 3,24ss ] paragona lo stato dell'antico Testamento all'infanzia.

3. Per la generazione naturale delle cose si richiedono due cause, cioè la causa agente e la materia.

Ora, secondo l'ordine della causa agente viene prima per natura ciò che è più perfetto, e così la natura prende inizio dagli esseri più perfetti: poiché gli esseri imperfetti non raggiungono la perfezione se non in forza di quelli perfetti preesistenti.

Invece secondo l'ordine della causa materiale vengono prima le cose più imperfette, e qui la natura procede dalle cose imperfette a quelle perfette.

Ora, nella rivelazione della fede la causa agente è Dio, che dall'eternità ha una scienza perfetta; l'uomo invece è come la materia che riceve l'influsso di Dio.

E così presso gli uomini era necessario che la conoscenza della fede procedesse da uno stato imperfetto a quello perfetto.

Sebbene dunque tra gli uomini alcuni si siano trovati nella condizione di cause agenti, in quanto maestri della fede, tuttavia « la manifestazione dello Spirito fu loro concessa per l'utilità comune », come dice S. Paolo [ 1 Cor 12,7 ].

Quindi agli antichi Padri maggiormente iniziati fu concessa tanta conoscenza della fede quanta al loro tempo doveva essere trasmessa al popolo, o in modo esplicito o in modo figurale.

4. L'ultima perfezione della grazia fu portata da Cristo: infatti il suo tempo è chiamato da S. Paolo [ Gal 4,4 ] « la pienezza dei tempi ».

Perciò quelli che furono più vicini a Cristo, cioè S. Giovanni Battista prima e gli Apostoli poi, conobbero maggiormente i misteri della fede.

Del resto ciò si riscontra anche nella vita umana, dove la perfezione si ha nella giovinezza, e un uomo ha uno stato tanto più perfetto, sia prima che dopo, quanto più si avvicina alla giovinezza.

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