Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la disperazione sia il più grave dei peccati

Pare che la disperazione non sia il più grave dei peccati.

Infatti:

1. La disperazione, come si è detto [ a. prec. ], può esistere anche senza l'incredulità.

Ma l'incredulità è il più grave dei peccati: poiché distrugge il fondamento dell'edificio spirituale.

Quindi la disperazione non è il più grave dei peccati.

2. Come insegna il Filosofo [ Ethic. 8,10 ], a un bene maggiore si contrappone un male più grave.

Ma la carità, come dice l'Apostolo [ 1 Cor 13,13 ], è più grande della speranza.

Quindi l'odio [ di Dio ] è un peccato più grave della disperazione.

3. Nel peccato di disperazione c'è solo un disordinato allontanamento da Dio, mentre negli altri peccati non c'è soltanto il disordine dell'allontanamento, ma anche quello della conversione [ alle creature ].

Perciò il peccato di disperazione non è più grave, ma più leggero degli altri.

In contrario:

Il peccato più grave pare essere quello incurabile, secondo le parole di Geremia [ Ger 30,12 ]: « La tua ferita è incurabile, la tua piaga è molto grave ».

Ma il peccato di disperazione è incurabile, come dice lo stesso profeta [ Ger 15,18 ]: « La mia piaga incurabile non vuole guarire ».

Quindi la disperazione è il peccato più grave.

Dimostrazione:

I peccati che si oppongono direttamente alle virtù teologali sono, quanto al loro genere, più gravi degli altri.

Avendo infatti le virtù teologali Dio per oggetto, i peccati contrari implicano direttamente e principalmente l'allontanamento da Dio.

Ora, in ogni peccato mortale la ragione prima e la gravità della sua malizia sta nel fatto che allontana da Dio: se infatti ci potesse essere una conversione al bene transitorio senza l'allontanamento da Dio, tale conversione, per quanto disordinata, non sarebbe un peccato mortale.

Perciò l'atto che di per sé e in modo primario dice allontanamento da Dio è il più grave tra i peccati mortali.

Ora, alle virtù teologali si contrappongono l'incredulità, la disperazione e l'odio di Dio.

E tra questi peccati l'odio e l'incredulità di per sé sono più gravi della disperazione, secondo la loro specie.

Poiché l'incredulità proviene dal fatto che uno non crede la stessa verità di Dio; l'odio di Dio invece dal fatto che la volontà dell'uomo è contraria alla stessa bontà divina; la disperazione infine dal fatto che non si spera più di essere partecipi della bontà di Dio.

Dal che è evidente che l'incredulità e l'odio di Dio si oppongono a Dio in se stesso, mentre la disperazione si oppone alla sua bontà in quanto è partecipata da noi.

Per cui di per sé è un peccato più grave il non credere la verità di Dio, oppure odiare Dio, che disperare di conseguire da lui la gloria.

Se però confrontiamo la disperazione agli altri due peccati in rapporto a noi, allora la disperazione è più pericolosa: poiché mediante la speranza possiamo sottrarci al male e avviarci a conseguire il bene.

Per cui eliminata la speranza gli uomini precipitano sfrenatamente nei vizi, e si allontanano dalle opere buone.

E così a commento di quel testo dei Proverbi [ Pr 24,10 ]: « Se ti avvilisci nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza », la Glossa [ ord. ] afferma: « Nulla è più esecrabile della disperazione: la quale toglie a chi la possiede la costanza nei travagli ordinari della vita, e peggio ancora nelle battaglie della fede ».

S. Isidoro [ De summo bono 2,14 ] poi insegna: « Commettere una colpa è la morte dell'anima, ma disperare è discendere all'inferno ».

Sono così risolte anche le obiezioni.

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