Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se la sedizione sia sempre un peccato mortale

Pare che la sedizione non sia sempre un peccato mortale.

Infatti:

1. La sedizione, come dice la Glossa già riferita [ a. prec. ], implica « un tumulto che prepara al combattimento ».

Ma combattere non sempre è peccato mortale, anzi, talora è giusto e lecito, come si è visto sopra [ q. 40, a. 1; q. 41, a. 1 ].

Perciò a maggior ragione può essere senza peccato mortale la sedizione.

2. La sedizione è una certa discordia, come si è detto [ a. prec., ad 3 ].

Ma la discordia può essere senza peccato mortale, e persino senza alcun peccato.

Quindi anche la sedizione.

3. Vengono lodati coloro che liberano il popolo da un potere tirannico.

Ma ciò non può essere fatto facilmente senza una divisione del popolo: poiché mentre una parte cerca di conservare il tiranno, l'altra cerca di scacciarlo.

Perciò la sedizione può essere fatta senza peccato.

In contrario:

L'Apostolo [ 2 Cor 12,20 ], fra le altre opere che sono peccati mortali, proibisce le sedizioni.

Quindi la sedizione è un peccato mortale.

Dimostrazione:

La sedizione, come si è detto [ a. prec. ], si contrappone all'unione di una collettività, cioè di un popolo, di una città, o di un regno.

Ora, S. Agostino [ De civ. Dei 2,21 ] fa notare che i sapienti considerano popolo « non tutto l'insieme di una collettività, ma il gruppo organizzato che nasce dal consenso a un'unica legge e a una comune utilità ».

È quindi evidente che l'unione contrastante con la sedizione è l'unione nella legge e nella comune utilità.

Per cui risulta chiaro che la sedizione si contrappone alla giustizia e al bene comune.

Essa quindi nel suo genere è un peccato mortale: e tanto più grave quanto più il bene comune, compromesso dalla sedizione, è superiore al bene privato, compromesso dalla rissa.

Però il peccato di sedizione va attribuito principalmente a coloro che promuovono la sommossa, i quali peccano in maniera gravissima.

In secondo luogo va poi attribuito a quelli che li seguono, turbando il bene comune.

Coloro che invece fanno loro resistenza, per difendere il bene comune, non devono essere chiamati sediziosi: come neppure sono detti rissosi quelli che difendono se stessi, come si è già notato [ q. 41, a. 1 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Il combattimento è lecito quando è affrontato per il bene comune, come sopra [ q. 40, a. 1 ] si è spiegato.

Invece la sedizione è contro il bene del popolo.

Perciò è sempre un peccato mortale.

2. La discordia su cose che non sono buone in modo evidente può anche essere senza peccato, ma non può esserlo se si tratta di cose evidentemente buone.

Ora, la sedizione è una discordia di questo genere, in quanto si oppone al benessere del popolo, che è un bene evidente.

3. Il regime tirannico non è giusto: poiché non è ordinato al bene comune, ma al bene personale di chi governa, come spiega il Filosofo [ Polit. 3,5 ].

Perciò scuotere tale regime non ha natura di sedizione; a meno che non si turbi talmente tale regime da procurare al popolo un danno maggiore di quello sofferto per il regime tirannico.

È invece piuttosto il tiranno che è sedizioso, provocando nel popolo sottoposto discordie e sedizioni per dominare con più sicurezza.

Infatti questo è un modo di agire tirannico, essendo ordinato al bene di chi comanda, con danno del popolo.

Indice