Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se tra le specie della prudenza ci sia anche la prudenza economica o domestica

Supra, q. 47, a. 11; q. 48; In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1, sol. 4; In 6 Ethic., lect. 7

Pare che tra le specie della prudenza non ci sia la prudenza economica, o domestica.

Infatti:

1. Come dice il Filosofo [ Ethic. 6,5 ], la prudenza è ordinata « a tutto il ben vivere ».

Invece l'economia è ordinata a un fine particolare, cioè alle ricchezze, come afferma ancora Aristotele [ Ethic. 1,1 ].

Quindi la prudenza economica non è una specie della prudenza.

2. Come si è detto [ q. 47, a. 13 ], la prudenza è solo dei buoni.

Invece l'economia può trovarsi anche nei cattivi: infatti molti peccatori sono accorti nel governo della famiglia.

Perciò l'abilità economica non va considerata una specie della prudenza.

3. Come in un regno si trova il principe e il suddito, così anche in una famiglia.

Se quindi l'economica fosse una specie della prudenza, come la politica, bisognerebbe distinguere una prudenza paterna, per analogia con quella regale.

Ma questa distinzione non viene fatta.

Quindi tra le specie della prudenza non si deve annoverare una prudenza economica.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 6,8 ] scrive che « di esse », cioè dei vari tipi di prudenza che riguardano il governo della collettività, « una si chiama economica, l'altra legislativa e l'altra politica ».

Dimostrazione:

La diversità nella ragione di oggetto secondo l'universale e il singolare, oppure secondo il tutto e la parte, basta a diversificare le arti e le virtù: e in base a questa diversità l'una è principale rispetto all'altra.

Ora, è evidente che la famiglia è qualcosa di mezzo tra la persona singola e la città, o il regno.

Come quindi la prudenza comunemente detta, fatta per governare un solo individuo, è distinta dalla prudenza politica, così è necessario che la prudenza economica, o domestica, sia distinta da entrambe.

Analisi delle obiezioni:

1. Le ricchezze non sono il fine ultimo della prudenza economica, o familiare, ma soltanto mezzi, come dice Aristotele [ Polit. 1,3 ].

Il fine ultimo della prudenza economica è invece tutto il ben vivere secondo la convivenza domestica.

Se quindi il Filosofo [ Ethic. 1,1 ] mette le ricchezze come fine della prudenza economica è solo per portare un esempio, con riferimento alla condotta di molti.

2. Certi peccatori possono essere accorti nel disporre di determinate cose, ma non nella bontà di tutta la vita familiare, in cui è indispensabile una condotta virtuosa.

3. In famiglia l'autorità del padre ha una certa somiglianza con quella del re, come nota Aristotele [ Ethic. 8,10 ]; tuttavia il padre non ha come il re un perfetto potere di governo.

E così non si parla di una prudenza paterna come di una specie distinta, al pari della prudenza regale.

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