Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se il dono del consiglio rimanga nella patria [ beata ]

In 3 Sent., d. 35, q. 2, a. 4, sol. 3

Pare che il dono del consiglio non rimanga nella patria [ beata ].

Infatti.

1. Il consiglio ha per oggetto le azioni da compiere in ordine al fine.

Ma nella patria non ci sarà da compiere nulla in ordine al fine, poiché là gli uomini hanno già raggiunto il fine ultimo.

Perciò nella patria beata non esiste il dono del consiglio.

2. Il consiglio implica un dubbio: come infatti dice il Filosofo [ Ethic. 3,3 ], è ridicolo consigliarsi o deliberare su cose evidenti.

Ma nella patria beata tutti i dubbi cadranno.

Quindi in essa non ci sarà il consiglio.

3. Nella patria i santi raggiungeranno la massima conformità con Dio, poiché sta scritto [ 1 Gv 3,2 ]: « Quando si sarà manifestato saremo simili a lui ».

Ora, a Dio non si addice il consiglio, come risulta da quelle parole di S. Paolo [ Rm 11,34 ]: « Chi mai è stato suo consigliere? ».

Quindi neppure ai santi esistenti nella patria beata si addice il dono del consiglio.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor 17,12 ] ha scritto: « Quando la colpa o la giustizia di ciascuna nazione è deferita al consiglio della corte celeste, allora l'angelo preposto a tale nazione è riconosciuto vincitore o meno nel combattimento ».

Dimostrazione:

I doni dello Spirito Santo hanno il compito, come si è detto [ a. 1; I-II, q. 68, a. 1 ], di far sì che la creatura razionale sia mossa da Dio.

Ora, riguardo alla mozione della mente umana da parte di Dio si devono considerare due cose.

Primo, che la disposizione di ciò che si muove è diversa nel momento in cui è in moto e allorché si trova nel suo termine.

E quando il motore è principio solo della mozione, cessato il moto cessa anche l'azione del motore sul soggetto, che ormai ha raggiunto il termine: come una casa, una volta fabbricata, non continua a essere edificata dal suo costruttore.

Quando invece il motore è causa non soltanto della mozione, ma anche della forma stessa che il moto tende a raggiungere, allora la sua azione non cessa neppure dopo il raggiungimento della forma: il sole infatti continua a illuminare l'aria anche dopo che l'ha resa luminosa.

Ora, Dio causa in noi la virtù e la conoscenza non solo quando le acquistiamo la prima volta, ma anche per tutto il tempo in cui perseveriamo in esse.

Ed è così che Dio causa nei beati la conoscenza delle azioni da compiere, non come per dissipare l'ignoranza, ma come per prolungare in essi la conoscenza di tali azioni.

Ci sono tuttavia delle cose che i beati, angeli o uomini, non conoscono, e che non sono essenziali alla beatitudine, ma riguardano il governo del mondo secondo la divina provvidenza.

E in rapporto a ciò si deve notare un'altra cosa, che cioè Dio muove diversamente l'anima dei beati e quella dei viatori.

Infatti l'anima dei viatori è mossa da Dio rispetto alle azioni da compiere per il fatto che viene a cessare in essi un precedente stato di dubbio e di ansietà.

Invece nell'anima dei beati, rispetto alle cose che non sanno, c'è la semplice nescienza, dalla quale, secondo Dionigi [ De eccl. hier. 6,3 ], vengono purificati anche gli angeli; in essi però non precede la ricerca del dubbio, ma un semplice sguardo verso Dio.

E questo significa consultare Dio: S. Agostino infatti [ De Gen. ad litt. 5,19.37 ] afferma che gli angeli « consultano Dio sulle realtà inferiori ».

Per cui anche l'informazione che ne ricevono viene chiamata consiglio.

Ed è in questo senso che il dono del consiglio si trova nei beati, in quanto cioè Dio conserva in essi la conoscenza di ciò che sanno, e in quanto sono illuminati su ciò che non sanno in rapporto alle azioni da compiere.

Analisi delle obiezioni:

1. Anche nei beati ci sono alcuni atti ordinati al fine: o in quanto derivanti dal conseguimento del fine, come la lode che essi rivolgono a Dio, oppure in quanto conducenti gli altri al fine che i beati stessi hanno raggiunto, come i ministeri degli angeli e le preghiere dei santi.

E in rapporto a queste azioni ha luogo in essi il dono del consiglio.

2. Il dubbio è implicito nel consiglio così come esso si trova nello stato della vita presente, ma non come si attua nella patria beata.

Come anche le virtù cardinali non hanno i medesimi atti nella patria e nella via.

3. Il consiglio non è in Dio come in chi lo riceve, ma come in colui che lo dona.

Ora, i santi si conformano a Dio nella patria come ciò che riceve si conforma a ciò da cui riceve l'influsso.

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