Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se l'accettazione di persone sia un peccato

In Rom., c. 2, lect. 2; In Gal., c. 2, lect. 2

Pare che l'accettazione di persone non sia un peccato.

Infatti:

1. Col termine persona si indica il valore di un uomo.

Ora, è compito proprio della giustizia distributiva considerare il valore delle persone.

Quindi l'accettazione delle persone non è un peccato.

2. Nei rapporti umani le persone valgono più delle cose: poiché le cose sono per le persone e non viceversa.

Ma fare accettazione di cose non è peccato.

Molto meno, quindi, lo sarà l'accettazione di persone.

3. In Dio non ci può essere alcuna iniquità, o peccato.

Ora, Dio fa delle parzialità: poiché talora di due uomini della stessa condizione uno lo attrae a sé con la sua grazia, e l'altro lo lascia nel peccato, secondo le parole evangeliche [ Mt 24,40 ]: « Due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato ».

Quindi la parzialità non è un peccato.

In contrario:

Nella legge divina non è proibito se non il peccato.

Ma la parzialità è espressamente proibita dal Deuteronomio [ Dt 1,17 ]: « Non avrete riguardi personali ».

Quindi l'accettazione di persone è un peccato.

Dimostrazione:

La parzialità, o accettazione di persone, si contrappone alla giustizia distributiva. Infatti la perequazione della giustizia distributiva consiste nel distribuire cose diverse a persone diverse secondo il loro valore personale.

Se quindi uno prende in considerazione le proprietà di una persona che la rendono meritevole di quanto le è dovuto, non si avrà un riguardo o un'accettazione per la persona, ma per la causa determinante: e così la Glossa [ interlin. e P. Lomb. ], a proposito dell'affermazione di S. Paolo [ Ef 6,9 ]: « In Dio non vi è accettazione di persone », afferma che « il giusto giudice guarda alle cause, non alle persone ».

Se uno, p. es., promovesse al dottorato una persona per la sua preparazione scientifica, si avrebbe riguardo alla giusta causa movente e non alla persona; se invece in colui al quale viene conferito qualcosa si riguardasse non il movente che rende proporzionato o dovuto tale conferimento, ma solo il fatto che si tratta di quel determinato individuo, cioè di Pietro o di Martino, allora si avrebbe un'accettazione di persona, poiché l'attribuzione sarebbe fatta semplicemente alla persona, e non per le cause o motivi che la rendono degna.

Ora, si riduce alla persona qualsiasi condizione che non costituisce un motivo per aver diritto a quella particolare donazione: si avrebbe p. es. accettazione di persone se si promovesse qualcuno a una prelatura o al magistero perché è ricco, oppure perché è un parente.

Ci sono tuttavia delle condizioni personali che rendono un individuo meritevole di una data cosa, ma non di un'altra: come la parentela può rendere una persona meritevole di accedere all'eredità di un patrimonio, non però al conferimento di una prelatura ecclesiastica.

E così una medesima qualità personale in rapporto a una certa cosa costituisce un'accettazione di persona, mentre in rapporto a un'altra non lo è.

È quindi evidente che la parzialità, o accettazione di persone, è in contrasto con la giustizia distributiva, per il fatto che non rispetta le debite proporzioni.

Ora, nulla all'infuori del peccato è in contrasto con la virtù.

Quindi l'accettazione di persone è un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella giustizia distributiva vengono considerate le qualità personali che costituiscono i moventi del valore o del merito.

Invece nell'accettazione di persona si considerano delle qualità personali che esulano, come si è detto [ nel corpo ], da tali moventi.

2. Le persone sono capaci e degne di ciò che viene loro distribuito in forza di determinate cose che rientrano nelle condizioni della persona: quindi tali condizioni vanno prese in considerazione quali cause immediate.

Quando invece si prende in considerazione la persona stessa, si considera come causa ciò che non è causa.

Sebbene quindi certe persone siano più meritevoli in senso assoluto, non lo sono tuttavia in quel caso particolare.

3. Esistono due tipi di donazione.

La prima appartiene alla giustizia, poiché con essa si dà a uno ciò che gli spetta.

E l'accettazione di persona riguarda questa donazione.

- C'è invece una seconda donazione che appartiene alla liberalità, poiché con essa si dà a uno ciò che non gli spetta.

E tale è appunto il conferimento dei doni della grazia, mediante i quali i peccatori sono attratti da Dio.

E in questa donazione non può aver luogo l'accettazione di persone: poiché ciascuno senza ingiustizia può dare del suo come vuole e a chi vuole, secondo quelle parole evangeliche [ Mt 20,14s ]: « Prendi il tuo e va'. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? ».

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