Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la maledizione sia un peccato più grave della maldicenza

Pare che la maledizione sia un peccato più grave della maldicenza.

Infatti:

1. La maledizione si presenta come una bestemmia, come è evidente nella lettera di S. Giuda [ Gd 9 ], dove si dice che « quando l'arcangelo Michele, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non ardì pronunziare una sentenza di bestemmia ».

E qui bestemmia, come spiega la Glossa [ interlin. ], sta per maledizione.

Ora, la bestemmia è un peccato più grave della maldicenza, o detrazione.

Quindi la maledizione è più grave della maldicenza.

2. Come sopra [ q. 73, a. 3 ] si è visto, l'omicidio è più grave della maldicenza.

Ma la maledizione, stando alle parole del Crisostomo [ In Mt hom. 19 ], sta alla pari con l'omicidio: « Quando tu dici a Dio: "Maledici costui, sprofonda la sua casa, distruggi tutti i suoi beni", non ti differenzi in nulla dall'omicida ».

Perciò la maledizione è più grave della maldicenza.

3. La causa di un fatto vale più del segno che lo esprime.

Ora, chi maledice causa il male col suo comando, mentre chi fa della maldicenza esprime soltanto un male già esistente.

Quindi colui che maledice pecca più gravemente del maldicente.

In contrario:

La maldicenza non può mai essere buona.

Invece la maledizione può essere buona o cattiva, come sopra [ a. 1 ] si è visto.

Quindi la maldicenza è più grave della maledizione.

Dimostrazione:

Come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 48, a. 5 ], il male è di due specie, cioè della colpa e della pena.

Ora il male della colpa, come si disse [ a. 6 ], è quello peggiore.

Per cui addossare al prossimo questo male è peggio che addossargli il male della pena: purché la cosa venga espressa nello stesso modo.

Ora, è proprio dell'insolente, del mormoratore, del maldicente e anche del derisore addossare al prossimo il male della colpa, mentre è proprio di colui che maledice l'addossargli il male della pena, e non il male della colpa, se non forse sotto l'aspetto di castigo.

Tuttavia il modo di esprimere la cosa è diverso.

Infatti i quattro peccati ricordati esprimono il male della colpa soltanto enunziandolo; invece con la maledizione il male della pena viene espresso con un comando, o con un desiderio.

Ora, l'enunciazione stessa della colpa è un peccato in quanto infligge sempre un danno al prossimo.

D'altra parte, a parità di condizioni, è più grave infliggere un danno che desiderarlo.

Perciò ordinariamente la maldicenza è un peccato più grave della semplice maledizione che esprime un desiderio.

Invece la maledizione che si esprime sotto forma di comando, avendo l'aspetto di causa, può essere un peccato più grave della maldicenza se vuole infliggere un danno più grave della denigrazione della fama, o più leggero se tale danno è minore.

E ciò va inteso considerando gli elementi essenziali e costitutivi di questi peccati.

Poiché si potrebbero considerare anche altri elementi accidentali, capaci di accrescere o di diminuire la loro gravità.

Analisi delle obiezioni:

1. La maledizione di una creatura in quanto creatura ricade su Dio, e quindi indirettamente ha natura di bestemmia; non così invece se una creatura è maledetta per le sue colpe.

E lo stesso si dica della maldicenza.

2. Come si è spiegato [ nel corpo; aa. 1,3 ], un certo tipo di maledizione include il desiderio del male altrui.

Se quindi colui che maledice vuole l'uccisione del prossimo, quanto al desiderio non differisce dall'omicida.

Però differisce da esso in quanto l'atto esterno aggiunge qualcosa alla [ semplice ] volizione.

3. Il terzo argomento vale per la maledizione che implica un comando.

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