Summa Teologica - II-II

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Se la religione si identifichi con la santità

Pare che la religione non si identifichi con la santità.

Infatti:

1. La religione è una virtù speciale, come si è dimostrato [ a. 4 ].

Invece la santità è una virtù generale: poiché, secondo Andronico [ De affect. ], « essa è una virtù che rende fedeli e osservanti di quanto è giusto nei riguardi di Dio ».

Quindi la santità non si identifica con la religione.

2. La santità, a quanto pare, implica l'idea di purezza: infatti Dionigi [ De div. nom. 4 ] insegna che « la santità è una purezza del tutto immacolata e perfetta, libera da ogni sozzura ».

Ora, la purezza rientra piuttosto nella temperanza, la quale esclude tutte le turpitudini della carne.

Siccome dunque la religione appartiene alla giustizia, è chiaro che la santità non si identifica con la religione.

3. Le cose che si contrappongono come parti di una divisione non possono identificarsi.

Ma in una delle enumerazioni ricordate delle parti della giustizia [ q. 80, ad 4 ], la santità è divisa dalla religione.

Quindi la santità e la religione non si identificano.

In contrario:

Sta scritto [ Lc 1,74 ]: « Serviamo il Signore in santità e giustizia ».

Ma servire Dio appartiene alla religione, come sopra [ a. 1, ad 3; a. 3, ad 2 ] si è notato.

Quindi la religione si identifica con la santità.

Dimostrazione:

Il termine santità implica due cose.

Prima di tutto la purezza: e a questo significato accenna il termine greco, poiché aghios significa senza terra.

In secondo luogo la stabilità: infatti presso gli antichi si denominavano sante quelle cose che erano difese dalle leggi perché non fossero violate; e si dice che una cosa è sancita per il fatto che è stabilita dalla legge.

D'altra parte anche presso i latini il termine santo può avere attinenza con la purezza, se si interpreta santo come « sanguine tinctus » [ spruzzato di sangue ]: « poiché in antico coloro che volevano purificarsi venivano spruzzati col sangue delle vittime », come scrive S. Isidoro [ Etym. 10 ].

Entrambi i significati dunque permettono di attribuire la santità a quanto si applica al culto di Dio: cosicché non soltanto le persone, ma anche il tempio, le suppellettili e ogni altra cosa del genere è santificata per il fatto che viene adibita al culto di Dio.

Perché infatti la mente si applichi a Dio è necessaria la purezza: poiché la mente umana viene insozzata quando si immerge nelle realtà inferiori, come si inquina qualsiasi cosa mescolandosi con elementi più vili: l'argento, ad es., quando si mescola col piombo.

Ora, è necessario che la mente umana si astragga dalle realtà inferiori per potersi unire alla realtà suprema.

Perciò l'anima non può applicarsi a Dio senza purezza.

Da cui le parole di S. Paolo [ Eb 12,14 ]: « Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore ».

- Perché un'anima si applichi a Dio si richiede inoltre la stabilità.

Infatti essa deve applicarsi a lui come al suo ultimo fine e al suo primo principio: ora, queste due cose devono essere immobili al massimo, secondo le parole dell'Apostolo [ Rm 8,38s ]: « Io sono persuaso che né morte né vita potranno separarci dall'amore di Dio ».

Così dunque la santità è la disposizione con la quale l'anima umana applica a Dio se stessa e i propri atti.

Essa quindi non differisce dalla religione in maniera essenziale, ma per una distinzione di ragione.

Si parla infatti di religione per gli atti che si riferiscono al servizio di Dio, specialmente per quelli attinenti al culto, come i sacrifici, le offerte e altre cose del genere, mentre si parla di santità non solo per queste cose, ma anche per tutti gli atti delle altre virtù che l'uomo riferisce a Dio, o per quelle opere buone con le quali si dispone al culto di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. La santità essenzialmente è una virtù specificamente distinta; e da questo lato si identifica in certo qual modo con la religione.

Presenta però una certa universalità in quanto ordina a Dio gli atti di tutte le virtù: come anche la giustizia legale è considerata una virtù generale in quanto ordina gli atti di tutte le virtù al bene comune.

2. La temperanza produce la purezza; essa però non ha l'aspetto di santità se non in quanto si riferisce a Dio.

Per cui S. Agostino [ De virg. 8 ], parlando della stessa verginità, affermava che « essa viene onorata non perché è verginità, ma perché è dedicata a Dio ».

3. La santità è distinta dalla religione per la differenza che abbiamo indicato; non si tratta però di una differenza reale, ma di ragione.

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