Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la disobbedienza sia il peccato più grave

Pare che la disobbedienza sia il peccato più grave.

Infatti:

1. Nella Scrittura [ 1 Sam 15,23 ] si legge: « Peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e idolatria l'insubordinazione ».

Ma l'idolatria è un peccato gravissimo, come sopra [ q. 94, a. 3 ] si è dimostrato.

Quindi la disobbedienza è il più grave dei peccati.

2. Sono contro lo Spirito Santo quei peccati che tolgono gli impedimenti al peccato, come si disse [ q. 14, a. 2 ].

Ora, con la disobbedienza si disprezza il precetto, che costituisce l'impedimento più efficace per ritrarre l'uomo dalla colpa.

Perciò la disobbedienza è un peccato contro lo Spirito Santo.

Quindi è il peccato più grave.

3. L'Apostolo [ Rm 5,19 ] afferma che « per la disobbedienza di uno solo molti sono stati costituiti peccatori ».

Ma la causa deve essere sempre superiore all'effetto.

Quindi la disobbedienza è un peccato più grave di tutti gli altri da essa causati.

In contrario:

Disprezzare chi comanda è più grave che disprezzare il comando.

Ora, certi peccati sono contro la persona stessa di chi comanda: come è evidente nel caso della bestemmia e dell'omicidio.

Quindi la disobbedienza non è il più grave dei peccati.

Dimostrazione:

Le disobbedienze non sono tutte della stessa gravità. Infatti l'una può essere più grave dell'altra sotto due punti di vista.

Primo, in rapporto a chi comanda.

Sebbene infatti l'uomo sia tenuto a ubbidire con ogni cura a qualsiasi autorità, tuttavia è più tenuto a ubbidire all'autorità superiore che alle inferiori.

E ciò appare dal fatto che il comando dei subalterni va trascurato se è in contrasto con quello dell'autorità superiore.

Per cui quanto maggiore è l'autorità di chi comanda, tanto più grave è la disobbedienza.

E così disobbedire a Dio è un peccato più grave che disobbedire a un uomo.

Secondo, in rapporto alle cose comandate.

Infatti chi comanda non dà la stessa importanza a tutte le cose che comanda: poiché chiunque vuole maggiormente il fine, e i mezzi più vicini al fine.

Perciò la disobbedienza è tanto più grave quanto più il comando trasgredito sta a cuore a colui che comanda.

- Ora, per i precetti o comandi di Dio è evidente che la disobbedienza è tanto più grave quanto più grande è il bene a cui il comando si riferisce.

Siccome infatti per se stessa la volontà di Dio ha di mira il bene, più questo è grande, più Dio ne vuole l'adempimento.

Perciò chi disubbidisce al precetto dell'amore verso Dio pecca più gravemente di chi disubbidisce al precetto dell'amore verso il prossimo.

Invece la volontà dell'uomo non sempre è maggiormente portata verso il bene più grande.

Perciò quando l'obbligo nasce dal solo precetto dell'uomo, un peccato non è più grave per il fatto che si tralascia un bene più grande, ma per il fatto che si tralasciano cose che stanno più a cuore a chi comanda.

Così dunque la gravità dei peccati si misura in base al grado della disobbedienza.

Infatti la disobbedienza con cui si trasgredisce un precetto di Dio, per la natura stessa della disobbedienza è un peccato più grave di quello che si commette contro un uomo, a prescindere dalla disobbedienza fatta a Dio ( dico questo perché chi pecca contro il prossimo agisce anche contro il comando di Dio ).

Se poi uno trasgredisce il comando di Dio nelle cose più importanti, il peccato è ancora più grave.

- Inoltre la disobbedienza con la quale si disprezza il precetto di un uomo è un peccato più leggero di quello con cui si disprezza colui che lo impone: poiché il rispetto per il comando deve derivare dal rispetto verso chi lo impone.

Parimenti il peccato che in maniera diretta rientra nel disprezzo di Dio, come la bestemmia o altre cose del genere, anche astraendo dalla disobbedienza è più grave di quello con cui si disprezza solo il comando di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. Il paragone usato da Samuele non è impostato sull'uguaglianza, ma su una certa analogia: poiché la disobbedienza, sebbene in un grado minore, si riduce a un disprezzo di Dio come l'idolatria.

2. È peccato contro lo Spirito Santo non qualsiasi disobbedienza, ma quella soltanto che è accompagnata dall'ostinazione.

Infatti il peccato contro lo Spirito Santo non è costituito dal disprezzo verso qualunque cosa che possa impedire il peccato: altrimenti il disprezzo di un bene qualsiasi sarebbe un peccato contro lo Spirito Santo, poiché qualsiasi bene può ritrarre un uomo dal peccato.

Il peccato contro lo Spirito Santo è invece costituito dal disprezzo di quei beni che direttamente portano alla penitenza e alla remissione dei peccati.

3. La colpa del nostro progenitore, dalla quale derivò il peccato in tutti gli uomini, non fu un peccato specifico di disobbedienza, ma di superbia, la quale spinse l'uomo alla ribellione.

Perciò l'Apostolo in quel testo parla della disobbedienza in senso generico, in quanto si estende a tutti i peccati.

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