Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la virtù della veracità inclini a diminuire

In 4 Ethic., lect. 15

Pare che la virtù della veracità non inclini a diminuire.

Infatti:

1. Come si incorre nella falsità esagerando, così vi si incorre anche diminuendo: come dire che quattro cose sono cinque non è più falso che dire che sono tre.

Ora, secondo il Filosofo [ Ethic. 4,7 ], « ogni falsità è cattiva e va rifuggita ».

Quindi la virtù della veracità non inclina più a diminuire che a esagerare.

2. Che una virtù inclini maggiormente verso l'uno degli estremi opposti dipende dal fatto che il giusto mezzo di essa è più vicino all'uno che all'altro: come la fortezza è più vicina all'audacia che alla timidezza.

Ma il giusto mezzo della veracità, o verità, non può essere più vicino a un estremo che al suo opposto poiché, consistendo la verità in un'adeguazione, il suo giusto mezzo si riduce a un punto indivisibile.

Non è quindi vero che la veracità inclina piuttosto a diminuire.

3. Chi sminuisce si allontana dalla verità negandola, chi invece esagera aggiunge ad essa qualcosa.

Ma è più incompatibile con la verità il negarla che l'aggiungervi qualcosa: poiché una verità non coesiste con la negazione della verità, mentre può coesistere con delle aggiunte.

Quindi la veracità deve inclinare più a esagerare che a diminuire.

In contrario:

Il Filosofo [ l. cit. ] afferma che con questa virtù l'uomo « propende piuttosto ad attenuare la verità ».

Dimostrazione:

La propensione a sminuire la verità può prodursi in due modi.

Primo, mediante l'affermazione: p. es. quando uno, nel suo dire, non manifesta tutto il bene che è in lui, cioè il sapere, la santità, ecc.

E ciò può essere fatto senza pregiudizio della verità, poiché nel più c'è anche il meno.

Ed è in questo senso che la veracità inclina piuttosto a diminuire.

Ciò infatti, come dice il Filosofo [ ib. ], « Pare più prudente, poiché le esagerazioni sono insopportabili ».

Sicché coloro che esagerano i propri meriti sono insopportabili agli altri, sui quali paiono voler sovrastare, mentre quelli che dicono meno di ciò che valgono sono graditi, per la loro condiscendenza e modestia nei riguardi del prossimo.

E così si spiegano le parole di S. Paolo [ 2 Cor 12,6 ]: « Se volessi vantarmi, non sarei insensato perché direi solo la verità.

Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me ».

Secondo, uno può inclinare alla diminuzione mediante la negazione: cioè negando di essere ciò che è.

E ciò esula dalla virtù della veracità: poiché in questo modo si incorre nella falsità.

- Tuttavia ciò sarebbe meno ripugnante alla virtù: non in rapporto alla veracità come tale, ma in rapporto alla prudenza, che va salvaguardata in tutte le virtù.

Infatti alla prudenza ripugna maggiormente il ritenere o il presumere di avere ciò che non si ha, essendo ciò più pericoloso e insopportabile per gli altri, che non il pensare o dire di non avere ciò che si ha.

Sono così risolte anche le obiezioni.

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