Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la fortezza si eserciti propriamente nei pericoli di morte dovuti alla guerra

In 3 Ethic., lect. 14

Pare che la fortezza non si eserciti propriamente nei pericoli di morte dovuti alla guerra.

Infatti:

1. La virtù per cui principalmente sono lodati i martiri è la fortezza.

Ma i martiri non sono lodati per delle gesta guerresche.

Quindi la fortezza non si esercita propriamente nei pericoli di morte che si incontrano in guerra.

2. S. Ambrogio [ De off. 1,35 ] afferma che « la fortezza si divide in fatti guerreschi e domestici ».

E anche Cicerone [ De off. 1,22 ] ha scritto: « Sebbene molti pensino che le imprese di guerra siano superiori alle imprese civili, tale opinione va corretta: se vogliamo giudicare con verità, dobbiamo ritenere che ci furono molte imprese civili superiori a quelle guerresche ».

Ora, la fortezza più eccellente si esercita nelle imprese più importanti.

Quindi la fortezza non si esercita specialmente di fronte alla morte sul campo di battaglia.

3. La guerra è ordinata a conservare la pace temporale dello stato: dice infatti S. Agostino [ De civ. Dei 19,12 ] che « le guerre si fanno per conseguire la pace ».

Ora, non pare giusto che uno si esponga a dei pericoli di morte per la pace temporale dello stato: poiché tale pace è occasione di molte sregolatezze.

Quindi la virtù della fortezza non va esercitata nei pericoli di morte che capitano in guerra.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 3,6 ] insegna che la fortezza si esercita soprattutto di fronte alla morte in combattimento.

Dimostrazione:

La fortezza, come si è visto [ a. prec. ], rende fermo l'animo umano di fronte ai più gravi pericoli, che sono i pericoli di morte.

Ma essendo essa una virtù, e come tale dovendo sempre tendere al bene, è chiaro che se l'uomo forte non indietreggia di fronte ai pericoli mortali, è al fine di raggiungere un bene.

Ora, i pericoli di morte dovuti alle malattie, a una tempesta di mare, all'incursione di briganti o ad altre cause del genere non incombono su una persona perché questa tenta di conseguire un bene.

Invece i pericoli di morte ai quali uno è esposto in guerra minacciano direttamente l'uomo a motivo di un bene: cioè per il fatto che egli difende in una guerra giusta il bene comune.

- Ora, ci sono due tipi di guerra giusta.

Primo, la guerra collettiva, nella quale si combatte in campo di battaglia.

Secondo, la guerra privata, o particolare: p. es. quando un giudice, o anche una persona privata, non abbandona la sentenza giusta per il timore della spada o di qualsiasi altro pericolo, per quanto mortale.

Perciò la fortezza ha il compito di dare fermezza d'animo non solo contro i pericoli di morte che minacciano in una guerra collettiva, ma anche contro quelli che minacciano in un combattimento privato, che possiamo chiamare col termine generico di guerra.

E in questo senso dobbiamo riconoscere che la fortezza si esercita propriamente nei pericoli di morte dovuti alla guerra.

Tuttavia i forti sanno affrontare anche i pericoli di morte di qualsiasi altro genere; specialmente se pensiamo che si può affrontare per la virtù qualsiasi genere di morte: come quando uno non rifiuta l'assistenza a un amico infermo per paura di un contagio mortale, oppure quando non si astiene dal mettersi in viaggio per delle opere pie per paura del naufragio o dei briganti.

Analisi delle obiezioni:

1. I martiri sostengono dei combattimenti personali per il sommo bene che è Dio, per cui la loro fortezza è esaltata sopra ogni altra.

Né essa è diversa dalla fortezza relativa ai pericoli della guerra.

Dei martiri infatti si dice [ Eb 11,34 ] che « divennero forti in guerra ».

2. Le imprese domestiche o civili si contrappongono a quelle collettive.

Tuttavia anche nelle vicende domestiche o civili possono verificarsi dei pericoli di morte a motivo di certe ostilità, che sono come delle guerre particolari.

Quindi anche in esse si può esercitare la fortezza in senso proprio.

3. La pace dello stato di per sé è una cosa buona, e non è resa cattiva dal fatto che alcuni ne abusano.

Infatti ci sono molti altri che ne usano bene; e d'altra parte con essa si evitano omicidi e sacrilegi, cioè mali assai peggiori di quelli a cui essa può dare occasione, e che appartengono soprattutto ai vizi della carne.

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