Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se l'ambizione sia un peccato

In 1 Cor., c. 13, lect. 2

Pare che l'ambizione non sia un peccato.

Infatti:

1. L'ambizione dice brama di onori.

Ma l'onore di per sé è un bene, e il massimo dei beni esterni: per cui è degno di biasimo chi non si cura dell'onore.

Quindi l'ambizione non è un peccato, ma piuttosto qualcosa di lodevole, essendo lodevole desiderare il bene.

2. Non è peccaminoso desiderare ciò che è dovuto per premio.

Ma « l'onore è il premio della virtù », come dice il Filosofo [ Ethic. 1,12; 8,14 ].

Perciò l'ambizione degli onori non è un peccato.

3. Ciò che incita al bene e ritrae dal male non è un peccato.

Ma l'onore spinge gli uomini a fare il bene e a evitare il male: infatti Aristotele [ Ethic. 3,8 ] scrive che « i popoli più coraggiosi sono quelli presso i quali i vili sono disonorati, e i forti onorati »; e Cicerone [ Tusc. disp. 1,2 ] afferma che « l'onore fomenta le arti ».

Quindi l'ambizione non è un peccato.

In contrario:

S. Paolo [ 1 Cor 13,5 ] scrive che « la carità non è ambiziosa e non cerca il proprio interesse ».

Ora, alla carità ripugna solo il peccato.

Quindi l'ambizione è un peccato.

Dimostrazione:

L'onore, come si è detto [ q. 103, aa. 1,2 ], implica una prestazione di rispetto verso qualcuno a testimonianza della sua eccellenza.

Ma riguardo all'eccellenza dell'uomo si devono considerare due fatti.

Primo, che il bene per cui eccelle l'uomo non lo ha da se stesso, ma è come un dono di Dio in lui.

Quindi l'onore principalmente non è dovuto a lui, ma a Dio.

- Secondo, si deve tener presente che le doti per cui uno eccelle sono date da Dio per il bene degli altri.

Per cui la stima e l'onore che un uomo riceve per la sua eccellenza in tanto devono piacergli in quanto gli preparano la via per giovare agli altri.

Quindi la brama dell'onore può essere disordinata in tre modi.

Primo, perché si bramano gli attestati di un'eccellenza che non si possiede: il che equivale a cercare onori sproporzionati.

Secondo, perché si cerca il proprio onore senza riferirlo a Dio.

Terzo, perché uno si limita a bramare il proprio onore senza ordinarlo al bene degli altri.

E siccome l'ambizione non è altro che una brama disordinata dell'onore, è chiaro che l'ambizione è sempre un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. Il desiderio del bene deve essere regolato dalla ragione; se invece ne trasgredisce le norme è peccaminoso.

E in questo modo è peccaminoso desiderare gli onori senza conformarsi alla ragione.

Quelli invece che non si curano dell'onore come la ragione esige vengono rimproverati per il fatto che non evitano quelle cose che compromettono l'onore.

2. L'onore non è il premio della virtù dalla parte della persona virtuosa, la quale non deve cercarlo come suo premio, dovendo invece mirare alla beatitudine, che è il vero fine della virtù.

Si dice invece che esso è il premio della virtù dalla parte degli altri, che non hanno nulla di meglio da offrire al virtuoso che l'onore, il quale deve la sua grandezza all'essere il riconoscimento della virtù.

Per cui è evidente che esso « non ne è il premio adeguato », come nota il Filosofo [ Ethic. 4,3 ].

3. Il desiderio dell'onore, come quando è debitamente regolato spinge al bene e ritrae dal male, così quando è disordinato può essere l'occasione per compiere molti mali, quando cioè uno non bada alla maniera di acquistare l'onore, ma lo vuole ottenere a qualunque costo.

Per cui Sallustio [ Catilin. 11 ] afferma che « sia i buoni che gli inetti desiderano la gloria, l'onore e il comando: ma i primi, cioè i buoni, usano la via giusta, mentre i secondi, cioè gli inetti, in quanto privi di capacità, cercano queste cose con gli inganni e i raggiri ».

- E tuttavia quelli che fanno il bene o evitano il male solo in vista dell'onore non sono virtuosi, come fa osservare il Filosofo nell'Etica [ 3,8 ], là dove dice che non sono veramente forti quelli che compiono prodezze per l'onore.

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