Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 3 - Se la materia propria della magnificenza siano le grandi spese

In 4 Sent., d. 33, q. 3, a. 2; In 4 Ethic., lect. 6

Pare che la materia propria della magnificenza non siano le grandi spese.

Infatti:

1. La stessa materia non può essere oggetto di due virtù.

Ora, le spese eccezionali sono la materia della liberalità, come sopra [ q. 117, a. 2 ] si è visto.

Quindi la magnificenza non ha per oggetto le grandi spese.

2. Secondo il Filosofo [ Ethic. 4,2 ] « tutti i magnifici sono liberali ».

Ma la liberalità si occupa più dei donativi che delle spese.

Perciò anche la magnificenza non si occupa tanto delle grandi spese, quanto piuttosto dei donativi.

3. È proprio della magnificenza compiere qualche opera esterna.

Ma non sempre con le grandi spese si fanno delle opere esterne: come ad es. quando uno spende molto nel mandare dei regali.

Quindi le grandi spese non sono la materia propria della magnificenza.

4. Le grandi spese non le possono fare che i ricchi. Invece le virtù le possono avere tutti, anche i poveri: poiché le virtù non hanno bisogno dei beni di fortuna, ma bastano a se stesse, come dice Seneca [ De ira 1,9 ].

Quindi la magnificenza non riguarda le grandi spese.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 4,2 ] scrive che « la magnificenza non si estende come la liberalità a tutti gli atti relativi alle ricchezze, ma solo a quelli relativi alle spese, nelle quali supera in grandezza la liberalità ».

Dunque essa riguarda solo le grandi spese.

Dimostrazione:

È proprio della magnificenza tendere al compimento di opere grandi, come si è detto [ a. 2 ].

Ma per fare convenientemente una grande opera si richiedono spese proporzionate: poiché non si possono fare grandi cose se non mediante grandi spese.

È quindi proprio della magnificenza fare delle grandi spese per la conveniente esecuzione di grandi opere.

Il Filosofo [ ib. ] infatti scrive che « il magnifico con una spesa uguale », cioè proporzionata, « renderà l'opera più magnifica ».

Ora, la spesa è un versamento di danaro che potrebbe essere impedito da un amore eccessivo per le ricchezze.

Quindi possono dirsi materia della magnificenza sia le spese, di cui il magnifico si serve per compiere grandi opere, sia il danaro di cui si serve nelle sue grandi spese, sia infine l'amore del danaro, amore che egli modera per non impedire tali grandi spese.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è già notato [ q. 129, a. 2 ], le virtù che riguardano le cose esterne incontrano una prima obiezioni nella natura dell'opera virtuosa da compiere, e una seconda obiezioni nella sua grandezza.

Per questo il danaro e il suo uso richiedono due virtù, cioè la liberalità per l'uso ordinario, e la magnificenza per l'uso di grandi somme.

2. L'uso del danaro appartiene al liberale e al magnifico in maniera diversa.

Infatti esso spetta alla liberalità in quanto deriva da un affetto ben ordinato verso le ricchezze.

Per cui tutti gli usi legittimi del danaro, sia nei regali che nelle spese, resi possibili dalla moderazione nell'amarlo, appartengono alla liberalità. Invece l'uso del danaro in ordine a un'opera grande da compiersi appartiene alla magnificenza.

E tale uso non può essere altro che la spesa.

3. Anche il magnifico, come dice Aristotele [ Ethic. 4,2 ], offre doni, o regali; ma non sotto la forma di regali, bensì sotto la forma di spese ordinate a compiere opere esterne, quali ad es. l'onorare una persona o promuovere il decoro di tutta la città, compiendo cose « che stanno a cuore a tutta la collettività ».

4. L'atto principale di ogni virtù è la scelta interiore [ della volontà ], che si può avere sempre anche senza i beni di fortuna.

E così anche il povero può essere magnifico.

Ma per gli atti esterni di [ certe ] virtù si richiedono, quasi come strumenti, i beni di fortuna.

E sotto questo aspetto il povero non può compiere atti esterni di magnificenza in cose grandi in modo assoluto, ma può farlo tutt'al più in cose che, sebbene piccole in se stesse, possono tuttavia essere compiute con magnificenza secondo la proporzione del loro genere: come infatti nota il Filosofo [ Praed. 5 ], « piccolo » e « grande » sono termini relativi.

Indice