Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se nella legge divina siano ben formulati i precetti riguardanti le virtù annesse alla fortezza

Pare che nella legge divina non siano ben formulati i precetti riguardanti le virtù annesse alla fortezza.

Infatti:

1. La magnificenza e la magnanimità, secondo le spiegazioni date [ q. 128 ], sono virtù annesse alla fortezza come la pazienza e la perseveranza.

Ma nella legge di Dio ci sono dei precetti relativi alla pazienza e alla perseveranza.

Quindi per gli stessi motivi si dovevano dare dei precetti sulla magnificenza e sulla magnanimità.

2. La pazienza è una virtù sommamente necessaria, essendo essa, secondo S. Gregorio [ In Evang. hom. 35 ], « la custode delle altre virtù ».

Ora, sulle altre virtù sono dati dei precetti incondizionati.

Perciò non si dovevano dare sulla pazienza dei precetti da intendersi solo come « predisposizioni d'animo », secondo l'espressione di S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,19.56 ]

3. La pazienza e la perseveranza sono parti potenziali della fortezza, come si è visto sopra [ q. 128; q. 136, a. 4; q. 137, a. 2 ].

Ora, sulla fortezza non si danno precetti affermativi, ma solo negativi, come si è ricordato [ a. prec., ad 2 ].

Quindi anche sulla pazienza e sulla perseveranza non si dovevano dare dei precetti affermativi, ma solo negativi.

In contrario:

I testi della Sacra Scrittura insegnano diversamente.

Dimostrazione:

La legge di Dio istruisce perfettamente l'uomo sulle cose necessarie al ben vivere.

Ora, per vivere onestamente l'uomo ha bisogno non solo delle virtù principali, ma anche di quelle annesse e secondarie.

Perciò, come è giusto che nella legge divina vi siano dei precetti riguardanti gli atti delle virtù principali, così è giusto che ve ne siano anche di quelli riguardanti gli atti delle virtù annesse e secondarie.

Analisi delle obiezioni:

1. La magnificenza e la magnanimità appartengono alla fortezza solo perché nella loro materia mirano a un'eccellenza di grandezza.

Ora le cose eccellenti, o straordinarie, sono materia più dei consigli di perfezione che dei precetti.

Non era quindi giusto dare dei precetti relativi alla magnificenza e alla magnanimità, ma solo dei consigli.

Invece i dolori e le fatiche della vita presente appartengono alla pazienza e alla perseveranza non in quanto sono particolarmente gravi, ma per il loro stesso genere.

Per questo si dovevano dare dei precetti sulla pazienza e sulla perseveranza.

2. I precetti affermativi, come si è visto sopra [ q. 3, a. 2; I-II, q. 71, a. 5, ad 3; q. 100, a. 10 ], sebbene obblighino sempre, tuttavia non obbligano ad agire in tutti i momenti, ma a tempo e luogo.

Come quindi i precetti affermativi riguardanti le altre virtù vanno intesi come predisposizioni d'animo, cioè nel senso che obbligano a prepararsi ad agire quando occorre, così allo stesso modo obbligano anche i precetti relativi alla pazienza.

3. La fortezza, in quanto si distingue dalla pazienza e dalla perseveranza, ha per oggetto i pericoli più gravi; ora, in questi bisogna agire con più cautela, per cui non è opportuno determinare nei particolari il da farsi.

Invece la pazienza e la perseveranza hanno per oggetto sofferenze e travagli più ordinari.

Perciò a loro riguardo si può con maggior sicurezza determinare il da farsi, specialmente in generale.

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