Summa Teologica - II-II

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Articolo 7 - Se la temperanza sia una virtù cardinale

I-II, q. 67, aa. 2, 3; In 3 Sent., d. 33, q. 2, a. 1, sol. 3, 4; De Virt., q. 1, a. 12, ad 26; q. 5, a. 1

Pare che la temperanza non sia una virtù cardinale.

Infatti:

1. Il bene delle virtù morali dipende dalla ragione.

Ma la temperanza ha per oggetto ciò che è più distante dalla ragione, cioè i piaceri che sono comuni a noi e agli animali bruti, come nota Aristotele [ Ethic. 3,10 ].

Quindi la temperanza non è una delle virtù principali.

2. Più una cosa è impetuosa, più è difficile a frenarsi.

Ma l'ira, che è tenuta a freno dalla mansuetudine, è più impetuosa della concupiscenza, che è tenuta a freno dalla temperanza; nei Proverbi [ Pr 27,4 ] infatti si legge: « La collera è crudele, l'ira è impetuosa; e chi potrà reggere all'impeto di un uomo concitato? ».

Quindi la mansuetudine è una virtù più importante della temperanza.

3. La speranza è una passione dell'anima superiore al desiderio, o concupiscenza, come sopra [ I-II, q. 25, a. 4 ] si è detto.

Ora, la presunzione della speranza smodata è tenuta a freno dall'umiltà.

Quindi l'umiltà è una virtù più importante della temperanza, che tiene a freno la concupiscenza.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 2,49 ] enumera la temperanza fra le virtù cardinali.

Dimostrazione:

Come si è già notato [ q. 123, a. 11; I-II, q. 61, aa. 3,4 ], si dice principale, o cardinale, quella virtù che emerge per qualcuno dei requisiti che sono comuni a tutte le virtù.

Ora la moderazione, che è un requisito di ogni virtù, è particolarmente lodevole nei piaceri del tatto, oggetto della temperanza: sia perché tali piaceri sono più naturali per noi, e quindi è più difficile astenersene e tenere a freno la loro brama, sia perché i loro oggetti sono più necessari alla vita presente, come si è già rilevato [ aa. 4,5 ].

Quindi la temperanza è una virtù principale, o cardinale.

Analisi delle obiezioni:

1. La virtù di una causa agente mostra di essere tanto maggiore quanto più lontano giunge la sua operazione.

Quindi la potenza della ragione si rivela più grande per il fatto che può moderare anche le concupiscenze e i piaceri da essa più lontani.

E così questo fatto mostra la superiorità della temperanza.

2. L'impeto dell'ira viene causato da qualcosa di occasionale, p. es. da un urto doloroso: per cui passa presto, sebbene abbia una grande veemenza.

Invece l'impulso della concupiscenza relativa ai piaceri del tatto deriva da una causa naturale, e quindi è più insistente e più comune.

Perciò il frenarlo è compito di una virtù più importante.

3. Ciò che forma l'oggetto della speranza è superiore all'oggetto della concupiscenza, per cui la speranza è considerata la passione principale dell'irascibile.

Ma le cose che costituiscono l'oggetto della concupiscenza e dei piaceri del tatto muovono maggiormente l'appetito, essendo più naturali.

Perciò la temperanza, che pone la misura in queste cose, è una virtù principale.

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