Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se l'uomo si vergogni soprattutto di fronte ai propri familiari

Pare che l'uomo non si vergogni soprattutto di fronte ai propri familiari.

Infatti:

1. Aristotele [ Reth. 2,6 ] afferma che « gli uomini si vergognano specialmente di fronte a quelli dai quali vogliono essere ammirati ».

Ora, l'uomo cerca questa ammirazione specialmente dai migliori, che spesso non sono tra i propri familiari.

Quindi l'uomo non si vergogna soprattutto di fronte alle persone più intime.

2. I familiari più stretti sono quelli che agiscono come noi.

Ma l'uomo non si vergogna del suo peccato di fronte a quelli che conosce soggetti alla medesima colpa: poiché, come dice Aristotele [ ib. ], « quello che uno fa non può vietarlo agli altri ».

Quindi non è di fronte ai suoi familiari che l'uomo sente maggiore vergogna.

3. Il Filosofo [ ib. ] afferma che « ci si vergogna maggiormente di fronte a coloro che propalano a molti ciò che sanno, come i canzonatori e i novellieri ».

Ora, le persone più intime non sono solite propalare i difetti.

Perciò non è di fronte ad esse che si ha maggiore vergogna.

4. Il Filosofo [ ib. ] aggiunge che ci si vergogna soprattutto di fronte a quelli davanti ai quali non si è mai sbagliato; e di fronte a coloro da cui si cercano per la prima volta favori e amicizia ».

Ma costoro non sono fra gli intimi.

Quindi l'uomo non si vergogna soprattutto di fronte ai propri congiunti più intimi.

In contrario:

Aristotele [ ib. ] afferma che « gli uomini si vergognano soprattutto di fronte a coloro con cui devono convivere ».

Dimostrazione:

Essendo il disprezzo il contrario dell'onore, come l'onore implica una testimonianza resa al valore di una persona, e specialmente alla sua virtù, così la disistima, che è oggetto della vergogna, implica una testimonianza resa alla sua miseria, e specialmente alle sue colpe.

Perciò quanto più la testimonianza di una persona è considerata di maggior peso, tanto maggiore è la vergogna di fronte ad essa.

Ora, una testimonianza può essere considerata di maggior peso o per la sua certezza, o per i suoi effetti.

La certezza poi di una testimonianza dipende da due elementi.

Primo, dalla rettitudine del giudizio, ed è il caso dei sapienti e dei virtuosi, dai quali l'uomo desidera maggiormente di essere onorato, e di fronte ai quali più si vergogna.

E per questo nessuno si vergogna di fronte ai bambini e alle bestie, dato che mancano di discernimento.

- Secondo, dal grado di conoscenza delle persone che possono dare testimonianza: poiché « ognuno giudica bene ciò che conosce » [ Arist., Ethic. 1,2 ].

E per questo motivo ci vergogniamo maggiormente di fronte ai nostri familiari, che conoscono meglio le nostre cose.

Invece non ci vergogniamo in alcun modo di fronte a gente forestiera e del tutto ignota, che non sa nulla di noi.

Per i suoi effetti poi una testimonianza è di gran peso per l'utilità o per il danno che arreca.

E così gli uomini desiderano di essere onorati soprattutto da quelli che li possono aiutare, e si vergognano soprattutto di fronte a quelli che possono loro nuocere.

Ed è anche questo un motivo per cui si ha più vergogna di fronte ai familiari con i quali si deve continuamente convivere: poiché ne può derivare un danno continuato.

Invece la disistima dei forestieri e della gente di passaggio è transitoria.

Analisi delle obiezioni:

1. È quasi identico il motivo per cui ci vergogniamo soprattutto di fronte alle persone di valore e di fronte ai nostri familiari.

Poiché come la testimonianza delle prime è ritenuta più valida per la loro conoscenza universale delle cose e per la loro aderenza alla verità, così la testimonianza dei familiari ha un valore più forte inquantoché essi conoscono meglio i particolari che ci riguardano.

2. Di quelli che sono simili a noi per affinità di peccati non temiamo la testimonianza inquantoché riteniamo che essi non considerino la nostra miseria come qualcosa di turpe.

3. Ci vergogniamo di fronte ai propalatori per il danno che ce ne deriva, cioè per la diffamazione.

4. Ci vergogniamo molto anche di fronte a quelli tra i quali non abbiamo mai fatto nulla di male per il danno che ne segue: cioè perché così perdiamo la buona opinione che essi hanno di noi.

E anche perché i contrari paiono maggiori quando vengono avvicinati tra loro: cosicché quando uno conosce improvvisamente qualcosa di turpe in una persona che stimava onesta, lo considera anche più turpe.

- Ci vergogniamo poi particolarmente anche di fronte a quelli da cui ci attendiamo qualcosa di nuovo o di cui vogliamo iniziare a essere amici per il danno che ne deriva, cioè perché viene compromesso il loro favore e ostacolata la loro amicizia.

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