Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se le specie del peccato di gola siano enumerate convenientemente

I-II, q. 72, a. 9; De Malo, q. 14, a. 2

Pare che le specie del peccato di gola non siano enumerate convenientemente da S. Gregorio [ Mor. 30,18 ], il quale ha scritto: « In cinque modi ci tenta il vizio della gola: ci fa anticipare il pasto prima del bisogno; ricerca cibi squisiti; li fa preparare con raffinatezza; talora passa i limiti della quantità richiesta; qualche volta pecca per la voracità di una brama insaziabile ».

E il tutto è racchiuso in questi termini: « Prima del tempo, lussuosamente, eccessivamente, voracemente, con raffinatezza ».

Infatti:

1. Queste cose sono tra loro distinte in base a delle circostanze.

Ma le circostanze, essendo accidenti, non danno una diversità di specie.

Quindi le specie del peccato di gola non sono distinte in questo modo.

2. Il luogo è una circostanza, non meno del tempo.

Se quindi il tempo determina una specie del vizio della gola, vi devono essere delle specie anche secondo il luogo e le altre circostanze.

3. Anche le altre virtù morali devono badare alle circostanze come la temperanza.

Ma nei vizi contrari alle altre virtù morali le specie non vengono distinte secondo le varie circostanze.

Quindi neppure nel vizio della gola.

In contrario:

Sta il passo citato di S. Gregorio.

Dimostrazione:

La gola indica la concupiscenza disordinata nel mangiare, come si è detto [ a. 1 ].

Ora, qui si possono considerare due cose: il cibo che viene mangiato e l'atto del mangiare.

Perciò due possono essere i disordini di tale concupiscenza.

Il primo riguarda il cibo stesso che viene preso.

E allora rispetto al valore del cibo si cercano cibi lauti, ovvero di lusso, e rispetto alla qualità cibi preparati con troppa accuratezza, cioè con raffinatezza; invece rispetto alla quantità si eccede mangiando il superfluo.

- Il secondo disordine riguarda invece l'atto medesimo del cibarsi: e si eccede o anticipando il tempo debito, cioè prima del tempo, oppure non osservando il debito modo, ossia con voracità.

- Invece S. Isidoro [ Sent. 2,42 ] abbina i due primi eccessi, dicendo che il goloso esagera nel mangiare per « la qualità, la quantità, il modo e il tempo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il disordine relativo alle varie circostanze produce nel vizio della gola una diversità di specie per la diversità dei motivi, che danno origine a una diversità di specie in campo morale.

In chi cerca ad es. cibi di lusso, la concupiscenza è eccitata dalla specie stessa del cibo; invece in chi mangia prima del tempo il disordine sta nell'impazienza, e così via.

2. Il luogo e le altre circostanze non offrono un motivo che nell'uso dei cibi possa costituire una specie particolare del vizio della gola.

3. Anche negli altri vizi le specie vanno desunte dalle circostanze quando le diverse circostanze costituiscono dei motivi diversi.

Ma ciò non si avvera in tutti i casi, come si è già visto [ I-II, q. 72, a. 9 ].

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