Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se si possa essere perfetti in questa vita

Supra, q. 24, a. 8; q. 44, a. 4, ad 2, 3; In 3 Sent., d. 27, q. 3, a. 4; De Virt., q. 2, aa. 10, 11; De perf. vitae spir., cc. 3 ss.; In Ephes., c. 6, lect. 4; In Philipp., c. 3, lectt. 2, 3

Pare che nessuno possa essere perfetto in questa vita.

Infatti:

1. L'Apostolo [ 1 Cor 13,10 ] scrive: « Quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà ».

Ma in questa vita ciò che è imperfetto non finisce: poiché adesso rimangono la fede e la speranza, che appartengono a ciò che è imperfetto.

Quindi nella vita presente nessuno può essere perfetto.

2. Secondo il Filosofo [ Phys. 3,6 ], « è perfetto ciò a cui nulla manca ».

Ma in questa vita non c'è nessuno a cui non manchi qualcosa: infatti S. Giacomo [ Gc 3,2 ] afferma: « Tutti manchiamo in molte cose », e il Salmista [ Sal 139,16 ] confessa: « I tuoi occhi hanno visto la mia imperfezione ».

Perciò in questa vita nessuno può essere perfetto.

3. La perfezione della vita cristiana, come si è detto [ a. prec. ], consiste nella carità, che abbraccia l'amore di Dio e del prossimo.

Ma rispetto all'amore di Dio non si può avere la carità perfetta in questa vita: poiché, come dice S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ], « il fuoco della carità, che qui inizia a bruciare, quando vedrà colui che ama divamperà in un amore più grande verso di lui ».

E neppure si può averla perfetta rispetto all'amore del prossimo: poiché in questa vita non possiamo amare tutti in maniera attuale, pur amandoli in maniera abituale; ora, l'amore abituale è imperfetto.

Quindi pare che in questa vita nessuno possa essere perfetto.

In contrario:

La legge divina non comanda cose impossibili.

Eppure essa obbliga alla perfezione, poiché si legge nel Vangelo [ Mt 5,48 ]: « Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli ».

Perciò nella vita presente si può essere perfetti.

Dimostrazione:

La perfezione della vita cristiana consiste nella carità, come si è visto [ a. prec. ].

Ora, la perfezione implica una certa universalità poiché, secondo Aristotele [ l. cit. ], « è perfetto ciò a cui non manca nulla ».

Quindi la perfezione può essere di tre tipi.

La prima è la perfezione assoluta: e in essa la carità è totale non solo rispetto a chi ama, ma anche rispetto all'oggetto da amarsi, in quanto cioè Dio è tanto amato quanto merita di esserlo.

E tale perfezione è impossibile a qualsiasi creatura, ma è propria di Dio, nel quale la bontà si trova integralmente ed essenzialmente.

Il secondo tipo di perfezione è invece secondo la totalità assoluta dalla parte di chi ama: in quanto cioè l'affetto con tutto il suo potere tende sempre attualmente verso Dio.

E questa perfezione non è possibile in questa vita, ma lo sarà nella patria.

Il terzo tipo di perfezione infine non riguarda né la totalità dalla parte di chi ama, né la totalità dalla parte della realtà amata, nel senso cioè che si ami sempre Dio attualmente, ma l'esclusione di quanto ripugna al moto di amore verso Dio.

Poiché, come dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quest. 36 ]: « Il veleno della carità è la cupidigia, e la sua perfezione è l'assenza di qualsiasi cupidigia ».

E una simile perfezione è possibile averla anche in questa vita, in due modi.

Primo, escludendo dall'affetto umano tutto ciò che è incompatibile con la carità, cioè il peccato mortale.

E senza questa perfezione la carità non potrebbe sussistere.

Essa perciò è necessaria per la salvezza.

- Secondo, escludendo dall'affetto umano non solo ciò che è incompatibile con la carità, ma anche tutto ciò che impedisce all'affetto dell'anima di volgersi totalmente verso Dio.

E la carità può esistere anche senza questa perfezione: come avviene ad es. nei principianti e nei proficienti.

Analisi delle obiezioni:

1. In quel testo l'Apostolo parla della perfezione della patria celeste, che in questa vita è impossibile.

2. Si dice che in questa vita i perfetti mancano in molte cose a motivo dei peccati veniali, che derivano dalla debolezza della vita presente.

E in ciò anch'essi hanno delle imperfezioni rispetto alla perfezione della patria.

3. Come la condizione della vita presente non permette all'uomo di essere sempre teso attualmente verso Dio, così non gli permette nemmeno di avere un amore attuale verso tutti gli uomini in particolare; basta però che uno ami tutti in generale, e le singole persone in maniera abituale e secondo la preparazione dell'animo.

Ma anche nella carità verso il prossimo si può distinguere, come nell'amore di Dio, una duplice perfezione.

La prima, senza la quale la carità non può sussistere, consiste nell'escludere dall'affetto quanto è contrario all'amore del prossimo.

La seconda, senza la quale la carità può ancora esistere, può essere considerata da tre punti di vista.

Primo, rispetto all'estensione dell'amore: nel senso cioè che si amino non solo gli amici e i conoscenti, ma anche gli estranei, e persino i nemici.

Questo infatti, come dice S. Agostino [ Enchir. 73 ], « è proprio dei perfetti figli di Dio ».

- Secondo, rispetto all'intensità dell'amore: e questa risulta da ciò che si disprezza per il prossimo, nel senso cioè che l'uomo arrivi a disprezzare per il prossimo non solo i beni esterni, ma anche i patimenti del corpo, e persino la morte, secondo le parole evangeliche [ Gv 15,13 ]: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ».

- Terzo, rispetto agli effetti di questo amore: in quanto cioè l'uomo offre al suo prossimo dei benefici non solo temporali, ma anche spirituali, e finalmente se stesso, secondo l'esempio dell'Apostolo [ 2 Cor 12,15 ]: « Mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime ».

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