Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se l'affinità sia causa di affinità

Pare che l'affinità sia causa di affinità.

Infatti:

1. Nel Decreto [ di Graz. 2,35,2s., app. can. 21 ] sono riferite queste parole di Papa Giulio I: « Non si può sposare la vedova di uno dei parenti della moglie alla quale si sopravvive ».

E nel capitolo seguente si prescrive che « le mogli di due consanguinei non possono sposare successivamente il medesimo uomo ».

Ma ciò non si spiega se non col fatto che unendosi a chi è affine si contrae l'affinità.

Quindi l'affinità è causa di affinità.

2. L'unione sessuale unisce come la generazione carnale: poiché i gradi di affinità e di consanguineità si computano allo stesso modo.

Ora, la consanguineità causa affinità.

Quindi la causa anche l'affinità stessa.

3. « Due cose identiche a una terza sono identiche tra loro » [ Arist., De soph. elench. 6 ].

Ma la moglie contrae una parentela con tutti i consanguinei del marito.

Perciò tutti i consanguinei del marito diventano un tutt'uno con quanti sono affini alla moglie.

E così l'affinità è causa di affinità.

In contrario:

1. Se l'affinità dovesse causare affinità, uno che avesse avuto rapporti sessuali con due donne non potrebbe sposare nessuna delle due: poiché allora l'una diventerebbe affine all'altra.

Ma ciò è falso.

Quindi l'affinità non causa affinità.

2. Se dall'affinità nascesse un'altra affinità, chi sposasse una vedova diventerebbe affine a tutti i consanguinei del primo marito, a cui la donna è affine.

Ma ciò è impossibile: poiché al massimo diventerebbe affine al marito morto.

Quindi, ecc.

3. La consanguineità è un vincolo più forte dell'affinità.

Ma i consanguinei della moglie non diventano affini ai consanguinei del marito.

Molto meno quindi gli affini della moglie possono diventare loro affini.

Si ha quindi la conclusione precedente.

Dimostrazione:

Una cosa può derivare da un'altra in due modi: primo, come somigliante nella specie, cioè come dall'uomo è generato un uomo; secondo, come dissimile nella specie.

E questa seconda derivazione porta sempre a una specie inferiore, come è evidente nella causalità analogica.

Ora, la prima forma di derivazione causale, ogni volta che viene esercitata, dà sempre per effetto l'identica specie: come l'uomo con l'atto della generazione genera un uomo, e questi un altro uomo, e così di seguito.

Invece nel secondo tipo di derivazione, come all'inizio si produce una specie diversa, così anche con ogni nuovo processo per quante volte lo si ripeta: come mediante il moto di un punto deriva una linea, non un punto; e il moto lineare di una linea non produce un'altra linea, ma una superficie; e dalla superficie si giunge al corpo solido; e qui tale processo si arresta, così da non poter avere altri sviluppi.

Ora, anche nell'estendersi della parentela si riscontrano questi due modi.

Il primo si ha nella generazione carnale: e questo produce sempre la medesima parentela.

Il secondo si riscontra nell'unione matrimoniale: e questo fin dall'inizio produce un legame di specie diversa.

La donna infatti che sposa un mio consanguineo non diventa mia consanguinea, ma affine.

Perciò qualora questo processo si ripeta non si produce un'affinità, ma un altro tipo di parentela.

La persona quindi che si unisce in matrimonio con una persona affine non è affine, ma entra in un altro genere di affinità, che è « di seconda categoria ».

E se chi è affine in questa seconda maniera contrae matrimonio, si produrrà un'affinità « di terza categoria », conforme al verso sopra [ a. 1 ] riferito: « Gli sposi mutan genere, i figli invece grado ».

E tra queste due ultime categorie di persone affini un tempo erano proibite le nozze, più per la pubblica onestà che per l'affinità: poiché non si tratta di vera affinità, come anche nel caso degli sponsali.

Ma adesso tale proibizione è stata tolta.

E rimane proibito solo il primo genere, in cui si riscontra una vera affinità.

Analisi delle obiezioni:

1. Un consanguineo della moglie diventa affine di prima categoria del marito, e la moglie di tale consanguineo lo diventa di seconda.

Per cui alla morte di quest'uomo che era affine non era possibile sposarne la vedova, a motivo del secondo genere di affinità.

Parimenti, se uno sposa una vedova, il fratello del primo marito che era ad essa affine di prima categoria, diventa affine di seconda categoria rispetto al nuovo marito: mentre la moglie di quel fratello, che era affine di seconda categoria con la cognata acquistata, diviene affine di terza categoria con il marito di lei.

E poiché la terza categoria di affinità era esclusa dal matrimonio più per la pubblica onestà che per l'affinità, il canone diceva: « Un motivo di pubblica onestà proibisce che le mogli di due consanguinei sposino successivamente lo stesso uomo ».

- Ma tale proibizione ormai è stata tolta.

2. Sebbene l'unione sessuale unisca, non unisce tuttavia con un'unione dello stesso genere.

3. La moglie acquista con i consanguinei del marito una parentela dello stesso grado, ma non del medesimo genere.

Siccome però dagli argomenti in contrario potrebbe sembrare che dall'affinità non derivi alcun legame successivo, bisogna rispondere anche a tali argomenti: affinché l'antica tradizione della Chiesa non sembri irragionevole.

4. [ S. c. 1 ]. La donna che ha rapporti sessuali con un uomo non acquista rispetto a lui un'affinità di prima categoria, come si è spiegato sopra [ a. 1, ad 1 ].

Per cui non acquista un'affinità di seconda categoria con un'altra donna che ha avuto con lui gli stessi rapporti.

E sposandosi l'una delle due con un altro uomo, l'altra non diventa per questo affine a quell'uomo nel terzo genere di affinità.

Per cui neppure secondo l'antica legislazione era proibito a un uomo di sposare successivamente due donne con le quali aveva avuto rapporti sessuali.

5. [ S. c. 2 ]. Il marito, come non è affine alla propria moglie nel primo genere di affinità, così non lo diventa nel secondo genere rispetto al primo marito di sua moglie.

Perciò l'argomento non regge.

6. [ S. c. 3 ]. Una persona non può essermi unita mediante un'altra se non in quanto si unisce a quest'ultima.

Perciò mediante una donna che mi è affine nessun altro può contrarre un legame con me se non in quanto è unito con questa donna.

E ciò non può avvenire che mediante la sua figliolanza, oppure per un suo nuovo matrimonio.

E secondo l'antica legislazione ciò avveniva in tutti e due i modi: poiché i figli di lei, anche dal secondo marito, mi sono affini nel medesimo genere, anche se non nel medesimo grado, secondo la regola illustrata in precedenza [ a. 1 ]; e così pure il suo secondo marito mi diventa affine nel secondo genere di affinità.

Invece i consanguinei di tale donna non si uniscono ad essa, ma è piuttosto essa che è unita a loro: a suo padre e a sua madre, in quanto deriva da essi, e ai suoi fratelli, in quanto deriva dalla loro stessa radice.

Per cui il fratello o il padre di mia cognata non è mio affine in nessun genere di affinità.

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