Appendici al supplemento della III parte

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Articolo 1 - Se al peccato originale sia dovuta di per sé una pena sensibile

Pare che al peccato originale sia dovuta di per sé una pena sensibile.

Infatti:

1. S. Agostino [ Fulg., De fide ad Petrum 27 ] ha scritto: « Fermissimamente credi, e non dubitare affatto, che i bambini morti senza il sacramento del battesimo saranno soggetti a un eterno supplizio ».

Ora, il termine « supplizio » indica una pena sensibile.

Quindi i bambini, che saranno puniti per il solo peccato originale, soffriranno una pena sensibile.

2. A una colpa più grave è dovuta una pena più grave.

Ora, il peccato originale è un peccato più grave di quello veniale: poiché implica un maggiore allontanamento, in quanto toglie la grazia, mentre il peccato veniale è compatibile con essa.

Inoltre il peccato originale è punito con una pena eterna, mentre quello veniale è punito con una pena temporanea.

Siccome dunque al peccato veniale è dovuta una pena sensibile, a maggior ragione questa sarà dovuta al peccato originale.

3. I peccati sono puniti più gravemente dopo che durante la vita, dove si può ottenere misericordia.

Ora, in questa vita al peccato originale corrispondono delle pene sensibili: infatti i bambini, che hanno solo il peccato originale, soffrono molte pene sensibili, e ciò senza ingiustizia.

Quindi anche dopo questa vita è loro dovuta una pena sensibile.

4. Come nel peccato attuale c'è l'allontanamento e la conversione, così anche nel peccato originale qualcosa corrisponde all'allontanamento, ossia la privazione della giustizia originale, e qualcosa alla conversione, ossia la concupiscenza.

Ma al peccato attuale, a motivo della conversione, è dovuta una pena sensibile.

Perciò questa è dovuta anche al peccato originale a motivo della concupiscenza.

5. I corpi dei bambini suddetti, dopo la risurrezione, o saranno passibili o saranno impassibili.

Se saranno impassibili, non potendo un corpo umano essere impassibile se non per la dote dell'impassibilità, come nel caso dei beati, o per la giustizia originale, come accadeva nello stato di innocenza, ne verrà che i corpi dei bambini suddetti o avranno la dote dell'impassibilità e saranno gloriosi, e allora non ci sarà differenza tra i bambini battezzati e quelli non battezzati, il che è eretico, oppure riceveranno la giustizia originale, e quindi non saranno puniti per il peccato originale, il che è ugualmente eretico.

- Se invece saranno passibili, allora, dovendo ogni essere passibile patire l'influsso delle cause agenti, alla presenza di corpi sensibili attivi essi soffriranno delle pene sensibili.

In contrario:

1. S. Agostino [ Enchir. 93 ] afferma che la pena dei bambini soggetti al solo peccato originale « sarà la pena più mite di tutte ».

Ma ciò non sarebbe se essi fossero tormentati dalla pena del senso: poiché la pena del fuoco dell'inferno è gravissima.

Quindi essi non soffrono la pena del senso.

2. Il dolore della pena del senso corrisponde al piacere della colpa, secondo le parole dell'Apocalisse [ Ap 18,7 ]: « Quanto si è gloriata ed è stata nelle delizie », ecc.

Ora, nel peccato originale non c'è alcun piacere, come non c'è nemmeno alcuna operazione: infatti il piacere accompagna l'operare, come nota Aristotele [ Ethic. 10,4 ].

Perciò al peccato originale non è dovuta una pena sensibile.

Dimostrazione:

La pena deve essere proporzionata alla colpa, secondo l'affermazione di Isaia [ Is 27,8 Vg ]: « In misura rimisurata la punirai, gettandola nell'esilio ».

Ora, il difetto che si trasmette mediante l'origine, e che ha l'aspetto di colpa, non è costituito dalla sottrazione o distruzione di un bene congenito alla natura umana in forza dei suoi princìpi, ma dalla sottrazione o distruzione di un bene aggiunto alla natura.

E d'altra parte tale colpa non appartiene a questo individuo se non in quanto egli possiede una natura destituita di questo bene, che in lui sarebbe dovuto esistere e che sarebbe stato possibile conservare.

Perciò a lui non è dovuta altra pena all'infuori della privazione di quel fine a cui lo ordinava il bene sottratto, e al quale la natura umana da sé non può giungere.

E questo è la visione di Dio.

Quindi la privazione di questa visione è la pena unica e propria del peccato originale dopo la morte.

Se infatti venissero allora inflitte per il peccato originale delle altre pene sensibili, ne verrebbe che questo individuo sarebbe punito non secondo la sua colpa: poiché la pena sensibile riguarda ciò che è proprio della persona singola, consistendo essa nella sofferenza di un dato soggetto particolare.

Come quindi la colpa originale non avvenne mediante una sua operazione, così il suo castigo non deve realizzarsi mediante la sua sofferenza, ma solo mediante la mancanza di ciò che la natura da sé non era capace di raggiungere.

Invece negli altri beni e perfezioni che accompagnano la natura umana in forza dei suoi princìpi, i bambini condannati per il peccato originale non subiranno alcuna menomazione.

Analisi delle obiezioni:

1. Il termine « supplizio » in quel testo non indica la pena del senso, ma solo la pena del danno, che è la privazione della visione di Dio: come del resto nella Sacra Scrittura c'è la consuetudine di presentare qualsiasi pena sotto il nome di « fuoco ».

2. Fra tutti i peccati quello originale è il minimo, poiché ha il minimo di volontarietà: non è infatti volontario per il volere di questa data persona, bensì solo per il volere esistente nel principio della natura umana.

Invece i peccati attuali, compresi i veniali, sono volontari per la volontà del soggetto in cui si trovano.

Perciò al peccato originale è dovuta una pena minore che al peccato veniale.

Né fa obiezioni il fatto che il peccato originale è incompatibile con la grazia.

Poiché la privazione della grazia è un castigo e non una colpa, a meno che non dipenda dalla volontà.

Quindi dove c'è meno volontarietà, c'è meno colpa.

E neppure fa obiezioni il fatto che al peccato veniale attuale sia dovuta solo una pena temporanea.

Ciò infatti è per accidens: inquantoché colui che muore col solo peccato veniale ha la grazia, che è sufficiente a fare espiare la pena.

Se però il peccato veniale si trovasse in uno privo di grazia, allora comporterebbe una pena eterna.

3. Le pene sensibili prima della morte e dopo la morte non sono sullo stesso piano.

Poiché prima della morte le pene sensibili derivano dall'azione degli agenti naturali: sia che si tratti di pene sensibili interiori, come la febbre e altri mali consimili, sia anche che si tratti di pene esteriori, come le ustioni e altre cose del genere.

Dopo la morte invece nulla agirà in virtù della natura, ma solo secondo l'ordine della giustizia divina: tanto nell'anima separata, sulla quale è chiaro che il fuoco non può agire fisicamente, quanto anche nei corpi dopo la risurrezione, poiché allora cesserà ogni azione naturale e fisica col cessare del moto del primo mobile, che è la causa di ogni moto e di ogni alterazione corporale [ q. 86, aa. 2,3 ].

4. Il dolore sensibile corrisponde al piacere sensibile insito nel moto di conversione alla creatura proprio del peccato attuale.

Ma la concupiscenza abituale insita nel peccato originale è priva di piacere.

Perciò ad essa non può corrispondere come castigo un dolore sensibile.

5. I corpi dei bambini suddetti saranno impassibili non per una mancanza di passività in essi, ma per la mancanza di agenti esterni che li affliggano: poiché dopo la risurrezione nessun corpo potrà agire sull'altro, specialmente per corromperlo, mediante un'azione naturale, ma ci sarà solo l'azione punitiva dovuta all'ordine della giustizia divina.

Perciò quei corpi ai quali secondo la giustizia divina non è dovuta una pena sensibile, non potranno soffrire.

I corpi dei santi invece saranno allora impassibili poiché mancherà in essi la capacità di soffrire [ q. 82, a. 1 ].

Quindi in essi l'impassibilità sarà una dote.

Non così invece nei bambini [ non battezzati ].

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