Relazione generale 1966-1972 Introduzione Carissimi amici e fratelli catechisti, siamo riuniti nella forma più piena e autorevole, nella forma e nella sostanza di Assemblea Generale dell'Unione, Assemblea che dell'Unione "incentra tutti i poteri" ( art.93 delle Regole e Costituzioni ). Tali poteri la nostra Assemblea li incentra, oggi senza averli ancora trasmessi non essendo ancora stato eletto il nuovo Presidente Generale: colui che, appunto, sarà chiamato da Dio ad esercitare l'autorità che l'Assemblea gli trasmetterà con la elezione. Perciò è naturale che mi senta inclinato ad esprimere a tutti voi qui riuniti un profondo sentimento di devozione e di sottomissione, a voi che rappresentate l'Unione nella sua realtà comunitaria e istituzionale, nella realtà di cellula viva appartenente al corpo universale della Chiesa: cellula viva posta in essere e fecondata dal carisma originario del nostro Padre e Fondatore, cellula viva generata mediante la di lui eroica dedizione, cellula viva alimentata e cresciuta da tanti preziosi contributi, primo dei quali, con funzione e valore di fondamento, sta il messaggio e l'ardente carità di Fra Leopoldo. A voi tutti rendo omaggio onorandovi nel Signore e onorando il Signore in mezzo a noi, basandomi sulla sua promessa: "allorquando due o più saranno riuniti nel mio nome, io sarò in mezzo a loro". Quando mai, infatti, noi, membri dell'Unione, siamo meglio e più riuniti nel nome del Signore, e quando mai dunque ci è dato di sperare e confidare nella Sua presenza in mezzo a noi, se non durante le nostre Assemblee Generali? Confortato da queste certezze, eccomi pronto a svolgere davanti a voi la relazione che il Presidente Generale scaduto deve fare appena terminato il suo mandato. Il primo intendimento che mi propongo è di richiamare alla vostra attenzione tutti gli elementi che ritengo necessari affinché ognuno possa riflettere con sufficiente conoscenza sul testé trascorso sessennio di vita dell'Unione. In secondo luogo, mi riprometto di favorire il vostro apporto costruttivo, così che ognuno di voi, richieste o proposte eventuali ulteriori informazioni, valutati gli aspetti positivi e negativi del sessennio, precisati i problemi risolti e non risolti, individuate le difficoltà vinte o da vincere e gli ostacoli superati o da superare, invocata la luce del Signore, possa partecipare, con sicura e fondata determinazione, ai tre atti che rappresentano gli scopi di questa Assemblea. Infatti, per ognuno dei catechisti congregati presenti è compito strettamente doveroso quello di eleggere secondo Dio il nuovo Presidente Generale e i nuovi Consiglieri Generali che lo aiuteranno nel governare e amministrare l'Unione ( a. 93 e 125, ibid. ). Inoltre, spetta all'Assemblea generale compiere tutte le altre funzioni stabilite dall'art. 98 delle Regole e Costituzioni. Infine, è nella facoltà di questa Assemblea generale ordinaria formulare orientamenti, raccomandazioni, proposte e anche deliberare scelte e decisioni che impegneranno ogni membro dell'Unione sino alla prossima Assemblea Generale. Con la mia relazione mi sforzerò di presentare al vostro esame l'operato mio e del Consiglio Generalizio, l'andamento dei catechisti e della loro attività, e l'azione di Dio. Il compito non è agevole poiché questi tre, che chiamerò "fattori" della vita dell'Unione, non sono sempre facilmente distinguibili. In ogni caso l'oggetto più evidente sarà l'operato mio e del Consiglio, operato da considerarsi secondo le diverse funzioni e responsabilità. Infatti, anche quando la relazione parlerà dell'andamento dei catechisti o dell'azione di Dio, saranno pur sempre mie valutazioni. Precisati gli scopi della relazione, mi occorre chiarirne il metodo. Quale punto di riferimento specifico sono state assunte le deliberazioni dell'ultima Assemblea generale ordinaria. Tali deliberazioni contengono altresì auspici e proposte che di per sé non obbligano a qualcosa di concreto, ma la cui funzione è di suggerire, consigliare e orientare. Ognuno di voi potrà valutare in che misura le deliberazioni sono state attuate e gli orientamenti sono stati corrisposti. Lo schema di relazione che vi è stato trasmesso, conferma il metodo seguito dalla relazione. E tale schema io seguirò apportandovi tuttavia qualche variante unicamente al fine di ottenere una più piena corrispondenza di esposizione con le menzionate deliberazioni assembleari. Infatti, ho raccolto sotto la voce "Lavori preparatori dell'Assemblea generale straordinaria per il rinnovamento delle Regole e Costituzioni" tutto ciò che essendo stato attuato per questo scopo, risultava invece distribuito sotto altre voci, nello schema di relazione comunicatovi in precedenza. Altro criterio è stato quello di lasciare la parola ai fatti, ai fatti esteriori e anche ai fatti interiori, poiché l'Unione è in primo luogo una comunione di menti, una corrispondenza di cuori, una dedizione di vita liberamente accettata. 1.00 L'Adorazione a Gesù Crocifisso. Le deliberazioni del 1966 circa l'Adorazione a Gesù Crocifisso sono quattro. 1.01 La prima deliberazione Assemblea 1966 La prima afferma "che la formazione, la pietà, gli affetti e l'apostolato dei Catechisti siano sempre più e meglio incentrati in Gesù Crocifisso ed Eucaristico". In verità, gli sforzi fatti in questa direzione sono stati numerosi, intensi e costanti per tutto il sessennio. A riprova, basta scorrere, per es., l'elenco dei temi e lo svolgimento di tante conferenze, istruzioni, esortazioni ecc. Anzi, mossi come da un incontenibile impulso a ripresentare agli uomini del nostro tempo il Cristo crocifisso, salvatore e re universale, si è giunti a dare inizio a una nuova opera significativamente denominata "La Sorgente". Nella mente del Consiglio Generalizio tale opera dovrebbe pure costituirsi come il centro di ristoro e di rinnovamento per i catechisti di tutto il mondo. Ogni iniziativa di formazione e di apostolato è stata programmata e svolta sulla base della centralità di Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso. Durante il sessennio le illuminazioni sul mistero di Cristo, che trovano in Gesù Crocifisso la sorgente di luce per penetrarlo e la sua porta d'accesso, sono state particolarmente vivide ed efficaci. Il ricorso alla Sacra Scrittura si è fatto più costante e sistematico nell'approfondimento di quel "cibo solido", di cui parla San Paolo ( cfr. 1 Cor 3,2-3; Eb 5,12ss; Eb 6,1ss ), costituito dalla contemplazione del Cristo Crocifisso, dal non volere sapere altra cosa "all'infuori" di Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso ( 1 Cor 2,2 ). L'intimità con Gesù Crocifisso, insegnataci particolarmente da Fra Leopoldo, l'apostolato come partecipazione e continuazione in noi della Passione e Morte del Signore, sempre "uniti a Maria Santissima" e sotto la mozione rinnovatrice e vivificante dello Spirito di Gesù, sono stati il nucleo centrale dell'azione formativa organizzata e occasionale. Anche il programma seguito per gli ultimi novizi è stato stabilito e svolto secondo dette linee maestre. Posso assicurare che i catechisti e i novizi che hanno fatto propri tali insegnamenti, ne hanno ricavato come un suggello interiore, frutto di un'azione dello Spirito particolarmente toccante e incisiva. Pur nell'asprezza della lotta contro le tendenze disordinate e gli ostacoli incontrati, è penetrato in loro come il gusto soave del Signore, una sorta di attrazione invincibile, più cara e preziosa di ogni altra. A motivo di ciò, questi nostri confratelli si sono, quasi a loro insaputa, sempre più confermati nel rispondere alla chiamata del Padre. Il loro cuore è rimasto caldo anche nell'aridità della prova allorché la ingenerosità, il triste ripiegamento su se stessi sembravano vincere. Gesù si è loro dimostrato non un astratto ideale o una entità incombente ed estranea, bensì la verità e la vita personificate, l'amico e lo sposo dell'anima, la sapienza e la potenza stessa di Dio, la regola e l'esigenza suprema dell'amore. La permanenza nell'intimità umana e divina di Gesù Crocifisso nelle sue Piaghe sanguinanti e gloriose, del Cristo cioé tutto aperto e donantesi nell'amore e per amore, li ha come introdotti nel seno del Padre e dato loro il senso dello Spirito Santo; più strettamente li ha uniti alla Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, rinvigorendo altresì la loro appartenenza alla Chiesa; più ardentemente lì ha condotti all'Eucarestia, sorgente e culmine di tutta la catechesi e della vita stessa della Chiesa, l'Eucarestia che è la Presenza reale di Gesù perché Sacrificio glorificato del Signore in mezzo a noi, pane di vita per ogni uomo che viene in questo mondo. La stessa pratica della povertà evangelica, della castità e dell'obbedienza ne è risultata non poco aiutata, o contro la tiepidezza o contro l'osservanza formalistica e farisaica e il particolarismo operanti senza alcun vitale riferimento alla consumazione della consacrazione piena e totale di se stessi, per e nella crescita della carità. Cosicché, mossi dalla carità del Signore Crocifisso non sono mancati tra i catechisti atti di grande generosità e di abnegazione, segni di effettiva donazione alla chiamata di Dio e di indubitabile amore verso gli uomini, verso i confratelli, verso l'Unione e le sue opere. Infine, occorre ancora, rilevare che anche l'apostolato dei membri dell'Unione è stato ripetutamente richiamato alla suddetta deliberazione. Lo stesso ideale e il messaggio di vita dell'Unione sono stati presentati cercando di suscitare o di accrescere nei vari ambienti il riconoscimento della centralità sacerdotale regale e profetica del Cristo Crocifisso. Come testimonianze, anche se sommarie, basti accennare all'opuscolo illustrativo de "La Sorgente" e al documento di lavoro preparato per l'Ufficio Catechistico regionale sulla figura, il compito e la formazione delcatechista cosiddetto "qualificato". 1.02 La seconda deliberazione Assemblea 1966 La seconda deliberazione stabiliva "che la Devozione-Adorazione alle piaghe e ai patimenti di Gesù Crocifisso deve essere considerata come fondamento spirituale caratteristico per l'intera Unione e per ciascuno dei suoi membri". Si tratta, è vero, di una espressione che va ben compresa per evitare unilateralità ed esagerazioni che in quanto tali non si possono sostenere né, tanto meno, seguire. Se si ritorna ai lavori dell'Assemblea del 1966, si potrà agevolmente rilevare che la qualificazione di "fondamento spirituale caratteristico" attribuita alla Adorazione va interpretata nel senso conseguente la constatazione, per altro inoppugnabile, che l'Unione e ogni cosa che in essa e tramite di essa è nata, sono da ritenersi come "frutto" dell'Adorazione. A loro volta l'Unione e ogni sua realizzazione potranno svilupparsi e fruttificare in quanto incarnazioni viventi, operanti e diffusive dell'Adorazione. Questi sono i fatti e questo è il pensiero costante di Fra Leopoldo fatto proprio e trasmessoci dal Fondatore. Infatti, se si tratta di "frutto", il frutto non è senza albero, vale a dire senza "fondamento" dal quale trarre vita e maturazione. Non un fondamento generico, ma "questo" fondamento dal quale trarre "questa" vita, la vita di "questo" albero che si sviluppa nel la vita di "questi" frutti. L'Adorazione credo sia da considerare come principio prossimo e strumentale di un vasto movimento di vita e di opere suscitato da uno specifico carisma dello Spirito di Dio. Tale carisma trova appunto nella Adorazione la sua prima sintetica espressione, la quale manifesta l'orientamento spirituale e apostolico di tutto quello che segue come sua incarnazione e come suo frutto. A cominciare dall'Unione e dai catechisti consacrati. Cosicché, la "personalità" spirituale e apostolica dell'Unione, il suo modo d'essere, in ciò che possiede di caratteristico e di caratterizzante, trovano nell'Adorazione come il loro fondamento, fondamento prossimo o strumentale poiché il fondamento primo dell'Unione è Cristo Signore e il suo Vangelo. Ancora, l'Adorazione tratteggia - in sintesi - i lineamenti interiori e suggerisce i dinamismi profondi della risposta alla chiamata suscitatrice che il Padre, nello Spirito Santo, rivolge all'Unione e alle sue opere. Infine, l'Adorazione rappresenta l'orientamento di ciò che lo Spirito insegna all'Unione per la glorificazione del "Signore Gesù Crocifisso". In questo senso, durante il decorso sessennio, sono stati tentati e proposti numerosi approfondimenti, specialmente durante le riunioni dei catechisti congregati di Torino. Ogni cosa basata su costanti riferimenti agli scritti di Fra Leopoldo e del Fratello Teodoreto. Purtroppo, malgrado sforzi e sollecitazioni, si deve constatare che i singoli catechisti e anche gruppi di essi non soltanto non approfondiscono l'Adorazione, ma nemmeno la praticano. Altri catechisti invece, si limitano alla sola pratica quotidiana, trattando dell'Adorazione come di una mera prescrizione o di una semplice opportunità. Costoro ignorano il messaggio che l'Adorazione esprime, messaggio da proporre al mondo e dal quale dipende l'esistenza stessa dell'Unione e la fecondità del suo apostolato. Altri catechisti ancora, - e si tratta dei migliori - si sono generosamente impegnati a camminare e di aiutare a camminare nel senso indicato dal nostro Fondatore. Non mi rimane che invocare la testimonianza di questi catechisti perché manifestino il beneficio che essi ne hanno ricavato in merito alla corrispondenza alla vocazione catechistica e l'ardore e la gioia che pure in mezzo a prove e a difficoltà, anche dure, sono cresciuti nel loro cuore. 1.03 La terza deliberazione Assemblea 1966 La terza deliberazione stabiliva "che la Devozione-Adorazione a Gesù Crocifisso venga ulteriormente studiata e approfondita nella lettera e nello spirito e nei suoi possibili sviluppi in armonia con le esigenze della Chiesa". Operando in conformità a questa deliberazione sono state apportate dal Consiglio Generalizio e dal Fratello Assessore Generale, alcune modifiche al testo della pia pratica e ne è stata rinnovata la presentazione tenendo presenti gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Il punto di vista ispiratore di dette modifiche, è stata la constatazione che l'Adorazione è una ispirata iniziativa, sempre più perfezionata nel tempo, di riunire tutti gli uomini a partecipare della Adorazione stessa della Vergine Immacolata e Addolorata. Ella infatti è il modello e la madre di tutti gli adoratori del Figlio suo crocifisso, dal Calvario sino alla fine dei tempi. Da questo punto di vista mi è apparso più chiaramente il senso e il valore dell'adorazione alle piaghe del Signore, per mezzo delle quali Egli ha consumato l'obbedienza al Padre versando il suo prezioso sangue per la salvezza di tutti gli uomini. Parimenti, mi è apparsa come fondata e consequenziale non solo la possibilità, ma anche la necessità di uno sviluppo della formula stessa dell'Adorazione. Si tratta di distinguervi quello che in essa deve considerarsi definitivo e quello che deve essere modificato e integrato: operando ogni cosa come continua ricerca intesa a conseguire la migliore partecipazione degli uomini del nostro tempo, e di ogni tempo, all'adorazione della Vergine, Madre della Chiesa, rivolta al Figlio suo crocifisso. Secondo tale orientamento, in primo luogo è stato proposto al Consiglio di riportare la formula dell'Adorazione al testo ultimo di Fra Leopoldo. Salvo modifiche di forma e qualche indispensabile precisazione, tale testo è nella sostanza da considerarsi definitivo. In secondo luogo sono state proposte integrazioni ricavate sempre dalla considerazione della Vergine e Madre adorante il Figlio crocifisso. Cosicché a mio giudizio, non è senza fondamento il ritenere che l'adorazione di Maria Santissima pur incentrandosi nelle cinque piaghe della crocifissione, si sia estesa anche a quelle della coronazione di spine e della flagellazione. Non è di una madre, e di una simile Madre, il limitarsi nel considerare i segni del martirio del Figlio. La quale Madre ben conosceva il quarto carme del Servo di Jahvé e aveva dinanzi agli occhi la realizzazione della preveggenza di Isaia. "Per le sue lividure siamo stati sanati" ( Is 53,4-9; 1 Pt 2,24 ). Per le preghiere di domanda conseguenti le due adorazioni da aggiungersi ho proposto di pregare per la pace del mondo e l'unità di tutti i cristiani, coerentemente alle intenzioni dominanti del Concilio Vaticano II che solennemente ha celebrato Maria Santissima Madre della Chiesa e Madre di tutti gli uomini. Tuttavia, constatata la estrema difficoltà di rendere accette le summenzionate modifiche ci si è limitati ad apportare qualche precisazione concettuale e qualche rettifica di forma al testo in vigore. Ad ogni modo, il problema del ripristino del testo di Fra Leopoldo e del suo sviluppo rimane aperto e spero che venga quanto prima affrontato. Le varianti apportate, hanno provocato qualche disagio in certe persone abituate da anni al testo precedente. D'accordo: sono inconvenienti che occorre evitare quanto più è possibile, ma non a qualsiasi prezzo, non a prezzo, per es., di una partecipazione più attualmente adeguata e viva all'adorazione della Vergine. 1.04 La quarta deliberazione Assemblea 1966 La quarta deliberazione dell'Assemblea del 1966 ribadiva l'impegno per tutti i membri gruppi e sedi dell'Unione di intensificare la diffusione dell'Adorazione. La tabella n. 1 raccoglie i dati statistici relativi alla stampa e diffusione dell'Adorazione nel sessennio 1966-72. Purtroppo dobbiamo rilevare che, malgrado la deliberazione assembleare, la diffusione dell'Adorazione è sensibilmente diminuita. Il nuovo testo è stato stampato soltanto in italiano. Anche il gruppo degli Zelatori, già piuttosto piccolo e incerto, si è ancora ridotto. Per gli Ascritti scarseggiano i dati di riferimento. L'impegno per la diffusione dell'Adorazione, almeno da parte di certi catechisti è alquanto scemato. Lo stesso fenomeno si registra in modo massiccio presso i Fratelli. Sono questi i dati di fatto che segnalo all'Assemblea con la speranza che sia ripreso il tema della diffusione dell'Adorazione nella seconda parte dei nostri lavori affinché si pervenga a stabilire, con l'aiuto di Dio, qualche efficace iniziativa. 1.05 Osservazioni sulla diffusione dell'Adorazione Durante il sessennio l'argomento della diffusione è stato trattato a più riprese dal Consiglio Generalizio. La proposta in merito approvata prima dal Consiglio e poi dai catechisti congregati di Torino è rimasta, per ora, inoperante. Venne proposto di trasformare la diffusione dell'Adorazione passando da una mera distribuzione, magari accompagnata da raccomandazioni, di foglietti a una vera e propria evangelizzazione incentrata nel Cristo Crocifisso e rispondente ai momenti più critici o importanti della vita ( cfr. allegato n. 2 ). In verità, la diffusione dell'Adorazione ha incontrato difficoltà nuove e comunque assai più rilevanti che nel passato. Ha incontrato, notevolmente accresciuta, la terribile difficoltà dell'indifferenza, che è uno degli aspetti più rilevanti del dilagante ateismo. Molti poi, ritengono che la Passione e Morte del Signore sia da considerarsi come un avvenimento del passato, cancellato o superato,ormai, e radicalmente, dalla sua Resurrezione. La crocifissione viene considerata un momento superato del mistero pasquale e non invece il suo principio e il suo fondamento, principio della stessa glorificazione del Cristo e nostra con Lui, principio che dalla glorificazione del Cristo viene celebrato nella Messa e per tutta l'eternità. Altri, ancora, rifiutano l'Adorazione giudicandola proposta di atteggiamento di evasione pietistica, di sottomissione passiva e di rinuncia a lottare per un mondo migliore. Altri, infine, specie tra i sacerdoti e i religiosi, accusano l'Adorazione di volersi limitare a considerare soltanto una parte del mistero pasquale, e anche la sospettano di superstizione e, nel migliore dei casi, di immaturità religiosa. Particolarmente tra le persone consacrate, si ritiene che il rinnovamento della vita liturgica della Chiesa, voluto dal Concilio Vaticano II, debba determinare l'accantonamento di ogni pratica di pietà e di devozione. Intanto la comprensione e l'amore verso il Signore Crocifisso, si vanno paurosamente affievolendo. Egli non è più presente allo spirito di molti come la sorgente della vita e il principio di ogni risurrezione. Così che molti cristiani parlano di molte cose "cristiane" e di se stessi come "cristiani", ma non del Cristo e della loro appartenenza a Cristo, al Cristo Crocifisso, e perciò risorto, per la salvezza di tutti gli uomini. Molti, troppi non guardano più a "colui che hanno trafitto" a Colui che innalzato da terra attira tutto a sé, facendosi il nuovo Adamo. Senza la considerazione delle piaghe sanguinanti e gloriose del Signore, la sua morte non viene compresa per quello che manifesta e per quello che dona, per es., lo Spirito Santo, la Chiesa, l'Eucarestia, la cancellazione del peccato, la carità. La stessa fede viene come compromessa venendo a mancare la pienezza della testimonianza di Dio e la testimonianza dello Spirito di Dio "Questi è colui che venne come acqua e sangue: Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e col sangue. È lo Spirito che ne rendere stimonianza, poiché lo Spirito è la verità. Son dunque tre i testimoni, lo Spirito e l'acqua e il sangue, e i tre sono in unità". ( 1 Gv 5,6-7 ). Quanto è dunque necessario e urgente rinvigorire l'approfondimento del significato e della funzione dell'Adorazione, sul fondamento della parola di Dio, e intensificarne la diffusione con ogni intelligenza e prudenza. Infatti, l'Adorazione vuole contribuire a orientare l'intera vita cristiana e segnatamente le profondità dinamiche dell'anima ponendovi al centro l'"Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso" nella sua umanità piagata e crocifissa, sorgente della risurrezione e della vita, sorgente dello Spirito e della Chiesa nata dal suo costato trafitto, sorgente del primato di Pietro e del sacerdozio ministeriale e spirituale, fonte di ogni consacrazione e santità, dimostrazione irrefutabile che Dio è l'Amore onnipotente massimamente rivelato appunto dal suo perdono e dalla sua misericordia, per mezzo di Gesù Crocifisso ( cfr. Gv 3,16-17 ). Occorre, con l'Adorazione, ripresentare al mondo le piaghe del Signore per mezzo delle quali è stato effuso su tutti gli uomini il suo sangue vivificante; queste sacratissime piaghe che sono la porta della nostra salvezza, l'ingresso all'intimità con il Verbo di Dio, l'accesso alla pienezza del mistero di Cristo, la via alla comunione di ogni uomo e di tutti gli uomini con il Padre, nello Spirito Santo. Occorre vincere ogni indugio e riprendere a penetrare e a diffondere l'Adorazione che è la contemplazione estatica e glorificante del Signore che regna dalla croce e per mezzo della croce, e che costituisce una efficace preparazione a partecipare del Sacrificio eucaristico. L'Adorazione che è tanto efficace a far conoscere la gloria e la fecondità della vita vissuta come conformità con Cristo Crocifisso. 1.06 La Crociata della sofferenza Con il suo sviluppo essa comprova la necessità di una diffusione della Adorazione da realizzarsi come una vera e propria catechesi riferita a problemi importanti, ai momenti cruciali della vita del cristiano. Infatti, nel sessennio la Crociata della sofferenza ha avuto un sensibile incremento. Di rilievo è pure la corrispondenza a cui ha dato luogo. A mio avviso, è però necessario rivedere il pubblico al quale la Crociata si rivolge. Mi pare che il destinarla ai soli sofferenti nello spirito sia limitativo, atteso che l'uomo nella sua concretezza è anima spirituale vivificante un corpo, è corpo vivificato dall'anima spirituale. Nostro Signore poi ci ha redenti con sofferenze "umane", cioé tanto spirituali piscologiche che fisiche. L'allegato n. 3 fornisce i dati essenziali relativi alla Crociata. 1.07 "La Sorgente" Le illuminazioni ricevute durante i lavori dell'Assemblea generale ordinaria del 1966 e le conseguenti deliberazioni adottate accrebbero non poco l'impegno di contribuire a orientare l'interesse, l'amore, la vita degli uomini verso il Cristo Crocifisso, e perciò Risorto. Cosi che all'incontro di certe circostanze, si è venuta concretando l'idea di costituire sulla collina torinese, nei pressi di Baldissero, un Centro di spiritualità programmaticamente denominato "La Sorgente". Un ambiente cioé che per la località, le attrezzature potesse prestarsi per certe qualificate attività, tutte intese a favorire nei vari ceti e ambienti sociali la consapevolezza all'attrazione regale e salvifica dell'"Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso". Un Centro destinato a diventare come il polmone dell'Unione, l'oasi per il rinnovamento spirituale dei catechisti di tutto il mondo. Tale iniziativa non dovrebbe pregiudicare la funzione del tempio o santuario da erigersi, secondo i "detti" di Fra. Leopoldo, alla Villa Nicolas superiore. A proposito del tempio debbo riferire all'Assemblea di essere intervenuto, appena informato, per lettera e a voce presso il Visitatore Fr. Felice Cornetto per ricordare al Consiglio del Distretto il pensiero di Fra Leopoldo condiviso dal nostro Fratello Teodoreto, cercando di ottenere che il progetto ( ora in via di completamento ) di una casa per esercizi alla Villa Superiore venisse tramutato nella costruzione di detto santuario con le opere annesse. Non sono mancati, da parte mia, nel sessennio, altri interventi intesi a favorire la costruzione del tempio. Riprendendo la relazione su "La Sorgente", mi occorre chiarire che l'idea si venne enucleando all'occasione creatasi con la necessità di dare risposta a chi ci aveva proposto di acquistare una sua proprietà di m2 40.000, con possibilità di ulteriori ampliamenti, situata nel territorio del comune di Baldissero Torinese. La nostra risposta sarebbe stata sicuramente negativa se favorita dalla suggestione del luogo, non fosse nata l'idea di un Centro di spiritualità consacrato alla conoscenza e all'amore dell'"Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso" sorgente della risurrezione e della vita. Un'idea non certamente nata fuori da ogni logica interna alla vita dell'Unione e coerente con essa, bensì favorita da un lungo processo di ricerca e di approfondimento circa la nostra stessa vocazione catechistica. Un'opera di spiritualità, dunque, nelle immediate vicinanze di una grande città industriale in cui è custodita la Sindone, un'opera all'interno di un'area metropolitana sempre più densa di popolazione, vieppiù bisognosa di ristoro interiore. Un'opera aperta a tutti e alla collaborazione di tutti in quanto desiderosi di attingere l'acqua viva dalle Piaghe sanguinanti e gloriose del Salvatore. Con il trascorrere del tempo l'idea anziché abortire cresceva di luminosità e di calore, assai preziosi per aiutarci a penetrare e a vivere il significato e la funzione del nostro essere "catechisti del SS. Crocifisso". Le obiezioni contrarie all'idea o alla sua attuazione nulla arrecavano di vivo e vivificante circa la missione del nostro Istituto per rapporto ai bisogni degli uomini del nostro tempo e alla nostra partecipazione allo sforzo di rinnovamento della Chiesa universale. Rimanevano in piedi due sole obiezioni: la mancanza di denaro e il piccolo numero dei catechisti esistenti di fronte ai problemi composti dall'acquisto della proprietà e dalla costruzione e gestione del Centro. La proposta di attendere a che la divina volontà si precisasse con l'invio del denaro occorrente non si poteva davvero accettare. Nemmeno si poteva accettare di attendere nuove vocazioni prima di incominciare, poiché proprio « per mezzo della nuova Opera ci si proponeva di consolidare la perseveranza degli attuali catechisti e di favorire nuove vocazioni, promuovendo la conoscenza e l'amore del Signore Crocifisso, in forme e modi più rispondenti ai bisogni e alle esigenze attuali. D'altra parte il nuovo Centro di spiritualità pur dovendosi incominciare dai catechisti avrebbe comportato nel suo programma la più vasta collaborazione a cominciare da quella dei sacerdoti, collaborazione basata su intendimenti unitari e coerenti circa le finalità dell'Opera. Il predicare Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso, non è, evidentemente, compito riservato ai soli catechisti …, mentre è proprio dei secolari il predisporre infrastrutture e strumenti a servizio della Chiesa. Nel concreto, il Consiglio dell'Unione si venne a trovare in dilemmi forse discutibili in teoria, ma in pratica ineludibili. Respingere l'idea sarebbe stato come respingere una singolare e insostituibile possibilità di fare conoscere e amare il Signore: differirne l'attuazione sarebbe stato come respingere l'idea nata proprio per porre in essere la sua attuazione. D'altra parte, in quanto ai mezzi finanziari per "La Sorgente" debbo precisare che il colloquio esplorativo, avuto qualche tempo prima della decisione del Consiglio Generalizio, con il dr. Bussi, direttore delle attività assistenziali della Fiat, trovò nell'interlocutore un interesse assai vivo. Anzi, il dr. Bussi mi incoraggiò a operare per concretare l'idea che gli avevo esposta e, cosa insperata dati i precedenti, mi propose un'offerta e un prestito per complessivi undici milioni. Il prof. Valletta, ex Presidente della Fiat, informato dal dr. Bussi, volle concorrere con l'offerta personale di mezzo milione. Fatto assai rilevante, non tanto per l'entità dell'oblazione, ma per la destinazione tutta spirituale della somma da parte di un uomo notoriamente lontano, per non dire avverso, dai problemi spirituali e religiosi in quanto tali. Pare che questo sia stato l'ultimo atto di beneficenza del prof. Valletta, prima della morte, avvenuta poco tempo dopo. Da notarsi ancora, che la somma complessiva proposta dal dr. Bussi venne poco dopo tramutata in una donazione, senza sollecitazioni da parte mia. Il dr. Bussi mi aveva pure raccontato del Crocifisso che, in occasione del Santo Natale, il primo dopo aver lasciato la presidenza del più grande complesso industriale italiano, venne regalato al prof. Valletta, moralmente provato, da un piccolo gruppo di fedelissimi dirigenti Fiat, guidati dall'ing. Bono. Il che ebbe luogo dopo una cerimonia religiosa, officiata in Valdocco dal Rettore Maggiore dei Salesiani, don Ricceri, nella Chiesa di S. Francesco di Sales. Per il resto della somma occorrente si pensò alla vendita della casa di Via Le Chiuse, dimostratasi poco adatta per la realizzazione del Convitto. Con questi precedenti, venne firmato il compromesso e venne effettuato l'atto di acquisto delle proprietà. In un secondo tempo furono acquistati altri m2 3.000 di terreno, già appartenenti alla proprietà acquistata. Infine, grazie alla generosità di un catechista, venne acquistato l'appezzamento di bosco di m2 2.000 dove sorge la croce eretta dagli abitanti di Baldissero Torinese a ricordo dell'anno santo del 1900. Il valore economico delle proprietà già leggermente inferiore rispetto al prezzo pagato al momento dell'acquisto è piuttosto diminuito a causa del piano regolatore predisposto, in tempo successivo, dall'amministrazione comunale. Tuttavia si è potuto ottenere che nel piano regolatore venisse inclusa una deroga relativa al previsto indice di edificabilità, a vantaggio di opere sociali e ricreative. La trasformazione della collina torinese in un grande parco naturale richiede infatti che vi si organizzino attività atte a favorire il riposo, la ricreazione delle popolazioni urbane. L'opera de "La Sorgente" potrà a buon diritto godere della suddetta deroga trattandosi di molteplici attività anche sociali di autentica ri-creazione e di profondo rinnovamento da attuarsi in Cristo Signore. Una singolare e cristiana soluzione data ai problemi del cosiddetto "tempo libero". Durante questi ultimi anni l'attività presso "La Sorgente" è stata piuttosto scarsa per insufficienza di attrezzature. Tuttavia vi si sono svolte adunanze del postulantato e del noviziato, giornate di ritiro, numerosi incontri per i membri della Sezione Giovanile e per giovani della Casa di Carità, adunanze di catechisti congregati e raduni delle famiglie che frequentano il Corso Sposi. Dodici sacerdoti, diocesani e regolari, tra i quali si notano elementi che ricoprono cariche di grande responsabilità, hanno aderito all'iniziativa. Purtroppo, a tutt'oggi, non si è ancora potuto riunirli per una prima attività di gruppo. Più che di denaro e di mezzi "La Sorgente" ha bisogno dell'apporto di tutti i catechisti, anche di quelli che ancora si dimostrano titubanti o dissenzienti. Proprio perché siamo pochi, la indisponibilità anche di uno solo può ostacolare non poco e forse per molto tempo il funzionamento dell'opera. Costoro si domandino davanti al Signore se la loro riserva o la loro resistenza è veramente mossa dall'amore di Gesù Crocifisso e degli uomini in Lui. Dunque, non sono mancati né mancano nell'Unione i dissensi e le esitazioni. Giudichi e decida l'Assemblea atteso che la nuova iniziativa potrebbe, forse, rientrare nelle competenze dell'Assemblea di "regolare tutti gli affari più gravi e quelli che fossero eventualmente rimessi all'Assemblea Generale dal Consiglio Generalizio" ( cfr. art. 9 delle Regole e Costituzioni ). 2.00 La Vergine Immacolata 2.01 La prima proposta dell'Assemblea 1966 L'Assemblea Generale ordinaria del settembre del 1966 dopo avere approfondito, nel quadro della vocazione catechistica, l'essenziale rapporto che lega la Vergine in quanto Immacolata Madre della Chiesa con il Cristo Crocifisso, aveva votato all'unanimità tre proposte. Con la prima deliberazione veniva proposto a tutti i catechisti di approfondire e accrescere in se stessi e tramite il loro apostolato la conoscenza l'amore e la devozione alla Vergine Immacolata specialmente considerandola come"Madre della Chiesa e dell'umanità e corredentrice universale". Conformemente a tale proposta sono stati organizzati, o in questo senso orientati, corsi di formazione, ritiri e adunanze. Lo stesso studio sulla Adorazione a Gesù Crocifisso è stato condotto su tali basi, il che ha favorito risultati che ritengo decisivi per lo sviluppo della pia pratica. Sulla base delle suddette proposte è stato possibile conseguire una migliore intelligenza degli aspetti di nuzialità e di fecondità relativi a ogni consacrazione in genere e in particolare alla consacrazione catechistica. Parimenti, è stato effettuato un sensibile avanzamento nel comprendere il significato e la portata del Matrimonio-sacramento e della vita familiare cristiana. Occorre tuttavia riconoscere che rimane ancora un notevole cammino da percorrere nel senso indicato dalla prima proposta assembleare 2.02 La seconda proposta dell'Assemblea 1966 La seconda deliberazione avanzava la proposta di ripristinare, come punto di Regola, l'atto di consacrazione alla Vergine Immacolata, Madre della Chiesa. Con la circolare n. 3 si è dato seguito a tale proposta, invitando le Sedi e i Gruppi dell'Unione a ripristinare l'atto di consacrazione ( cfr. allegato n.4 ) a partire dall'8 dicembre del 1966. Il che è avvenuto nella duplice forma di consacrazione individuale e di consacrazione di tutta l'Unione. 2.03 La terza proposta dell'Assemblea 1966 Con la terza deliberazione l'Assemblea aveva proposto di rivolgere al Papa "una supplica affinché" per la edificazione e la pietà di tutti i cristiani, la seconda parte dell'Ave Maria venga così modificata:"… Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra … " L'intenzione dell'Assemblea era di favorire la vita cristiana secondo l'insegnamento della costituzione dogmatica "Lumen Gentium" su Maria Madre della Chiesa e di tutti gli uomini, tenuto conto del principio "lex orandi, lex credendi". Con il convincimento di corrispondere a una delle più diffuse esigenze dei cristiani, sono state così successivamente, rivolte al S.Padre due suppliche, redatte nel senso indicato. La prima, in data 3 dicembre 1966, nella imminenza del primo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, che come è noto è avvenuta l'8 dicembre 1965. La seconda in data 10 maggio 1967, nella imminenza del viaggio di Paolo VI a Fatima. Ci pareva che la circostanza di milioni di pellegrini raccolti intorno al Papa per celebrare le apparizioni e il messaggio della Vergine, fosse quanto mai opportuna per la proclamazione di Maria Madre della Chiesa, proprio mediante l'Ave Maria, che è la preghiera più nota e più consueta con la quale i cristiani onorano la Vergine. Ci sembrava come d'intravvedere la travolgente ed entusiastica risposta di quelle moltitudini di fedeli all'annuncio e all'invito del Papa. Quasi avvertivamo il fremito di commozione filiale che si sarebbe propagato per tutta la Chiesa e oltre la Chiesa, in un mondo che sempre più abbisogna di una madre che, manifestando la stessa maternità che è Dio, ci inclini a rapporti più fraterni. Le risposte ricevute sono a vostra disposizione. Sono convinto che si debba, con umiltà, pazienza e prudenza, continuare a operare nel senso della suddetta proposta. 2.04 La festa dell'Immacolata, giorno delle consacrazioni A partire dall'8 dicembre del 1966, la Festa dell'Immacolata è diventata il giorno fissato per le consacrazioni catechistiche in tutta l'Unione. I vantaggi derivati sono notevoli, scarsi gli inconvenienti. È compito dell'Assemblea, confermare o meno detta consuetudine. 3.00 San Paolo, speciale protettore dell'Unione La proclamazione unanime di San Paolo speciale protettore dell'Unione ha avuto, nel decorso sessennio, un seguito degno di nota. Particolarmente si è ricorsi al suo insegnamento nell'approfondire e sviluppare una catechesi sempre più tematicamente fondata sul mistero di Cristo, nel vivificare l'afflato spirituale e apostolico della nostra vocazione, nell'intendere meglio la dimensione totalitaria, onnicomprensivo-redintegratrice dell'apostolato catechistico. L'esempio e la testimonianza di San Paolo sono stati un costante punto di riferimento nello sforzo di precisare meglio la mentalità, l'impegno, la dedizione e l'ardore che debbono animare i catechisti affinché le esigenze della stessa secolarità non vengano fraintese nel secolarismo che è da respingere. La strada da percorrere è imboccata: sta a noi, con l'aiuto di Dio e mossi dalla sua carità, avanzarvi con grande coraggio e confidenza. 4.00 L'apostolato catechistico e sociale dell'Unione ( cfr. cap. IV Deliberazioni Assemblea generale 1966 ) 4.01 Formazione dei catechisti congregati Per i catechisti di Torino le attività di formazione spirituale prescritte dalle Regole sono state regolarmente svolte. Con regolarità si sono tenute le adunanze settimanali e specializzate, i ritiri mensili e gli esercizi annuali. I temi trattati e i problemi affrontati sono stati tutti programmati e svolti con l'intento manifesto di favorire quel rinnovamento interiore che è l'indispensabile fondamento del rinnovamento delle Regole e Costituzioni, prescritto dal Concilio Vaticano II. Sui temi e sui problemi dirò nella parte della relazione dedicata appunto al suddetto lavoro di preparazione. Qui basti rilevare che temi e problemi trattati costituirono una buona occasione di studio e di aggiornamento per i vari aspetti e le varie componenti della nostra vocazione. Sempre in materia di vocazione si è cercato di rendere partecipi tutti i catechisti dei lavori preparatori delConvegno Internazionale degli Istituti Secolari, svoltosi a Roma nel settembre del 1970, presso la Domus Mariae. Parimenti, sono state comunicate a tutti i catechisti le relazioni che vi furono svolte cercando di interessarli ai problemi che vi emersero. I catechisti che ne risultavano ancora sprovvisti sono stati avviati a corsi specifici di formazione catechistica di medio e di alto livello. Qualche catechista è stato invitato a partecipare a convegni catechistici nazionali, regionali e locali, affinché ne informasse i confratelli. Sono stati portati a conoscenza di tutti i catechisti i lavori preparatori per la redazione del documento base del rinnovamento della catechesi in Italia. Successivamente si è cercato di studiare detto documento, con lo scopo di adeguarvi il nostro apostolato catechistico. Si è pure cercato nei modi possibili, di rendere i catechisti partecipi dell'esperienza politica e amministrativa fatta da qualcuno di essi. Naturalmente in proporzione dell'interesse dimostrato circa i principali problemi della società italiana e del mondo, con particolare riguardo ai problemi spirituali, educativi e formativi. L'informazione è sempre stata attuata mirando a farne un'occasione di partecipazione. A questo proposito non è stato possibile utilizzare convenientemente tutti i nostri mezzi d'informazione. Durante il sessennio, è stata approfondita la nostra missione apostolica considerandola come sorgente della nostra stessa consacrazione e della secolarità che ci deve contraddistinguere. Così pure si è considerata come in funzione della nostra missione apostolica la stessa pratica dei consigli evangelici. Ci si è pure adoprati nel tentare di favorire la massima corresponsabilità di tutti i catechisti, poiché ognuno di essi deve essere apostolo e ad ognuno di essi è affidata l'Unione. Secondo tali intendimenti si è cercato di affidare a ciascuno incarichi particolari. Per accrescere il senso della solidarietà fraterna e dello spirito di comunità, i catechisti di Torino sono stati raggruppati in formazioni a ciò più idonee. Così gli anziani e i più giovani si sono trovati in condizioni migliori per la loro formazione e l'assistenza, perché più corrispondenti alle rispettive esperienze e necessità. Sarà necessario, a mio avviso, che l'Assemblea consideri pure i problemi posti dal fatto che un certo numero di catechisti congregati si trova ormai avanti negli anni. Ne accenno ora, perché non avendo inserito l'argomento nello schema indicativo dei temi da trattare, non vorrei che venisse tralasciato. Insomma, durante il sessennio è stato costantemente perseguito l'intento di aiutare ogni catechista a farsi sempre più consapevole e responsabile del suo ruolo nell'Unione e per l'Unione, nella Chiesa e per la Chiesa, nel mondo e per il mondo. È stata pure sollecitata una ricerca attiva dell'obbedienza, sono state combattute le concezioni individualistiche della vita catechistica, l'attesa passiva, e anche riluttante dell'obbedienza. Sopra ogni cosa è stato sempre sollecitato e favorito un impegno di vita costante, totalitario e permanente come è dovuto da chi, chiamato da Dio, ha inteso consacrare a Dio e alla Sua volontà tutto se stesso e la propria attività. Di altri interventi a favore dei catechisti dirò riferendo sulla costituzione del Convitto. Anche nel proporre orientamenti e consigli circa l'attività professionale ci si è regolati secondo quanto indicato dalle deliberazioni dell'Assemblea del 1966. In ogni caso si è mirato a far sì che tanto gli esercizi di pietà quanto i compiti professionali e sociali scaturissero dall'unica sorgente che è la intimità con Gesù Cristo Crocifisso, affinché ogni cosa e attività sia considerata e operata da quest'unico punto di vista e mossa e conclusa dall'unico amore che è la carità di Cristo. Su questo fondamento si è cercato di favorire, senza timori e senza unilateralità, la massima apertura al mondo attuale, il massimo interesse per gli uomini del nostro tempo, il dialogo e la collaborazione con loro, così come è stato del Signore e come Lui vuole. L'abnegazione di sé, il morire per portar frutto, il caricarsi in Cristo del bene e del male del mondo, per potere partecipare alla sua redenzione, sono state altre indicazioni proposte per ogni compito, "religioso" o "profano" che sia. Il rendiconto settimanale si è dimostrato uno degli esercizi di pietà più insidiati. Eppure senza rendiconto non è possibile vivere la nostra consacrazione praticandone gli impegni votali. Non è possibile la povertà e nemmeno l'obbedienza; anche la stessa castità si fa più difficile. Forse la frequenza settimanale è troppo intensa e difficoltosa da praticare. L'impressione però è che per qualcuno più che la difficoltà della frequenza, abbia prevalso l'istinto di sottrarsi a ricercare la divina volontà con l'aiuto del proprio superiore. Certo è che piuttosto di mantenere in vita un obbligo forse largamente disatteso sarebbe meglio eliminarlo. Ma possiamo noi abolire il rendiconto? Con che cosa lo possiamo sostituire, affinché, senza frode e senza inganno, ci sia dato di conseguire gli stessi vantaggi spirituali, lo stesso aiuto a vivere davvero la consacrazione di noi stessi, quella consacrazione che pure abbiamo promesso? Un grave problema da risolvere è quello della formazione dei nostri confratelli che sono lontani, all'estero, e magari isolati, senza che alcuno, da vicino, si prenda cura di loro. 4.02 Formazione del catechista associato. Corso sposi cristiani La formazione del catechista associato rappresenta uno dei punti più deboli dell'attività dell'Unione. Ne parlerò trattando del lavoro intrappreso per il rinnovamento delle Regole e Costituzioni. Ora basti rilevare la carenza di un ideale di vita che non è stato ancora sufficientemente delineato. Sentiremo a questo proposito le proposte, elaborate mediante l'esperienza del sessennio, che ci farà il nostro Vito Moccia. Ad ogni modo, sempre limitandomi ai catechisti di Torino, i nuovi raggruppamenti si sono dimostrati utili e benefici anche per i catechisti associati anziani. Si sono potuti cioé seguire più da vicino e facilitarli nella loro volontà di sentirsi più inseriti nell'Unione. Il catechista Fonti Francesco, primo consigliere generale e presidente del gruppo dei catechisti anziani si è molto prodigato anche per essi. Il tentativo più organizzato di portare innanzi un programma di formazione per gli allievi catechisti associati è stato effettuato con il gruppo allievi di Torino. Il programma è stato integrato dal corso per sposi cristiani, sul quale riferirà pure il catechista Moccia. Le adunanze formative si sono svolte con una certa regolarità sino verso il 1970. Si è cercato di portare innanzi anche il rendiconto mensile, ma con molte difficoltà per la quasi impossibilità di far corrispondere le poche ore a mia disposizione con quelle, pure poche, disponibili da parte di ogni allievo catechista. Per superare certe mie difficoltà, il gruppo è stato autorizzato a darsi un minimo di organizzazione eleggendo un presidente di gruppo e un consiglio. Presidente del gruppo è stato eletto il catechista associato dr. Vito Moccia. A tutt'oggi i componenti del gruppo sono stati mantenuti nella categoria degli allievi catechisti, nell'attesa che grazie alla loro collaborazione si possa meglio definire l'ideale e le regole di vita del catechista associato anziano. Infatti, quasi tutti sono sposati. Nel frattempo tutti gli allievi catechisti hanno conseguito il diploma catechistico di primo grado con l'aiuto del nostro Assessore Generale Fr. Gustavo. Con la partecipazione loro e delle mogli e con quella di numerose altre coppie di coniugi è stato portato innanzi il corso per sposi cristiani che ha concluso nel maggio scorso il suo settimo anno di attività. La prima difficoltà è stata e rimane quella dei conferenzieri. Oggi è assai difficile trovare un gruppo di docenti e di orientatori che siano sensibili circa tutti gli aspetti essenziali del matrimonio cristiano e della vita familiare cristiana così come richiesta alla luce, per es., della costituzione apostolica "Gaudium et spes". Prevalgono interessi secolaristici, sociologici e psicologici, oppure prevalgono concezioni tradizionalistiche che si limitano soltanto a contrapporsi alle esigenze e ai bisogni più attuali. O ci si perde negli aspetti sessuali ed emotivi o sociali dell'amore umano e della vita coniugale e familiare, oppure si rimane al di qua degli effettivi problemi coniugali e familiari con affermazioni che più che a comprendere e a salvare cristianamente il matrimonio, sembrano voler ridurre l'intera realtà coniugale e familiare all'osservanza di qualche regola morale, sia pure giusta e giustificata. La mancanza di un apposito servizio di segreteria ha reso impossibile partecipare svolgimenti e discussioni anche alle altre Sedi e Gruppi dell'Unione. 4.03 Perseveranza e vocazione dei catechisti congregati Il sessennio 1966-72 registra l'acutizzarsi di due fenomeni tra loro contrastanti: da un lato la crescita interiore e apostolica di un certo numero di catechisti e il maturare di vocazioni più consapevoli e meglio fondate, dall'altro un sensibile aumento di dimissioni volontarie, e anche una selezione più rigorosa nell'ammettere alla prima professione o al rinnovo di essa, in base ad un più approfondito accertamento di idoneità. Nel complesso il numero dei catechisti congregati risulta diminuito rispetto al decorso sessennio ( cfr. allegato n. 5 ). Il quadro potrebbe risultare preoccupante circa l'avvenire dell'Unione. Tuttavia, occorre riflettere sui seguenti dati di fatto: 1° che il livello complessivo della maggioranza dei catechisti congregati perseveranti risulta sensibilmente migliorato, anche se per una certa parte si tratta ormai di persone avanzate negli anni; 2° che, il timore di ridurre ancor più il numero già così piccolo è stato respinto pur di attuare l'indispensabile selezione intesa ad accettare alla consacrazione soltanto quegli elementi dimostratisi sufficientemente orientati e disposti a corrispondere alla volontà di Dio. Nemmeno è stato concesso il rientro nell'Unione a chi uscitone, desiderava ritornarvi senza tuttavia dimostrarne le sufficienti disposizioni. Ciò è avvenuto non senza avere motivato il provvedimento, fornendo altresì quegli orientamenti ritenuti necessari per quel rinnovamento che solo può costituire la base per una riammissione che non sia meramente burocratica e formale. Nel valutare la domanda di consacrazione si è sempre ritenuto insufficiente il solo criterio costituito dalla volontà di entrare o di rimanere nell'Unione espressa dall'interessato, ma si è sempre cercato di appurare l'esistenza di quel minimo di consapevolezza e di disposizioni ritenuto indispensabile per una conveniente risposta alla divina chiamata. Dio, la sua volontà, le esigenze della consacrazione catechistica autentica e verace, il vero bene dell'interessato, dell'Unione e della Chiesa sono stati i criteri ai quali, con fermezza e fiducia, ci si è ispirati sia nel sostenere la perseveranza dei catechisti che nel decidere sulle ammissioni; 3° che le dimissioni non sono imputabili al fatto che nell'Unione così come si trova oggi, non si possa incontrare davvero il Signore o avvertire la sua chiamata, né ricevere l'aiuto che Egli dà e vuol dare a coloro che egli chiama a quella particolare intimità e partecipazione di se stesso risultante dalla consacrazione catechistica. Con queste affermazioni non si vuole negare che certi comportamenti interni dell'Unione possono avere favorito certe crisi rispetto alla vocazione. Non sono mancati nell'Unione richieste d'informazione circa le dimissioni o le non ammissioni accadute nel sessennio. Debbo ribadire che mi sono imposto e ho richiesto agli altri membri del Consiglio, il massimo riserbo affinché non venisse violato il segreto al quale i Superiori sono tenuti là dove si tratti di materia così delicata come quella connessa con le dimissioni e le non ammissioni. Questo comportamento potrebbe anche essere giudicato da qualcuno come eccessivo e forse pericoloso. Se così fosse vorrei invitare chi sostiene tali opinioni a spiegarne le motivazioni. Ad ogni modo rimane il fatto incontestabile di mancanza di nuove vocazioni. La cosa dovrà essere particolarmente esaminata dall'Assemblea soprattutto in vista di una nuova linea da seguire per assecondare sempre meglio e più estesamente l'azione del Signore. La chiamata infatti è una grazia del Signore. Anticipando in parte il mio punto di vista mi sembra doveroso osservare che le vocazioni verranno soltanto se tutto ciò che riguarda la nostra forma di vita anche nelle sue componenti secolari, sgorgherà e sarà potentemente informato e finalizzato dalla missione apostolica che ci contraddistingue appunto come "catechisti", catechisti "del SS. Crocifisso e di Maria SS.Immacolata", come "Unione di catechisti". Le vocazioni verranno favorite dalla nostra crescita interiore e rispondenza a Dio. La nostra comprensione poi, il nostro adattamento, il nostro servizio verso il mondo, e il mondo di oggi, non può essere il frutto di un compromesso o di una visione sincretistica o di una semplice convivenza tra l'elemento carismatico, vocazionale, cristiano e l'elemento umano, mondano, secolare considerato come estrinsecamente strumentale ed estraneo al regno di Dio. Tutto deve sgorgare, tutto deve essere informato e finalizzato dalla nostra intimità con Cristo Signore e dalla nostra partecipazione alla sua azione redentrice e perciò liberatrice. Ogni cosa, a suo modo possiede come l'esigenza del Cristo e, per Lui, può favorirne la crescita in noi. "Cristiano" infatti non indica soltanto il divino e il trascendente o l'uomo che per l'uomo ha rinunciato al divino, ma la sintesi che comprende nel mistero del Verbo, incarnato per salvare e vivificare, l'uomo e tutto ciò che è dell'uomo destinato alla comunione con Dio. Occorre conseguire la rottura e il superamento delle contrapposizioni umanamente irriducibili non in forza dell'assurda dialettica dei contrari o della subdola ed equivoca dialettica degli identici, ma in forza della dialettica dell'abnegazione della croce del Signore, sul fondamento che se il seme non muore non porta frutto, se muore, invece, porta molto frutto. L'abnegazione della vita per la vita: questa è la logica di ogni vero rinnovamento, di ogni crescita autentica e duratura. L'abnegazione in Cristo Gesù è il fattore che distrugge le inimicizie e produce la comunione, che libera l'oppressore e l'oppresso, che trasforma i contrari in corrispondenti integrantisi vicendevolmente. Il fattore che tutto dà e nulla toglie, che tutto rinnova e tutto conserva è l'abnegazione della carità. L'abnegazione che è un farsi l'altro, portarlo dentro di sé, per vincere in se stessi i mali del mondo, l'abnegazione che tutto immola, ma non distrugge, anzi vivifica e rinnova. L'abnegazione che è dono di Dio e che vie ne dall'alto, che va invocata e alimentata continuamente nella preghiera , che si traduce in conversione e comunione, non in rivoluzione o in gretta conservazione. L'abnegazione che è disponibilità assoluta all'iniziativa dello Spirito di Dio, conformità perfetta al Cristo che si dona e salva. Ora, le vocazioni verranno quando questo ordine di pensieri emergerà con chiarezza e immediatezza dalla vita stessa dei membri dell'Unione, dal loro discorso non astratto, ma concreto e vivo, pregnante e suggestivo, come una testimonianza. Certo le vocazioni non dipendono soltanto dai catechisti, ma da tanti altri fattori e interventi umani, come è stabilito nel piano di Dio. Certo è che la vita di tutti i catechisti sarà tuttavia determinante, come è determinante la fecondità del padre rispetto alla prole. Di fronte alla enorme difficoltà per le nuove vocazioni la linea seguita dal governo dell'Unione è stata quella di trarre motivo dalle stesse difficoltà per spingere sempre più innanzi la consapevolezza e il livello di vita dei catechisti. Insieme, si sono organizzate le giornate per le vocazioni intorno al Santissimo esposto. La stessa Crociata della sofferenza è stata offerta per le vocazioni sacerdotali e religiose. Ad ogni modo tocca all'Assemblea esaminare, studiare e proporre per far fronte a così vitale problema da risolvere. 4.04 Perseveranza e vocazioni dei catechisti associati Nel complesso è stata buona, direi normale, almeno a Torino, ferme restando le osservazioni fatte e che farò ancora sulla forma di vita del catechista associato. Il diverso e più articolato raggruppamento stabilito con la istituzione della Sede di Torino e del gruppo dei catechisti anziani e del gruppo degli allievi catechisti, ha sensibilmente favorito - come abbiamo già osservato - lo svolgersi di una azione di animazione e di aiuto più adeguata e rispondente. Il gruppo dei catechisti associati di Bilbao, una decina in tutto, è passato attraverso un doloroso e lungo travaglio, influenzato per altro dal travaglio politico sociale e religioso in cui versano i Paesi Baschi. Tuttavia non tutto sembra sia andato disperso. Anzi, l'impegno catechistico e sociale a favore degli strati di popolazione in ogni senso più bisognosa, è stato portato innanzi con una dedizione degna di rilievo e a prezzo di non pochi sacrifici. Attualmente si notano ripensamenti che sembrano promettenti, nel senso di una più consapevole e salda adesione alla Unione. L'influenza del sacrificio del santo Fratello Jeronimo agirà nonostante tutto. Il gruppo di Valladolid è andato disperso, dopo alcuni anni che sembravano piuttosto promettenti. Tuttavia ritengo che non tutto sia perduto. Del gruppo di Palencia non si hanno più notizie. A Barcelona restano due soli catechisti associati. È necessario che riprendano i contatti con i Fratelli. Il catechista Bargallò ha continuato a mantenere i contatti con l'Associazione ex-allievi dei Fratelli. A un certo punto se ne è occupato anche il catechista Rafael Mendia. Se non vado errato ritornerà definitivamente in Spagna il Fratello Jaime Pujol, che ci è tanto caro e al quale l'Unione deve molto. Ad Arequipa frequentano l'Unione sei catechisti associati. Il gruppo sta tentando di superare diversità di opinioni sulla vocazione catechistica. Il Fr. Guillermo è il nuovo Assessore di Arequipa, dopo la tragica morte dello zelante Fr. Clémént Moraux che tutti ben ricordiamo e dopo il ritiro del Fr. Coromina ammalato di cancro. Nel Madagascar vive un piccolo gruppo di catechisti associati guidati dal Fr. Achille. Ci rimane piuttosto difficile renderci conto dell'ambiente e delle esigenze di questi nostri catechisti portati come sono a riprodurre la figura del catechista indigeno in terra di missione così come la tradizione ce l'ha consegnato. In Etiopia opera un vasto movimento di Zelatori e Zelatrici di Ascritti e Ascritte dell'Unione dislocato nelle città di Asmara e di Keren. Il nucleo dei catechisti associati è di … Li guida, come sapete, il catechista Habté. Il movimento è nato e si conserva intorno alla pratica e alla diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso in un territorio dove da un lato agisce il potere fortemente centralizzato e paternalistico del Negus e dall'altro la spinta autonomista e rivoluzionaria alimentata soprattutto dai mussulmani. 4.05 Sedi e Gruppi dell'Unione a. Torino Il nucleo di gran lunga più numeroso rimane quello di Torino. Durante il sessennio, allo scopo di conseguire migliori risultati formativi, assistenziali e operativi i catechisti di Torino sono stati ripartiti nella Sede Generalizia, nella sede di Torino, nel gruppo degli anziani, nel gruppo allievi catechisti associati. Tale ripartizione - come ho già detto - mi pare si sia dimostrata efficace rispetto al perseguimento degli obiettivi in vista dei quali era stata attuata. Ognuno ha potuto ricevere aiuti e contribuire all'aiuto degli altri in misura e qualità più adeguata. Anche per i rendiconti le cose sono state notevolmente facilitate. I ritiri mensili e gli esercizi annuali, più le riunioni specializzate sono stati i punti di incontro e di trattenimento generali. b. Italia Sono rimasti in funzione il gruppo di Napoli e il gruppo di Pompei. Il primo vive assai stentatamente, non essendo ancora stato compreso e debitamente appoggiato dalla Comunità dei Fratelli. La sua sopravvivenza è dovuta alla dedizione del nostro catechista Ruffinello Tuttavia ritengo che il sacrificio del caro e indimenticabile Fratello Assessore Ruggero che accettò di morire tra gravi sofferenze e umiliazioni, offrendo l'olocausto di se stesso per lo sviluppo dell'Unione di Napoli e del Distretto Sud, non rimarrà senza frutto. Il secondo continua la sua attività formativa e catechistica presso l'Istituto Bartolo Longo di Pompei. Ne è il sostenitore e l'animatore, non senza gravi sacrifici il buon Fratello Reginaldo Ciambella, assessore. L'allegato n. 6 raccoglie la relazione del Fratel Saturnino e del Fratel Ciambella relativa alla vita dell'Unione nel Distretto Sud. c. Spagna L'Unione in terra spagnola, dopo un rapido sviluppo numerico, si è notevolmente ridotta. A Barcelona, rimane l'amico Jorge Pascual catechista a voti perpetui e due catechisti associati: il sig. Bargallò e Juglard. Durante il sessennio si è temuto addirittura la scomparsa dell'Unione dalla Catalogna. La crisi latente fin dall'origine del gruppo è esplosa, favorita dal dilagante e generale disorientamento religioso. Non si dimentichi che gli stessi Fratelli, che pochi anni prima contavano ogni anno numerose vocazioni, si sono ridotti a chiudere il loro noviziato per tre anni. La situazione della Sede di Barcelona ha incominciato a precipitare con l'allontanamento del Fr. Jaime Pujol allora Assessore di Sede e maestro dei novizi. Da allora non si è più potuto trovare un Fratello Assessore stabile e veramente impegnato. Anzi, durante il III Convegno Mondiale degli antichi allievi tenutosi in Barcelona con la collaborazione organizzativa e qualificante dei catechisti spagnoli e la partecipazione della Presidenza dell'Unione, il nuovo Fratello Assessore diede vita a un movimento giovanile ( ULAC ) diverso da quello che avrebbe dovuto essere la sezione giovanile dell'Unione. Poi scoppiarono incomprensioni e difficoltà tra gli stessi catechisti. Infine incominciarono le defezioni di catechisti professi e i ritiri di coloro che avevano incominciato a frequentare l'Unione. Non voglio dilungarmi su questo argomento. Non manca tra noi chi potrà completare il quadro, sempre e soltanto allo scopo di favorire la ripresa del Gruppo. A Tarragona rimane il solo catechista Federico Gay, professo a voti perpetui. Gli altri se ne sono andati. Non esiste più nemmeno la sede dell'Unione. Del gruppo di Palencia, incominciato sulla scia della sede di Valladolid, non si hanno più notizie. Il gruppo di Valladolid è andato disperso. Il Fratello Assessore, che ha voluto guidare il gruppo di testa sua, ora non è più Fratello. Tuttavia ritengo che non tutto sia andato perduto. Intanto dal gruppo sono venute alcune vocazioni all'Istituto dei Fratelli e le prime vocazioni che hanno suscitato il problema dei sacerdoti catechisti, e il primo sacerdote membro dell'Unione. I catechisti di Bilbao sono passati attraverso un profondo travaglio. Il continuo cambiamento dei Fratelli Assessori che una volta affermatisi, venivano tolti all'Unione e investiti di importanti e delicate responsabilità soprattutto presso le Case di formazione, non ha certo favorito una maturazione regolare e una formazione adeguata del gruppo. Anche la difficile e dolorosa situazione politica, sociale e religiosa attraversata dai Baschi, non ha mancato di ripercuotersi anche tra le file dei catechisti. Attualmente rimane Rafael Mendia, catechista congregato con voti temporanei, il presidente Virto catechista associato e una decina di elementi che nonostante tutte le traversie rimane ancora in rapporto con l'Unione. Debbo osservare che malgrado tutto, questo gruppo di giovani potrebbe essere promettente, ora che hanno raggiunto la maggiore età e almeno qualcuno di loro sarebbe disponibile per affrontare in modo definitivo il problema della vocazione. Altro segno promettente è che uno di essi è diventato Fratello delle Scuole Cristiane e desidera dedicarsi all'Unione. Ancora, è da rilevare il lavoro catechistico e sociale che questi nostri amici hanno svolto da un certo punto in poi della loro tormentata vicenda. Un lavoro faticoso e impegnativo in favore dei ceti più bisognosi dei rioni popolari di Bilbao, grosso centro industriale e area di notevole immigrazione. Infine, c'è da contare sul sacrificio del santo Fratello Jeronimo, morto di cancro a trent'anni di età, il quale ha accettato la sua dolorosa fine offrendo ogni cosa al Signore per lo sviluppo dell'Unione in terra basca. Nel Perù continua ad Arequipa l'attività della Sede dell'Unione. Vi sono due catechisti congregati che quanto prima dovrebbero fare la loro professione perpetua. A questi sono da aggiungere sei catechisti associati. Il gruppo sta tentando di superare diversità di opinioni sulla vocazione e sulla vita catechistica. Svolge una attività catechista scolastica e parrocchiale, nonché una onerosa attività di assistenza sociale a ragazzi non abbienti di Arequipa con l'organizzazione di colonie marine. Il Fr. Guillermo è il nuovo Assessore di Arequipa, dopo la tragica morte dello zelante Fr. Clément Moraux, che ben ricordiamo, e dopo il ritiro del Fr. Coromina, ammalato di cancro. A Lima, seguito dai Fratelli della città, c'è il nostro catechista congregato Nestor Delgado, che da poco ha emesso la sua prima professione presso di noi. Nel Madagascar vive un piccolo gruppo di catechisti associati guidato dal Fr. Achille. Uno di essi sembra che voglia diventare catechista congregato. Ci rimane piuttosto difficile il renderci conto dell'ambiente e delle esigenze di questi nostri catechisti portati come sono a riprodurre la figura del catechista indigeno in terra di missione, così come tradizionalmente si è venuta formando. In Etiopia opera un vasto movimento di Zelatori e Zelatrici dell'Unione, articolato in due gruppi: uno ad Asmara e l'altro a Keren. I catechisti associati sono complessivamente … Guida ogni cosa, come sapete, il catechista associato Habté, il quale durante il sessennio è venuto due volte a Torino. La prima volta anzi, ha fatto la sua prima consacrazione. Il movimento è nato e si conserva immutato nella pratica e nella diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso. Intorno viene svolgendo una catechesi appropriata alla cultura e alla mentalità del luogo, non senza difficoltà poiché si tratta di territori dove da un lato agisce il potere autoritario e paternalistico del Negus e dall'altro la spinta autonomista e rivoluzionaria alimentata soprattutto dai mussulmani. L'allegato n. 7 riporta la relazione del catechista Habté Abraha. 4.06 La Sezione Giovanile I rapporti con l'Istituto dei Fratelli sono rimasti piuttosto difficili anche per la difficoltà di capire e di assecondare la intima compenetrazione tra l'Unione e la Scuola Cristiana, nel rispetto delle loro rispettive autonomie. L'Unione nella sua forma attuale è un Istituto autonomo, con un suo proprio governo, mentre l'Unione come opera di perseveranza della Scuola Cristiana supporrebbe la dipendenza dai Fratelli come promotori e più ancora come guide, formatori e responsabili maggiori. Così, mentre l'Unione da pia Associazione diventava Istituto di perfezione vero e proprio, venne nel contempo a mancare quella sorta di momento o tempo preparatorio più direttamente inserito nella Scuola Cristiana, come opera di "perseveranza" integrante l'azione educativa di essa e da essa largamente dipendente. L'Unione nel conseguire la sua forma di Istituto di perfezione apostolica poneva il problema di un'opera che deve rimanere strettamente connessa con la Scuola Cristiana e l'Istituto dei Fratelli e che pure deve essere totalmente responsabile di se stessa avendone conseguita la maturità sufficiente. La soluzione più semplice poteva sembrare quella di considerare l'Unione come opera nata sì in ambiente lasalliano, ma che avendo oramai raggiunto un certo livello di sviluppo, vive ora di vita propria, limitandosi a mantenere con l'ambiente di origine "cordiali e deferenti relazioni" ( cfr. art. 7 Regole e Costituzioni ). In questo modo però verrebbe a cadere la funzione dell'Unione come opera apostolica formata da allievi ed ex-allievi della Scuola Cristiana. L'altra soluzione poteva forse intravvedersi in una riorganizzazione dell'Unione intesa a farne come una sorta di terz'ordine la salliano, con una autentica dipendenza dai Superiori dell'Istituto dei Fratelli. Ma, a parte altre considerazioni, tale soluzione, qualora fosse sostenuta risulterebbe contrastare alle disposizioni della Congregazione dei religiosi e degli Istituti secolari, che vuole autonomi gli Istituti regolarmente riconosciuti e approvati. I detti di Fra Leopoldo invece parlano distintamente dell'Unione come Pia Associazione affidata ai Fratelli e di Ordine che verrà dalla pia Unione. "La pia Unione l'ho posta nelle mani dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e fanno le cose per bene" ( 23 gennaio 1918 ). "Le pie Unioni del SS. Crocifisso siano tutte affidate ai Fratelli delle Scuole Cristiane" ( 31 maggio 1919 ). "Riguardo la pia Unione del SS. Crocifisso, il titolo non si cambia; è il nome che prenderà l'Ordine che ne verrà" ( 22 dicembre 1920 ). L'Assemblea Generale del 1966 aveva avanzato una soluzione intesa a ristabilire quella che nei detti viene indicata come Pia Unione proponendo "di approvare in via sperimentale l'applicazione del regolamento della Sezione Giovanile di cui ravvisa l'assoluta necessità sia per lo sviluppo dell'Unione presso i Fratelli che per favorire secondo la volontà di Dio la perseveranza dei ragazzi e dei giovani da essi educati e che non abbiano ancora i requisiti di età per aderire all'Istituto Secolare" ( Deliberazioni Assembleari ). Come dirò ancora nel riferire circa i rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli e Scuola Cristiana, una commissione di Fratelli e di catechisti ha poi preparato uno statuto della Sezione Giovanile e tre regolamenti di vita riferiti a diverse età. Dalla lettura, si può agevolmente ricavare che alla Sezione Giovanile non è soltanto stata conferita la funzione di preparazione all'Unione. Soprattutto le è stato affidato il compito di maturazione per qualsivoglia vocazione, sia pure avvalendosi delle idealità spirituali apostoliche proprie dell'Unione. L'ambiente dei Fratelli, salvo che nel Distretto Sud, è rimasto piuttosto indifferente nei confronti dell'iniziativa. A Torino, invece, la Sezione Giovanile è stata iniziata dai catechisti con un piccolo gruppo di allievi ed ex-allievi della Scuola di via delle Rosine, e con i gruppi di ragazzi organizzati presso le parrocchie delle Vallette e del Campidoglio. All'estero, in Spagna, anziché realizzare la Sezione Giovanile dell'Unione, si è preferito dar vita a un nuovo movimento denominato ULAC. I risultati sinora conseguiti dalla Sezione Giovanile non mancano di aspetti positivi, tanto più validi se si tiene conto delle difficoltà di mantenere riuniti dei ragazzi, assorbiti dagli studi e dal week-end delle famiglie, senza che la mentalità generale sia oggi favorevole al costituirsi di gruppi di spiritualità e di apostolato giovanile. Senza contare, poi, la nostra stessa difficoltà di concepire e di svolgere un'azione formativa essenzialmente basata sull'attrattiva di Cristo Signore, attività che pure coinvolga tutta la realtà della vita deí ragazzi e degli adolescenti, come ci ha insegnato il Fr. Teodoreto. Tanto più oggi che sono mutate tante cose nella mentalità e nelle esigenze e nelle abitudini di vita. Sento però il dovere di segnalare all'approvazione e alla solidarietà di tutti i catechisti quelli che tra noi, senza risparmio di tempo e di energie si sono impegnati, come sapevano e potevano, per dare vita e sviluppo alla Sezione Giovanile. La loro fedeltà, anche se - forse - ancora piuttosto inesperta, è degna di rilievo e non mancherà di fruttificare, a suo tempo, con l'aiuto di Dio. Se è vero che i gruppi sin qui formati sono stati fluttuanti e in continuo cambiamento, è anche vero che con la collaborazione di essi è stata svolta un'azione catechistica parrocchiale, per es. di preparazione alle prime comunioni e al sacramento della Cresima, che diversamente non sarebbe addirittura stata possibile. Ed è parimenti vero che numerosi ragazzi perseverando o meno, hanno pure ricevuto aiuti preziosi e importanti per la loro vita cristiana, in tempi nei quali la formazione cristiana dei fanciulli, dei ragazzi e degli adolescenti è pressoché trascurata. L'allegato n. 8 riporta relazioni sulla Sezione Giovanile predisposte dai nostri confratelli della Sede di Torino. Anche il tema della Sezione Giovanile andrebbe ripreso dai successivi lavori della nostra Assemblea e come opera d'impegno apostolico per gli allievi delle Scuole Cristiane e come opera di apostolato catechistico presso le parrodehie. 4.07 Partecipazione e collaborazione alla pastorale organica e alla catechesi A seguito del Concilio Vaticano II presso le varie diocesi si sono venuti organizzando i rispettivi Consigli pastorali. "È grandemente desiderabile che in ogni diocesi si costituisca un Consiglio Pastorale particolare, presieduto dal Vescovo diocesano, e del quale facciano parte sacerdoti, religiosi e laici, scelti con particolare cura. Sarà compito di tale Consiglio pastorale studiare ed esaminare tutto ciò che si riferisce al lavoro pastorale, per poi proporre pratiche conclusioni" ( Christus dominus, 27 ). Nella diocesi di Torino l'Unione non ha mancato di dare la sua collaborazione anche per la stessa costituzione del primo Consiglio Pastorale e poi con la partecipazione al primo e al secondo Consiglio. È vero che si tratta di collaborazioni date a titolo personale, non senza tuttavia un certo rapporto con l'Unione. Infatti i catechisti chiamati dal Vescovo, lo furono anche per la loro appartenenza all'Unione. Nel primo Consiglio Pastorale ha partecipato il sottoscritto che ha pure fatto parte della Commissione per il mondo del lavoro e di quella per la scuola. Il dr. Doccia invece fa parte dell'attuale secondo Consiglio pastorale e della commissione per la famiglia. Continua la mia partecipazione come esperto al Consiglio del l'Istituto regionale di Teologia Pastorale. Nel clima attuale dove il mondo dei cattolici militanti tende a dividersi in conservatori e progressisti è molto difficile trovare per noi una precisa collaborazione. Infatti, il punto di vista costantemente affermato è quello di una squisita visione cristologico-trinitaria di tutti i problemi della Chiesa e del mondo attuale, mentre il più delle volte il ricorso a Cristo Signore viene fatto a "copertura" - come si dice oggi - di posizioni che in realtà si costituiscono su altri presupposti per es., la libertà, la partecipazione comunitaria, il mondo degli operai e degli sfruttati oppure l'ordine, l'autorità costituita, il rispetto delle tradizioni. Tanto che il discorso sulla fede o sulla "carità", oppure sulla Chiesa o sulla società di oggi rischia di perdere, a mio avviso, il centro propulsore e animatore, il riferimento essenziale, la sua autentica originalità cristiana. Così, noi dell'Unione continuiamo ad essere magari come rispettati e talvolta in certo senso temuti, ma in realtà siamo come abbandonati a noi stessi, quando non veniamo più o meno copertamente combattuti. A voi, carissimi amici, il compito di fornire orientamenti anche per questi tipi di attività. In merito alla catechesi devo in primo luogo riferire sulla attività catechistica presso le Parrocchie, definita "come fondamentale e primordiale" dai lavori dell'Assemblea del 1966. Nonostante le difficoltà incontrate e malgrado certe insensibilità da parte di sacerdoti, i tentativi nel senso indicato sono continuati per tutto il sessennio. A Torino presso le parrocchie delle Vallette, con i catechisti Leandro Pierbattisti e Roggero, di S.Alfonso con il catechista Bagna, di Sant'Agnese con il V. Presidente dr. Tessitore. A Napoli dopo una certa attività catechistica e oratoriana presso le Parrocchie di S. Giuseppe ai Nardi, di S. Maria della Salute, a causa della morte del Fr. Ruggero e la crisi dei catechisti più anziani diventati studenti universitari tutto viene meno. Rimane ancora la preziosa benché solitaria attività svolta dal nostro carissimo Ruffinello che opera come educatore e catechista tra giovani rapinatori e assassini in un ambiente molto difficile. Egli ha pure svolto un'importante azione catechistica rivolta a coppie di fidanzati in difficile situazioni culturali sociali e morali e ai loro padrini per la Cresima e ai loro testimoni per il matrimonio ( cfr. Relazione apposita, allegato n.9 ). Dai confratelli di Pompei l'attività catechistica è stata rivolta agli alunni delle classi elementari. Qualcuno di essi ritornato al luogo di origine ha continuato a fare il catechismo presso la sua parrocchia. Per l'estero non ho notizie sicure. I nostri confratelli qui presenti potranno riferire circa le loro attività ed esperienze. In ogni caso si può osservare come il problema del catechista parrocchiale laico, sia ancora da risolvere, un po' dovunque, benché il Concilio Vaticano II abbia più volte richiamato l'attenzione di tutta la Chiesa e dei laici in particolare, sulla fondamentale importanza dell'apostolato catechistico e sulla urgente necessità di poter disporre di numerosi catechisti ben preparati e davvero di impegnati nel loro compito di evangelizzatori. È da segnalare pure l'attività catechistica svolta dal cat. Tessitore per i pensionati della Cassa di Risparmio di Torino. Il problema della catechesi agli anziani è di estrema attualità, tanto più se si pone mente all'aumento della durata media della vita. Quello degli anziani ci riguarda come problema interno della Unione e come campo per il nostro apostolato catechistico e sociale. Mi auguro che i nostri lavori lo possano prendere nella debita coniderazione. Infine, è da ricordare la grandiosa opportunità catechistica che ci sta innanzi con la Casa di Carità Arti e Mestieri. La relazione del suo Presidente, catechista Francesco Fonti, ci informerà anche a questo proposito. Come catechisti non possiamo non sentirci fortemente impegnati, atteso che la nostra presenza e incidenza catechistica si dimostra largamente insufficiente rispetto alla opportunità e alle necessità che ci vengono offerte. Anche il corso sposi di cui abbiamo già accennato è da considerarsi una tipica forma di catechesi per le famiglie. Infine, dobbiamo ricordare la Crociata della sofferenza che per mezzo delle lettere periodiche redatte dal Fratello Gustavo, e poi ultimamente continuate dal dr. Tessitore, costituiscono una vera e propria catechesi per gli ammalati e i sofferenti, dalla cui collaborazione molto dobbiamo attenderci per le vocazioni sacerdotali e religiose in genere, e per le vocazioni catechistiche in ispecie. A livello diocesano e interdiocesano si segnala la nostra presenza come membri dei Consigli dell'Ufficio catechistico regionale e dell'Ufficio catechistico diocesano. Il catechista Giovanni Fonti per tutto il sessennio ha strettamente collaborato all'attività svolta dall'Ufficio catechistico della diocesi di Torino. A livello regionale è da ricordare la nostra collaborazione alla redazione del documento base per il rinnovamento della cateche si in Italia. Anche se in pratica ci sono stati chiesti soltanto dei pareri, allorché ci è stato possibile abbiamo sempre sottolineato la necessità di incentrare ogni cosa nel Mistero di Cristo, considerato attraverso il Cristo Crocifisso e perciò risorto. Dopo una intensa e pluriennale attività in questo ultimo anno i componenti del Consiglio catechistico regionale hanno ravvisato, finalmente, la necessità di ricercare la reale identità e la corrispondente formazione del catechista cosiddetto "qualificato" ( dato che ogni cristiano è per natura catechista ). Per questo sono stato invitato a redigere due documenti uno per i Vescovi e i sacerdoti e un altro per i catechisti. Un primo abbozzo è già stato presentato e discusso. Anche voi lo avete ricevuto. La mia convinzione è che proprio nel rinnovamento della catechesi attualmente in atto presso le diocesi di tutto il mondo, dobbiamo trovare uno dei punti di riferimento basilari, uno dei cardini per la nostra vita e attività futura. Ricordo quanto è detto nel Documento della C.E.I. per il rinnovamento della catechesi al capo 184: "Per una catechesi sistematica, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati. È un problema che la interessa profondamente: la sua vitalità dipende in maniera decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti e si esprime tipicamente nella sua capacità di prepararli". E l'Unione è stata voluta da Dio proprio come istituto di catechisti e perciò come segno e orientamento circa il modo di essere del catechista, così come si esige per una valida catechesi. 4.08 Apostolato sociale e contributi culturali dei catechisti Il nostro apostolato è ad un tempo catechistico e sociale. Questo tempo l'abbiamo più volte affrontato. Anche l'Assemblea, del 1966 vi ha contribuito autorevolmente. Dall'oratorio alla scuola professionale, tutte attività squisitamente catechistico-sociali o socio-catechistiche, dalla attività professionale ai compiti familiari: abbiamo sempre cercato di concepire come intimamente collegate le due dimensioni caratteristiche del nostro apostolato. L'esperienza più significativa a questo riguardo la stiamo ancora facendo con la Casa di Carità Arti e Mestieri. È su questo terreno che sinora siamo stati piu stimolati a cercare i segni dei tempi, segni di Dio nel mondo dell'uomo e a cercare l'uomo nella manifestazione di Dio. È ancora sempre stata la Casa di Carità Arti e Mestieri ad aprirci alle relazioni e alle esperienze sociali culturali e anche politiche del nostro tempo e nello stesso tempo a sospingerci verso un migliore approfondimento delle realtà diverse, del mistero di Cristo. Da qualche tempo si è aggiunta l'esperienza dell'incontro con i ragazzi e con i giovani nell'ambito delle parrocchie. Ma in questo settore, nonostante i lodevoli sforzi che dobbiamo continuare, non siamo ancora riusciti a realizzare esperienze durevoli, orientative, risolutive. Tra la scuola e il tempo libero, vissuto quest'ultimo sul modello della società industriale borghese e consumistica, oppure nel disordine e nell'abbandono di tanta gioventù distorta e disorientata da stimolazioni eccitanti e provocatorie non siamo ancora riusciti a trovare un ruolo e una funzione veramente efficaci. La caduta dello spirito vocazionale, dell'intervento generoso e autenticamente caritatevole, della milizia sociale fatta di servizi resi anche fuori degli schemi vigenti ci è stata di molto ostacolo. Soprattutto risentiamo la generale perdita rispetto all'idealità come motivazione di vita. Contestazione, consumismo, carrierismo rimangono purtroppo le proposte che la nostra società rivolge ai giovani dei nostri tempi. Abbiamo innanzi un tipo di società decisamente urbana e industriale, l'abbiamo innanzi o come realtà effettiva o come prospettiva. I problemi più vicini alla natura dell'uomo: i giovani, le famiglie, gli anziani, l'ambiente ecologico: tutto ciò insomma che non trova in una visione efficientistica, produttivo-consumistica, un posto adeguato, si sono fatti tuttavia più acuti in questo ultimo decennio. I grandi movimenti emigratori, gli squilibri sociali e territoriali, lo sviluppo tecnologico sempre più accentuato, l'inquinamento, il depauperamento delle risorse naturali hanno investito in pieno le società più sviluppate, mentre permangono anche si aggiungono varie forme di indigenza, quali la frustrazione, l'emarginazione prodotte dallo stesso progresso tecnologico e produttivo. La nostra è certamente un'epoca decisiva circa l'avvenire della umanità, per le sue rilevanti conquiste ma anche per i problemi e le enormi difficoltà che pone. Il mondo ecclesiale non ha ancora trovato un rapporto risolutivo nei confronti del mondo moderno. Accanto al sopravvivere di organizzazioni e forme d'intervento apostolico di tipo tradizionale, sono esplose un po' dovunque forme d'intervento inquiete e turbolenti, tendenzialmente radicaleggianti e secolaristiche. Sono cose che tutti conosciamo. A noi non rimane che pregare, lavorare, pazientare, soffrire operando nell'umiltà, nell'amore verso il Cristo Signore e verso il nostro prossimo. A noi tocca di fare quel bene che si presenta, giorno per giorno, pur continuando a riflettere cercando di capire in Cristo l'umanità e il tempo a cui apparteniamo, e tuttavia non disdegnando di dedicarci a cose piccole, quotidiane, anche per poterne comprendere il valore e la funzione rispetto al regno di Dio. Il Signore poco a poco ci illuminerà. Per intanto possiamo constatare come, grazie a Dio, l'esperienza fatta con la Casa di Carità Arti e Mestieri ci abbia posto nelle condizioni di penetrare chiaramente nei grandi problemi scolastici, formativi ed educativi del nostro tempo. Questo patrimonio di idee, di orientamenti, di soluzioni pratiche ha già dato qualche frutto anche a livello nazionale e regionale. Il pensiero avanzato da uno di noi sui compiti e sull'organizzazione della formazione professionale in Italia, ha trovato adesioni da parte di numerosi governi regionali, e costituisce senz'altro una delle migliori prospettive, tra quelle sin qui avanzate, per una umanizzazione del mondo del lavoro per mezzo della formazione. L'esperienza della Casa di Carità è stata operante anche a livello della programmazione nazionale, in seno alla commissione generale per le politiche del lavoro e nell'ambito del Ministero del Lavoro. Anche nel Consiglio regionale del Piemonte l'esperienza della Casa di Carità ha avuto un generale riconoscimento, quale contributo di orientamento per la soluzione dei problemi connessi con il riordino e lo sviluppo del sempre più importante settore della programmazione regionale costituito appunto dalla formazione professionale. L'esperienza della Casa di Carità, infine ci ha consentito di maturare una certa autorevole consapevolezza anche sui problemi della scuola e del mondo del lavoro. Purtroppo, per le scarsissime forze di cui disponiamo, non è stato possibile ancora organizzare, secondo un vero e proprio processo di educazione permanente, i nostri ex-allievi. Accanto agli apporti anche culturali maturati nell'ambito o in forza della Casa di Carità, è da ricordare il contributo culturale del catechista associato dr. Gaetano Sales. La Messa del Povero ( cfr. cap. VIII Deliberazioni Assemblea 1966 ) ha continuato per tutto il sessennio nella sua attività religiosa e assistenziale presso le due sedi di via Villa della Regina e di via Saccarelli. L'allegato n. 10 ci fornisce alcuni dati relativi all'attività della Messa del Povero nel sessennio. Vi hanno partecipato alcuni nostri catechisti congregati e associati sotto la guida del catechista Ronco. Il Fr. Gustavo vi ha apportato un aiuto sostanziale e costante guidando un gruppo di studenti universitari del Convitto San Giuseppe e alcuni postulanti e novizi dei Fratelli. Durante il sessennio non è stato ancora possibile dare attuazione alle proposte relative formulate dall'Assemblea del 1966. Il catechismo non è più stato fatto, ritenendolo assorbito dall'Omelia della S. Messa. Concludendo, ritengo che sia necessario dare un assetto istituzionale e organizzativo suo proprio e definito a questa benefica iniziativa. Il problema degli emarginati dalle difficoltà della vita, di coloro che s'abbandonano alla più squallida miseria non è affatto un problema risolto nella nostra società dello sviluppo. Alle antiche forme di miseria e di emarginazione se ne sono aggiunte delle nuove: gli sfiduciati, i drogati, gli ex-carcerati ed ex-tubercolotici che nessuno riceve, gli hippies che superata presto una fase di vagabondaggio giovanile diventano degli autentici "barboni". Insomma sono da considerare tutte le varie forme di emarginazione sociale e umana più o meno collegate con il progresso o con la dilagante permissività. Dobbiamo discutere anche di questo per determinare meglio la forma e la misura del nostro impegno verso questi nostri fratelli. Per l'apostolato familiare, non contiamo sinora di una vera e propria tradizione, di una esperienza consolidata. Tuttavia anche durante questo sessennio si è potuto constatare come la presenza di un catechista nella famiglia sia stata tante volte decisiva per il ritorno alla fede di un congiunto, per la conversione negli ultimi tempi della vita. Abbiamo potuto più volte constatare come un figlio o un fratello catechista consacrato è stato di grande aiuto nei momenti difficili della vita famigliare e soprattutto per il ritorno a Cristo dei congiunti. È un campo che dobbiamo curare e approfondire, che basterebbe, forse, da solo a illustrare l'importanza e la portata della vocazione catechistica. Occorre che siano meglio armonizzati i compiti e i ruoli familiari con l'essere consacrati e catechisti e perciò disponibili per un più vasto numero di persone, a cominciare dai confratelli dell'Unione. Occorre imparare a evitare ingiustificate subordinazioni, senza per questo ridursi a frequentare la famiglia come se si trattasse di un albergo. Ad ogni modo, se quasi nulla è stato possibile fare in forma organizzata, attraverso i rendiconti è stato possibile trovare orientamenti e consigli efficaci ai fini di una giusta presenza in famiglia, presenza autenticamente apostolica, vale a dire secondo lo spirito e non secondo la carne. 4.09 Il Convitto per catechisti e assistenza ai catechisti in necessità ( cfr. cap. IX Deliberazione Assemblea 1966 - all. n. 11 ) L'Assemblea Generale del 1966 dopo aver sottolineato l'importanza e l'urgenza di un Convitto tipo-famiglia ( previsto dall'art. 54 delle Regole e Costituzioni ) per i catechisti rimasti senza la famiglia di origine, ha formulato due caldi inviti. Con il primo s'intendeva stimolare la Presidenza dell'Unione a procedere al più presto alla organizzazione di "convitti tipo famiglia", adatti alla condizione secolare dei catechisti. Con il secondo ci si rivolgeva ai catechisti rimasti soli perché vi partecipassero attivamente. Il Consiglio Generalizio dell'Unione, anche a motivo dell'urgenza di provvedimenti si è subito messo all'opera. Scartate le soluzioni inattuabili per la mancanza di mezzi finanziari, ci si è orientati a proporre ai catechisti interessati l'affitto di alcuni piccoli appartamenti in uno stabile di nuova costruzione, nei pressi della Casa di Carità Arti e Mestieri. Si deve soprattutto all'impegno e alla dedizione del catechista Leonardo Rollino, membro del Consiglio generalizio e attuale economo generale dell'Unione, se il primo convitto è diventato una realtà. Per l'occasione è stato acquistato tutto l'arredamento di un appartamento da adibirsi ai servizi comuni e a ufficio per la sede di Torino. Il catechista Rollino ha pure messo a disposizione della Unione un altro appartamento per ospitarvi i nostri seminaristi e i catechisti di passaggio. La realizzazione del Convitto non è tuttavia avvenuta senza incontrare difficoltà e anche qualche contrasto trattandosi di conseguire una sorta di convivenza familiare fra persone assai diverse per abitudini e mentalità già acquisite, e da lungo tempo. Non è mancata qualche critica, per altro incomprensibile e qualche mormorazione intesa più a dissuadere che ad aiutare i catechisti più direttamente interessati. Di tutto ciò, però, non rimane che un ricordo lontano sempre più sbiadito. Quello che conta è che il Convitto esiste e funziona e che dobbiamo tutti convenire sulla sua utilità a motivo dei servizi già resi ai catechisti che ne fanno parte e a quelli che occasionalmente vi hanno partecipato. Con il Convitto poi è stato possibile offrire ospitalità ai diversi catechisti che dall'estero sono venuti a Torino o per ricevervi importanti orientamenti in ordine alla loro vocazione o per completare la loro formazione e procedere alla loro consacrazione presso la salma del nostro Fondatore. Per tutti il Convitto si è dimostrato accogliente, ristoratore come una casa, la propria casa. Durante il sessennio è stato possibile realizzare anche altri interventi a favore di catechisti in difficoltà a causa, per es., di malattie, disgrazie, difficile situazione economica e così via. Lo si è potuto fare grazie alla buona volontà e alla generosità di altri confratelli, perché l'Unione non dispone di mezzi, come tutti sappiamo. 4.10 Pubblicazioni periodiche e occasionali dell'Unione Il bollettino "L'Amore a Gesù Crocifisso" rimane la pubblicazione periodica più importante rivolta all'esterno dell'Unione. Curato dal dott. Tessitore il Bollettino viene di nuovo pubblicato regolarmente. Il pubblico che lo riceve è composito. Non mi risulta che il numero dei nuovi destinatari sia rilevante. La situazione statistica del Bollettino è presentata dall'allegato n. 12. Mancando di un corpo redazionale e di catechisti che vi col piccola laborio, il Bollettino esprime - se non in piccola parte - il contributo dell'Unione sui vari argomenti da trattare o che si dovrebbero trattare. Purtroppo all'Unione si assiste a una sorta di divaricazione tra ciò che si viene vivendo e facendo e ciò che si riesce a comunicare a mezzo della stampa. È una sorta di dissociazione alla quale dobbiamo assolutamente porre rimedio. Il rimedio però dipende da tutti i catechisti e non soltanto da qualcuno di essi. A seconda delle possibilità personali, occorre che ci aiutiamo anche per il Bollettino, che deve diventare una importante forma di attuazione del nostro comune compito catechistico e sociale. Chi può scrivere scriva, altri possono aiutare con suggerimenti, proposte e pareri: ma il Bollettino non lo possiamo trascurare. Ad ogni modo non sono mancati consensi e approvazioni anche per il Bollettino così come esce. Non abbiamo tuttavia rilevato un interesse particolare da parte dei Vescovi, del clero più responsabile, dei laici cosiddetti impegnati, dei giovani. Altra pubblicazione periodica sono state le circolari per gli aderenti alla Crociata della Sofferenza. I dati statistici relativi sono riportati nell'allegato n. 13. I destinatari sono andati crescendo. L'iniziativa portata avanti dal Fr. Gustavo, merita un'attenta considerazione anche come suggerimento per altre forme di apostolato catechistico a mezzo della stampa periodica, apostolato cioé che si potrebbe realizzare anche per altre categorie di persone e di problemi. Salvo che non si giudichi più conveniente ricomprendere ogni cosa in distinte rubriche del nostro Bollettino. Per quanto si riferisce alle pubblicazioni interne dell'Unione durante il sessennio sono state inviate a tutti i catechisti cinque circolari della Presidenza dell'Unione e una comunicazione. Sono state diffuse in lingua italiana e in lingua spagnola. I temi trattati sono riassunti nell'allegato n. 14. È un tipo di pubblicazione quello delle circolari interne che va riesaminato, allo scopo di raccogliere orientamenti, suggerimenti che le rendano sempre più operanti per il bene dell'Unione. In occasione dei primi passi verso la realizzazione dell'opera "La Sorgente" è stato pubblicato un opuscolo illustrato inteso a far conoscere la nuova iniziativa e a farla vivere nell'animo degli aderenti. Sarebbe necessario che anche per questo tipo di pubblicazione i catechisti formulassero un loro parere. Nel settore delle pubblicazioni dobbiamo comprendere, per il sessennio, la pubblicazione interna degli scritti del nostro Fondatore e quella degli scritti di Fra Leopoldo. Per ora si tratta della semplice stampa di quanto i nostri Maestri ci hanno trasmesso. Mi risulta che la edizione fotocopiata delle pagine di Fratel Teodoreto è stata ben accolta sia dai catechisti, che nell'ambiente dei Fratelli. Molto ci ripromettiamo anche dai quaderni di Fra Leopoldo. Il Signore ha le sue vie così come ci insegna San Paolo: "Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. Infatti, considerate tra voi, o fratelli, quelli che egli ha chiamato: non molti sono i sapienti secondo l'estimazione terrena; non molti i potenti, non molti i nobili. Ciò che invece è stolto per il mondo, Iddio lo scelse per confondere i sapienti; e ciò che per il mondo è debole, Iddio lo scelse per con fondere quello che è forte; scelse ciò che per il mondo non ha nobiltà e valore, ciò che non esiste, per ridurre al nulla ciò che e siste, affinché nessuna creatura possa vantarsi dinanzi a Dio" ( 1 Cor 1,26-29 ). Il catechista Claudio Brusa, consigliere generale, è stato il principale protagonista della pubblicazione relativa agli scritti dei nostri Servi di Dio. Gliene siamo particolarmente grati. Infine, si è pure tentato da parte di alcuni volenterosi nostri confratelli di dare una certa diffusione ai testi delle conferenze tenute da me nel corso del sessennio e concernenti la preparazione al Rinnovamento delle Regole e Costituzioni. È un lavoro che richiede ancora del tempo e mi auguro che possa avere una qualche utilità. 5.00 Preparazione per l'Assemblea straordinaria per il rinnovamento delle Regole e Costituzioni ( cfr. cap. XII Deliberazioni Assemblea 1966 ) 5.01 Premessa L'Assemblea Generale ordinaria del 1966 a chiusura dei suoi lavori aveva avanzato tre proposte intese a conseguire, possibilmente entro il 1968, il rinnovamento delle Regole e Costituzioni dell'Unione. L'obiettivo però non è ancora stato raggiunto e le ragioni sono state esposte nell'ultima circolare con la quale è stata indetta l'attuale Assemblea Generale ordinaria. Tuttavia l'intero arco di tempo è stato intensamente impiegato in questo senso. Prima di incominciare a ricordare il lavoro compiuto, voglio informare l'Assemblea che il rinvio motivato dell'Assemblea straordinaria prevista allo scopo è avvenuto con il tacito consenso di Mons. Verdelli, responsabile della sezione Istituti Secolari della Congregazione romana competente. 5.02 Sulle fonti dell'Unione Nel decreto "Perfectae Caritatis" il Concilio Vaticano II dopo aver dichiarato che "la norma ultima della vita religiosa è la sequela di Cristo quale viene insegnata dal Vangelo" afferma che "torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli istituti abbiano ciascuno la sua fisionomia particolare e la sua funzione. Perciò fedelmente si cerchi di far propri e di conservare lo spirito autentico dei Fondatori e i loro intenti, come pure le sane tradizioni: tutto ciò infatti costituisce il patrimonio di ciascun Istituto". In ossequio e osservanza a queste e ad altre disposizioni conciliari, nel sessennio 1966-72 è stato svolto un lavoro continuativo per avviare tutti i catechisti a una migliore conoscenza circa le fonti dell'Unione. Subito dopo l'Assemblea del 1966 venne intrappreso uno studio sulle fonti scritturistiche dell'Unione e uno studio organico e sistematico sul messaggio di Fra Leopoldo, messaggio fatto suo e propostoci dal nostro Fondatore. Con la comunicazione del luglio 1969 veniva indicato a tutti i catechisti un quadro articolato di tutte le fonti dell'Unione; veniva altresì suggerita una loro conveniente utilizzazione al fine di cogliere sempre meglio la volontà di Dio nei riguardi dell'Unione. In occasione del processo diocesano informativo sulle virtù di Fratel Teodoreto, il Consiglio Generalizio ha accettato la mia proposta di pubblicare la riproduzione fotostatica di tutti gli scritti del nostro Fondatore. Successivamente è stata intrappresa la pubblicazione integrale dei quaderni di Fra Leopoldo, nel testo redatto dal prof. Rostagni. Il catechista Claudio Brusa ha contribuito non poco a farci conoscere le fonti determinanti specifiche dell'Unione con il sottoporci, periodicamente, stralci ricavati dagli scritti dell'uno e dell'altro dei nostri maestri. A tutti i catechisti di Torino è stata distribuita anche una sintesi del pensiero spirituale e apostolico di San Giovanni Battista de La Salle e sono stati segnalati i nuovi documenti che regolano la vita dei Fratelli e del loro Istituto. Ritiri, esercizi, adunanze generali e specializzate sono stati realizzati sempre con riferimenti essenziali e sistematici a quelle che avevamo definito come "fonti determinanti specifiche". Purtroppo questo lavoro sinora non ha avuto nell'Unione tutta l'eco e la partecipazione che ci si attendeva. Occorrerà esaminarne i motivi per adottarne i rimedi efficaci, atteso che, come si osserva nel "Perfectae Caritatis","un efficace rinnovamento e un vero aggiornamento non possono avere luogo senza la collaborazione di tutti i membri dell'Istituto" ( n. 4 ) Ad ogni modo il Fondatore non si cambia, come non si cambia il carisma originario dell'Unione. E pur rimanendo docili a qualsiasi eventuale decisione del governo della Chiesa sugli scritti di Fra Leopoldo, noi per intanto non possiamo ignorarli, perché non li ha ignorati il nostro stesso Fondatore. È dalle sue mani e come pensiero fatto suo nella preghiera continua e nella dedizione della sua esemplare carità, che noi li abbiamo ricevuti e come tali li dobbiamo custodire e studiare e basarci su di essi sino a quando non ce ne fosse chiaramente sconsigliato o proibito dalla Chiesa. 5.03 Sull'intimità con Gesù Crocifisso uniti a Maria SS. Immacolata capolavoro della redenzione e madre dell'umanità redenta: nucleo spirituale dell'Unione Un particolare lavoro di ricerca è stato svolto intorno all'atteggiamento interiore, alla disposizione profonda, all'orientamento quotidiano di vita che il Signore offre ai catechisti e vuole da loro. Sulla base del messaggio di Fra Leopoldo ricevuto - come dicevamo - dalle mani del nostro venerato Padre e Fondatore tale nucleo ispiratore e propulsore è stato individuato nella costante intimità con Gesù Crocifisso. Tale intimità essenziale e programmatica già era stata promessa dal Signore a Luigi Musso nella chiesa di San Dalmazzo, appena ricevuta la S. Comunione. Successivamente il motivo centrale e ricorrente di tutti gli insegnamenti ricevuti da Fra Leopoldo, e l'essenza stessa della vita del Servo di Dio, costituito "maestro" del grande Ordine che deve venire. Numerose riunioni di catechisti congregati sono state dedicate alla ricerca e all'approfondimento di tale tema di vita negli scritti di Fra Leopoldo. Purtroppo non tutti hanno dimostrato di comprenderne il valore e l'importanza. Mi corre perciò l'obbligo di affermare ancora una volta che senza l'intimità con Cristo Crocifisso, intimità che Egli ci offre e alla quale ci chiama, l'Unione si riduce - almeno per quello che dipende dagli uomini - a una mera parvenza, a un mero fatto organizzativo e istituzionale, senza vita, né fecondità. E ancora una volta sento di dover richiamare l'attenzione di tutti sul fatto che l'insegnamento di Fra Leopoldo altro non è che un aiuto carismatico, perché facciamo nostro e diffondiamo l'insegnamento del Signore. "Rimanete in me e io rimarrò in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non resta nella vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla …" "Ciò che glorifica il Padre mio è che voi portiate molto frutto, e così vi dimostrate miei discepoli. Come il Padre ha amato me così anch'io ho amato voi: rimanete nel mio amore" ( Gv 15,4s ). "Gesù risponde loro: È venuta l'ora in cui il Figlio dell'uomo deve essere glorificato. In verità, in verità vi dico: Se il chicco di frumento non cade in terra e vi muore, resta solo; se invece muore porta molto frutto"… "Quanto a me, allorché sarò innalzato da terra tutti attirerò a me" ( Gv 12,23s ). L'intimità con il Signore Crocifisso ci è proposta fin dai primordi della nostra vocazione e consacrazione catechistica. Se è vero che lo sviluppo della vita cristiana presenta un primo tempo in cui dominano le esigenze dell'ascesi, sarebbe illusione pensare che ciò possa realizzarsi se non in Cristo, in Lui e per Lui. Parimenti si può dire dell'orazione, che se ai primordi è prevalentemente discorsiva e meditativa, tuttavia anche in questa fase abbisogna di un minimo di contemplazione, di uno sguardo interiore e affettivamente pregnante rivolto a Gesù come al nostro "Amabilissimo Signore". La conformità con Cristo Crocifisso rimane sempre la forma di vita cristiana quaggiù, rimane la vita secondo l'uomo nuovo come si deve svolgere nella esistenza terrena. La nostra fecondità spirituale e apostolica dipende strettamente dalla perfezione di tale nostra conformazione. Secondo la parola di Dio, i detti di Fra Leopoldo ci insegnano che l'intimità con Gesù Crocifisso si realizza e si vive "in unione alla Vergine Immacolata" che ne è ad un tempo il modello supremo e la madre, in forza di Cristo Signore. Basta scorrere i detti di Fra Leopoldo, e la stessa presentazione che ne ha fatto Fratel Teodoreto, per constatare la verità e la validità di quanto affermato. Tralascio di inoltrarmi in un argomento importante e fondamentale perché ritengo che possa essere più propriamente ripreso nella fase successiva dei nostri lavori assembleari. 5.04 Sulla consacrazione catechistica L'approfondimento inteso al rinnovamento delle Regole e Costituzioni è stato condotto e proposto ritenendo come fondamentale e programmatica l'insegna "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata". Ogni punto delle Regole e l'insieme di queste è stato studiato e penetrato per coglierne la coerenza, la operatività, la essenzialità, la efficacia affinché ogni membro dell'Unione e l'Unione nel suo complesso viva e manifesti appieno l'ideale di una "Unione", unione di "Catechisti", Catechisti "del SS. Crocifisso" e "di Maria SS. Immacolata". Con fedeltà si è cercato di vagliare ogni cosa corrispondendo alla volontà del Signore. "Riguardo la pia Unione del SS. Crocifisso, il titolo non si cambia; è il nome che prenderà l'Ordine che ne verrà ( dal diario di Fra Leopoldo, 22 dicembre 1920 ). È in forza di tale orientamento che si è molto insistito nell'indicare nella "consacrazione" il modo d'essere dei catechisti congregati e, in senso lato, il modo d'essere dei catechisti associati. Consacrazione a Dio per Cristo Signore, consacrazione a Gesù Crocifisso per essere in Lui e per Lui consacrati a Dio e al mondo. Consacrati al servizio degli uomini per la loro crescita e salvezza; gli uomini considerati nella loro concretezza personale, nelle loro forme di convivenza e di organizzazione di vita, nel divenire della storia verso la meta dalla quale dipende, in definitiva, il senso profondo e autentico della vita umana e per rapporto alla quale si manifesta la vocazione ultima di ogni uomo e dell'umanità. È stato colto più chiaramente il rapporto esistente tra la consacrazione battesimale e cresimale e la "consacrazione catechistica". I voti, la pratica di essi e dei consigli che questi comportano, la pienezza della carità che tutto ciò deve esprimere e alimentare, sono stati particolarmente approfonditi secondo il punto di vista suesposto. Così è stata rilevata la necessità di riprendere e integrare il capitolo dello zelo, quello della castità e della povertà. Anche il dettato dell'obbedienza si è dimostrato bisognoso di essere ripresentato secondo le esigenze della "consacrazione catechistica". Gli stessi primi articoli delle Regole che determinano il significato, la portata e l'impegno della "consacrazione catechistica" vanno ripresi e riformulati. La ricerca condotta nel sessennio ha dimostrato la validità delle considerazioni e delle affermazioni dell'Assemblea del 1966 sull'attività professionale dei catechisti, specie se congregati. L'eccellenza dello stato di consacrazione rispetto a quello comune dei fedeli è stato colto proprio nella più intima partecipazione alla Passione e Morte del Signore ( cfr. Mt 10,35-40 ). Sono state come riscoperte le esigenze della "consacrazione catechistica" per rapporto all'essere del cristiano da praticare e da manifestare ( cfr. Lc 9,22-26; Lc 12,49-54; Lc 14,25-35 ), per rapporto alla vocazione ( cfr.Lc 9,57-61 ), per rapporto all'apostolato catechistico ( Lc 12,1-12 ), per rapporto alla legge evangelica della fecondità: "Se il chicco di frumento non cade in terra e vi muore, resta solo; se, invece, muore, porta molto frutto" ( Gv 12,24 ). In questo modo è maturata la convinzione di dovere ripetutamente sollecitare e favorire ancor più che per il passato, un impegno di vita più chiaramente e vigorosamente totalitario, permanente, costante sino alla morte, come si conviene a chi, chiamato da Dio alla "consacrazione catechistica", ha inteso rispondere alla chiamata di Dio consacrando tutto se stesso e la propria attività per sempre ( cfr. formula di consacrazione ). Più ancora che dei professi i catechisti sono dei consacrati, la loro professione è consacratoria. 5.05 Sulla apostolicità della consacrazione e della secolarità dei catechisti Già durante gli incontri tra i rappresentanti degli Istituti italiani in preparazione del Convegno internazionale degli Istituti Secolari, erano emerse posizioni non condividibili sulla secolarità, come nota peculiare del nostro stato di vita. La secolarità risultava concepita come semplice adeguamento al secolo così come si trova. L'apostolicità era ridotta a mera conseguenza meccanica di un simile adeguamento. Una secolarità in se stessa salvifica e di per se stessa apostolica, secolarità autosufficiente ai fini del regno di Dio. Una secolarità che per conseguirla richiederebbe la rinuncia a tutte le opere organizzate di apostolato, le quali, chissà perché, sarebbero da considerarsi proprie dei soli religiosi, ma contradditorie rispetto alla condizione secolare. Essere dei secolari: ecco insomma la parola d'ordine per i membri degli Istituti Secolari. Per cui l'intrapprendere iniziative educative o assistenziali cristianamente fondate non sarebbe coerente con la vocazione propria degli Istituti Secolari. Per la stessa evangelizzazione sarebbe come consentita la partecipazione senza però che gli Istituti Secolari organizzino nulla che possa costituirsi come propria attività di gruppo. Nell'esporre queste idee confido nella vostra comprensione, atteso che debbo accontentarmi, per brevità di svolgimento, di indicazioni sommarie. Durante il Convegno, in certi gruppi di lavoro, le suddette posizioni sono state ancor più radicalizzate ed estese a tutti gli altri principali componenti dell'ideale di vita comune a ogni Istituto Secolare in quanto tale. Ho esposto qualcuna delle idee raccolte durante i lavori del Convegno, non per farne la cronistoria o per tentarne una valutazione, ma bensì per ricordare certi filoni di pensiero per i problemi che ci riguardano. Si è tentato di influenzare non poco i partecipanti al Convegno e soprattutto i Responsabili Maggiori, quasi tutte donne molto delle quali già piuttosto anziane, al fine di giungere a tappe forzate all'istituzione di una Conferenza mondiale degli Istituti Secolari: un organismo che avrebbe dovuto premere all'unanimità anche per un rinnovamento della legislazione canonica negli Istituti Secolari, in modo che ne fosse esaltata la secolarità secondo una certa concezione. Come primo risultato sembrò si mirasse a ottenere una nuova Costituzione Apostolica che riconoscendo come superata la "Provida Mater Ecclesia" riformulasse tutti i principi fondamentali del nostro stato di vita, secondo una certa concezione della secolarità più sociologica che teologica e spirituale. La nostra opposizione a tale ordine di idee è stata assai ferma e portata innanzi senza riguardi umani. Il punto di vista esposto in rappresentanza dell'Unione, esposizione che voi conoscete avendone ricevuta una sintesi, è stato quello basato sul carattere primordiale dell'apostolicità da cui sgorgano tutte le altre peculiarità e modi di essere essenziali, compresa la stessa secolarità. In quanto siamo chiamati ad essere apostoli in un certo modo, siamo perciò dei consacrati e dei secolari. Dei consacrati come risposta a una chiamata missionaria, che ci sollecita a quella singolare e plenaria donazione costituita dalla nostra consacrazione. Dei secolari, in quanto chiamati ad essere apostoli non solo nel mondo, ma come per mezzo del mondo. La secolarità non è un mero dato di fatto sociologicamente inteso, ma il modo d'essere a cui il mondo, la società aspira, ma al quale non perviene con pienezza, superando ogni ambivalenza e ambiguità, se non per Cristo Signore e in vista di Lui. Su questo ordine di idee non insisto, ma mi limito a rinviare alla sintesi a cui prima ho accennato. Ad ogni modo, il nostro intervento è stato, in questo senso, fermo e deciso anche in seno alla Commissione preparatoria della Conferenza internazionale dei Responsabili Maggiori degli Istituti Secolari. Ed è proprio per nostra insistenza che la proposta di Statuto elaborata dalla Commissione, nel suo primo articolo, afferma essere l'apostolicità degli Istituti Secolari il fine della Conferenza, riportando le parole stesse del Decreto "Perfectae Caritatis": "che essi siano realmente come fermento nel mondo per dare vigore e incremento al Corpo di Cristo" ( ibid. 19 ). La nostra secolarità è peculiare in quanto apostolica, nasce cioé dalla chiamata a essere apostoli "nel mondo", cioé nelle espressioni secolari di vita, e "come per mezzo del mondo", vale a dire come per mezzo di tali condizioni e attività, servizi e funzioni. Tale prospettiva comporta una riconsiderazione in Cristo Signore e Redentore delle realtà mondane e secolari, delle forme di vita in cui l'umanità in forza di quanto le è immanente e specifico viene ( non senza dolori, colpe, fatiche e morte ) realizzando e significando. Una riconsiderazione a un tempo carismatica e escatologica, in ordine cioé a Dio creatore e redentore e fine ultimo del mondo umano creaturale. Naturalmente, puntando sull'uomo in quanto coronamento e fine della creazione materiale e cosmica, della quale egli per certi aspetti fa parte e vi è come coinvolto, sull'uomo nel quale e per il quale lo Spirito di Dio, per il Cristo, fa nuove tutte le cose. 5.06 Sulla secolarità consacrata dei catechisti Pur comportando l'Unione una vera e completa professione dei consigli evangelici nel mondo, nel corso dell'ultimo sessennio è stata avvertita una più viva esigenza di considerarci come parte del mondo laicale. Non certo per una minore considerazione dello stato religioso vero e proprio, ma per l'intento di meglio concepire il servizio apostolico a noi proprio. Secondo una prospettiva squisitamente apostolica è sembrato più significativo ed efficace il porci come laici a servizio dei laici, realizzando in primo luogo una testimonianza di vita cristiana che fosse orientatrice ed esemplare principalmente per il mondo dei laici. La necessità di vivere da laici accanto a laici, condividendo le loro condizioni di vita, dimostrando come con ogni genere di vita e di linguaggio si possa e si debba ordinare a Dio per Cristo Signore, e lo si possa in quanto ogni cosa è essenzialmente ordinabile e riferibile a Dio proprio come conferma della sua consistenza entitativa e del suo valore, e come ogni genere di vita e di linguaggio possa diventare annuncio e testimonianza resa a Dio, esigenza di santità, fattore della comunione con Dio. "Nessuna condanna dunque pesa più ora su quelli che sono in Cristo Gesù. La legge dello spirito che dà la vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della carne. Quello che era impossibile alla legge, ridotta all'impotenza dalla carne, lo fece Dio che, mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato per vincere il peccato, condannò il peccato nella carne di Cristo, affinché tutto ciò che prescrive la legge si compisse in noi la cui condotta non è ormai più conforme alla carne, ma allo spirito" ( Rm 8,1-4 ). Oggi, è quanto mai urgente e necessario dimostrare in primo luogo con la concretezza della vita laicale come l'antitesi tra sacro e secolare è priva di fondamento, come l'essere per Dio è l'unico modo per poter essere per l'uomo, autenticamente e pienamente. Nessuno infatti "è per l'uomo" più di Dio, come si dimostra tangibilmente in Cristo Signore. Non si può essere per l'uomo se non volendolo in Dio e per Dio, se non amandolo dello stesso amore con cui Cristo lo ha amato. La ricerca del valore autonomo dell'uomo che pregiudizialmente si vorrebbe come negatore di Dio, è sfociata nella negazione dell'uomo stesso, risultandone negata la sua costitutiva ed essenziale relazionalità e riferibilità, che fanno dell'uomo una realtà a suo modo onninclusiva e onniaffermativa e perciò stesso individuale e comunitaria, singolare ed universale, presenza e valore, storia e non semplice successione, espressione manifestativa, progettualità trasformante e non semplice determinazione, aspirazione e significanza e non mero fatto bruto e divenire senza senso. Dunque, "secolarità consacrata" come volontà di portare a pienezza, per Cristo Signore, tutte le essenziali relazionalità e riferibilità attuali e virtuali, in forza del potenziamento e dell'attualizzazione della fondamentale e dominante relazionalità con Dio e riferibilità a Dio. Per questa via il "secolo" in certo modo si supera, si trascende e trapassa nell'eternità. Del resto, sono proprie delle attività e dei compiti umani, in quanto "umani", e l'esigenza di santità ( e non solo quella della "efficienza" ) e la loro capacità di concorrere a produrla, sempreché attuati in Cristo Signore e perciò liberati dalla schiavitù della corruzione. Infatti è cosa "umanissima" e massimamente umanizzante il santificarci per mezzo delle nostre attività e dell'assolvimento dei nostri compiti umani. Dunque: "laicità consacrata", ossia modo d'essere "secolare" che, donandosi a Dio per Cristo Signore, si libera e si apre nella prospettiva di un cielo nuovo e di una terra nuova dove risplenderà appieno il suo valore e la sua autonomia nella pienezza della giustizia. 5.07 Sulla consacrazione secolare dei catechisti Sempre con l'intendimento di conseguire il rinnovamento delle Regole e Costituzioni, come punto di arrivo e di partenza insieme per un rinnovamento personale e comunitario, durante il sessennio è stato pure approfondito il significato e la funzione della "consacrazione secolare" dei catechisti. Consacrazione "secolare" che confermando la condizione secolare dei catechisti la finalizza al servizio del "secolo" da ricapitolare in Cristo Signore. "Essere per il mondo", "essere per l'uomo", ed esserlo semplicemente, non significa esserlo "esclusivamente", in quanto essere per l'uomo soltanto significa non essere affatto per l'uomo. L'uomo infatti, non è "soltanto" se stesso, ma è la totalità delle cose a suo modo. L'uomo è anche il mondo delle sue realizzazioni, è anche natura e cosmo, è la storia che in lui confluisce e che con lui continua, è anche, in certo modo, Dio in quanto pensato da Dio, creato da Dio "a sua immagine e somiglianza" e a Dio destinato. L'uomo è soprattutto oggetto di un amore particolare di Dio, per il quale il Verbo incarnato si è dato sino all'immolazione; l'uomo è chiamato alla comunione con il Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo. Dunque, "consacrazione secolare" è "consacrazione all'uomo" così come è chiamato a essere in profondità e non soltanto come può sembrare in superficie. La consacrazione "secolare" più che mai deve rendere i catechisti "solidali" con gli uomini, pronti a condividere tutto ciò che loro appartiene, anche i problemi, le esigenze, i bisogni, i fallimenti, le contraddizioni, eccetto la volontà di affermarsi fuori e contro Dio. Essi debbono desiderare, con l'aiuto di Dio, di essere, come Gesù, provati in tutto, tranne il peccato ( cfr. Eb 4,15 ), tanto più che anch'essi sono peccatori e debbono convertirsi nella penitenza. I catechisti debbono risolvere le contraddizioni proprie e altrui, le deviazioni, le inimicizie, la durezza del cuore e la impotenza per rapporto al bene dominante e risolutivo: tutto con Gesù Crocifisso e come continuazione di Lui, nel tempo. E così conseguire la propria e altrui redenzione liberatrice. È impensabile che con questa relazione io possa ripresentarvi tutto il pensiero e gli orientamenti di vita maturati particolarmente in questo ultimo sessennio. Quello che mi sono prefisso è di ricordare almeno per sommi capi l'itinerario percorso in vista del conseguimento del tanto auspicato rinnovamento delle Regole e Costituzioni. Prima di concludere questo punto, voglio ancora ricordare quanta luce di vita ci è venuta ogni volta che con animo filiale abbiamo attinto a San Giovanni Battista de La Salle anche su questi argomenti. Proprio per rapporto al tema di cui sto trattando ricordo quel punto dei Trattatelli che insegna ai Fratelli:" Non fate veruna differenza tra gli affari propri del vostro stato e il negozio della vostra eterna salute e perfezione. Siate certo che non opererete mai così bene la vostra salute, e non acquisterete mai tanta perfezione, quanto adempiendo bene i doveri del vostro stato, purche ciò facciate per conformarvi alla volontà di Dio". 5.08 Sulla catecheticità della consacrazione secolare dei catechisti L'essere membri dell'Unione si risolve tutto nell' "essere catechisti", senza riserve e senza residui. "Catechisti", sempre e dovunque. Catechisti per mezzo di qualsiasi attività o iniziativa. Il che suppone la disponibilità di ogni cosa dell'uomo, delle sue essenziali espressioni e manifestazioni, del suo linguaggio e del suo parlare qualunque essi siano, ad annunciare il mistero di Cristo. Anzi, suppone che tutto in quanto annuncia il Signore, secondo il suo modo proprio, consegua una compiutezza e uno splendore che diversamente non conseguirebbe. Basti riflettere sulla profondità e ampiezze che termini comuni e consueti come padre, via, porta, pastore, pane, acqua, vita vengono ad assumere allorché annunciano l'Evangelo, diventano parti integranti di esso. Non esiste dunque né espressione umana, né soprattutto linguaggio umano che non possa o non debba annunciare il Signore che è venuto, che viene e che verrà. Ciò non toglie che questo annuncio o insegnamento debba essere fatto con forme e modi più propri e diretti, oltreché con ogni altra attività umana. Certo è che senza l'annuncio e l'insegnamento più proprio e diretto è praticamente impossibile giungere ad annunciare il Signore con le altre attività umane. Se non si parla mai di Dio e del suo Cristo espressamente e direttamente, è impossibile parlare di Lui in altri modi. Il punto di arrivo poi non è tanto quello di "parlare di Cristo", bensì quello di "parlare Cristo" con la parola e con la vita. Ma ciò è opera dello Spirito, e dipende dalla nostra disponibilità alla sua iniziativa e operazione dentro di noi e per mezzo di noi. Lui, lo Spirito che ha generato il Verbo incarnato nel seno della Vergine. Lui soltanto può rigenerarlo in qualche modo in noi e come per mezzo di noi. Anche per queste motivazioni il sessennio testé trascorso è stato ampiamente dedicato alla crescita della consapevolezza e della disponibilità circa l'azione rigenerante dello Spirito Santo. Ancora, i suesposti orientamenti sono stati proposti anche come motivazione della "modernità" e della "attualità" della nostra presenza al mondo e del nostro servizio. Senza contare che il presente è, per così dire, il tempo di Dio. 5.09 Sul significato e sulla pratica dei consigli evalgelici di povertà castità e obbedienza in ordine alla consacrazione catechistica e secolare Tutta la parte relativa ai voti e alle virtù connesse, la ricerca della perfezione della carità che tutto ciò comporta; ogni cosa è stata riconsiderata alla luce del valore programmatico dell'insegna "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata" e di quanto è stato accennato sulla apostolicità, consacrazione e secolarità dei membri dell'Unione. Questi capisaldi della vocazione catechistica debbono caratterizzare in modo più evidente ed organico il complesso degli insegnamenti e delle prescrizioni di cui si compongono il nostro Regolamento di vita e le nostre Costituzioni attuali. Occorre che con maggiore evidenza e incisività sia stabilito il rapporto concreto tra consacrazione da un lato e voti e virtù dall'altro; tra consacrazione e pienezza della carità, nel rapporto apostolicità, consacrazione e secolarità. Ancora, occorre determinare le motivazioni e le dimensioni "catechistiche" dei voti e delle virtù. Parimenti, occorre rivedere e riformulare tutto il capitolo dello zelo. Ad ogni modo la linea seguita durante il sessennio è stata, ripeto, quella di reinterpretare, riconfermandolo, ogni punto dell'attuale Regola alla luce del titolo programmatico e delle sue implicanze e dei suoi sviluppi nel senso su esposto. Si è cercato insomma di superare una pratica di vita fatta di tante osservanze per rapporto a tante singole prescrizioni, ma quasi senza un volto suo proprio, senza un'anima vivificante. Una osservanza che rischia di sottrarre le nostre più profonde motivazioni di vita tanto personali che comunitarie, al senso e alle esigenze della vocazione catechistica. Non sempre tutti i catechisti hanno dimostrato di comprendere le ragioni di tali sollecitazioni, che peraltro non erano intese a sottovalutare gli sforzi già compiuti e i risultati già acquisiti, ma a favorirne semmai gli sviluppi e la maturazione ( cfr. art 1 e art 81 delle Regole e Costituzioni ). La ricerca condotta nel sessennio ha confermato la validità delle considerazioni e delle affermazioni dell'Assemblea del 1966 sull'attività professionale dei catechisti, specie se congregati. Ad ogni modo, appare necessario procedere alla revisione degli articoli destinati a delineare il significato, la portata e l'impegno della "vocazione catechistica", pur dovendosi riconoscere che gli attuali primi articoli rappresentano una notevole affermazione in tale direzione. 5.10 Convegno dei catechisti del 1968 Sempre nel quadro delle iniziative per il rinnovamento delle Regole e Costituzioni, è da ricordare pure il Convegno che riunì in Torino i catechisti di tutte le Sedi e Gruppi dell'Unione, provenienti anche dal Perù e dalla Spagna, e che registrò pure una sentita partecipazione di Fratelli. Quasi tutti voi, perché presenti, ricorderete l'avvenimento che si svolse in Torino dal 15 al 21 settembre del 1968. Grande ne fu l'entusiasmo e i temi trattati ebbero in seguito una buona influenza, anche se i risultati sin qui registrati sono piuttosto limitati. Infatti nel clima di aggravata crisi religiosa e di giustificazione di vita che ha coinvolto molti cristiani e influito non poco sugli stessi istituti di perfezione e sul clero, in un mondo contradditorio e senza pace, dominato da concezioni e prassi radicali e secolaristiche è assai difficile che temi come quelli trattati durante il Convegno, possano, a breve termine, conseguire risonanze e risultati notevoli. ( Basti ricordare i temi dell'educazione cristiana nel mondo d'oggi, l'Unione e la Scuola Cristiana, lo stato di consacrazione nella condizione secolare, lo stato coniugale ispirato ai consigli evangelici e così via. ) Eppure questa è la via che l'Unione deve percorrere, costi quello che costi. Basterebbe questa sola constatazione per dimostrare la difficoltà del cammino che dobbiamo percorrere, decisamente contro corrente, e la dedizione e il sacrificio che sono richiesti a ognuno di noi. 5.11 Sulla vocazione del catechista associato La figura del catechista associato e la sua formazione, rappresentano ancora oggi uno dei punti deboli dell'Unione. La Sacra Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari, per il passato ci aveva comunicato il suo giudizio: i catechisti associati così come sono configurati dalle attuali Regole non possono considerarsi membri, sia pure in senso lato, di uno stato di perfezione. Non volendo rimaneggiare a tavolino alcuna norma di vita, si è tentato - particolarmente in quest'ultimo sessennio - di impegnare gli attuali catechisti associati affinché da un rinnovato sforzo di ricerca e di dedizione fosse possibile cogliere meglio la volontà di Dio circa il loro modo d'essere e la loro forma di vita. Malgrado i ripetuti tentativi compiuti con giovani e con adulti e nonostante che l'ideale del catechista associato appaia più chiaramente, nella pratica si sono evidenziati due problemi pregiudiziali da risolvere. Il primo problema è posto dal fatto che essendo il catechista associato chiamato, di norma, al matrimonio, occorre superare le divaricazioni e le contrapposizioni tra le esigenze della vita catechistica e le esigenze della vita coniugale e familiare. Se la fidanzata prima e la sposa poi non condividono l'ideale catechistico o ne rimangono estranee, si entra facilmente in una sorta di conflitto di esigenze, di tendenze, di rapporti che spesso finisce con gravi disorientamenti e insostenibili compromissioni. Il problema da risolvere è dato dalla necessità di concepire e realizzare l'ideale catechistico come un potente fattore di comunione di vita, in Cristo Signore, di due in uno, come richiede il Matrimonio. Un secondo problema è quello derivato dalla necessità di presentare e di accettare l'ideale catechistico come una autentica vocazione anche per il catechista associato. Le tendenze sono di farne o un impegno volontaristico supererogatorio o la partecipazione a una certa solidarietà o una sorta di surrogato di una vocazione mancata, mancata perché a suo tempo non corrisposta o perché creduta di intravvedere troppo tardi. Queste difficoltà nascono il più delle volte dal non aver compreso l'esigenza di santità connessa con il "sacramentun magnum" di cui parla San Paolo. Basti ricordare l'altissimo significato e la spirituale operatività del Matrimonio secondo San Paolo, senza dimenticare il comando della perfetta castità rivolto a tutti i cristiani, così come il Concilio Vaticano II ha rigorosamente ribadito. La soluzione di questi due problemi costituisce pure la premessa affinché l'ideale di vita del catechista associato possa svilupparsi e approfondirsi secondo le esigenze della partecipazione, sia pure in senso lato, ad uno stato di consacrazione apostolica. Soltanto allora il discorso sulla consacrazione del catechista associato, nella sua partecipazione allo spirito dei consigli evangelici mediante impegni appropriati, il discorso sull'apostolicità della vita di sposo e di padre, potrà essere costruttivamente ripreso sfuggendo il pericolo di cadere in insegnamenti e prescrizioni non conformi al volere di Dio. Insomma, dalla soluzione dei suddetti problemi dipende l'attuazione dei punti di lavoro, proposti dall'Assemblea Generale del 1966 ( cfr. cap. VI Deliberazioni assembleari ). Mi auguro che anche da questa Assemblea ordinaria possano essere formulati orientamenti e proposte a tale riguardo. 5.12 Sulle Costituzioni dell'Unione Uno dei lavori che non è stato possibile impostare durante il sessennio è stato quello relativo al rinnovamento delle Costituzioni dell'Unione. L'argomento, cioé dell'ordinamento dell'Unione comprensivo di tutti i rapporti essenziali che la costituiscono come comunità e ne regolano la vita in quanto Istituto di perfezione cristiana e di apostolato. La crisi generale dei rapporti tra autorità e libertà, autorità e comunità, autorità e partecipazione responsabile ha determinato un clima assai poco propizio a rinnovamenti istituzionali che siano davvero il frutto di una concorde ed unanime ricerca della divina volontà. Si è preferito operare nella concretezza della vita stimolando al massimo il senso di responsabilità e di partecipazione secondo una visione di fede e di carità, sempre presentando non questa o quella volontà umana, ma lo sforzo di ricercare insieme la divina volontà. Nel contempo è stato sollecitato lo spirito di obbedienza, l'autentica obbedienza cristiana che non è passiva e supina soggezione, ma attiva e continua ricerca di Dio nella fede, secondo un ordine di rapporti da Lui voluto. La sollecitazione alla responsabilità ha comportato interventi talvolta anche energici, per richiamare gli interessati a ricercare nel Fondatore e nelle sorgenti dell'Unione, nell'unione fraterna a qualunque costo, il punto di riferimento che non può e non deve mancare. Per questo alle varie Sedi e Gruppi è stato chiesto con insistenza di sviluppare e consolidare i rapporti sia epistolari che personali con la Sede Generalizia. Per questo, anche se vi sono state crisi, incomprensioni e anche defezioni, credo si possa oggi guardare con migliori e più sicure prospettive all'avvenire dell'Unione. 6.00 I rapporti con l'Istituto dei Fratelli e la Scuola Cristiana ( cfr. cap. V Deliberazioni Assemblea 1966 ) Durante il decorso sessennio i rapporti intercorsi con l'Istituto dei Fratelli si possono raggruppare in tre tempi distinti. Il primo tempo si conclude con il 39° Capitolo generale dei Fratelli. Il secondo periodo va dalla conclusione del 39° Capitolo generale sino all'istituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri. Il terzo tempo, successivo, giunge sino ai nostri giorni. 6.01 Sino al 39° Capitolo generale dei Fratelli Il primo tempo è stato caratterizzato da intense relazioni della Presidenza dell'Unione con il Regime dell'Istituto allo scopo di favorire decisioni risolutive e provvedimenti conseguenti nei riguardi dell'Unione da parte del 39° Capitolo Generale dei Fratelli tenutosi a Roma dall'ottobre al dicembre del 1967. Come è stato già ricordato con la Circolare interna n. 5 l'importanza del 39° Capitolo Generale è stata assai grande. Infatti, i suoi lavori, confortati dalla canonizzazione del Fratello Benildo ( la prima canonizzazione fatta dal Santo Padre Paolo VI ), hanno dato le nuove Regole all'Istituto che è stato la culla dell'Unione e con il quale l'Unione deve rimanere intimamente unita. Il 14 giugno 1967 il Presidente generale e l'Assessore generale dell'Unione hanno presentato al Regime dell'Istituto, dopo esserne stati invitati, il pensiero del Fratello Teodoreto circa i rapporti vicendevoli tra Unione e Istituto dei Fratelli. Il Regime allora decide di affidare all'Assistente Generale Fr. Paulus di approfondire l'argomento allo scopo di redigere un documento da presentare all'approvazione del Capitolo Generale dei Fratelli. Il 20 giugno ha luogo il primo incontro con il Fr. Paulus, giunto appositamente da Roma, incaricato di chiarire i suddetti rapporti e di esaminare le nostre proposte in merito. Il Fr. Paulus si dimostra ben diposto, ma gli è assai difficile comprendere davvero l'Unione. Dal 7 al 10 luglio 1967 mi sono poi recato con il Fr. Gustavo in Spagna per illustrare l'Unione ai Fratelli Baschi. Le relazioni sono state tenute a vari gruppi di Fratelli e precisamente a 120 Fratelli in Vittoria e a 140 Fratelli in Bilbao, oltre a gruppi minori incontrati nelle varie case durante gli spostamenti. I temi trattati sono stati: l'Unione opera di perseveranza della Scuola Cristiana, la Sezione giovanile dell'Unione, l'Unione Istituto Secolare, la Devozione a Gesù Crocifisso e l'apostolato dell'Unione, i gruppi dell'Unione, mezzi di formazione dell'Unione. Il viaggio, come al solito, si è concluso con la visita alla tomba del Fr. Jeronimo, sepolto nel cimitero di Irun. Intanto il Regime dell'Istituto dei Fratelli, incarica il Fr. Paulus di presentare l'Unione al 39° Capitolo Generale. Il Fr. Paulus invita l'Unione a formulare meglio le sue richieste, per cui viene rielaborata una nota di presentazione già preparata in precedenza. Il Fr. Paulus ritiene tuttavia opportuno che per intanto l'Adorazione a Gesù Crocifisso non venga presentata al Capitolo. In tempo successivo, il Consiglio Generalizio dell'Unione esamina le proposte circa l'Unione che il Fr. Paulus intende presentare ai Fratelli capitolari. La canonizzazione del Fr. Benildo mi offre, nel frattempo, la possibilità di parlare di persona a numerosi Fratelli capitolari ritenuti amici dell'Unione, sempre con la speranza di favorire decisioni veramente utili ed efficaci da parte del 39° Capitolo Generale. Su richiesta dell'Istituto vengono poi fornite copie di stampati illustrativi dell'Unione a tutti i Fratelli capitolari. Purtroppo, le deliberazioni del 39° Capitolo risultano, sull'argomento dell'Unione, solo in parte corrispondenti alle nostre attese. Come accoglimento dei voti espressi dalla nostra Assemblea Generale del 1966 viene stabilito che il Fratello Assistente per l'Italia sia incaricato dei rapporti tra l'Unione e il Consiglio Generalizio dell'Istituto, che il Fratello Superiore Generale nomini un Fratello Assessore Generale dell'Unione e precisi le sue altre attribuzioni nell'Istituto. Le due successive deliberazioni mentre da un lato esprimono una certa buona volontà nei confronti dell'Unione, ribadiscono per l'Unione la necessità di adattare la sua spiritualità al rinnovamento attuale della Chiesa e il suo apostolato alle esigenze dei tempi moderni. 1. Che il Fratello Assistente dell'Italia sia incaricato del collegamento tra l'Unione e il Consiglio Generalizio. 2. Che il Fratello Superiore nomini un Fratello Assessore Generale dell'Unione, e precisi per obbedienza le sue diverse attribuzioni in seno all'Istituto. 3. Che l'Istituto sia pronto ad aiutare l'Unione Catechisti nel suo studio della chiamata spirituale che è all'origine della sua fondazione e nell'adattamento della sua spiritualità al rinnovamento attuale della Chiesa. 4. Che l'Istituto accolga con favore tutti gli sforzi compiuti dalla Unione per estendere la propria attività apostolica a nuovi Paesi, e per adattarla alle esigenze dei tempi moderni. Il Consiglio Generalizio dell'Unione è consapevole della necessità di tale rinnovamento spirituale e apostolico. Quello che desta non poche perplessità e amarezze è che si intuisce come l'orientamento per rinnovamento richiestoci non è nel senso del carisma dell'Unione, non è secondo la mente del nostro Fondatore, non è secondo il disegno di Dio, di cui in realtà nemmeno si rispetta l'esistenza. Appare chiaramente che il Capitolo ha voluto considerare l'Unione come una realtà "buona" esistente accanto all'Istituto dei Fratelli, non invece come un'Opera voluta da Dio attraverso modi e circostanze che debbono essere dai Fratelli convenientemente riesaminate per cogliere tutta la ricchezza e la fecondità del disegno di Dio. Quello che sconcerta i catechisti è il presentimento che i successivi rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli invece di svilupparsi in senso positivo, finiranno col subire una pesante involuzione. Così come è puntualmente accaduto. 6.02 Sino alla costituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri I Catechisti nonostante e malgrado la loro delusione e i loro timori, accettano il punto di vista del 39° Capitolo e sollecitano l'aiuto da parte dell'Istituto per poter procedere al rinnovamento spirituale e apostolico dell'Unione. La visita del Fr. Henry, Superiore Generale dei Fratelli alla Casa di Carità, sembra contraddire alle suddette pessimistiche previsioni. Tuttavia, nonostante la favorevole impressione riportata e l'incoraggiamento espresso dal Superiore Generale, appare chiaramente che lo sviluppo dell'Unione presso le Case dei Fratelli è assai più problematico che per gli anni passati. La crisi religiosa è dilagante. Per i sacerdoti e per i religiosi si pongono ora problemi nuovi e assai gravi. Ad ogni modo il Fr. Henry promette d'inviare al più presto alcuni Fratelli assai qualificati, per continuare e approfondire il discorso sul rinnovamento e sull'ammodernamento dell'Unione. Quelli indicati sono religiosi culturalmente assai preparati e che svolsero un lavoro importante per il rinnovamento delle Regole del loro Istituto. Si tratta del Fr. Michele Sauvage direttore della formazione e Assistente generale, del Fr. Saturnino Gallengo segretario del nuovo Vicario Generale e assai influente presso i Fratelli spagnoli, del Fr. Robert direttore del "Lasallianum" di Roma. Soltanto la visita del Fr. Saturnino Gallengo ebbe un qualche seguito. Si tratta di una relazione sull'Unione che molti di voi conoscono perché vi è stata - a suo tempo - distribuita per farne materia di riflessioni in comune. Detta relazione esprime tutta una serie di dubbi e di riserve sulla finalità e apostolicità dell'Unione, sulla Adorazione a Gesù Crocifisso, sui detti di Fra Leopoldo, sui rapporti con la Scuola Cristiana, sulla presentazione dell'Unione ai giovani. Purtroppo questi punti di vista vengono diffusi prima che sia possibile esaminarli nell'ambito di una Commissione ristretta comprendente catechisti e Fratelli. Commissione che non venne mai costituita. Benché il Convegno dell'Unione del settembre del '68 registrasse ancora una buona partecipazione di Fratelli spagnoli e italiani, le idee del Fr. Saturnino ebbero una loro influenza piuttosto negativa, tanto più che le distorsioni secolaristiche oramai abbastanza diffuse, non agivano certamente in favore di una retta e piena comprensione dell'Unione. Pur continuando saltuariamente a essere invitati a parlare a gruppi di Fratelli soprattutto italiani, la nuova organizzazione della vita dell'Istituto fece cadere altresì la possibilità delle conferenze sull'Unione ai secondi Novizi. All'interno dell'Unione, intanto, si erano aggiunti altri elementi di difficoltà: il grave incidente occorso al nostro con fratello Claudio Brusa, membro del Consiglio, l'aggravamento delle condizioni di mia madre, soprattutto certe opposizioni ricorrenti contro pressoché a ogni proposta avanzata nel tentativo di assicurare all'Unione la pur necessaria funzione di governo. Opposizioni non sempre apertamente dichiarate, ma costantemente operanti contro qualunque scelta o iniziativa: fosse il Convitto, o il testo dell'Adorazione, o il ramo sacerdotale, o gli scritti dei nostri Servi di Dio, o l'opera "La Sorgente", o i lavori per il rinnovamente delle Regole e Costituzioni, o la catechesi, o altre cose parimenti importanti. Opposizioni non sempre espresse nella forma del diniego, ma in ogni caso fermamente mantenute almeno con una sorta di disimpegno sempre più evidente, con il tentativo di lasciar cadere ogni proposta e magari di far rinviare "sine die" ogni decisione. Di fronte alle minacce, tutt'altro che ipotetiche, provenienti dalla profonda crisi operante anche tra il clero, tra i consacrati, era invece necessario non indulgere agli accomodamenti o alle tentazioni di isolamento; era necessario riprendere animosamente il cammino per ripresentare al mondo "Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso" penetrando e mostrando le sue sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose, sorgenti della risurrezione e della vita; era necessario più che mai assecondare e collaborare al disegno posto in essere da Dio tramite Fra Leopoldo e Fratel Teodoreto Intanto, a Barcelona si faceva sempre più pesante la situazione dei rapporti con i Fratelli. L'allontanamento del Fr. Jaime Pujol da Assessore di quella sede dell'Unione ( allontanamento per il quale non furono, purtroppo, estranei anche nostri confratelli ), la rimozione da Visitatore e lo spostamento a Madrid del Fratello Santaeulalia, amico dell'Unione, divisioni e disordini tra i catechisti, un'opposizione sempre più marcata all'Adorazione e al senso religioso della vita catechistica, le defezioni conseguenti furono gli episodi più salienti che in pochi anni hanno ridotto quasi al nulla l'Unione in Catalogna. Anche i cambiamenti del Fratello Assistente Generale e dei Visitatori della Spagna non sono stati favorevoli ai rapporti con l'Unione. In Italia, la nomina di un Fratello Assessore per il Nord non è mai diventata operante, mentre al Sud il Fratello Saturnino Ricci doveva abbandonare l'azione diretta con i gruppi dell'Unione, perché nominato direttore di una casa di formazione ad Albano Laziale. Durante questa seconda fase dei rapporti tra l'Unione e l'Istituto dei Fratelli è stata, tuttavia, realizzata la tanto auspicata Sezione Giovanile dell'Unione. Vale a dire l'Unione nella sua fase iniziale, di associazione preparatoria. La Sezione Giovanile rappresenta l'iniziativa che dovrebbe rimanere nelle mani dei Fratelli, come primo tempo di un'opera di perseveranza intesa a favorire la maturazione cristiana dei membri e la ricerca della loro personale vocazione. L'Unione, in quanto Istituto Secolare, verrà dopo, come forma matura di vita intensamente cristiana e apostolica, da abbracciarsi fino alla morte. Parimenti verranno dopo: il noviziato dei Fratelli, il seminario e le altre iniziative di formazione destinate ad aiutare la piena corrispondenza alla ormai accertata chiamata del Signore. Lo statuto e i regolamenti della Sezione Giovanile preparati dal Fr. Gustavo e da alcuni catechisti, sono stati approvati dal Consiglio Generalizio dell'Unione. La loro pratica utilizzazione è in corso. Non si può dire tuttavia che abbiamo ricavato consensi presso l'ambiente dei Fratelli e presso le parrocchie dove si è cercato di realizzare gruppi della Sezione giovanile. 6.03 Sino ai nostri giorni Una nuova base nei rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli è stata aperta dalla costituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri. Questa volta Fratelli e Catechisti si sono trovati direttamente e congiuntamente impegnati nel campo della formazione professionale, secondo un preciso auspicio già formulato dall'Assemblea del 1966. Dal tema, temporaneamente accantonato, dell'Unione come opera di perseveranza della Scuola Cristiana ( prima sviluppato dal Servo di Dio Fr. Teodoreto e poi ripreso in occasione dei Capitoli Generali del 1956 e del 1966 - 1967 ) si passava così al tema della stretta collaborazione tra Fratelli e Catechisti per la ripresa della Scuola Cristiana, ripresa da attuarsi secondo modi e prospettive più consone alle esigenze dei tempi, e a favore dei ceti popolari e meno abbienti. Sorretti dall'impegno di fedeltà agli insegnamenti di Fra Leopoldo e di Fr. Teodoreto, fiduciosi nell'azione di Dio, convinti di operare nel senso voluto da Dio, il Consiglio Generalizio propose ai Fratelli del Distretto Nord di dare vita ad un ente autonomo, fondato sul messaggio di Fra Leopoldo e di Fr. Teodoreto, e operante gratuitamente nel campo della formazione professionale e dell'elevazione umana sociale e cristiana dei giovani e dei lavoratori. Grazie anche agli interventi del nostro Fratel Gustavo, l'iniziativa ha potuto concretarsi con atto notarile con il quale si è dato vita all' "Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri", con due soci fondatori: l'Unione e la Provincia del Distretto Nord Italia dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In verità, era stato proposto anche al Cardinale di Torino, il Padre Michele Pellegrino, di partecipare come socio fondatore. Con questo atto la Casa di Carità sarebbe stata interamente nelle mani dell'Arcivescovo, in quanto lo Statuto dell'Associazione stabiliva per i soli soci fondatori la facoltà di modificare lo stesso Statuto. Dopo una prima risposta positiva, il Cardinale pur approvando l'iniziativa e dimostrandosi sempre fervido sostenitore dell'Opera, ritenne di non dover aderire alla proposta per questioni di principio. In prossimità dell'attuazione delle Regioni a statuto ordinario prevista dalla Costituzione italiana, la Casa di Carità assumeva anche da un punto di vista istituzionale una sua propria autonomia. Il 13 maggio 1970 il nuovo ente riceveva il suo riconoscimento giuridico, con decreto del Presidente della Repubblica, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Occorreva tuttavia andare innanzi nella linea intrappresa sollecitando i Fratelli a partecipare direttamente all'attività formativa ed educativa dell'Opera. In questo senso fu trasmessa, tramite il Fr. Gustavo Assessore Generale dell'Unione e Visitatore Ausiliare, una proposta di collaborazione al Consiglio del Distretto. Detta proposta venne poi da me illustrata al Consiglio del Distretto. Nell'estate del 1971 i Fratelli del Distretto Nord invitati dai loro superiori a indicare le soluzioni ritenute più idonee per una ripresa e un rinnovamento dell'attività apostolica dell'Istituto, votarono al primo posto la partecipazione alla Casa di Carità Arti e Mestieri. In seguito, per l'anno scolastico 1971-72 due Fratelli accettarono volontariamente di far parte a tempo pieno del corpo docente della Casa di Carità Arti e Mestieri. Siamo ora in attesa che questo tipo di collaborazione si sviluppi in maniera adeguata, così che i Fratelli possano trovare nelle Case di Carità Arti e Mestieri l'opera nuova che ritornandoli alle più genuine sorgenti lasalliane, li confermi nel loro prezioso e importante impegno nel campo della educazione cristiana, corrispondentemente alle esigenze e ai bisogni di oggi, rivolti prevalentemente al servizio delle classi popolari e dei meno abbienti. Non di poco peso, per il suo significato in tempi come quelli che stiamo attraversando, è stata l'azione svolta dai catechisti negli ambienti politici e pastorali in favore della Scuola Cristiana. Nel campo pastorale, malgrado la Dichiarazione Conciliare sulla educazione cristiana, non sono pochi, anche tra i Vescovi, i sacerdoti e gli stessi Fratelli a sostenere il ruolo meramente surrogatorio della Scuola Cristiana. Costoro sostengono che la scuola è compito dello Stato, cosicché i religiosi e i sacerdoti che operano nel settore scolastico vengono consigliati di abbandonare le scuole proprie per entrare nei ruoli della scuola pubblica statale. Nell'ambiente dei Fratelli simili orientamenti hanno anche favorito l'idea di trasformare addirittura la Congregazione in un Istituto Secolare, forma di vita ritenuta più consona alla scuola secolarizzata. Di fronte al diffondersi di opinioni siffatte i catechisti hanno cercato di reagire come è stato loro possibile. In primo luogo, continuando a sostenere e a migliorare la Casa di Carità Arti e Mestieri anche mediante tutta una serie di rapporti con i responsabili della cosa pubblica, con i dirigenti del mondo economico, con i sindacati e altre formazioni sociali. Con tali relazioni non solo si è cercato di migliorare l'azione formativa ed educativa rendendola sempre più adeguata alle reali esigenze del lo sviluppo sociale ed economico, ma è stato portando innanzi ai vari livelli e nei vari ambienti un vasto discorso inteso a dimostrare come senza la partecipazione autonoma e responsabile di gruppi di educatori e di formatori, non sia possibile nemmeno individuare i problemi umani e formativi interessanti lo stesso mondo del lavoro, prima ancora che risolverli. Autonome responsabilità di gruppo e non di soli singoli operatori; mentalità funzione e responsabilità sostanzialmente pubbliche da parte delle autonome iniziative scolastiche e formative. Contro la centralizzazione e la burocratizzazione dei processi formativi ed educativi da un lato, e contro insostenibili subordinazioni di tali processi a poteri estranei o comunque meno qualificati in senso formativo, quale quello economico. È stata la linea seguita sia nei rapporti realizzati dalla Casa di Carità, sia nell'impegno politico e sociale di qualche catechista destinato dall'obbedienza a ricoprire tali ruoli. Nel campo pastorale si è cercato di contrastare la linea intesa a sopprimere in pratica la Scuola Cristiana o a confinarla nel campo degli interventi surrogatori e sussidiari rispetto all'iniziativa dello Stato. In tutte le occasioni possibili si è cercato di rinfrancare i religiosi e le religiose in crisi rispetto all'avvenire della Scuola Cristiana. Si è cercato altresì di far comprendere la radicale diversità che esiste tra scuola cristiana e scuola fatta da cristiani. Nel quadro di crisi e di rinnovamento della scuola in ogni parte del mondo e per ogni articolazione di essa, si è cercato di aiutare a comprendere il significato e l'importanza della Scuola Cristiana non solo ai fini apostolici e pastorali, ma anche civili e sociali. Se alla scuola verrà affidata una sempre più vasta funzione di fattore di rinnovamento dell'intera società e di tutti gli aspetti più importanti della vita, se dunque toccherà ai processi educativi e formativi di assolvere alle pesanti responsabilità che ne derivano, non è possibile che tutto ciò possa effettuarsi col soffocare la creatività responsabile delle varie iniziative scolastiche e formative per mezzo di centralizzazioni già dimostratesi largamente oppressive e non adeguate, oppure subordinando i processi formativi ed educativi a scelte utilitaristiche che per loro natura non sono assai certamente le più idonee circa l'avvenire umano della società. Purtroppo la scuola cattolica, almeno in Italia, non ha saputo dare una sua risposta, un suo contributo illuminante alla contestazione giovanile esplosa un po' dovunque ( anche se ora è come vanificata ), alla universale esigenza di una nuova scuola socialmente aperta, pedagogicamente e culturalmente ben caratterizzata ed efficace, davvero incisiva rispetto alla qualità della società futura. Né ha saputo impegnare i politici a suscitare intorno a sé un vasto concorso di pubblica opinione o, almeno, di opinioni qualificate. Ciò non toglie, anzi conferma l'impegno dei catechisti per la Scuola Cattolica, la quale non può essere né un surrogato, né una semplice copia della scuola centralizzata, ma deve essere il frutto di specifici carismi per il bene della Chiesa, per il migliore avvenire della società civile e dell'umana convivenza. Sempre in tema di Unione concepita come aiuto per la Scuola Cristiana è da tenersi nel debito conto anche la nuova concreta prospettiva del ramo sacerdotale del nostro Istituto. Non si dimentichi che il Capitolo straordinario dei Fratelli 95 del 1966, ha dovuto in qualche modo rispondere alle numerose istanze avanzate da più parti dell'Istituto circa la concessione della possibilità di accedere al sacerdozio proprio perché l'opera svolta dalla Scuola Cristiana fosse completa. 6.04 Conclusione orientativa Ritornando all'Unione come opera di sensibilizzazione e di maturazione apostolica degli alunni della Scuola Cristiana occorre riaffermare che per i catechisti tale funzione dell'Unione è irrinunciabile, se vogliono davvero camminare secondo la volontà di Dio. Da parte nostra, per quello che è nelle nostre possibilità, dobbiamo tuttavia sforzarci di chiarire meglio le caratteristiche che debbono distinguere l'Unione da ogni altra opera di perseveranza, dimostrandola come propria della Scuola cristiana, così come è nata dalla mente, dal cuore e dallo spirito di San Giovanni Battista de La Salle. Anche per le nostre iniziative scolastiche e catechistiche vale la meta raccomandata dal Santo de La Salle: "Fate in modo che essi ( i vostri allievi ) pensino spesso a Gesù, loro buono ed unico Maestro; che essi parlino sovente di Gesù, che essi non aspirino che a Gesù, e che essi non respirino che per Gesù" ( M. 102 ). "… Dovete impegnarli a unire tutte le loro azioni a quelle di Gesù" ( M. 195 ). Non dimentichiamo che proprio in questo senso il Fr. Teodoreto ha concepito la sua prima idea circa l'Unione, sin dal suo secondo noviziato a Lembek-lez-Hales. So che anche tra di noi si è discusso molto sugli scopi e sulle mete da assegnare alla Sezione Giovanile e anche sui metodi relativi. Per il Fr. Teodoreto il traguardo è Gesù e il metodo è l'attrattiva di Gesù: insomma, ogni cosa in vista di Gesù, Gesù via verità e vita. Basti riflettere, ad es., su testimonianze come quella, assai vivace e significativa, del Fr. Angelino Guyot "… Senza alcuna esitazione risposi al C. Fr. Teodoreto che, se si voleva attirare i giovani ad attività catechistica, bisognava pure offrire loro qualche attrattiva adatta per la loro età; senza di che, o non si sarebbe potuto cominciare o, nel migliore dei casi, li avremmo stancati precocemente". "Il C. Fr. Direttore m'invitò a specificare quali attrattive io ritenevo adatte per il caso in questione. La risposta fu pronta e ricca di suggerimenti: 'Ricreatorio, sport, gare e competizioni con associazioni similari: conferenze culturali religiose e sociali … Si dia molto ai giovani per chiedere qualcosa in compenso". "Il C. Fr.Tedoreto mi ascoltò pazientemente fino in fondo; e poi mi disse semplicemente: Non questo vuole Gesù Crocifisso da questi giovani". "La venerazione verso il mio santo interlocutore mi trattenne a fior di labbra la risposta quasi dispettosa che mi sentivo dentro in quel momento: Se Gesù Crocifisso vuole la cosa, ci deve mettere Lui le sue mani benedette, perché noialtri !" ( Fr. Leone, Fr. Teodoreto, pagg. 236-7 ). Il problema che noi e i Fratelli dobbiamo risolvere è quello di non impedire, ma anzi di favorire la diretta attrattiva da parte del Signore, accettandola come il principio che tutto coaduna, anima, feconda, affinché i ragazzi e i giovani migliori traggano dalla comunione con il Signore la forza e la luce per orientare e far cresca re in Lui e per Lui, tutta la loro entità umana e quella del loro prossimo. Le obiezioni mosse nei confronti dell'Unione e anche contro l'Unione non ci hanno sino a questo punto persuaso, proprio perché non consideravano la prospettiva formativo-apostolica sopra delineata. 7.00 Rapporti con l'Autorità diocesana Ne ho già parlato riferendo sulla nostra partecipazione alla pastorale "organica". Debbo aggiungere, che pur contenendo - per discrezione - gli incontri allo stretto necessario, i rapporti con l'Arcivescovo di Torino e con il governo della Diocesi di Torino sono stati coltivati con quella deferenza affettuosa e quello spirito di docile dipendenza e pronta collaborazione che abbiamo imparato dal Fr. Teodoreto. L'Unione è stimata e apprezzata. Tant'è che se il ramo sacerdotale sta diventando una realtà, lo dobbiamo in primo luogo alla pronta comprensione del Padre Pellegrino, all'aiuto che costantemente Egli ci ha dato. Molto considerata è l'opera svolta dalla Casa di Carità Arti e Mestieri. Da parte nostra avremmo desiderato una partecipazione più diretta e qualificata dell'Autorità diocesana all'opera. A nostro avviso tale partecipazione avrebbe costituito una indicazione per tutta la diocesi in merito all'importanza e al ruolo dei processi formativi in genere e di quelli posti in essere da iniziative cristiane in specie, come principale fattore di superamento degli squilibri sociali, delle dipendenze indebite, della depressione culturale e umana del mondo del lavoro. Ma dopo un primo consenso, il Cardinale ha preferito rinunciarvi. Da qualche tempo si viene ponendo una particolare attenzione all'Unione in riferimento al rinnovamento della catechesi. Ciò che invece non ci sembra ancora ben compreso, anche se nessuno ci ha mai ostacolato, è la parte spirituale e devozionale dell'Unione, è il nostro impegno incentrato in Cristo Crocifisso, sorgente di resurrezione e di vita. 8.00 Rapporti con la Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari Sono stati improntati da parte nostra all'ossequio e alla piena accettazione delle sue attribuzioni nei confronti di tutti gli Istituti canonicamente approvati ed eretti. Non abbiamo mai posto in discussione l'iniziativa della Congregazione nell'organizzare le Conferenze degli Istituti Secolari, previste dal documento "Perfectae Caritatis". D'altra parte, questa è l'unica vera garanzia per quel pluralismo di istituzioni costantemente favorito dal governo della Chiesa. Pur comprendendo la cautela con la quale la Sacra Congregazione procede di fronte ai fermenti innovatori, mai abbiamo ritenuto che la Sacra Congregazione potesse essere un ostacolo per il migliore avvenire degli Istituti Secolari. Siamo sempre stati dell'avviso che occorra mai abbandonare la linea del rispetto e della giusta dipendenza unite con la massima franchezza e la fiducia nel presentare alla Sacra Congregazione le proprie convinzioni maturate nell'assiduità quotidiana intesa a corrispondere alla divina volontà. Da parte dei responsabili della Sacra Congregazione, specialmente preposti al settore degli Istituti Secolari, siamo sempre stati onorati e incoraggiati da una chiara stima e da un manifesto apprezzamento. Purtroppo le molte incombenze ci hanno impedito di fare tutto ciò a cui venivamo consigliati ed esortati anche per il bene degli interessi comuni a tutti gli Istituti Secolari. Ritengo, che il nuovo Consiglio Generalizio e specialmente il nuovo Presidente della Unione debbano cercare di corrispondere al massimo a tali inviti. Infatti, non possiamo trascurare la nostra collaborazione, anche se modesta, affinché il nostro stato di vita possa essere meglio illustrato e determinato sia nel nuovo codice di diritto canonico, sia nelle direttive pastorali che dovranno essere impartite a tutta la Chiesa. Non si dimentichi tra l'altro, che attualmente l'Opus Dei non è più Istituto secolare, mentre gli Istituti Secolari esistenti sono quasi tutti femminili. Gli Istituti secolari maschili più cospicui sono sacerdotali. Tra gli Istituti esistono poi notevoli differenze, alcuni hanno più l'apparenza di vere e proprie congregazioni, altri invece tendono a esasperare la nota caratteristica della secolarità in termini forse tendenzialmente secolaristici. In genere non si può affermare che gli Istituti Secolari abbiano raggiunto quel ruolo e quella incidenza che ci si attendeva. Molta parte del clero li ignora, e parimenti li ignora la stragrande maggioranza dei fedeli. 9.00 Rapporti con gli Istituti Secolari 9.01 Durante la preparazione del Convegno Internazionale del 1970 I rapporti tra gli Istituti Secolari, tolta la breve parentesi dell'incontro di Castelnuovo Fogliani nel 1956, sono stati per lungo tempo come inesistenti. Le cose sono cambiate con la preparazione del Convegno Internazionale degli Istituti Secolari svoltosi a Roma nel settembre del 1970. Tali incontri preparatori sono durati circa due anni. In questo arco di tempo abbiamo regolarmente partecipato alle riunioni tra gli Istituti Secolari tenutesi a Roma. I catechisti ne sono stati ogni volta regolarmente informati. I temi trattati sono stati quelli propri del nostro stato di vita: consacrazione, consigli evangelici, secolarità, apostolato. Gli incontri dal clima cordiale nelle apparenze, si sono rivelati presto come guidati da un certo gruppo di Istituti al fine di conseguire il prevalere di idee particolari, anche se discutibili. Tuttavia non abbiamo esitato a esporre il nostro pensiero, respingendo quello che ritenevamo di dover respingere e consentendo a ciò a cui ritenevamo di dover acconsentire. D'accordo sulla necessità che i membri degli Istituti Secolari non dovessero separarsi dai laici per le ragioni già esposte, d'accordo sul tema di una secolarità consacrata e anche di una consacrazione secolare, però da intendersi in Cristo Signore. Così ci siamo opposti ogni volta che la secolarità veniva concepita come conformazione al secolo inteso in senso meramente sociologico, e non invece alla luce della fede, secondo le ispirazioni e finalità autenticamente cristiane. Soprattutto ci siamo opposti all'accettazione di qualsiasi determinazione che non fosse colta, per rapporto alla nostra appartenenza a Cristo Signore, evitando così di cadere nella idolatria dei "valori" e delle "dimensioni" assolutizzati al posto del "Valore" che è Dio e il suo Cristo, e contrapposti ad altri "valori" e ad altre "dimensioni" parimenti assolutizzati. Ci siamo dimostrati contrari a una concezione di "secolarità" che escluda opere proprie, anche se riteniamo che il problema del avere l'avere o non avere opere "proprie" e soprattutto che cosa debba intendersi per "opere proprie" sia tuttora da approfondire anche per noi. In sostanza ci siamo opposti a tutte le proposte che volenti o nolenti si presentavano secondo una pura e semplice identificazione di Cristo con il mondo e con il secolo, così come abbiamo rifiutato tutto ciò che appariva come ispirato da una sorta di irriducibilità e di dualismo tra Cristo e il mondo. Da parte nostra abbiamo invece proposto e sostenuto di considerare essenziale e fondamentale l'apostolicità della vocazione propria degli Istituti Secolari, una apostolicità da riscoprire proprio in forza della sua qualificazione "secolare". Abbiamo sostenuto una secolarità come carisma, affinché il secolo possa ritrovare il pieno senso di se stesso e la inequivocabile autenticità. Siamo invece rimasti assai stupiti nel constatare che incontri organizzati per affermare sempre più la "secolarità" dei nostri Istituti, non abbiano nemmeno sfiorato problemi così attuali e così importanti come quelli dei rapporti della Chiesa con il mondo moderno considerato nei suoi reali problemi ed effettive esigenze. Non si è mai parlato dell'ateismo, della secolarizzazione, dell'urbanesimo, del colonialismo, dell'industrializzazione, dello sviluppo integrale e solidale, della contestazione giovanile, degli squilibri sociali e territoriali e così via. Sempre, s'intende, da una prospettiva apostolico-secolare come deve essere la nostra. L'impressione, mi duole rilevarlo, è stata più volte assai dolorosa: quella di una secolarità preoccupata di se stessa non del mondo, non del secolo, non degli uomini. 9.02 Durante il Convegno internazionale Organizzato per acconsentire ai vari Istituti Secolari di confrontare le loro posizioni e la loro ispirazione e per approfondire i temi peculiari della comune vocazione, si è tradotto nel tentativo di una corsa accelerata verso la costituzione di una Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari che riunendo, in modo permanente, i responsabili maggiori diventasse lo strumento per far valere i cosidetti "comuni interessi", vale a dire una linea pastorale e canonica nuova nei confronti degli Istituti Secolari, linea che fosse a favore di certe opinioni ritenute dai sostenitori più attuali, più coerenti, più efficaci. Furono giornate di grande travaglio e di confusione. I temi svolti dai relatori rimasero a se stanti senza che venissero approfonditi dal Convegno. Le discussioni invece si svolsero nei gruppi di lavoro costituiti per lingua. In alcuni di essi ci furono dei veri e propri scontri con comportamenti assai poco incoraggianti. I responsabili maggiori presenti furono riuniti dopo cena già molto affaticati dal lavoro svolto lungo il giorno. Durante quelle concitate adunanze notturne denunciammo le manovre antipluralistiche in atto e sottolineammo la gravità del fatto che erano convocati tutti gli Istituti Secolari cosicché una parte di essi potesse giudicare l'altra parte secondo un concetto di "secolarità" imposto dai giudicanti tanto da far risultare la minore "secolarità" dei giudicati. Occorreva invece affermare l'eguale diritto di partecipazione di tutti gli Istituti Secolari approvati dalla Chiesa, i principi di valutazione e le valutazioni stesse dovevano invece essere riservati al governo della Chiesa. Ogni Istituto si sarebbe dovuto limitare a presentare le proprie idee e le proprie esperienze. Quando si passò a votare, durante una seduta piuttosto tempestosa e in un'atmosfera alquanto intimidatoria, ci siamo trovati dalla parte di una esigua minoranza contraria all'approvazione immediata di uno statuto per la costituzione della Conferenza mondiale degli Istituti Secolari. Alla fine prevalse il buon senso, e invece della Conferenza, venne costituita una Commissione preparatoria composta da 15 membri eletti. Così mi trovai anch'io compreso nei quindici membri della Commissione. 9.03 Durante i lavori della Commissione preparatoria della Conferenza Mondiale degli Istituti Secolari Durarono circa due anni. Il gruppo si divise in tre sottocommissioni. Alla fine ebbe importanza soltanto il lavoro svolto dalla sottocommissione con l'incarico di preparare il nuovo Statuto della Conferenza. Da parte mia ritenni necessario di assecondare nei limiti del possibile la volontà, della maggioranza della Commissione. Tuttavia, pur accettando che i nostri lavori si svolgessero in definitiva per la redazione del suddetto statuto, mi adoprai anche con prese di posizione piuttosto dure e intransigenti ( dovetti persino minacciare di andarmene ), perché lo Statuto fosse in armonia, con la Costituzione Apostolica "Provida Mater Ecclesia" e con gli altri documenti con ciliari compreso il decreto "Perfectae Caritatis". Fu così che l'articolo principale dello Statuto riunisse nell'apostolato e nell'aiuto vicendevole in vista dell'apostolato il fine dominante della costituendo Conferenza. Da un confronto delle successive redazioni dello Statuto si potrà agevolmente rilevare il tipo di apporto dato come responsabile maggiore dell'Unione. Vi prego di considerare la condizione di isolamento in cui ho sempre operato, la stanchezza, il molto lavoro e le numerose responsabilità che sempre mi hanno assillato. Il testo dello Statuto in fondo non è spiaciuto alla Congregazione dei Religiosi e degli Istituti Secolari, anche se rimane da risolvere il punto fondamentale dei rapporti tra la Sacra Congregazione da un lato e lo Statuto e la conferenza dall'altro. Su questo punto ritengo che il nuovo Presidente dell'Unione debba chiarire e sostenere che l'erezione della Conferenza e l'apppovazione dello Statuto sono funzioni che spettano alla Sacra Congregazione e non all'Assemblea dei rappresentanti degli Istituti Secolari. 9.04 Dopo il Convegno Internazionale I rapporti con gli Istituti Secolari italiani sono stati sempre piuttosto difficili, anzi a un certo punto li ho interrotti per protestare contro la volontà della maggioranza di imporre alla minoranza uno Statuto per la Conferenza nazionale degli Istituti Secolari. Personalmente ero dell'avviso che si dovesse ricercare l'unanimità almeno per lo Statuto, e che in ogni caso si dovesse dare uno spazio adeguato alle minoranze, proprio perché minoranze, affinché il dato numerico non distruggesse il dato qualitativo. Pur non accettando lo Statuto adottato, ci siamo poi dichiarati disponibili a partecipare alle riunioni, pur di concorrere in qualche modo alla comune ricerca intorno agli ideali connessi con la comune vocazione e alle vie per realizzarli. In effetti, però, ci è stato impossibile essere presenti alle riunioni che si tennero: sono a vostra disposizioni i documenti che puntualmente ci sono stati inviati. Dopo il Convegno abbiamo invitato anche i nostri confratelli spagnoli a prendere contatti e a partecipare alla Conferenza nazionale degli Istituti Secolari spagnoli. Il che è avvenuto tramite il catechista Pascual e il catechista Rafael Mendia. 10.00 Sviluppi in atto: il ramo sacerdotale dell'Unione 10.01 Come nacque l'idea Eravamo lontanissimi dal pensare all'eventualità di catechisti che fossero anche sacerdoti, anzi ne eravamo come contrari ritenendo che il nostro Istituto dovesse essere composto esclusivamente da laici. Ma ecco che, poco dopo un mio viaggio in Spagna, mi giunse la lettera di Juan Alberto Garcia, catechista associato di Valladolid. Gli avvenimenti essenziali li ho già ricordati con la circolare n. 5 del gennaio 1968. Tuttavia, credo possa giovare il ricordare che il fatto nuovo contenuto nella lettera con la quale il nostro Juan ci chiedeva di diventare sacerdote rimanendo nell'Unione, era che egli si affermava disposto a trasferirsi anche a Torino pur di diventare sacerdote catechista. Davanti a tale disponibilità davvero generosa non era facile rispondere con un rifiuto. Tanto più che ci vennero innanzi con singolare urgenza i molti bisogni della Chiesa, della stessa Unione, della Scuola cristiana per i quali bisogni il ministero sacerdotale nella condizione di membro dell'Unione, si presentava quanto mai positivo. Tuttavia non potevamo contraddire al dettato dell'art. 4 delle Regole che afferma essere il nostro Istituto "composto esclusivamente di laici", né potevamo ignorare il pericolo di un antagonismo tra la tendenza "clericale" e quella "laicale" qualora ci fossimo trovati come sacerdoti e come secolari ad essere membri di uno stesso Istituto. Tuttavia, quello che appariva come un dilemma irresolubile trovò la soluzione nella preghiera. Fu così che ci venne in mente l'idea semplicissima di un nuovo "ramo" dell'Unione, quello sacerdotale. Una sola "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata" articolata in più rami: quello sacerdotale, quello maschile e quello femminile. Sì, anche quello femminile, quando e come il Signore lo vorrà. Subito mi affrettai a sottoporre queste idee all'esame dell'Arcivescovo di Torino, il cardinale Michele Pellegrino, dal quale dipende l'Unione, in quanto Istituto Secolare di diritto diocesano. Il Padre Pellegrino pur sempre ben disposto nei riguardi dell'Unione in quella occasione mi dimostrò una singolare attenzione e non solo approvò ogni cosa, ma volle incoraggiarne l'attuazione con la sua paterna benedizione. E con un commosso e commovente "Benedico a tutte queste cose" mi congedò. Ho voluto ripetere questo racconto perché sia ben chiaro a tutti, che se siamo giunti, oggi, al primo catechista sacerdote e il ramo sacerdotale non è più soltanto una eventualità, ciò è dovuto all'azione preveniente, concomitante e conseguente di Dio. Non è stato insomma il frutto di un pensiero, sia pure buono, concepito dagli uomini, ma gli uomini si sono mossi a seguito dell'iniziativa di Dio. 10.02 Nuovi aspiranti e formazione dei candidati al ramo sacerdotale Subito dopo un mio successivo viaggio in visita alle Sedi e ai Gruppi dell'Unione, il vice-presidente di Valladolid, il catechista associato Felix Garcia mi scrisse una lettera con la quale dopo avermi accennato a un suo recentissimo travaglio interiore, mi chiedeva di potersi trasferire a Torino per prepararsi a diventare anche lui catechista sacerdote. Da notare che durante l'incontro avuto con Felix presso la Sede dell'Unione di Valladolid non si era accennato affatto, né da parte mia né da parte sua a questa eventualità. Più avanti nel tempo ai due catechisti spagnoli si aggiunse anche un giovane catechista associato di Torino, un ex-allievo della Casa di Carità. Venne così riaperto il postulantato e di questi tre nostri amici me ne occupai personalmente. Il primo passo era quello di diventare catechisti congregati già durante gli anni di Seminario. Giunti poi al sacerdozio, e in attesa di un numero sufficiente di altri compagni, avrebbero continuato a far parte, in via eccezionale e transitoria, dell'attuale ramo dell'Unione, il solo tuttora esistente. Era quanto il Cardinale aveva accettato. Le ragioni di tale linea di azione sono facilmente comprensibili: basti considerare che si tratta pur sempre di una comune vocazione di base sia pure specificantesi nel senso laicale e nel senso sacerdotale. D'altra parte, l'esperienza ha poi confermato la bontà del cammino intrappreso: il postulantato e il noviziato prima e la consacrazione catechistica poi, hanno molto giovato alla formazione spirituale e apostolica del futuro sacerdote, favorendolo altresì nell'intesa e nella comunione di vita con tutti gli altri catechisti congregati. Tuttavia uno solo, il nostro don Felix, ha perseverato sinora fino alla fine; Juan, ad ogni modo, ritornato in Spagna è stato ordinato sacerdote diocesano il 29 giugno di quest'anno. 10.03 L'Assemblea generale straordinaria del 1971 Il tempo dell'ordinazione sacerdotale del catechista Felix Garcia era ormai alle porte. Si sarebbe, credo, potuto procedere con piena legittimità senza ricorrere a una formale approvazione assembleare. Nella sostanza il problema della legittimità consisteva in una deroga "ad personam" dell'art. 4 delle Regole affinché un determinato catechista potesse accedere al sacerdozio ministeriale con il consenso del Vescovo. Nella sostanza tale deroga era già stata praticamente concessa dall'Arcivescovo di Torino con l'approvazione dell'idea del ramo sacerdotale dell'Unione e con l'accettazione del catechista Felix Garcia al Seminario della Diocesi quale membro dell'Unione. D'altra parte detta deroga era stata approvata da quasi tutto il Consiglio Generalizio, non trovandosi altra via convincente per giungere poi al ramo sacerdotale dell'Unione. Non trattandosi dunque di modificare, anche in un solo punto, la Regola, l'Assemblea dei catechisti poteva anche essere ritenuta superflua. In ogni caso l'iniziativa del ramo sacerdotale era stata notificata ufficialmente a tutti i catechisti con la circolare n. 5 del gennaio 1968, senza per altro provocare pronunciamenti contrari di una qualche consistenza. Si seppe soltanto di qualche dissenso e di qualche incertezza. L'argomento era stato ripreso nel corso delle adunanze riservate ai catechisti congregati, senza che i dissensi e le perplessità manifestati assumessero dimensioni rilevanti. Dunque, ripeto, si sarebbe potuto procedere continuando a sottomettere ogni cosa alla decisione del solo Arcivescovo di Torino. Tuttavia ritenni conveniente che l'avvenimento ormai prossimo alla ordinazione del primo catechista sacerdote, fosse accompagnato dall'adesione formalmente espressa da parte di tutti i catechisti. Fu così che sottoposi al Consiglio, che l'approvò, il proposito di convocare un'apposita Assemblea straordinaria, che oltre a consentire agli incerti di risolvere ogni dubbio, ci avrebbe resi ancora più coscienti circa l'avvenimento, più intimamente partecipi e riconoscenti. Confidavo altresì che ne sarebbe stata vivificata, dentro e fuori l'Istituto, la fiducia verso l'avvenire dell'Unione destinata a diventare il grande Ordine preannunciato da Fra Leopoldo e creduto dal Fratello Teodoreto. Venne così indetta l'Assemblea generale straordinaria del 1971. Vi poterono partecipare i soli catechisti congregati italiani. Emesso il giuramento di segreto, riconosciuta all'unanimità la legittimità e validità dell'Assemblea, nominato il segretario e due scrutatori, incominciai a svolgere una breve relazione sugli eventi e sulle ragioni che mi portarono con il consenso del Consiglio Generalizio, nella mia qualità di Presidente generale, ad operare in vista della costituzione del ramo sacerdotale dell'Unione. Il mio intento era di favorire una migliore consapevolezza secondo la fede, degli avvenimenti e delle circostanze, il riconoscimento puntuale dell'azione di Dio negli avvenimenti come si erano succeduti. Mi premeva sottolineare l'esigenza che un messaggio di vita e di apostolato di tanta ampiezza come quello espresso dal titolo della Unione non potesse ritenersi esauribile dal solo ramo maschile. Più di ogni altra cosa occorreva conseguire una rinnovata e più operante consapevolezza dell'urgenza di ripresentare al mondo attuale il Cristo Crocifisso, assecondando le più vaste e multiformi partecipazioni possibili. In questa prospettiva mi venne come naturale il pensiero della Unione come il grande Ordine predetto da Fra Leopoldo. E "Ordine" significa un sistema di vita apostolica comprendente vari stati di vita e modi di essere. A riprova volli pure citare un brano riportato dal Fr. Leone nel la sua biografia di Fr. Teodoreto. Il testo a cui mi riferivo è riportato come brano di una lettera scritta dal Fr. Teodoreto a una Signorina. "Come i Catechisti, così le Catechiste siano formate nello spirito dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata … Si aspetti invece a collaborare con l'Ufficio Catechistico Diocesano fino a che il Rev. Padre L.D.R. non avrà compilato il Regolamento di vita per i Sacerdoti secolari catechisti, da inserirsi nelle Regole dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata". Il testo era chiaro di per sé: il nostro Fondatore non solo non aveva esclusa l'eventualità del ramo sacerdotale dell'Unione, ma se n'era anche occupato sino ad affermare che il Regolamento di vita per i sacerdoti catechisti si sarebbe dovuto inserire nelle Regole dell'Unione. Di fronte a una simile testimonianza tutte le obiezioni e le incertezze sarebbero dovute cadere. Invece ci fu tra noi chi preferì contraddire riportando una sua propria testimonianza, secondo la quale il Fr. Teodoreto avrebbe sempre escluso, e per sempre, l'eventualità di sacerdoti membri dell'Unione. Ci fu pure chi scartò come privo di fondamento il documento riportato dal Fr. Leone, vale a dire dal Postulatore Generale dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, il quale avrebbe allora citato un brano così importante desumendolo da una lettera inesistente. Fu così che il lavoro dell'Assemblea a un certo punto parve come arenarsi in una inflessibile e anche sconcertante contestazione. Ci fu pure chi in privato e chi in pubblico mi consigliò di soprassedere a ogni decisione, insinuando che ogni decisione circa la eventualità di catechisti sacerdoti era da ritenersi prematura. Personalmente ritenni di non dover accedere a tale proposta. A parte il fatto che una decisione era oramai improcrastinabile, trovandoci ormai prossimi all'ordinazione sacerdotale di Felix, non erano mancate al tempo giusto né l'informazione e neppure l'invito a pregare affinché il Signore ci illuminasse circa la sua volontà. Grazie al Signore, le votazioni conclusive approvarono a stragrande maggioranza le proposte presentate ( ved. allegato n.15 ). Però, prima di concludere questo argomento ritengo necessario portare a conoscenza di tutti un dato importante che, salvaguardando la verità dei fatti e la serietà di testimone del Fratello Leone, deve essere per ognuno di noi un aiuto a vincere ogni titubanza o perplessità residue e a guardare con fede e fiducia al costituendo ramo sacerdotale dell'Unione. Di fronte a quanto è stato sostenuto nell'Assemblea straordinaria del 1971 contro il ramo sacerdotale, mi sono sentito in dovere di ricercare il testo della lettera in questione. Ebbene l'ho trovato incluso nel fascicolo della copie delle lettere scritte dal Fratello Teodoreto, raccolta predisposta per il processo informativo diocesano sulle virtù del nostro Servo di Dio. Dunque la lettera dalla quale è stato ricavato il brano citato dal Fratello Leone era già nota prima dell'Assemblea straordinaria e non al solo Fr. Leone. Eppure qualcuno di noi l'ha praticamente respinta come inesistente e senza che altri tra noi, pur sapendo, intervenisse. Questi sono i fatti, il giudizio è del Signore. È tuttavia necessario che ci domandiamo perché tali cose sono potute accadere. Dobbiamo domandarci come mai, nel clima suscitato dalla "Provida Mater Ecclesia", il Fr. Teodoreto, pressoché alla fine, era così attento e operoso circa gli sviluppo dell'Unione, mentre noi catechisti eravamo così distratti e lontani. Perché dunque corriamo sempre il rischio di sottoporre al vaglio restrittivo e angusto dei nostri punti di vita personali, i grandi ideali e le grandi prospettive che, ispirate da Dio, pure erano nella mente e nel cuore di Fratel Teodoreto e di Fra Leopoldo e per i quali essi pervennero alla eroicità delle virtù? L'Unione non è cosa nostra, ma è cosa di Dio. Perciò non deve fondarsi sul nostro parere ma nella volontà di Lui, quale ci è stata manifestata dai Fondatori, e quale ci viene espressa dai bisogni della Chiesa e dell'umanità e dal bene stesso di tutti noi, secondo il desiderio di Dio. 10.04 L'ordinazione del primo catechista sacerdote Espressamente invitato, con il consenso del Consiglio e con l'adesione di quasi tutta l'Assemblea straordinaria dei catechisti, ho così potuto, anche a nome dell'Unione, inoltrare all'Arcivescovo di Torino la domanda di ordinazione sacerdotale del nostro fratello Felix Garcia. Il Padre Pellegrino, per sottolineare il suo consenso e il suo paterno incoraggiamento e auspicio, accettò di ordinare sacerdote il nostro Felix con una apposita cerimonia che si tenne presso la Casa di Carità Arti e Mestieri, in mezzo agli allievi dei corsi serali, tutti lavoratori. L'ordinazione è avvenuta il 7 di aprile di quest'anno. Il 7 aprile, vale a dire la nuova data fissata per celebrare la festa di San Giovanni Battista de La Salle. Quel giorno stesso moriva mons. Raspini, vescovo di Oppido Mamertina, che fu uno dei primissimi soci dell'Unione e che si considerò per tutta la vita discepolo del Fratello Teodoreto. "Un sacerdote che va, un sacerdote che viene". Così commentò la notizia, da lui stesso annunciata, il Cardinale Arcivescovo durante l'omelia, senza sapere dei rapporti che legavano fin dall'adolescenza il Vescovo defunto con l'Unione. Particolare degno di rilievo, il comportamento degli stessi allievi presente, davvero commovente. L'ordinazione sacerdotale con la S. Messa concelebrata, da una numerosa rappresentanza del clero secolare e di quello appartenente a ordini e congregazioni presenti nella Diocesi: l'intera cerimonia durò più di due ore senza che mai s'allentasse l'attenta partecipazione degli allievi, giovani e uomini appartenenti a una classe sociale che l'opinione corrente considera piuttosto lontani e indifferenti rispetti ai valori religiosi e spirituali. Mi si consenta ancora di richiamare la vostra attenzione sull'opera svolta dal Padre Michele Pellegrino, nostro Arcivescovo. Dalla calda approvazione dell'idea che gli era stata esposta circa il ramo sacerdotale dell'Unione, sino all'ordinazione del primo catechista sacerdote, Egli ci è stato vicino, consenziente e incoraggiante, dal principio sino alla fine. Senza la sua approvazione e il suo consenso - non lo dimenticheremo mai - nulla si sarebbe potuto realizzare per questo nuovo e, forse, decisivo sviluppo dell'Unione. Nella storia dell'Unione egli sarà ricordato alla stregua del predecessore l'Arcivescovo Mons. Giuseppe Gamba. Al nostro Cardinale vada dunque la nostra iperitura riconoscenza e la fervida espressione della nostra filiale devozione. 11.00 Attuazione delle rimanenti disposizioni dell'Assemblea del 1966 11.01 Durata dei voti temporanei In osservanza di quanto è stato disposto dalla precedente Assemblea ordinaria i voti temporanei sono stati ridotti a sei anni complessivi: tre anni per i voti annuali, più i voti triennali. Parimenti, si sono prolungati i voti temporanei prima della professione perpetua stabilita per l'età minima di 27 anni compiuti. L'esperienza del sessennio comproverebbe la validità delle precedenti disposizioni assembleari. Un arco di tempo di un minimo di otto anni e mezzo ( postulantato e noviziato più voti temporanei ) con la professione perpetua almeno ai 27 anni compiuti si sono, per ora, dimostrati più che sufficienti per preparare a una decisione definitiva. 11.02 Durata del postulantato e del noviziato Sulla durata proposta dall'Assemblea del 1966 non ci sarebbero controindicazioni ricavate dall'esperienza. Quello che occorrerebbe ribadire è che almeno nel primo anno di noviziato la formazione dovrebbe comprendere anche una certa attività catechistica preferibilmente presso le parrocchie. 12.00 Giornata di preghiere per il Papa Tutti conoscono la multiforme crisi che travaglia molti ambienti della Chiesa. Tutti abbiamo rilevato come la stessa autorità del Papa e la sua altissima funzione di Vicario di Cristo e di successore di Pietro venga discussa, contraddetta e talvolta vilipesa senza riguardo anche per la Sua persona. Perciò stimolati dall'esempio dei nostri Servi di Dio e dal pensiero della somma considerazione che dobbiamo avere per il Papa e per l'ufficio che Egli deve svolgere a servizio della Chiesa e della umanità, pungolati altresì dal vivissimo desiderio di confortarlo con nuove manifestazioni di affetto filiale, ci siamo sentiti subito come mossi a indire per tutta l'Unione una giornata di preghiere per il Papa, fissandola al 22 di febbraio, festa della Cattedra di San Pietro. L'iniziativa è stata proposta anche agli Ordini e alle Congregazioni presso le quali siamo conosciuti ( cfr. allegato n.16 ). La prima giornata di preghiere ebbe luogo a partire dal 1967 e l'iniziativa è continuata nell'Unione per tutto il sessennio. L'Assemblea generale è invitata a stabilire se l'iniziativa debba essere mantenuta come consuetudine per il nostro Istituto e formulare tutte le direttive o indicazioni che si riterranno opportune. 13.00 Sviluppi auspicabili dell'Unione Noi, attuali catechisti, non sappiamo della vastità del disegno che Iddio vuole realizzare con l'Unione. I detti di Fra Leopoldo parlano del "grande Ordine che verrà", "Opera della Ss.Adorazione", "per dimostrare al mondo la grande misericordia e la gloria di Dio Altissimo". La Vergine Santissima è la "Patrona e la Protettrice dell'Opera che verrà e che sarà mondiale", e che" darà quale albero magistrale abbondantissimi frutti" e "molti santi". Davanti a simili affermazioni e confrontandovi le assai modeste attuali dimensioni dell'Unione e la mancanza di nuove adesioni, potremmo essere inclinati a stati d'animo e ad atteggiamenti che invece dobbiamo combattere. Potremmo, per es., dimenticare la condizione reale attuale dell'Unione e le effettive circostanze che l'avversano per metterci a sognare, tralasciando l'impegno quotidiano di approfondimento, di conoscenza, di vita e di diffusione. Oppure, potremmo essere tentati di abbandonarci allo scetticismo e alla sfiducia, chiudendoci in noi stessi, in una sterile "routine" quotidiana non più, illuminata dalle grandi idealità che ci debbono sorreggere, limitandoci a cercare di sopravvivere a noi stessi, finché potremo. O invece, potremmo essere inclinati a ridurre l'Unione a noi stessi facendocene come la regola e gli arbitri, accettando o rifiutando unicamente sulla base di un ideale di vita fabbricato da noi, non servendo all'Unione ma servendoci di essa, con il cercarvi il mezzo per dare ancora un senso e un significato alla nostra vita e alla nostra attività senza più interessarci della grandiosa missione affidata all'Unione, senza più pregare e lavorare per la sua attuazione. Con energia e senza compromessi dobbiamo reagire a queste tentazioni, opponendovi una risoluzione più ferma o operante di vivere la nostra consacrazione, dobbiamo rinnovare il nostro impegno d'amore, impegno che facendoci come dimentichi di noi stessi, ci renda capaci di cogliere meglio la volontà di Dio e di assecondarla con la massima al disponibilità e dedizione e di tutto il nostro essere e di tutte le nostre energie. Il Cristo Crocifisso è il centro della storia, il principio di risurrezione universale, la sorgente della vita. L'insegna della nostra Unione ci chiama a una risposta e a un impegno d'amore totali verso il Cristo Crocifisso, in unione con Maria Santissima. Una risposta e un impegno d'amore vasti quanto è vasta l'umanità. Una risposta e un impegno che non potrà non coinvolgere le varie categorie sociali, le varie forme di vita, le varie situazioni umane. Perciò, dobbiamo - ragionevolmente - attenderci i più vasti sviluppi: "Catechista del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata" può diventarlo chiunque, a qualunque condizione sociale appartenga, a qualunque stato di vita. "Quanto a me, allorché sarò innalzato da terra tutti attirerò a me" ( Gv 12,32 ). "Per questo Iddio lo esaltò e gli dono il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra, nell'inferno e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio" ( Fil 2,9-11 ). Non insospettiamoci dunque, non diffidiamo se negli anni che verranno, un po' da tutti gli ambienti e condizioni di vita il Signore Crocifisso trarrà i suoi apostoli, i suoi catechisti perché con ogni lingua e con ogni attività umana sia celebrato il suo amore ed Egli sia annunciato al mondo come Signore e Sacerdote, re e profeta universale per mezzo delle Sue sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose. Circa la validità del nostro contributo molto dipenderà dalla catechesi che noi faremo nella diffusione dell'Adorazione. Il Signore saprà fare di ammalati cronici, di falliti, di peccatori incalliti, di disperati così come di anime vergini e generose, di cuori ardenti, di uomini esperti e infaticabili, di ignoranti e di colti, di ricchi e di poveri, di sacerdoti e di laici, di contemplativi e di attivi, tanti apostoli per il suo regno stabilito per mezzo della Sua morte di croce e dell'effusione del Suo sangue. Il mondo, l'umanità, il secolo non abbisognano forse del Cristo Crocifisso come principio della riconciliazione e della comunione con Dio e della pace? non è soltanto da Lui e in Lui che riceveremo quella "ricapitolazione" che sola può dare senso, valore, ordinamento e compimento definito e imperituro a tutte le cose? non è sol tanto per mezzo di Lui Crocifisso la nostra liberazione, e la nostra libertà di figli di Dio verso quella manifestazione in attesa della quale geme tutto il creato? E allora come volere ancora dubitare, come continuare a concepire l'Unione sul metro dei nostri poveri pareri individuali, ponendoci noi stessi al centro di tutto e non invece riconoscendovi l'"Amabilissimo nostro Signore Gesù Crocifisso"? Questa disponibilità all'azione dello Spirito di Dio, che rinnova tutte le cose, è l'atteggiamento più prezioso e più importante che noi dobbiamo coltivare sino all'eroismo. Per intanto, facciamo nostre le parole scritte da Fra Leopoldo in data 6 dicembre 1920, dopo aver ricordato le promesse del Signore circa l'avvenire dell'Unione: "Io credo che il SS. Crocifisso a poco a poco ci illuminerà e ci condurrà per la via sicura, come ha fatto finora e senza frastuono" ( cfr. Il Segretario del Crocifisso, pag. 233 ) 14.00 Conclusioni Chiedo comprensione a tutti i presenti per la lunghezza della relazione, ma era necessario - a mio avviso - presentare all'Assemblea un quadro del sessennio il più ampio possibile, affinché ognuno, anche se straniero, sia in grado di valutare ogni cosa e di procedere conseguentemente. Probabilmente, sarebbe opportuno per la prossima Assemblea che la relazione venga presentata prima a tutti i catechisti perché la possano esaminare con maggiore comodità. Forse sarebbe anche bene costituire una Commissione che la esamini a la discuta per poi riferirne l'esito all'Assemblea riunita. Per ora ci siamo attenuti alle disposizioni vigenti, perché tacitamente approvate dalla precedente Assemblea, disposizioni che risalgono al nostro Fondatore. Non era infatti nei poteri del Consiglio Generalizio quello di modificarle. Se si dovrà cambiare è l'Assemblea che lo deve decidere. Anzi, si può fin da ora procedere a nominare una Commissione apposita che prepari una proposta di procedure per lo svolgimento delle Assemblee future. Tali proposte potrebbero essere esaminate e approvate durante questi nostri lavori assembleari. In ogni caso, è facolta dell'Assemblea modificare o integrare le attuali procedure con provvedimenti provvisori validi per le nostre attuali riunioni. Ritornando alla mia relazione, se qualcuno crederà di dover aggiungere o rettificare lo faccia con tutta libertà in vista del bene dell'Unione: è un suo pieno diritto e un suo preciso dovere. Dal canto mio, con l'aiuto di Dio, non desidero che la verità innanzi tutto, quella verità che è il fondamento della carità, verità alla quale conduce la stessa carità. Se qualcuno, invece, si fosse sentito trattato ingiustamente da certe mie osservazioni, sappia che prima di scrivere ho riflettuto lungamente senza che mai mi sia proposto di colpire o di offendere chicchessia. Di ogni cosa e per ogni cosa sia ringraziato il Signore, l'Amabilissimo nostro Signore Gesù Crocifisso.