Congresso Mondiale degli ex-allievi lasalliani

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La scuola Cristiana e il problema della perseveranza

Nel pensiero di S. Giovanni Battista de La Salle la Scuola Cristiana è indubbiamente una realtà apostolica.

Mentre vi si provvede all'istruzione, a seconda  dei livelli d'apprendimento e dei diversi indirizzi scolastici, l'ispirazione e il movimento fondamentale, così come lo scopo ultimo e supremo, sono quelli di coadiuvare in forme specifiche lo sviluppo e il consolidamento della fede e della vita cristiana.

Secondo il de La Salle, la stessa istruzione concernente le materie cosiddette "profane" vi deve essere tutta pervasa da un fondamentale orientamento religioso così da tradursi in una ricomposta visione cristiana dell'uomo e dell'universo, e in un costume di vita che assolva a ogni compito anche puramente "temporale" come filiale ossequio alla divina volontà.

Tanto per i maestri che vi si consacrano interamente, quanto per i discepoli la Scuola, appunto perché cristiana, deve diventare in tutto e in ogni cosa "conversione" a Dio continua e rinnovata, redenzione e santificazione dell'anima.

Il maestro vi opera sempre come "mandato" e non solo come rappresentante dei genitori; "mandato" dalla Chiesa, "mandato" da Gesù nello Spirito di Lui.

È proprio della spiritualità lasalliana il mantenersi del maestro "alla presenza di Dio" per cogliervi una luce da trasmettere, un incitamento da comunicare ( M 198 ).

La Scuola cristiana è al tempo stesso una realtà ecclesiale.

Approvata, voluta dalla Sacra Gerarchia essa nasce come libera e personale risposta ad una particolare mozione dello Spirito, "ite et docete", che vivifica incessantemente la Chiesa, e si esprime come specifica funzione della Chiesa per la vita della Chiesa stessa, manifestandone la presenza salvifica in una parte dell'universo profano.

Così la Scuola cristiana mentre è generata dalla Chiesa, lavora a costruirla e tende altresì ad esprimere una dimensione capitale della sua fede, come presenza attiva ed inserimento trasformante nel cuore stesso delle realtà terrene.

Si può dunque affermare che generata nella Chiesa e per la Chiesa, la Scuola Cristiana ne partecipa la funzione materna, mentre i maestri che S. Giovanni Battista de La Salle volle "religiosi" vi esercitano una paternità spirituale loro propria che li lega inscindibilmente ai loro allievi.

Essi infatti debbono concorrere a generali a Cristo, dovendo procurare la salute delle loro anime e la loro santificazione.

La Scuola Cristiana quindi è comunicazione di vita perché è scuola di Cristo, su di Lui fondata e a Lui finalizzata; i maestri vi operano, sempre attingendo da Cristo, con una qualche causalità in cui si esprime appunto la loro paternità spirituale ( MD 39; M 134; M 131 ).

Insomma, secondo il de La Salle, il Fratello a cui vengono affidati gli allievi nel tempo, e per qualche tempo tra i più importanti e decisivi, deve concorrere a preparali per l'eternità.

Mi pare che questi pochi accenni chiaramente indichino quanto sia grave e importante per i maestri cristiani il problema della perseveranza dei giovani loro affidati.

Il loro Fondatore ve li richiama ed insistentemente.

La scuola per la sua peculiare funzione suscitatrice di personalità mature convenientemente istruite e rettamente orientate è tutta volta a preparare i giovani alle loro responsabilità future, proprio nell'assolvimento di compiti presenti.

Ma nel caso della Scuola Cristiana il futuro a cui la scuola è impegnata è sostanzialmente la vita eterna.

La vita dell'uomo, lo sappiamo, è un lungo cammino e perché esso abbia un senso sicuro e un risultato positivo occorre sia continuamente "direzionato" per cui la vita deve essere un instancabile "tendere verso", nell'intenzionale e rinnovato possesso del fine ultimo pure attraverso una grande molteplicità di fini intermedi e "infravalenti".

Cristianamente, la vita è tensione verso la salvezza, partecipandovi in varia misura nella grazia e nella carità, perciò è tutta intiera una impresa di santificazione, un incessante anelito al ritorno definitivo nella casa del Padre.

Permanere in questo orientamento, sviluppando diuturnamente sino alla morte con coraggio e costanza la propria statura di figlio di Dio secondo la misura della divina predestinazione, costituisce appunto l'essenza della perseveranza cristiana.

Senza perseveranza nella grazia e nella carità a nulla valgono le cose insegnate o apprese, le cure date o ricevute, il successo terreno della vita.

Perseverare e conseguire la vita eterna non sono che sinonimi per un'autentica educazione cristiana.

Certo il perseverare è un'impresa strettamente personale in quanto la responsabilità specifica è di chi deve salvarsi, ma non per questo mancano di contribuirvi le responsabilità di coloro che a tale salvezza debbono cooperare.

Strettamente personale, la santificazione è anche un'opera comunitaria ed ecclesiale, con diversa incidenza e partecipazione di altri a seconda della vocazione di ciascuno.

Così se ogni cristiano in quanto battezzato e cresimato è impegnato nel procurare la salvezza del prossimo, i maestri cristiani lo sono, come ho accennato, ad un titolo e per un mandato del tutto specifico e assai rilevante.

Perciò la Scuola Cristiana in quanto opera di educazione e rigenerazione cristiana non può non porsi in tutta la sua complessa entità il problema della perseveranza di coloro che vengono ad essa affidati, altrimenti ne viene compromessa la sua stessa essenza e frustrata la sua peculiare finalità.

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