Congresso Mondiale degli ex-allievi lasalliani

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Spirito di fede e spirito di zelo

Nel formare i Catechisti il Fratel Teodoreto attinse più che poté dagli insegnamenti spirituali ed ascetici di S. Giovanni Battista de La Salle e dalla tradizione del suo Istituto.

A ciò lo sospingeva la più disinteressata generosità, l'ardore di partecipare ai suoi catechisti un sicuro e sperimentato alimento interiore, quello che costituiva il suo stesso prezioso cibo quotidiano.

Nel formare i Catechisti, il Fratel Teodoreto non propose mai nulla che potesse apparire come interessato, sia pure a servizio della sua Congregazione.

Egli volle unicamente aiutare i giovani educati dalla Scuola Cristiana a condurre davvero un'intensa vita cristiana nel mondo.

Se oggi - come già ho accennato e come avrò ancora modo di sottolineare . l'Unione costituisce uno sviluppo dell'Istituto dei Fratelli e un provvidenziale potenziamento della Scuola Cristiana, ciò avvenne unicamente nell'intento di far conseguire ai giovani che al Fratel Teodoreto si erano affidati, la piena maturità cristiana.

Fu quindi la sua una "generazione" spirituale.

Ed è nel piano provvidenziale che regge tutte le cose che il simile sia generato dal simile.

Per tale ragione trattandosi di una generazione e non di un reclutamento essa è vita che si comunica e che comunicata si perpetua in forme e responsabilità autonome, è fiaccola trasmessa perché illumini i passi altrui.

Ed è legge di natura che coloro che così vengono "generati", cioè posti nell'essere delle cose dello spirito, ritornino per propria intima persuasione e conquista alla sorgente da cui provengono per difenderla e aiutarla con filiale devozione, per riattingervi nuove ispirazioni approfondendo le rassomiglianze che sono espressione della vita ricevuta e benedetta.

così per i Catechisti come già per i Fratelli lo spirito religioso nella condizione di laico scaturisce da e si alimenta a un profondo spirito di fede di cui il santo de La Salle fu maestro.

Considerare ogni cosa secondo la fede; compiere ogni cosa con la mira a Dio; riconoscere dalla sua mano tutto ciò che accade.

Anche se questi enunciati sono semplici e piani essi esprimono una estrema fedeltà al Cristo, una ferma volontà di vivere della sua parola, in essa e per essa.

I catechisti debbono camminare nella luce per diventare figli della luce.

Tocca ad essi considerare per esempio come nell'opera redentrice di Gesù tutto è coinvolto e compreso, come tutto il mondo umano è toccato e posto sotto la sua influenza.

Spetta ai Catechisti considerare come ogni umana manifestazione possa inserirsi in tale opera redentrice e ad essa partecipare nella certezza che ogni cosa è stata voluta in Lui e deve essere attuata in vista di Lui, principio e termine della creazione e della redenzione.

È altresì compito dei Catechisti vivere in ogni impresa umana e secolare, sia essa esteriormente grandiosa o modesta, il distacco e il rinnegamento di sé: vivere il dono di sé per attuarlo come un nuovo passo al seguito di Gesù.

Ciò nel pieno rispetto della natura e delle sue legittime esigenze e anche nella sua effettiva e inalienabile vocazione al Cristo.

Se per cultura cristiana si intende una forma comune di vita sociale, un modo di vita che si basa sulla fede cristiana, e se per civiltà cristiana si intende un orientamento della convivenza e il complesso organico delle peculiari manifestazioni umane in quanto ispirate dalla fede cristiana ( arti, scienze, diritto, tecnica, economia, politica e via dicendo ), la vita dei Catechisti deve risultare tutta un pieno contributo al rinnovamento cristiano della cultura e della civiltà del loro tempo.

Il mondo d'oggi nella crisi profonda che lo travaglia è in attesa di questa rinnovata e rinnovante epifania della fede, di questa nuova sintesi cristiana degli sparsi e frammentati valori tanto faticosamente acquisiti nel caotico alternarsi e intrecciarsi di mirabili conquiste e di rovinose sconfitte.

Il laicismo, in cui si assommano tutte le perversioni e le storture provocate da una ormai secolare apostasia nel pensiero e nell'azione, benché dilagante, è oggimai agli estremi e i suoi frutti vengono sempre più rilevandosi fallaci e ingannatori.

Esso non è in grado di esprimere nemmeno la parvenza di quella rinascita alla quale più o meno coscientemente tutti aneliamo.

Solo un potentissimo e rinnovato spirito di fede può ridare all'umana convivenza, alla vita di ciascuno il suo senso autentico, il suo pieno significato, la sua dinamica tensione salvifica.

È da comprendere e vivificare nella fede non solo ogni impresa esteriormente grandiosa e notevole per i suoi effetti immediati e contingenti, ma specialmente la vita anonima, incasellata, formicolante dei piccoli e degli umili, la "routine" quotidiana.

Ogni uomo è fatto per l'eroismo della carità e l'eccellenza della santità, tutti hanno bisogno di cielo, di spazi infiniti, tutti sono chiamati alla gloria della vita eterna.

Perciò i Catechisti debbono irradiare Cristo e comunicarlo con l'esempio e la parola.

È l'oggetto precipuo del loro zelo, anzi del loro spirito di zelo.

Infatti non si tratta per essi soltanto di qualche atto, di qualche sporadica iniziativa di zelo, ma di una costante, profonda e corrispondente ispirazione in questo senso della vita e delle opere.

Pur non trascurando il multiforme aiuto e soccorso materiale al prossimo, anzi pur facendosi in esso più solerti per il fatto stesso di vivere in spirito di povertà uscio a uscio con i poveri, con gli sconosciuti, i Catechisti, poveri e sconosciuti anch'essi debbono soccorrere in primo luogo l'indigenza spirituale, la squallida miseria di chi è senza fede, senza speranza e carità, di chi nulla o quasi nulla conosce della grandezza beatificante di Dio e del suo piano di altissima misericordia.

I Catechisti debbono cioè cooperare alla salvezza totale ed eterna, l'unica completa e definitiva dei loro Fratelli.

Debbono adoperarsi affinché questi abbiano in sé il gaudio di Cristo e lo abbiano completo.

In primo luogo ai giovani essi rivolgeranno le loro cure e per amore di essi si prodigheranno nel sacrificio e nella preghiera.

Il nostro secolo è stato come non mai prima d'ora spettatore di grandiose realizzazioni nel campo sociale.

Nel nome del riscatto sociale dei lavoratori e di quello politico-culturale dei popoli sottosviluppati sono stati attuati profondissimi rivolgimenti, purtroppo spesso in contrapposizione a Cristo e alla sua Chiesa tacciata di oscurantismo e di asservimento.

La "carità" laicista ha preso spesso come il sopravvento sulla carità cristiana di cui in effetti è solo una brutta copia e ha preteso di dimostrarne la infondatezza, la superficialità e persino la esiziale influenza.

Il filantropismo agnostico sordo all'appello della salvezza interiore fatta di grazia e di amore, escludendo ogni personale, suprema e perciò eterna destinazione, ha posto nel benessere materiale ( per altro fin qui da pochi goduto mentre molti, troppi mancano del necessario per sostentarsi ) ha posto - dicevo - nel benessere materiale e nel solidarismo giuridico la meta a cui non solo indirizzare ma alla quale persino incatenare le masse, tacciando di mera illusione quando non anche di perniciosa superstizione l'anelito a oltrepassare e superare - vincendola - la morte, in Dio, vita eterna.

Lo zelo dei Catechisti pur contemplando e assecondando ogni forma di debito aiuto fraterno ai bisogni e alle esigenze dei loro simili, si fonda sulla certezza che ogni uomo è fatto per Iddio e solo in Lui può trovare la sua purificazione e giustificazione, la sua rinascita di salvezza, il totale appagamento alle sue più profonde esigenze ed elevate aspirazioni e il soddisfacimento delle sue realtà e concretezze umane.

Nel perseguire questo ideale è prerogativa dei Catechisti riconoscere e avvalorare quanto di buono e di virtuoso è insito nelle imprese umane singole e collettive, quanto negli errori umani può fondatamente essere rintracciato come "anima" di verità, quanto insomma può essere considerato attestazione di buona volontà, vestigio almeno della insopprimibile umana dignità, al fine di incoraggiare e aiutare tutto ciò volgendolo al Cristo Redentore.

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