Vocazioni e Pastorale Vocazionale Presentazione Il presente libretto riunisce la serie di circolari sulla pastorale vocazionale, inviate dalla presidenza ai catechisti e agli aggregati dell'Unione tra il 2008 e il 2009. Tale lavoro è stato suggerito dall'urgenza di ritornare a considerare la vita come vocazione e a sensibilizzare i catechisti dell'Unione su questo argomento. Si tratta di un problema quasi totalmente emarginato perché, per l'attuale società, il mondo appare sempre più sordo alla voce di Dio da non percepirla più, immerso com'è nel frastornato chiasso delle attrattive dell'egoismo e della seduzione. Ogni vocazione viene da Dio, è Lui che chiama; a noi è richiesto di creare un ambiente favorevole per accogliere la sua chiamata. Certamente molti hanno coscienza di essere chiamati alla santità, con il battesimo infatti, siamo stati consacrati da Lui, ma occorre rispondere a questa chiamata alla santità, con un'adesione sul piano personale. Il Signore chiama tutti alla santità, ma alcuni sono scelti per essere i suoi più stretti collaboratori. In queste circolari vengono indicate alcune vie per perseguire la santità nell'ambito dell'Unione Catechisti. Lo scopo è quello di stimolare i membri dell'Unione a riproporre la priorità di tali vie, che non vanno disattese, né emarginate. Ciò soprattutto per quanto riguarda gli amici che collaborano a sviluppare questo fondamentale aspetto della vita umana che è la pastorale vocazionale. Essa infatti scaturisce dalla fedeltà al battesimo che ci ha innestati in Cristo Signore, uniti al suo Corpo Mistico. Tale pastorale vocazionale è stata particolarmente messa in evidenza, perché nello svolgimento delle attività umane occorre evitare il rischio di darsi totalmente o prevalentemente alle opere attive, pur necessarie, sempreché non assorbano talmente da staccarci da Dio, sorgente della vita e dell'amore. Nessuna opera dovrà mai allontanarci o esonerarci dal filiale e vitale rapporto con Dio. L'emissione delle circolari che nel libretto costituiscono i singoli capitoli, non ha seguito un criterio cronologico, ma tematico, perché sono state scritte di volta in volta secondo l'urgenza del momento. Per questo motivo vi sono delle ripetizioni, che sono state lasciate di proposito. Nel presente libretto la loro successione segue un altro schema ed i testi hanno subito qualche lieve ritocco, in relazione ad alcune precisazioni che nel frattempo ci sono state proposte dalla Congregazione per la Vita Consacrata e le Società di vita apostolica. In esse si ribadisce che un istituto secolare è costituito dai consacrati con voti. Nel caso di un istituto secolare maschile i membri in senso stretto dell'istituto sono solo i giovani e gli uomini che abbiano emesso i voti di castità, povertà e obbedienza. Peraltro non va disattesa l'importanza dei membri associati, espressamente previsti dal codice di diritto canonico, che fanno parte dell'istituto sia pure in senso lato, in conformità al pensiero del ven. fr. Teodoreto. Circa il contenuto di queste circolari, sì è cercato di privilegiare gli aspetti prevalentemente pratici, evitando di dare delle definizioni dottrinali, ma delle indicazioni prevalentemente esortative. L'interpretazione delle 11 circolari va fatta secondo le direttive del magistero della Chiesa. Il Presidente Leandro Pierbattisti Capitolo 1 La risposta Vocazionale di una vita per Gesù La parola vocazione ( dal latino "vocare", che significa "chiamare" ) presuppone un incontro di due libertà: la libertà assoluta di Dio, che chiama, e la libertà dell'uomo che risponde a questa chiamata. Quando un giovane o una giovane ha incontrato personalmente Cristo e hanno scoperto il suo amore, hanno fiducia in Lui, ascoltano la sua voce, si mettono alla sua sequela, disposti a tutto, anche a dare la vita per Lui. 1. Invito a riflettere sul significato di vocazione Avvicinandosi la data della nostra Assemblea Generale, prevista verso la fine dell'anno 2009, mi è sembrato opportuno proporre, come tema dominante della stessa, il tema della pastorale vocazionale. Vorrei che in quei giorni questo tema venisse esaminato a fondo e in tutte le sue implicanze. La parola vocazione, nel concreto della vita di ogni giorno, ha perso il suo genuino significato per cui parlare di vocazione oggi può apparire un discorso avulso dalla realtà nella quale viviamo. La parola vocazione, e ciò che essa significa, risulta oggi fortemente distorta dal secolarismo, dilagante che l'ha esclusa dal suo vocabolario ed emarginata a pochi ambiti strettamente legati alla sfera religiosa. É importante richiamare a noi stessi il vero senso della vocazione per riapprofondire, come Catechisti, il suo genuino significato così da essere in grado di parlarne, al momento opportuno, nei nostri ambienti di vita, sempre tenendo presente di non disattendere l'invito di Gesù di pregare il padrone della messe che mandi operai nella sua messe. É questa una delle esigenze più urgenti. 2. Riscoprire il valore della vocazione Quando un giovane o una giovane ha incontrato personalmente Cristo e ha scoperto il suo amore, allora pone la sua fiducia in Lui, ascolta la sua voce, si mette alla sua sequela, disposto a tutto, anche a dare la vita per Lui: questa è la vocazione. La scoperta della vocazione è un obiettivo valido, sebbene oggi sia perseguito meno del passato. In ogni nostro incontro con i giovani e con la gente in genere, non necessariamente dobbiamo parlare di vocazione, ma dobbiamo tuttavia avere sempre di mira il loro incontro con Cristo in un'ottica vocazionale, sia per consolidare le risposte vocazionali già in corso secondo Dio, sia per proporre, al momento opportuno, interrogativi profondi sul senso della vita e sul progetto che Dio ha su ogni persona. Non è sufficiente che noi conosciamo esattamente che cosa intendere per vocazione, occorre che anche gli altri, soprattutto i giovani, lo sappiano. Occorre far capire loro che la parola vocazione deriva dal termine latino "vocare", cioè chiamare. Si tratta di una chiamata speciale perché viene da Dio, per farci raggiungere la pienezza di vita nel compimento di una determinata missione. Poiché è Dio che chiama, occorre dare una pronta e generosa risposta. Egli ha di mira solo e sempre il nostro bene, per cui assecondando la vocazione raggiungiamo la massima perfezione. Dopo la chiamata alla vita, che riguarda indistintamente tutte le persone, occorre rispondere ad un'altra chiamata di Dio: quella di servirlo in un determinato stato di vita, e così tendere alla santità. Rispondere generosamente a questa sua ulteriore chiamata significa assecondare in tutto la volontà di Dio a nostro riguardo. Ciò comporta il compimento in noi della santità di cui Dio ci vuole arricchire l'operare per la santità di quanti il Signore ci ha affidato o ci affiderà. Occorre aiutare i giovani, soprattutto, a scoprire il disegno di Dio su di essi facendo loro capire che nel compimento della sua volontà realizzeranno al massimo se stessi facendo fruttificare i talenti ricevuti. Molti giovani, ed anche non pochi adulti, non sanno rispondere ai profondi interrogativi che interpellano tutti: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? … Non avendo risposte chiare a tali interrogativi, essi il più delle volte si limitano a vivere alla giornata e a faticare sovente unicamente protesi alla ricerca di un benessere materiale ed economico finalizzato al raggiungimento di piaceri e tranquillità. In tal modo, essi respingono ogni coinvolgimento e responsabilità nei confronti dei fratelli, sotterrando in definitiva i talenti ricevuti e ignorando volutamente le sofferenze e le necessità degli altri. "L'annuncio della essenzialità dell'incontro con Cristo pare, oggi, stroncato dal nascere dell'indifferenza di chi non risponde agli inviti e con il suo disinteresse sembra dire: "senza Dio si vive lo stesso …". La religione è spesso considerata una esperienza emozionale e non una forza che trasforma la realtà". In un contesto sociale quale quello indicato, nel quale tuttavia non mancano persone buone e generose, noi Catechisti siamo chiamati ad operare per essere come luce sul monte, come lievito nella pasta e come sale che dà sapore. 3. Il nostro impegno di Catechisti per le vocazioni Nostro compito è quello di operare per la conversione delle coscienze, favorendo la risposta alla vocazione che Dio ha posto e pone nella mente e nel cuore di ogni persona. "Per costruire la nuova civiltà dell'amore siamo chiamati a vivere nel mondo e per il mondo per esserne sale e fermento … per trasformarlo dal suo interno". Non si tratta di indurre gli altri a scegliere il nostro stato di vita, ma di aiutarli a scoprire quale sia la volontà di Dio a loro riguardo. La fede si diffonde con la dinamica dell'incontro e dell'amore, più che con quello del convincimento e del proselitismo. Pur constatando oggi più di un tempo la carenza di risposte vocazionali, è indubbio che Dio non ha smesso di chiamare gli uomini a compiere ciò che veramente è il meglio per ciascuno. Ma purtroppo l'udito di molti si è fatto conforme all'andazzo o colpevolmente duro, per cui non si ode più la sua chiamata. Spesso attribuiamo la carenza di risposte vocazionali all'ambiente che non le favorisce, alla società secolarizzata da cui sono influenzate molte famiglie. Ma la verità più profonda è quella che purtroppo molti fedeli, ritenendo che un maggior impegno di vivere la fede non li riguardi direttamente, ma interessi altri, per questo respingono prontamente ogni proposta di generosità e dedizione come se fosse una pericolosa deviazione. A questo punto chiediamoci: ma è proprio vero che la responsabilità di questa indifferenza religiosa sia attribuibile solo e sempre ai comuni fedeli? Non ci potranno forse essere anche nostre manchevolezze come animatori di comunità: sacerdoti, religiosi, suore, laici consacrati derivanti dallo scoraggiamento e dall'accidia? Siamo davvero luce nel nostro ambiente? Siamo persone che dialogano? Siamo davvero lievito che fa crescere la pasta? Siamo sale che sala e dà il sapore: il sapore di Cristo? Qualora, per quanto direttamente ci riguarda, la nostra luce fosse smorta o posta sotto un secchio, qualora non fossimo lievito desideroso di fermentare tutta la pasta, se non fossimo sale che sala e dà sapore, che Catechisti saremmo? Per una efficace riflessione sulla pastorale vocazionale ripensiamo allo spirito con il quale fr. Teodoreto ha pensato e formato i suoi Catechisti e soprattutto a cosa il Signore si attende da noi oggi. Questi interrogativi li pongo in primo luogo a me stesso chiedendomi se non dipenda anche da noi questa aridità di risposte vocazionali. Alla vigilia della nostra Assemblea urge un ripensamento ed una analisi più accurata di questa situazione condotta alla luce dell'amore di Dio, urge inventare strategie nuove, se sarà necessario, non tanto per condannare quanto fin qui è stato fatto ma per trarre nuovi stimoli e chiederci se non occorra e non si possa fare qualcosa di più in questa direzione. Occorre riproporre con rinnovato entusiasmo la sequela di Gesù e farlo in un'ottica mirata alla riscoperta della volontà di Dio sugli altri e su noi stessi. Desidero che i Catechisti di ogni nostra sede si soffermino sugli interrogativi indicati e sugli scritti che, a Dio piacendo, intendo proporvi ancora su questo tema. Vi prego di accoglierli come spunti di riflessione finalizzati unicamente alla santità ed allo sviluppo della nostra Unione, nel compimento sempre più perfetto della volontà di Dio e del nostro venerato Fondatore. "Seguire senza riserve Cristo Crocifisso e povero con uno stile di vita casto, è la risposta e l'antidoto sia alla cultura dell'apparire, che all'insidia della mediocrità, dell'imborghesimento e della mentalità consumistica, che oggi anche la vita religiosa talora sperimenta". Questo è quanto ha affermato Benedetto XVI nel suo discorso del 22 maggio 2006 ai superiori generali degli istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, e mi sembra che torni opportuno riportarlo a conclusione di queste riflessioni. Capitolo 2 La pastorale vocazionale nel pensiero di fr. Teodoreto e prospettive per il futuro La carità divina, nostro ideale, si estende al prossimo. Specialmente voi, giovani, non accontentatevi di godere di Dio; la vita circola più abbondante, più potente in voi e secondo la legge di ogni vita, essa deve passare più largamente ai diseredati di questo mondo. Date largamente il vostro spirito; se avete un nobile ideale, fatene parte e non rifiutate il pane della verità a coloro che, alla vostra porta, languiscono per la fame. Date il vostro cuore; che il mondo indifferente ed ostile sappia che voi lo amate, che vivete per il suo bene. Il cuore apre le porte rimaste chiuse, per mezzo delle spinte vigorose della convinzione. Dove ha attinto il cristianesimo la potenza con la quale ha trionfato del mondo, se non nelle forze del suo amore? Date, nella misura del possibile, i vostri stessi beni. Le anime valgono un prezzo infinito, ed in confronto alle medesime tutto è vile. Datevi in ogni occasione, e specialmente ai più infelici, ai più poveri. Datevi alla povera classe operaia che è allontanata da Dio. Mostratele il vostro cuore pieno di carità e riconducetela a Dio, sorgente unica e sempre ricca di amore e di benefizi per gli uomini. Andate però con un affetto illuminato da una soda e capace cultura che faccia conoscere i mali da curare e il modo con cui vanno curati. E, nella necessità, date la vostra stessa vita. Non temete di imitare l'eroismo di quei valorosi e di quelle valorose che vanno lontano a sacrificarsi per le povere anime derelitte. Tutta la nostra esistenza sia profumata dalla divina Carità. Il nostro ideale consista nel fare il bene attorno a noi, nello spenderci, nel sacrificarci per gli altri, nel dimenticare noi stessi. Circondiamo ogni creatura con la nostra ardente Carità. Si sappia che l'unica nostra ambizione è di diffondere il bene. Dagli scritti di fr. Teodoreto: Quaderno 1 Cap 3 Arg 2,3 1. Ricalcare la via del nostro fondatore Fr. Teodoreto aveva in mente di formare una associazione di giovani buoni di animo e zelanti nell'apostolato catechistico, che da adulti perseverassero nell'amore di Dio e nella testimonianza evangelica e fra Leopoldo gli assicurò che questa era anche la volontà del Signore. La sera del 23 aprile 1913, parlando con questo santo religioso, Gesù gli disse: "Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente". Confortato da tali parole, fr. Teodoreto diede subito inizio alla associazione che chiamò Pia Unione del SS. Crocifisso. Essa si sviluppò, prese il nome di Unione Catechisti, e divenne uno dei primi istituti secolari approvati dalla Chiesa. Rimanere fedeli a questi orientamenti del nostro venerato Fondatore e riunire giovani idonei a tale missione veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico, per noi significa innanzitutto riesaminare la nostra identità, offrire risposte adeguate a queste direttive, e verificare se sono tuttora vive e stimolanti nel nostro rapporto non solo con i giovani, ma anche con gli adulti che il Signore pone sul nostro cammino. La pastorale vocazionale non può prescindere dal nostro impegno di formare giovani e adulti che vivano intensamente la vita cristiana. Sotto la guida di fr. Teodoreto queste persone, che allora erano ragazzi, i più indicati delle sue classi, diedero inizio all'Unione Catechisti. 2. Difficoltà del nostro tempo - superare gli scoraggiamenti Oggi la vita religiosa e sociale è notevolmente cambiata rispetto a quella dei primi decenni del novecento, per cui il lavoro pastorale e l'animazione vocazionale è molto più difficile e richiede prima di tutto tanta preghiera: è sempre il Signore che chiama e dà l'incremento. Ma da parte nostra esige pure la ricerca di strategie e metodologie nuove, talora da inventare. Questo importante impegno apostolico, questo annuncio del Regno, quest'acqua viva di vita eterna va offerta a tutti, a tutto il popolo di Dio, a tutti i battezzati; ma va versata con maggior abbondanza a chi ha più sete, a chi vuole seguire il Signore più da vicino. Fr. Teodoreto comprese bene questo e pur avendo di mira la realizzazione del progetto di Dio su ogni persona, si dedicò in modo particolare a seguire i giovani desiderosi di incontrarsi più intimamente con il Signore. E le vocazioni sacerdotali e religiose fiorirono tra i suoi giovani. Ben una ottantina di essi decise di lasciare tutto per seguire questa vocazione. Oggi, noi Catechisti, siamo chiamati a seguire il nostro fondatore in questa scelta, estendendo la nostra azione a tutti, ma privilegiando quei giovani e quegli adulti che desiderano darsi totalmente al Signore. Non è un compito facile: saranno pochi gli incoraggiamenti, poche porte saranno aperte ad accoglierci, poiché l'odierna società ha altri interessi. Anche persone di vita consacrata, gente impegnata in campo sociale e religioso, che potrebbero sostenerci in questa missione, spesso manifestano atteggiamenti di scoraggiamento e indulgono ad un latente pessimismo. Occorre andare contro corrente, contrastando ogni tentazione di comodo e di rassegnazione. 3. Perennità dell'insegnamento evangelico Questo compito ci risulterà più facile però se pensiamo che è il Signore Gesù che salva: noi non siamo che strumenti nelle sue mani. A noi chiede solo la disponibilità a collaborare con Lui nell'annuncio del Regno e nella preghiera. Ascoltiamo le sue parole: « In quel tempo Gesù, vedendo le folle, sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" Dopo averli istruiti, Gesù inviò i dodici dicendo loro: "Non andate fra i pagani, non entrate nelle città dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele. E strada facendo predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date » ( Mt 9,36-10,8 ). Con questi ammonimenti Gesù sembra dirci: "Abbiate cura di far rinascere la fede dei cristiani ove essa si è affievolita o si è spenta, occupatevi di vivificarla, e farla rinascere. Poi vi rivolgerete ad altre nazioni da evangelizzare e troverete altri modi di predicare". Per poter vivere una vita intensamente cristiana e zelante nell'apostolato catechistico occorre dunque, in primo luogo, essere cristiani e vivere da cristiani, essere pieni di Dio per poterlo donare ad altri. Su queste basi si possono gettare i semi di vita evangelica finalizzati ad una ulteriore crescita in ordine alla santità. Un cristiano vero, oggi, non può accontentarsi di vivere tranquillo chiuso nel suo guscio, ma deve essere deciso e audace fino a giungere all'eroismo di una vita interamente donata a Dio e ai fratelli, ad imitazione degli apostoli, dei martiri e dei santi di tutti i tempi. 4. Il nostro ambiente, terra di missione All'inizio dell'era cristiana nella chiesa si battezzavano solo quelli che erano convertiti. Oggi il compito sembrerebbe paradossalmente l'opposto: convertire i battezzati. Nei primi tempi dell'era cristiana, la chiesa svolgeva il suo ruolo missionario e proclamava la buona notizia della salvezza in tutto il mondo. Oggigiorno nello stesso popolo cristiano occorre una catechesi per una riconversione. La chiesa è la barca di salvezza per gli uomini del mondo, ma sovente nella stessa barca occorre lanciare le reti per salvare i tiepidi e gli indifferenti. Il compito che Gesù Cristo ha affidato ai suoi discepoli, di andare fino ai confini della terra ad annunciare il Vangelo e a battezzare, dobbiamo realizzarlo con un accurato insegnamento che sia autentica evangelizzazione. Oggi più che mai si impone la necessità urgente di evangelizzare i battezzati. Di fronte a questo compito e a questa missione così complessa, tutti vorremmo trovare una pastorale semplice ma efficace. Questa pastorale ce la insegna Gesù, che si è scelto degli apostoli e li ha formati vivendo con loro. Occorre dunque formare gli evangelizzatori. Ci vorrà del tempo, ma questa è la via da seguire. 5. Formare gli evangelizzatori Il compito principale di tutti coloro che hanno una responsabilità pastorale all'interno della chiesa di Gesù è di formare gli evangelizzatori. Occorre che aiutiamo i cristiani a riscoprire il battesimo che infonde in noi il dono della regalità, del sacerdozio e della profezia, consentendoci di operare nel mistero di Cristo Signore come re, sacerdoti e profeti. Dobbiamo impregnarci del "soave odore di Cristo", per far comprendere a tutti quanto sono amabili le dimore del Signore. Quale via pratica seguire? Ripensando a fr. Teodoreto, mi sembra di poter riassumere i tratti caratteristici della sua pastorale nei seguenti cinque punti: 1. Pregare molto, e pregare bene, e cioè con intenso amore e umiltà. 2. Concentrare le forze su piccoli nuclei di giovani o di adulti che siano buoni, generosi, aperti e risoluti. 3. Condurre una azione pastorale non isolatamente, ma in comunione profonda con gli altri Catechisti e collaboratori. 4. Bandire ogni forma di protagonismo per operare come se tutto dipendesse da noi, ma attendendo tutto da Dio, "ritenendoci servi inutili". 5. … E poi dialogo, dialogo, dialogo, … aiuto reciproco, gareggiare nello stimarci a vicenda, perdono, umiltà e grande carità fraterna. Su queste linee sì è mossa la pastorale vocazionale di fr. Teodoreto, anche se possono e devono cambiare le metodologie, in una società divenuta secolarizzata, multietnica, e in cui è cambiato il tenore di vita. Nell'attuale società, in cui non vi sono quasi più famiglie numerose, e coesistono accanto a persone ricche, persone estremamente povere, dove spesso la convivenza viene preferita al matrimonio, e le stesse unioni matrimoniali risultano instabili. L'annuncio e la predicazione del vangelo sembrerebbero ardue, ma se per questi motivi vanno adattate le metodologie della pastorale, non possiamo cambiarne lo spirito. A questa sola condizione potremo attuare una pastorale vocazionale efficace e far germoliare in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, fatti fruttificare da fr. Teodoreto in lui e nelle sue opere. Capitolo 3 L'Adorazione a Gesù Crocifisso "Umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" ( Fil 2,8 ) "Per le sue piaghe noi siamo stati guariti" ( Is 53,5 ) "Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede ín lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede il lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio" ( Gv 3,16-18 ) Testimonianza dell'Amore è la croce Sorgente dell'amore è il Cristo immolato La sua parole è vita La sua legge è amore Il suo Regno è verità e pace 1. L'Adorazione a Gesù Crocifisso e la pastorale vocazionale L'Adorazione a Gesù Crocifisso, che è promossa e divulgata dai catechisti e catechiste, dai Fratelli delle Scuole Cristiane e dal Movimento di adoratori, ripropone la centralità del Cristo Crocifisso, glorificato nella sua risurrezione. Tale centralità consiste nel riconoscere e nell'accettare la divinità e la sovranità salvifica universale di Gesù. Lo scopo del movimento è quello di adorare Gesù nelle sue piaghe sanguinanti e gloriose, sorgenti di risurrezione e di vita, pregando in unione alla Vergine Immacolata e a tutti gli Angeli e i Beati del Cielo. Dagli scritti di fra Leopoldo leggiamo che Gesù considera l'Unione Catechisti come uno dei primi frutti dell'Adorazione a Gesù Crocifisso e, come leggiamo nel diario del 6 marzo 1914, ci dona la sua benedizione: "Benedico i primi frutti della santa Devozione-Adorazione, cioè i figli Congregati e tutti quelli che cooperano e promuovono la santa Adorazione a me crocifisso". Poiché l'Adorazione a Gesù Crocifisso è il fondamento dell'Unione Catechisti, occorre che i membri che la compongono, la comprendano bene per praticarla e per favorire un' efficace pastorale vocazionale. In ogni situazione della vita essa può essere uno stimolo ad accogliere ogni evento alla luce del Crocifisso Risorto: - Nasce un bimbo oppure la famiglia lo attende con trepidazione? L'Adorazione aiuta a guardare il neonato dalla luce di Gesù Crocifisso, per capire la preziosità del dono di una vita per la quale Lui è morto sulla croce. - Sí celebra un battesimo? La preghiera dell'Adorazione ne spiega il significato: il battesimo è immersione in Cristo Crocifisso, per diventare membra di Lui, salvatore del mondo, e per essergli uniti vitalmente. - Si partecipa al sacrificio eucaristico? Esso è la ripresentazione del sacrificio della croce e comunione con Gesù eucaristico che si è dato a noi affinché noi potessimo riceverlo e vivere di lui. - Cresima La cresima è ricevere il dono dello Spirito Santo che Cristo ci ha inviato con la sua morte, per farci diventare completamente simili a Lui, attraverso l'azione personale che lo Spirito compie in noi. - C'è un dolore in famiglia o una preoccupazione? L'adorazione ci aiuta a vedere le difficoltà e le disgrazie alla luce dei dolori di Cristo: perché il dolore del cristiano è partecipazione alle sofferenze del Crocifisso. - Soffriamo una ingiustizia? Essa è sofferta anche da Gesù, che è morto in croce per giustificarci e ci ricorda che anche il nostro peccato è un ingiustizia che ha causato le sue sofferenze. - Celebriamo un matrimonio? Esso è partecipazione all' amore che Cristo ha per la sua Chiesa, di quell'amore che sulla croce ha avuto la sua massima espressione. Così, fino alla fine della nostra vita, ogni istante di essa viene considerato alla luce di Gesù Crocifisso. 2. Sentimenti che debbono accompagnare l'Adorazione a Gesù Crocifisso I sentimenti di cui è bene essere animati nell' Adorazione a Gesù Crocifisso ce li suggerisce lo stesso fra Leopoldo in una sua visione. Egli vede un'anima in adorazione, abbracciata alla croce, che ci descrive con queste parole: " Nel 1983 ebbi in sogno una visione, nel castello di viale d'Asti: Vidi in alto Gesù Crocifisso; a suoi piedi stava abbracciata un'anima bellissima, dal volto nobilissimo; teneva gli occhi abbassati modestamente, un po' chino il capo, e la veste era come luminosa; il tutto mi imparadisava. Fissai lo sguardo su quella soavissima visione: dopo pochi minuti sparì, lasciandomi una dolcezza inenarrabile, che non dimenticherò per tutto il tempo della mia vita." Da questa visione emergono atteggiamenti interiori di pace, amore, gioia, intimità, compassione, misericordia e riparazione. Sono questi i sentimenti con i quali dobbiamo accostarci al Crocifisso. Soffermiamoci un poco su alcuni di essi per meglio interiorizzarli. - Intimità Si è intimi di una persona quando la si ama di un amore particolare e così grande che ci porta a condividere i suoi stessi sentimenti, le sue ansie, i suoi progetti, e le sue aspettative. Saremo intimi di Gesù quando lo ameremo con tutto il cuore, quando faremo nostri i suoi sentimenti di amore verso il Padre e verso i fratelli per i quali Egli è venuto a dare la vita. Non ci può essere intimità e non ci potranno essere frutti dello Spirito senza questo amore: l'amore è il fondamento della fecondità. L'intimità e i frutti di vita spirituale sono condizionati dal livello di questo amore. Compassione Questa parola è composta di due parti: com-patire, patire con, e significa patire con qualcuno: patire insieme a Gesù. La sofferenza di Gesù nella sua passione fu la più atroce: non produsse in Gesù una sofferenza esclusivamente fisica, ma ad essa si aggiunse una sofferenza morale e spirituale, che unita a quella fisica, rasenta l'infinità di Dio. Per noi essere compassionevoli, ossia patire insieme a Gesù significa metterlo al centro della nostra vita per identificarci in Lui. Misericordia L'essere misericordiosi equivale all'atteggiamento interiore di chi ha il cuore rivolto ai miseri. É questo l'atteggiamento di chi ha un cuore buono che si china sulla miseria spirituale e materiale dell'uomo e soprattutto sulla più grande miseria di molte persone che non consiste tanto nella fragilità umana che ci rende tutti peccatori, ma nel non credere all'amore di Dio, nel mancare di fiducia in Lui che perdona sempre e ama per primo. E, non cogliendo il suo amore al quale non credono, rimangono nella loro miseria. Ma anche coloro che credono, anche noi abbiamo bisogno di aumentare la nostra fede nella misericordia di Dio e nella certezza del suo amore. Ci aiuta in questo la contemplazione di Gesù che abbraccia la croce. Egli, non costretto, l'accetta per il suo grande amore per il Padre e per noi, e per il suo desiderio di renderci creature nuove, cioè a sua immagine e somiglianza. Riparazione Al sentimento della misericordia è strettamente legato quello della riparazione, che consiste nel voler rimettere a nuovo ciò che è stato danneggiato. Ci si trova danneggiati o "rotti", in senso spirituale, quando si sacrifica la centralità del Signore nella propria vita per mettere al centro se stessi. Si ripara questo disordine rimettendo Dio, creatore e signore, al di sopra di tutto e tenendo costantemente presente che in quanto creature soggette alle tentazioni interne ed esterne siamo talmente fragili che necessitiamo continuamente di essere salvati da Lui. L'Adorazione alle piaghe sanguinanti e gloriose del Signore ci aiuta a mettere il Crocifisso Risorto, al centro della nostra vita e di tutta la realtà, per corrispondere alla sua missione : "… ed io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me". ( Gv 12,32 ) L'Adorazione a Gesù ripropone così per noi l'adorazione del Venerdì Santo, quando ricordiamo Cristo che muore perché noi viviamo. La pratica della devozione a Gesù Crocifisso è un mezzo che ci è offerto per aiutarci a posare lo sguardo su Gesù, le cui Piaghe sanguinanti e gloriose sono sorgente di risurrezione e di vita. Il rapporto di vita che scaturisce dalla contemplazione del Crocifisso Risorto costituisce il fine della pratica di questa devozione. Disposizioni interiori comunitarie Queste disposizioni vanno incrementate non solo personalmente, ma anche nelle comunità che nell'Adorazione trovano il nutrimento fondamentale. Durante l'Adorazione scaturirà spontaneo allora il rendimento di grazie che sorge dalla contemplazione, per rinvigorire la nostra vocazione. 3. Adorazione a Gesù Crocifisso come Movimento per il rinnovamento di vita Come effetto e ad un tempo come strumento per la pratica corale e la diffusione generalizzata dell'Adorazione, si è costituito e sviluppato il Movimento degli Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso, che si impegnano a praticare e a diffondere l'Adorazione nelle loro comunità, nei loro ambienti di vita e di lavoro, affinché chi vi aderisce possa essere aiutato ad amare Dio, fonte di ogni bene, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché ognuno che crede non perisca, ma abbia la vita eterna". ( Gv 4,16 ) La pratica abituale dell'Adorazione così concepita favorisce l'educazione cristiana del popolo di Dio, prepara a ricevere con frutto i sacramenti, stimola la pratica cristiana della vita individuale, familiare e comunitaria, nell'attesa di contemplare l'Agnello immolato per la nostra salvezza, nella gloria del suo Regno. L' Adorazione a Gesù Crocifisso, come fra Leopoldo riferisce nel suo Diario, è una via privilegiata verso la santità. In una sua visione dice: Trasportato d'amor santo per Maria SS.ma domandai: "Cosa posso fare per consolare il tuo Divin Figlio?". "Fa come fai ora: amalo e fallo amare con la Divozione al SS. Crocifisso e invitando le persone a praticarla, così camminerai a passi di gigante nella via della santità, traendo da così amabile tesoro virtù preziose". ( 6 novembre 1908 ). E altrove: "Mezzo efficacissimo per sospendere i flagelli è L'Adorazione al SS. Crocifisso". ( Maria SS. 25 novembre 1908 ). E ancora: "Un numero immenso, incalcolabile di anime andranno salve per questa Divozione, e tu Leopoldo ne avrai il merito". ( Maria SS. 28 novembre 1908 ). Gesù Crocifisso stesso desidera che si diffonda questa devozione: il 18 gennaio 1915 apparendogli disse: "É' mio desiderio che passi ai Fratelli delle Scuole Cristiane ciò che io ho operato per mezzo tuo". 4. L'Adorazione a Gesù Crocifisso ci aiuta a discernere e a perseverare nelfa propria vocazione L'Adorazione a Gesù Crocifisso, praticata ogni giorno con crescente amore, è una delle vie privilegiate per conseguire la santità nello stato di vita nel quale Dio ci chiami a diventare santi. É santo chi per amore a Dio ricambia, per quanto può una creatura, tale amore e si fa suo servo, ponendosi, come Gesù, a servizio dei fratelli. L'amore, come Gesù ci ha insegnato e Lui stesso ha realizzato, è il modo più alto con il quale offrire il nostro servizio a Dio e ai fratelli. Egli è venuto tra noi non per farsi servire ma per servire e donare la propria vita per salvarci. Il dono che Gesù ci offre è quello di aiutarci a ricostituire la sua immagine e somiglianza in noi, deformata dal peccato. Egli ce la ricostruisce distruggendo il peccato che ce la deforma, e la rende più sublime per l'incorporazione in Lui, mostrandoci in tal modo la via della pienezza di vita. La nostra più grande miseria è distaccarci da Lui, ed è questo il peccato, ma se accogliamo il suo amore, testimoniato dalle sue piaghe sanguinanti e gloriose, il peccato non ha più potere su di noi perché Egli l'ha distrutto con la sua Passione, Morte e Risurrezione. Dio, datore della vita, vuole che ogni persona, libera dal peccato, viva in pienezza la propria vita, e la viva ad ogni livello, sia fisico, che psichico e soprattutto spirituale. Ognuno che lo desideri può vivere in pienezza la propria vita, a condizione che sia disposto a spenderla, come ha fatto Gesù, per la gloria di Dio e per un servizio d'amore ai Fratelli. L'incertezza che talvolta ci può prendere nel servizio da rendere a Dio e ai fratelli è quella della scelta dello stato di vita nel quale rendere questo servizio. Molti non trovando una risposta che li gratifichi, rimuovono il problema non pensandoci; ma questo non lo risolve ma lo lascia irrisolto come prima; ed il più delle volte queste persone finiscono con il condurre una vita amorfa ed insignificante, caratterizzata dalla tiepidezza e dalla noia. Premesso che Dio non ci nasconde ciò che desidera da noi, normalmente Egli a chi è in ricerca di Lui, lo manifesta attraverso un serio discernimento di quanto gli mette nel cuore. Questo personale discernimento, per i nostri limiti e passioni sempre in agguato, riesce non sempre chiaro e immediato, per cui può essere rischioso farlo da soli, per il pericolo di essere travolti da forti ma instabili sentimenti. Chi ci può validamente aiutare in questa ricerca è un direttore spirituale con il quale esaminare insieme i seguenti punti: • valutare l'autenticità di quanto riteniamo che Dio ci ponga nel cuore; • constatare se si hanno o se si possono conseguire a breve termine, le qualità fisiche, spirituali e intellettuali richieste per lo svolgimento di una determinata missione; • verificare se l'eventuale scelta di uno stato di vita venga fatta tenendo conto di una nostra gratificazione personale, o se si ha di mira innanzitutto la gloria di Dio e la necessità dei fratelli. Un simile esame ci aiuta a capire in base all'esame di questi tre punti, ma soprattutto illuminati dalla luce dello Spirito Santo, se davvero abbiamo o no una determinata vocazione. Tra gli stati di vita a cui Dio chiama, il più frequente è quello coniugale. Ma il discepolo di Cristo che lo sceglie, perché ad esso si sente chiamato, deve essere motivato non solo da ragioni umane, come la dolcezza dell'amore sponsale e la prospettiva della paternità e maternità umana. Questi elementi, che pur sono doni di Dio e rispondono alla sua volontà ( "siate fecondi e moltiplicatevi" Gen 1,28 ), devono essere vissuti nell'atteggiamento di una vocazione, e cioè come risposta alla prospettiva di santificarsi nel matrimonio, che è un sacramento, ed è simbolo delle mistiche nozze di Gesù con la Chiesa, celebrate sulla Croce. L'Unione Catechisti, attraverso gli Sposi Catechisti, facilita il conseguimento di tale spiritualità, per cui i coniugi, essendo in Cristo una sola carne ( cfr. Mt 19,6 ), sono modello dell'amore di Gesù per ogni persona, e si pongono come operatori della catechesi familiare, cioè l'annuncio catechistico nella famiglia, in particolare con l'educazione religiosa dei figli, e all'esterno tramite l'esempio della famiglia cristiana. L'esperienza ci insegna che purtroppo il matrimonio, quando non è vissuto in Cristo, porta spesso a divisioni e talora a divorzi. Quindi anche il matrimonio va vissuto come una vocazione in Cristo. Ma vi è un altro stato di vita in cui le mistiche nozze con Cristo, non sono solo raffigurate e realizzate tra gli sposi, ma vengono celebrate direttamente fra Cristo e il fedele. Sono nozze spirituali, ma più intense e più feconde di quelle naturali, perché attengono direttamente al rapporto con Gesù e sono fruttuose per tutti i fratelli. Se le nozze umane hanno una dolcezza, come detto sopra, quelle con Cristo hanno un fascino particolare e insostituibile, che rende accette anche le rinunzie e i sacrifici che la verginità, la povertà e l'obbedienza possono portare. Una volta chiarito, in un clima di umiltà e di intensa preghiera e invocazione allo Spirito Santo, lo stato di vita prescelto, al quale Dio ci chiama, occorre accoglierlo con animo lieto e avendo nel cuore la disponibilità a sopportare le possibili croci legate a tale scelta. Il vero discepolo, consacrato a Gesù, spesso non verrà capito dagli altri e non di rado verrà osteggiato in quello che fa, perché il suo modo di pensare e di agire è diverso da quello della massa, e ciò infastidisce. Tutto questo non ci deve meravigliare perché Gesù ci ha detto che il discepolo non è da più del Maestro e che se hanno perseguitato Lui perseguiteranno anche i suoi discepoli. Ciò non significa che necessariamente i discepoli di Gesù debbano sopportare un martirio cruento come Gesù, ma che ogni suo vero discepolo deve essere disposto al martirio del cuore, e se gli sarà richiesto, anche a quello cruento. Nella gioia e nel dolore gli amici di Gesù hanno la certezza di non essere mai soli e che ogni loro sofferenza, palese o nascosta, sofferta con Lui sarà fonte di salvezza per tanti fratelli. Questa è la segreta forza che gli amici di Gesù attingeranno dalla contemplazione delle sue piaghe sanguinanti e gloriose. Sarà questa forza che li aiuterà a portare la croce con gaudio, e a offrire con amore, all'amabilissimo nostro Signore, tutto se stessi in ogni situazione di vita, e a diventare santi. L'Unione Catechisti offre una missione particolarmente efficace e suggestiva per questi consacrati: • sentire intuitivamente l'unione nuziale con Cristo adorandolo sulla croce, dove in particolare si celebrano le nozze con Lui, praticando l'Adorazione; • essere pienamente disponibili alle necessità dei fratelli, operando nel mondo, e cioè: catechizzandoli per le vie, sui lavoro e nei vari ambienti di vita. Altre particolari forme vocazionali, non sono state sviluppate in questa lettera, come il sacerdozio ministeriale, il cui compito peculiare è quello della predicazione e della celebrazione dei Sacramenti e lo stato religioso formato da coloro che il Signore chiama a vivere come frati, monaci o suore, in monasteri, in conventi o in comunità religiose costituite dagli Ordini o dalle Congregazioni religiose: tutti stati di vita eccellenti che, oltre a rendere un prezioso servizio di carità, anticipano in qualche modo e rendono visibile le realtà future. Capitolo 4 Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso Dalla contemplazione di quanto siamo stati amati nasce lo zelo apostolico. "Solo quando nella nostra anima brucerà il desiderio appassionato di portare gli uomini a Cristo incontreremo coloro che avranno bisogno del nostro aiuto e lo accetteranno. Solo le azioni e le parole che sgorgano dalla passione ardente di aiutare gli uomini trovano delle occasioni per influenzare delle vite. Lo Spirito Santo lavora solo in collaborazione con i cristiani che hanno tale desiderio nel cuore. E senza di lui siamo impotenti sia a trovare coloro che sono pronti, sia dopo averli trovati, ad aiutarli. Non ci resta che chiedere nella preghiera che la passione delle anime nasca; in ciascuno di noi". ( Dall'intervento dell'allora Card. RATZINGER al convegno dei Catechisti e dei docenti di Religione 10 dicembre 2000 ) Il Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso è costituito dall'insieme di coloro che si impegnano a praticare e a diffondere nella loro comunità e nel loro ambiente di vita e di lavoro l'adorazione alle piaghe sanguinanti e gloriose del Signore. 1. Origine e scopo del Movimento Adoratori Il Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso è sorto per espresso desiderio di Maria SS. e di Gesù Crocifisso al Servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso ( o.f.m. ), un mistico frate francescano, morto in concetto di santità a Torino nel convento di S. Tommaso, il 27 gennaio 1922. Attraverso la pratica dell'adorazione a Gesù Crocifisso, come richiesto da Gesù e Maria, si è gradatamente sviluppato un vasto Movimento di persone che, fedeli a questa pia devozione, ne diffusero la conoscenza costituendo di fatto un gruppo. I membri del Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso pongono particolare attenzione ai problemi dell'uomo e alle sue condizioni di vita per condurlo a sentire e ad amare come Gesù: e ad avere la sua mente e il suo cuore Alcuni esempi di come l'Adorazione al Crocifisso Risorto conduce a sentire e ad amare come Gesù. Ne abbiamo già esposti dalla precedente circolare. Ma data la loro importanza, li ripetiamo con degli approfondimenti. • Nasce o sta per nascere qualcuno in famiglia? L'Adorazione ci aiuta a guardare il neonato alla luce di Gesù Crocifisso. Non ci sarà migliore modo per capire la preziosità del dono di una vita per la quale Lui è morto sulla croce. • C'è un battesimo? Che cosa è il Battesimo se non una immersione in Cristo Crocifisso, un diventare membra di Cristo Crocifisso salvatore del mondo, un essere unito vitalmente a Lui? • Prima Comunione L'Eucaristia è: - la ripresentazione del Sacrificio della Croce, perché Gesù nell'Eucaristia si presenta, per il sacramento, con il corpo separato dal sangue, anche se è tutto presente e vivo nelle specie eucaristiche; - manducazione della carne immolata del Cristo; - bere il suo Sangue versato; - un nutrirsi di Lui crocifisso, perché così Lui si è dato, affinché noi lo potessimo ricevere e potessimo vivere di Lui. • Cresima Ricevere la Cresima è ricevere il dono dello Spirito Santo che Cristo ci ha meritato con la sua morte e che ha effuso spirando in croce. Gesù ci dona il suo Spirito con la forza della sua morte di croce, per conformarci a Lui, per farci diventare completamente simili a Lui, attraverso l'azione personale che lo Spirito compie in noi. • C'è un dolore in famiglia, o una preoccupazione? L'Adorazione ci aiuta a vederla alla luce dei dolori di Cristo. Perché il dolore del cristiano unito a lui è innanzitutto il dolore di Cristo, è una partecipazione alle sue sofferenze. • C'è una ingiustizia? Se la si guarda alla luce di Gesù Crocifisso, si scoprirà che è una ingiustizia fatta a uno o a molti per i quali Lui è morto, e si è solidali con Lui, che ha subito la più grave ingiustizia da noi peccatori. • Nozze, preparazione al matrimonio Dal punto di vista cristiano, che cosa sono le nozze se non partecipazione all'amore che Cristo ha per la sua Chiesa? Se non partecipazione a quell'amore vitalizzante, e suscitatore di vita che è l'amore di Cristo per ogni uomo? Se non quell'amore che ha avuto sulla croce la sua massima espressione, tanto che il Calvario è denominato "il monte degli amanti". E così avanti, per ogni situazione di vita, fino alla fine della nostra vita: ogni istante di vita va colto alla luce di Gesù Crocifisso. In sintesi lo scopo del Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso è quello di: a. Rivelare che Dio esiste, e che Gesù è Dio, perché è sulla croce che Gesù si è manifestato come "Io Sono", che nel linguaggio biblico è il nome di Dio ( Gv 8,28 ). Dare l'annuncio di un Dio Crocifisso significa certezza che è Risorto b. Fare conoscere al mondo che Dio è amore, perché Gesù sulla croce attira tutti a sé ( Gv 12,32 ) c. Consolare Gesù Crocifisso con il proprio amore, riparando le offese che si fanno a Dio, e pregando per la conversione dei peccatori d. Sostenere, per quanto è possibile, le iniziative dell'Unione. 2. Tappe del Movimento evidenziate da fra Leopoldo Maria SS. richiama l'attenzione su Gesù Crocifisso ( anno 1887 ) "Nell'anno 1887, nel mese di novembre, ebbi in sogno una visione di Maria Santissima: vidi la Vergine SS. Addolorata in atteggiamento mestissimo con il capo nobilmente chino, e dolcemente mi disse: Maria SS. « Ricordati di ciò, che ha sofferto mio Figlio! »" Gesù chiede che si faccia la "Adorazione" ( 2 agosto 1906 ) Il giorno 2 agosto 1906, festa della Madonna degli Angeli, il mio buon Gesù mi fece intendere: Gesù "Si faccia divotamente l'Adorazione come nel Venerdì Santo, e molte grazie e favori concederò a tutti quelli che in grazia di Dio si prostreranno ad adorarmi." Come procedere per la diffusione ( 10 settembre 1906 ) Il mio buon Gesù Crocifisso mi disse: Gesù "Sei tu che devi spingere questo e quello per propagare questa Devozione; non mancheranno anime buone che mi amano e che verranno in tuo aiuto; sappi, caro figlio, che ho dei fratelli laici che mi vogliono molto bene, se tu sapessi quanto io li amo." Come si diffonderà la "Adorazione" ( 13 ottobre 1906 ) Gesù "… anzi sappi che dopo la tua morte lavorerai più che ora. Mi servo di te, non t'insuperbire, tienti sempre umilissimo; quando non sarai più su questa terra, la mia Devozione, per mezzo delle mie anime buone, farà strada con l'aiuto mio, tuo Gesù." Maria SS. è dichiarata Protettrice dell'Opera della "Adorazione" ( 24 maggio 1908 ) "II mio Crocifisso mi disse di far tesoro degli insegnamenti che mi dà Maria SS. protettrice mia e di questa Opera. Essa mi esorta ad ascoltare il suo Divin Figlio in tutto quello che mi dice". 3 luglio 1908 Il mio buon Gesù mi fa segnare che non devo prendere la cosa tanto alla leggera, mentre è cosa di molta importanza; e che devo scrivere molto della misericordia infinita di Dio. "Gesù « Non essere superficiale nello scrivere, e dirai così: tu sei l'anima del Cuore del tuo Gesù Crocifisso »" Preannuncio del Movimento degli Adoratori ( 4 agosto 1908 ) "Gesù « … se i peccati si fanno in questo mondo, voglio anime che, come serafini in cielo, mi seguano coll'orazione e altre virtù, affinché facciano riparazione »". 12 agosto 1908 "Gesù « Non voglio dubbi, sebbene tu sia piccolo, debole, mi sono servito di te per seminare e ho chiamato altri figli esperti, che proseguiranno la seminagione e la coltivazione; tutto ciò che ti faccio scrivere, sarà conservato, diligentemente, perché dettato dal tuo Crocifisso Gesù »". 15 agosto 1908 Fra Leopoldo obiettò: "Ma chi crederà a tante cose fattemi scrivere, di cui molte tanto in mio favore?" La Vergine SS. Rispose: "Saranno le opere." Gesù e Maria mi ripetono: "Guai a te se vieni meno; noi abbiamo volto gli occhi sopra di te per servizi che si manifesteranno più avanti." Formazione da dare al Movimento ( 29 agosto 1908 ) Gesù "L'Ordine che sorgerà, sia coltivato prima di tutto con la pietà, con la reciproca assistenza e umiltà, coll'attività e modestia e grande carità fraterna; in unione con Gesù Crocifisso si porti la croce con gaudio." Missione del Movimento ( 12 settembre 1908 ) Gesù "Voglio darti il dono dei miracoli: abbiamo da riformare il mondo; che è perverso." "Fra Me e te siamo uno solo; ti dirò che chi opera sono io, il tuo Dio, ma faccio fare da te, perché io, il tuo Gesù, sono tutto in te." 26 settembre 1908 Gesù al figlio: "Ora devi far risaltare ciò che io voglio da te con l'esempio e con la virtù; il tuo Gesù sempre è con te; tu, Leopoldo, sei il solo e devi aiutarmi ad illuminare il mondo." 29 settembre 1908 Gesù "Il mondo è scomposto, non voglio che vada in sfacelo: l'Opera che sorgerà è per salvarlo. I miei figli più intimi, che hanno la prudenza celeste, desiderano conoscerti, sapendoti mio inviato." 18 novembre 1908 Fra Leopoldo "Mio Dio, mentre faccio l'adorazione alla croce, tu o Signore mi conforti, mi consoli, mi dai tanto amore; a te, o Signore le spine; e a me le spine?" Gesù "Verranno, verranno anche per i miei seguaci." "A qualunque costo voglio che il mondo sia riformato." 21 novembre 1908 Maria SS. "Leopoldo, la tua missione è che devi far penetrare la santa Divozione-Adorazione al SS. Crocifisso in tutte le famiglie cristiane del mondo, sotto il comando del S. Padre, il Papa." 13 dicembre 1908 Gesù e Maria SS. "Non dar retta alle suggestioni diaboliche mentre tu fai l'adorazione; perché l'astuto tentatore fa di tutto per distoglierti dalla grande missione che sei tenuto a compiere con l'aiuto dei miei santi figlioli, tuoi fratelli." La Vergine Santa promette protezione certa per chi ama di cuore il suo Divin Figlio, il suo caro Gesù. Fra Leopoldo "Mamma Santissima, ma io ho un ardente desiderio di farlo amare il tuo e mio Gesù, mi aiuti?" Maria SS. "Figlio mio, se mi sono fatta protettrice dell'Opera, è per l'appunto, affinché mio Figlio venga amato e non disprezzato e strapazzato orribilmente." 1 gennaio 1909 Gesù "Scrivi figlio mio: quando ti domando se tu mi vuoi bene, non intendo rivolgermi solo direttamente a te, ma intendo farmi amare per mezzo della 'Divozione al Santo Crocifisso'; questa, nella sottomissione al mio Vicario, col suo permesso e con il suo aiuto si estenda per tutto il mondo." Gli Adoratori e le Adoratrici di Gesù Crocifisso condividono in qualità di Aggregati il carisma dell'Unione Catechisti. 3. Dal Regolamento degli Aggregati all'Unione Catechisti Spirito e impegni nell'Unione 282. Compongono il Movimento Adoratori e Adoratrici coloro che, nello Spirito Santo, con adesione personale o di gruppo, si impegnano a praticare e a diffondere, con spirito di riparazione, l'Adorazione alle Piaghe sanguinanti e gloriose del Signore Gesù, sorgenti della risurrezione e della vita. 283. Essi praticano l'Adorazione in Spirito e verità, in unione con Maria SS. e con tutti gli Angeli e i Beati del Cielo, come mezzo per crescere nella carità verso Dio e verso i Fratelli, ricordando ogni giorno con spirito di fede e di zelo il dolore e l'amore glorioso del Signore, celebrati e perpetuati nel sacrificio eucaristico di Cristo e in tutta la vita della Chiesa. Vita missionaria 284. Gli Adoratori e le Adoratrici di Gesù Crocifisso diffondono l'Adorazione, sempre annunciando il Vangelo eterno inciso, per l'eterno e per l'eternità, nell'umanità di Cristo, proclamando con diversità di linguaggi e di culture, che il Crocifisso Risorto è il centro di salvezza universale, "Colui che ci ama" sino al dono incessante del suo sangue. 285. Essi diffondono l'Adorazione, a livello personale od organizzato, in ogni ambiente di vita e di lavoro, riferendosi alle tappe fondamentali della vita dell'uomo e del cristiano, o nelle situazioni di gioia e di dolore, attenti particolarmente al tipo di rapporto da realizzare, alle condizioni, ai bisogni, alle possibilità di coloro a cui si rivolgono. 286. Gli Adoratori e le Adoratrici, in particolare, si adoperano affinché il riferimento alle Piaghe sanguinanti e gloriose del Signore costituisca, per intercessione della Vergine Immacolata, Madre della Chiesa e dell'umanità redenta, il cuore delle famiglie, delle parrocchie e delle comunità educanti. Vita fraterna 287. Pur appartenendo a forme di vita, ad ambienti ed istituzioni diverse, gli Adoratori e le Adoratrici si aiutano vicendevolmente a crescere nella comprensione e nell'amore delle Piaghe del Signore, si sostengono e si rianimano reciprocamente nell'affrontare le difficoltà, pregano gli uni per gli altri affinché il Crocifisso Risorto regni nel cuore degli uomini e sia riconosciuta la realtà e la grandezza del suo amore. Vita di preghiera 288. L'impegno di praticare e di diffondere con spirito di verità l'Adorazione, comporta uno sviluppo della preghiera, da verbale a meditazione e a contemplazione, con il riconoscimento, la lode e la gioia perchè il Signore ci ama sino ad immolarsi per condividere con noi la sua stessa gioia, la sua stessa vita. Formazione 289. Gli Adoratori e le Adoratrici sviluppano la loro formazione con riunioni di gruppo e tra i gruppi, con le Giornate del Crocifisso e con scritti raccolti e distribuiti attraverso un'apposita organizzazione concertata tra Catechisti e Fratelli delle Scuole Cristiane. Vengono altresì predisposte piste di orientamento con la partecipazione degli stessi Adoratori e Adoratrici, allo scopo di approfondire la pratica e la diffusione dell'Adorazione in Spirito e verità, per amare Gesù Crocifisso risorto, con lo stesso amore in cui lo ama lo Spirito Santo. Organizzazione 290. Gli Adoratori e le Adoratrici si organizzano per gruppi di persone il più possibile omogeneamente motivate, in quanto desiderosi di conoscere e sviluppare la consapevolezza e l'amore di Gesù, crocifisso risorto, mediante il culto alle sue Piaghe sanguinanti e gloriose, fonti della risurrezione e della vita, e del rinnovamento di tutte le cose, in rapporto alla loro appartenenza o d'istituzione, di lavoro, di missione, di condizioni di vita. 291. I gruppi si costituiscono per iniziativa dei Catechisti o dei Fratelli oppure per iniziativa di volontari, in base alla struttura di coordinamento che verrà stabilita. 292. Alla adesione personale o di gruppo al Movimento, da notificarsi per iscritto, consegue la partecipazione ai beni spirituali dell'Unione in quanto comporta una cooperazione agli ideali spirituali e apostolici dell'Unione. 4. Movimento Adoratori e vocazione L'Adorazione a Gesù Crocifisso è uno stimolo costante ad entrare nelle realtà più profonde dell'Uomo e della vita, del mondo, della sua storia e della stessa dimensione laicale e secolare del popolo di Dio, che, animato dal dinamismo salvifico dell'incorporazione a Cristo, può ripetere con S. Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". ( Gal 2,20 ) Necessità di individuare la propria vocazione Nella comune vocazione alla santità, occorre discernere qual è per ognuno di noi lo stato di vita nel quale diventare santi. Tale discernimento richiede molta riflessione e molta preghiera, per ottenere quella luce che solo Dio può darci. Occorre inoltre affidarci anche ad un direttore spirituale che, conoscendoci interiormente, sia in grado di suggerirci qual è la volontà di Dio a nostro riguardo. Affidandoci con tutto il nostro spirito alla sua volontà, coscienti di non appartenere a noi stessi ma a Lui, nostro Creatore e Signore, siamo impegnati ad attuare il suo progetto su di noi con grande generosità, coraggio e determinazione. Chi meglio di Gesù, che si è sottoposto al supplizio della croce per distruggere i nostri peccati ( 1 Cor 15,3 ) e che è risorto per poterci accogliere nel suo Regno glorioso, potrà sostenerci in questo cammino? Egli ci ama tanto che per averci per sempre con sé in paradiso, sarebbe disposto, ci dicono i Santi, ad abbracciare nuovamente per ognuno di noi il supplizio della croce. 5. L'adorazione a Gesù Crocifisso è essenziale per la "sequefa Christi" Per essere discepoli di Gesù occorre essere disposti a rinnegare se stessi e prendere la propria croce e seguirlo. ( Mt 16,24 ) L'Adorazione a Gesù Crocifisso fatta con Maria SS. e in unione con tutti gli Angeli e i Santi della terra e del cielo ci aiuta a portare la nostra croce con Gesù per poter scoprire in lui la profondità dell'amore di Dio, vittima innocente per i nostri peccati. Egli ci invita a portare la croce con gaudio e a seguirlo per abitare all'interno del suo Cuore trafitto ( Mt 11,28-29 ) per poterci nutrire dei suoi intimi sentimenti di amore, di perdono, di pace e di gioia. Dalla fedeltà alla pratica dell'Adorazione a Gesù Crocifisso e da una risposta gioiosa e pronta a quanto Dio ci chiede, dipenderà non solo la nostra santità, ma anche quella di quanti vivono accanto a noi e sono così aiutati a condividere lo stesso cammino. Questa riflessione non riguarda solo coloro che sono in ricerca della volontà di Dio, ma anche coloro che sono già stabilmente inseriti in essa, perché tutti siamo in cammino; e dobbiamo crescere nell'amore per diventare capaci di manifestare a lui, nostro Signore e ai suoi e nostri fratelli, un amore sempre più puro. Capitolo 5 ASS. MARIA IMMACOLATA ( A.M.I. ) istituzione giovanile per la catechesi in ottica vocazionale Nel disegno di Dio non si è cristiani e non si è religiosi solo per propria scelta, ma in ragione di una iniziativa divina. La vocazione dell'uomo alla vita, alla fede cristiana, alla vita consacrata risponde alla libera volontà creatrice di Dio e al suo disegno di amore, talora per noi misterioso, prima ancora che ad un'esigenza esistenziale da parte dell'uomo: " Quelli che Dio ha conosciuto da sempre, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli che poi ha predestinati li ha anche chiamati, quelli che ha chiamati li ha anche giustificati, quelli che ha giustificati li ha anche glorificati" ( Rm 8,29-30 ) 1. L'orientamento vocazionale insito nell'Unione Catechisti Il ven. Frate! Teodoreto, fedelissimo discepolo di san Giovanni Battista de La Salle, ne ereditò lo spirito, vivendo la sua consacrazione religiosa con cuore apostolico e zelo catechistico, che seppe trasmettere a persone di ogni ceto sociale, ma soprattutto agli allievi della scuola lasalliana, nella quale ricoprì importanti ruoli come insegnante, formatore, direttore e ispettore. Nel 1906, durante il suo secondo noviziato, a Lembecq-lez-Hall in Belgio, i superiori invitarono tutti i Fratelli a realizzare la perseveranza cristiana dei giovani delle loro scuole. Era quella un'eco delle preoccupazioni pastorali del Papa Leone XIII, che nel 1885, rivolgendosi al Superiore Generale della Congregazione, fr. Joseph, gli aveva raccomandato: "Dica ai suoi Fratelli che, dopo aver fatto scuola, hanno fatto solo metà del lavoro. L'altra metà consiste nell'avviarli alla vita" Questo richiamo del Papa, accettato da tutti con entusiasmo, ha mostrato ai Fratelli l'esigenza di orientare il loro lavoro per ottenere la perseveranza degli allievi nella formazione cristiana ricevuta. Fr Teodoreto, che era già convinto quanto fosse necessario che i giovani fossero fedeli all'insegnamento del vangelo e da tempo coltivava nel cuore questo desiderio, da allora in poi radicò ancora più profondamente in lui questa esigenza. Si impegnò subito perché i Fratelli aiutassero i giovani a scoprire il disegno di Dio su di loro e li aiutassero ad attuarlo. Assecondare i giovani a porre basi sicure che garantissero fedeltà ai valori cristiani anche dopo gli anni di scuola, era un punto qualificante del suo impegno apostolico. Partiva dalla convinzione che per ogni persona vi è un preciso disegno di Dio, e quindi anche per i suoi giovani. Per questo voleva che lo scoprissero, ponendosi in umile ascolto senza la dissipazione dell'amor proprio e del frastuono mondano, per sentire la voce di Dio che parla nella coscienza. Studiò a lungo un progetto che impegnasse quei giovani che vedeva particolarmente buoni e zelanti. Ne parlò con fra Leopoldo. Quando fu certo che questa era la volontà di Dio, diede immediatamente inizio alla fondazione di una associazione di giovani, orientati all'apostolato catechistico. La chiamò: Pia Unione del SS. Crocifisso. Questa fu la prima forma associativa dei giovani realizzata da fr. Teodoreto. Successivamente, come sappiamo, si è sviluppata fino all'attuale istituto secolare. 2. I primordi dell' A.M.I. Fu il Card. Gamba, arcivescovo di Torino, a proporre che alcuni giovani della pia Unione si consacrassero al Signore con la professione religiosa. Fr. Teodoreto, lietamente sorpreso per questo suggerimento, si adoperò prontamente per attivarlo e incominciò a preparare alcuni Catechisti a tale scopo. Negli anni 1925-26 troviamo che i giovani dell'Associazione sono già distinti in due gruppi: i Catechisti Consacrati e quelli Associati. Questa distinzione poteva creare qualche difficoltà nei giovani desiderosi di entrare nell'Unione: si trattava in prevalenza di allievi dei Fratelli e della Casa di Carità Arti e Mestieri, di cui molti non erano ancora orientati nella scelta del loro stato di vita. Le due categorie avevano infatti programmi formativi diversi. Questa situazione spinse Fratel Teodoreto a delineare una apposita sezione, che orientasse i giovani al discernimento della vocazione nell'esercizio dell'apostolato catechistico. La chiamò: "Associazione Maria Immacolata", in omaggio alla contitolare dell'Unione. In essa vennero accolti giovani desiderosi di avvicinarsi all'Unione, ma ancora in ricerca. Si era attorno agli anni 1930. Questa associazione, dopo un inizio promettente e un ampio sviluppo, in seguito perse per motivi contingenti, il suo slancio, e giunse praticamente a dissolversi. 3. Attualità dell'A.M.I. e come iniziarla Tuttavia le motivazioni per cui a suo tempo fr. Teodoreto ha promosso questa iniziativa permangono ancora, e ci spingono ad adoperarci per un suo rilancio. Da alcuni anni, e in più parti, varie esperienze orientate in questa direzione ci confermano della sua validità, e ci danno la gioia di constatare il consolidarsi di questi gruppi. Una ulteriore conoscenza di questa associazione viene fornita nel paragrafo seguente in cui viene presentato il suo regolamento. In esso viene definito il carisma dell'Opera, ma lascia a noi catechisti la scelta delle modalità per attuarlo. In primo luogo dovremo accogliere dei ragazzi. Se essi sono già con noi perché frequentano nostre scuole o nostre attività catechistiche, seguiamo il percorso che tracciò fr. Teodoreto alle origini: scegliamo quelli più disposti e più promettenti e lavoriamo con loro. Nelle sedi in cui non vi siano dei ragazzi, occorre farli confluire. A questo scopo, a seconda delle circostanze può essere opportuno impegnarli in una attività assistenziale, o di dopo-scuola, o anche in una attività ricreativa. Essa però sarà sempre considerata un mezzo, non un fine, poiché la finalità dell'AMI è catechistica e vocazionale. Perciò le stesse attività ricreative dovranno essere terreno di apostolato e di catechesi, e dovranno essere sostenute dal buon esempio e dalla testimonianza evangelica. D'altra parte è nella natura dell'istituto secolare quale è l'Unione Catechisti dovrà illuminare di Cristo ogni attività sportiva o culturale: i giovani hanno bisogno di ricreazione. Lo stesso fr. Teodoreto conduceva i giovani a passeggio o in escursioni, esperimentando in esse il Dio della gioia. La Colonia Climatica di Camanà è un ottimo esempio al riguardo. Promuovere una associazione che si impegna nella santità e che propone uno stato di vita consacrata nell'apostolato catechistico, è indubbiamente meno gratificante di ogni tipo di attività sportiva, ricreativa, o culturale; ma se fr. Teodoreto venisse interrogato oggi su queste attività ricreative, certamente continuerebbe a dirci: Dio non vuole questo dai nostri giovani. Ma poiché l'Unione Catechisti, quale Istituto secolare, come detto sopra, ma giova ripeterlo, è chiamata ad animare in Cristo tutte le attività umane, comprese la cultura, il divertimento e lo sport, occorre impostare tali attività solo come terreno nel quale esplicare la propria testimonianza catechistica. Non sarà forse l'avere disatteso le accorate esortazioni di fr. Teodoreto, fatteci a voce e per iscritto, che le nostre sedi languono in una situazione di stallo per mancanza di risposte vocazionali? Non è più il momento di temporeggiare indugiando in aspirazioni astratte. Domani potrebbe essere troppo tardi, con il rischio di dover assistere impotenti alle chiusura delle nostre case, perché non più in grado di operare attivamente. 4. Il carisma dell'A.M.I. Lo stralcio seguente è tratto dal Regolamento dell'AMI: PREMESSA Per aiutare i bambini, i ragazzi e i giovani a conoscere e vivere il Cristianesimo, l'Unione Catechisti propone loro un apostolato catechistico con la parola e con l'esempio, a seconda dell'età e delle attitudini, da praticare nelle catechesi parrocchiali, nonché attraverso la testimonianza, nelle varie attività, dallo studio al tempo libero, dall'aiuto ai bisognosi al divertimento, avviandoli in tal modo a scoprire e assecondare la particolare vocazione per la quale Dio li ha chiamati all'esistenza. A tale scopo e costituita l'Associazione Maria Immacolata, in sigla A.M.I. Detta Associazione, che si regge sulla base di un Regolamento che si ispira alla spiritualità dell'Unione Catechisti, dovrà essere proposta a tutti i Gruppi e Fraternità dell'Unione Catechisti, come pure alle scuole e alle comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane. REGOLAMENTO GENERALE DELL'A.M.I Art. 1 - L'A.M.I. raggruppa bambini, ragazzi, giovani e adulti, provenienti normalmente, ma non in modo esclusivo, dalle opere lasalliane e da quelle dei Catechisti, per consolidarli nel Cristianesimo, avviandoli all'apostolato catechistico adeguato alle attitudini e offrire un orientamento vocazionale. É gestita dall'Unione Catechisti o dai Fratelli. Art. 2 - L'A.M.I. ha come scopo quello di aiutare i suoi membri, in ragione della loro età anagrafica e psicologica, - a conoscere la dottrina cristiana e viverne i comandamenti in un rapporto personalizzato con Gesù; - scoprire Gesù come "Amico", coltivarne l'amicizia e comprendere che è per amore di ognuno di noi che ha patito la Croce; - ricambiare generosamente l'amore di Gesù, pensando a Lui attraverso la preghiera, offrendogli le nostre azioni, anzi noi stessi, anche con qualche sacrificio, facendo il bene degli altri, specialmente l'apostolato tra i parenti e gli amici; - conoscere e amare l'Immacolata come Madre e Modello. - esercitare l'apostolato catechistico a seconda delle attitudini e dell'età Art. 3 - L'A.M.I. persegue il suo scopo mediante: - una intensa vita spirituale; - una solida istruzione religiosa; - lo sviluppo della formazione umana in Cristo; - l'apostolato catechistico, educativo e sociale, addestrandoli nella metodologia e formandoli a dare testimonianza nelle varie circostanze della vita, dallo studio al lavoro, dalla solidarietà al divertimento Art. 4 - In particolare l'A.M.I. si propone di orientare i suoi membri nella scelta dello stato di vita a cui Dio li chiama, aiutandoli a distinguere la voce di Dio dalle innumerevoli voci e proposte del proprio egoismo, e quelle di una società secolarizzata che rispecchia, il più delle volte, una concezione materialistica dell'uomo e del mondo. L'A.M.I. si caratterizza pertanto come un gruppo di orientamento vocazionale, con attenzione a tutte le vocazioni: al matrimonio, al sacerdozio, allo stato religioso, segnatamente dei Fratelli delle Scuole Cristiane, alla consacrazione secolare nell'Unione Catechisti o in altri Istituti approvati dalla Chiesa. Art. 5 - I giovani che vi aderiscono si distinguono per la carità fraterna e il desiderio di aiutarsi reciprocamente, praticando il comandamento del Signore: "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi" ( Gv 15,12 ) e ricordando le sue parole: "Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a lopro" ( Mt 18,20 ). Art. 6 - Tra le diverse possibili attività si predilige la formazione ad essere Catechisti ed educatori cristiani, per irradiare sempre e dovunque, con l'esempio e con la parola, "Gesù Cristo e questi Crocifisso". Art. 7 - I Giovani dell'A.M.I professano un amore e un culto particolare a Gesù Crocifisso, che adorano immolato e presente nell'Eucarestia, e alla Vergine Immacolata, che amano come loro Madre e Modello. Art. 8 - I Giovani dell'A.M.I. animano la loro condotta con la generosità, la solidarietà, il cameratismo, la giovialità, la temperanza, tendendo ad acquisire un'autentica umiltà, nello spirito di fede, e a fare trasparire la gioia dell'incontro con Gesù in casa, nella scuola, tra gli amici, nel gioco e nello sport. 5. Urgenza di assecondare le promesse riguardanti l'Unione, dai "detti" di fra Leopoldo Eppure Gesù e l'Immacolata hanno fatto grandi promesse sia ai Catechisti che ai Fratelli delle Scuole Cristiane. Ci crediamo davvero ai loro detti? O fino a che punto ci crediamo? La loro lenta attuazione non potrà forse dipendere anche da noi? Se qualcosa va cambiata o va migliorata, non esitiamo! Facciamo un solo esempio, quello della diffusione dell'Adorazione: perché esitare ancora nell'attuare quanto il Signore espressamente ci richiede per la sua divulgazione? Perché aspettare? Evidentemente le parole non bastano; occorre operare con fede e continuità sapendo di andare contro la mentalità corrente del mondo che ritiene superate le nostre aspirazioni. Occorre verificare sempre se la nostra azione è in linea con le aspettative di Dio: in caso contrario, S. Paolo ci direbbe che battiamo l'aria. Questi interrogativi possono apparire delle provocazioni, ma in realtà vogliono solo essere un invito alla riflessione per rievidenziare il progetto che Dio ha su di noi. Qualora esso non ci sia ancora chiaro, preghiamo molto e studiamo per chiarircelo, e poi, una volta chiarito, non indugiamo in attesa di ulteriori conferme. Affrettiamoci dunque perché il tempo è breve e quello che noi oggi possiamo fare, forse nessun altro lo potrà fare per noi. Non perdiamo tempo prezioso, perché gli anni passano presto, e noi con loro. Invito dunque tutti i membri dell'Unione ad esaminare la possibilità e l'opportunità di costituire, ove non esistano, uno o più gruppi A.M.I. in ogni luogo dove essi operano. L'ideale parrebbe essere che ogni membro e ogni Catechista dell'Unione, in accordo con il responsabile competente, si faccia promotore di tali gruppi. Che ce ne faremmo, carissimi Catechisti, di sedi perfettamente organizzate o di attività meravigliose se venisse a mancare la forza di condurle, perché privi di altri Catechisti che le continuino? Cosa ce ne faremmo delle nostre sedi, se fossero vuote? Sono personalmente convinto che il Signore in questo tempo ci chieda ogni sforzo per costituire molti gruppi giovanili secondo il suo Cuore. Continuiamo pertanto a fare dei tentativi in questa direzione; dibattiamo con coraggio e umiltà questo problema, che pur non dispensandoci dal condurre le consuete attività di apostolato intraprese, ci sollecita a condurle con un'altra ottica. Questa strada è certamente non facile anche a motivo dell'età di alcuni di noi, ma ritengo che sia una strada benedetta da Dio. Non facciamoci sopraffare da futili motivi per desistere da tale ulteriore impegno, non seguiamo le voci che potrebbero accavallarsi contro. Tutti sappiamo chi e che cosa ascoltare, e quindi andiamo avanti con umiltà ma con audacia. 6. Esortazione con le parole del Papa A conclusione di questa lettera, riporto un brano del discorso dell'allora Cardinal Ratzinger, ora Papa, al Convegno dei Catechisti e dei docenti di Religione, tenutosi il 10 dicembre 2000. In quel discorso veniva indicato con quale spirito accostarci ai giovani per incidere nel loro cuore e attirarli a Dio con una azione efficace: "Solo quando nella nostra anima brucerà il desiderio appassionato di portare gli uomini a Cristo, incontreremo coloro che avranno bisogno del nostro aiuto e lo accetteranno. Solo le azioni e le parole che sgorgano dalla passione ardente di aiutare gli uomini, trovano delle occasioni per influenzare delle vite. Lo Spirito Santo lavora solo in collaborazione con i cristiani che hanno tale desiderio nel loro cuore. E senza di lui siamo impotenti sia a trovare coloro che sono pronti, sia, dopo averli trovati, ad aiutarli. Non ci resta che chiedere nella preghiera che la passione delle anime nasca in noi." Capitolo 6 Importanza della pastorale vocazionale giovanile, collaborazione dei Fratelli Il rapporto dei membri con l'Istituto e tra loro è necessario per rendere effettiva la dimensione ecclesiale in modo riconosciuto, ed altresì per trovare nella fraternità e nell'accordo con i responsabili l'appoggio e lo stimolo per una risposta fedele. Ciò richiede umiltà. L'uomo superbo si chiude di fronte ad ogni offerta di arricchimento interiore, perché ciò umilia la sua convinzione di essere autosufficiente. L'uomo semplice invece è riconoscente che esistano altre realtà importanti che si possono esaminare mediante una mutua unione. 1. Urgenza di tale Pastorale La pastorale vocazionale, come abbiamo già visto nelle precedenti circolari, è un tema particolarmente importante per ognuno di noi e soprattutto per i giovani che ci sono affidati. Da noi essi attendono di poter cogliere il giusto senso da dare alla vita e di essere aiutati a scoprire il progetto di vita in vista del quale Dio li ha chiamati all'esistenza. Perché i giovani possano credere alla validità degli insegnamenti che offriamo loro, occorre che li vedano realizzati in noi con una vita spesa tutta e gioiosamente per Dio e per i fratelli. Occorre che essi vedano in noi una profonda unità, quale espressione visibile della carità fraterna. Qualora un gruppo fosse carente di carità fraterna o essa non fosse visibile, se mancasse la collaborazione reciproca per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti, se non vi fosse una ferma obbedienza alle direttive dei Responsabili, ciò manifesterebbe un gruppo in agonia e prossimo alla morte, la quale prospettiva non attirerebbe nessuno. Nei gruppi AMI, al contrario, i giovani devono trovare un aiuto a prevenire queste possibili fragilità o deviazioni. Perché questo accada occorre che i gruppi che si costituiranno si attengano alle direttive di fr. Teodoreto, che proponeva ai giovani la santità e l'apostolato catechistico, anche se le metodologie potranno e dovranno cambiare rispetto a quelle di allora, perché sono notevolmente cambiate le realtà ambientali. Volendo fare memoria di come sono iniziati i primi gruppi dell'Unione Catechisti, che li possiamo paragonare ai gruppi AMI che cerchiamo di ricostituire, occorre tener presente che non è possibile pensare di poter riproporre aggregazioni come allora perché sono notevolmente mutate le realtà ambientali, sociali e psicologiche dei ragazzi e dei giovani di oggi rispetto allora. Ciò che non può e non va in alcun modo cambiato è invece lo spirito che deve sostenere tali gruppi e le motivazioni che ne giustificano e sollecitano la loro attuazione. L'AMI, come sappiamo, si occupa della formazione cristiana dei giovani e dei ragazzi come risposta concreta all'invito di Gesù che il 1° luglio 1914 fece udire a fra Leopoldo queste parole: "Il mondo non ha più fede, e gli anziani sono duri a credere; c'è dunque grande necessità di prendere i giovinetti ancor puri con gli anziani di buona volontà, e con la preghiera, col buon esempio, mettere il nome Santissimo in grado degno di me, Dio altissimo, Redentore dell'umanità". 2. Trarre ispirazione da fr. Teodoreto. Inizi avvenuti presso le case dei Fratelli S.C. Da una lettera di risposta di fr. Tedoreto a fr. Saturnino, che gli riferiva come attuava la formazione dei suoi piccoli allievi, possiamo trarre preziosi indicazioni sui primi gruppi dell'Unione. Era il 23 novembre del 1948: "La scelta ( dei giovanetti ) mi pare ben fatta; quella è l'età buona per le adunanze. Ecco il programma delle adunanze: 1. Divozione a Gesù Crocifisso nella Cappella dinanzi a un Crocifisso ( mettere una intenzione particolare e ricordarla ogni volta ); 2. Pensiero religioso svolto nella sala delle adunanze e diretto a formare i giovani all'amore a Gesù Crocifisso e alla SS. Vergine; 3. Far capire che prima di darsi all'attività esteriore degli Zelatori devono imparare a far progressi, come Ascritti, nell'amore alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Prima di lanciarli nella propaganda della "Divozione a Gesù Crocifisso" li occupi, almeno un mese, all'acquisto delle seguenti virtù: 1. Pietà - Preghiera del mattino e della sera da sé a casa come pure la Divozione a Gesù Crocifisso - S. Messa festiva al Collegio - Confessione e Comunione mensile ( 1° Venerdì del mese ); 2. Carità - intesa come unione e amore cristiano verso il prossimo, dimostrati con atti di generosità di umiltà ecc.; 3. Sacrificio; 4. Purezza; 5. Buon esempio a casa, a scuola, in chiesa, ovunque; 6. Esercizio dell'esame di coscienza; 7. Doveri - Applicazione a tutti gli studi scolastici con distinzione per il catechismo seguendo il testo e le lezioni della classe di ciascuno. "Potrà aiutarli in modo che riescano a primeggiare nella loro classe nel catechismo, e nella buona condotta. Come vede, il programma è vasto; intanto arriveranno i foglietti della 'Divozione e Lei eleggerà i migliori come Zelatori". Da un'altra lettera di fr. Teodoreto, scritta a Fr. Armando il 4 gennaio del 1949, della quale riportiamo uno stralcio, abbiamo ulteriori preziose direttive. "I Fratelli possono in ogni loro casa, d'accordo col Fratello Direttore, iniziare l'Istituto dell'Unione Catechisti nel modo seguente: 1. praticare loro stessi individualmente la 'Divozione' a Gesù Crocifisso e scrivere sopra un quaderno il proprio nome di Fratello come Ascritto; 2. scegliere un buon numero ( da 30 a 50 ) di ottimi fanciulli di otto, nove, dieci, undici anni di età, che pratichino individualmente la detta "Divozione" ogni giorno, e farli Ascritti mettendo il loro nome nello stesso quaderno, quando avranno l'abitudine di praticarla; 3. Scegliere i migliori tra gli Ascritti e promuoverli, se accettano, Zelatori, incaricandoli di propagare la "Divozione" tra i compagni e conoscenti; istruirli in adunanze mensili sui modi di fare tale propaganda; 4. Scegliere i migliori Zelatori e promuoverli, se accettano e hanno l'età di almeno 12, 13, 14, 15 anni, alla categoria di Allievi Catechisti, con adunanze quindicinali o settimanali per formarli a una vita cristiana fervente e prepararli a sostenere un esame che permetta loro un piccolo diploma ( grado inferiore ) di Catechista quando avranno compiuto sedici anni di età; I Catechisti Volontari dell'età di 16, 17, 18, 19, 20 anni hanno una Consacrazione speciale con adunanze settimanali e attività apostoliche in mezzo agli operai e se occorre per sostenere contradditori pubblici; 5. i Catechisti Volontari all'età di 21 anni, ovvero se hanno contratto matrimonio sono detti catechisti Anziani con prescrizioni regolamentari sul fidanzamento e sulla vita coniugale. Questi Catechisti Volontari ( Effettivi e Anziani ) appartengono all'Istituto dell'Unione Catechisti perché partecipano ai beni spirituali dei medesimo, e forse qualcuno sarà anche tra i Catechisti Congregati, ma la loro attività sarà nella vicinanza dei Fratelli delle S. C. e saranno sempre i migliori loro ex allievi pronti a stringersi attorno ai loro educatori". Da queste brevi precisazioni di fr. Teodoreto risultano chiaramente evidenziati, fin dall'inizio, due aspetti fondamentali della nascente Unione, e cioè la pratica e diffusione della Adorazione a Gesù Crocifisso e l'apostolato catechistico, oltre alla relazione con i Fratelli. 3. Consigli e ammonimenti nel Diario di fra Leopoldo - collaborazione dei Fratelli S.C. Chi avrebbe dovuto sostenere e guidare questi nascenti gruppi? Cogliamo i preziosi insegnamenti e orientamenti di Gesù alla nascente Unione, tratti dal Diario di fra Leopoldo, che fratel Teodoreto ha riportato nel suo libro: " Nell'intimità del Crocifisso". Sentiamo la risposta di Gesù che fra Leopoldo fece pervenire a Fratel Teodoreto. Era il 20 dicembre 1918, alle 4 e 3 quarti; fra Leopoldo, mentre adorava la piaga della mano destra di Gesù e pregava per i ragazzi di fr. Teodoreto, sentì da Gesù: "Non solo appoggiare i giovanetti ma aiuterò l'opera loro e ne avranno prove per l'avvenire". E il 25 marzo 1919 Gesù disse ancora: "In questi momenti non c'è tempo da perdere; li prendano pure i giovanissimi e li coltivino nel mio santo nome." Nel maggio del 1919, mentre fra Leopoldo pregava dinanzi a Gesù nel SS. Sacramento, udì quanto segue: ( Fr. Teodoreto ) "Dia ascolto al suo Superiore; vada pure a Biella, ma se ha intenzione dí formare anche la una pia Unione di giovani, ricordi che prima bisogna prepararli in modo da non prendere quelli che apparentemente si dicono dell'Unione, e ciò anche se dovesse incominciare con uno solo; si deve tenere la stessa via e osservare lo stesso Regolamento della Pia Unione di Torino". Gesù e la Vergine Maria affidano le pie Unioni ai Fratelli delle Scuole Cristiane. Il 29 giugno 1914 fra Leopoldo, nel pregare Gesù Crocifisso, udì queste parole: "Dirai ai Fratelli delle Scuole Cristiane che facciano come faccio Io con loro il buon Pastore; se qualche figlio della pia Unione del SS. Crocifisso esce dal santo binario, sia dolcemente ammonito; si industrino fintanto che facciano ritorno a me. Saranno ben ricompensate le loro fatiche." Il 5 luglio, mentre pregava la SS. Vergine, fra Leopoldo udì: "Vigilate i figli della pia Unione e cooperate" Il 31 ottobre del medesimo anno udì ancora: "Conducete i figlioli dell'Unione del SS. Crocifisso alla S. Comunione nella mia casa alla Consolata ( santuario di Torino ); sono le mie delizie". Il 17 gennaio 1915 udì da Gesù Crocifisso queste parole: "Dì ai Fratelli delle Scuole Cristiane, che io affido e dono loro i figli della pia e santa Unione". "Se i Fratelli sapranno condurre i giovani con fede e amore a Me, saranno una grande benedizione per le loro case" Il 26 gennaio 1915, fra Leopoldo udì queste parole della SS. Vergine: "Dirai ai Fratelli delle Scuole Cristiane che quando accompagnano i figli della pia Unione del SS. Crocifisso a fare la Comunione nel mio Santuario, il mio cuore si dilata ed io li abbraccio e li benedico tutti." Queste parole diedero origine ad un articolo del Regolamento che invitava i giovani dell'Unione a compiere ogni mese un pellegrinaggio presso qualche Santuario o altare dedicato alla SS. Vergine. Il 23 aprile 1915, fra Leopoldo fece la seguente preghiera: "Gran Madre di Dio, fate santi tutti i figli vostri, i Fratelli delle Scuole Cristiane; hanno preso a cuore la Devozione a Gesù Crocifisso. e se ne servono per indirizzare i figli della pia Unione" Dopo che udì queste parole: "Io farò in modo che, per questo tesoro, volino al cielo, quando saranno chiamati dal Signore", e sentì soggiungere subito: "Dì a nome mio ai Fratelli delle Scuole Cristiane, che facciano tesoro del tempo; grande ricompensa ne verrà". Il 10 luglio 1915, fra Leopoldo pregando Gesù Crocifisso, udì quanto segue: "Dico a tutti i Fratelli delle Scuole Cristiane che io ( con la pia Unione ) li ho chiamati a una missione molto alta; perciò si ricordino ogni giorno di tanto bene che si va facendo e nessuno di loro venga meno, né faccia difetto col denigrarla; si ricordino che è opera mia e quelli che non si sentono di aiutarla, si guardino bene dal biasimarla". Scrive ancora fra Leopoldo il 12 gennaio 1918, durante la recita del santo Rosario, la SS. Vergine mi comandò di segnare questo detto: "Beati saranno i Fratelli delle Scuole cristiane che si interessano della pia Unione del SS. Crocifisso e che coopereranno in favore di essa secondo il cuore di Dio". Il 23 gennaio 1818, mentre fra Leopoldo era in adorazione al Sacro Costato del Crocifisso, udì queste parole: "La pia Unione l'ho posta nelle mani dei Fratelli delle Scuole cristiane, e fanno le cose bene". Il 1° febbraio 1918 fra Leopoldo udì queste altre parole da Gesù nel SS. Sacramento: "Dirai ai Fratelli delle Scuole Cristiane che io ho posto nelle loro mani una chiave d'oro per aprire le porte del Paradiso". Il 31 maggio 1919 fra Leopoldo scrisse nel suo diario: "Le pie Unioni del SS. Crocifisso siano tutte affidate ai Fratelli delle Scuole Cristiane". Il 10 giugno 1919 fra Leopoldo udì queste altre parole da Gesù Crocifisso: "Io faccio molto assegnamento sui Fratelli delle Scuole Cristiane per la pia Unione". 4. Suggerimenti concreti per iniziare l'A.M.I. Verso il termine di questa lettera occorre individuare quali strade percorrere per riproporre con efficacia, oggi, l'AMI ai ragazzi e ai giovani. Le mutate condizioni culturali, sociali e psicologiche, sia a livello personale che sociale, non sempre consentono di iniziare il cammino di formazione spirituale con i ragazzi, ricalcando alla lettera la linea seguita e raccomandata da fratel Teodoreto. Qualora non sia possibile seguire fin dall'inizio le sue orme, possono essere ricercate soluzioni alternative, ma sempre con una animazione religiosa, che possano poi condurre ad imboccare la strada che il nostro Fondatore ci ha indicato. Così, ad esempio, si può iniziare con un attività caritativa, rivolta ad accogliere, a visitare o ad aiutare ragazzi bisognosi, o a visitare anziani soli, o ammalati, e situazioni analoghe. Per valorizzare tali opere di carità, l'inserimento dell'Adorazione al Crocifisso risulta perfettamente adeguata, e su ciò si può costruire. Un'altra opportunità può essere costituita dall'organizzazione di pellegrinaggi, ad esempio in luoghi di culto mariano e di predicazione apostolica. Tale pellegrinaggi andrebbero preparati con riunioni apposite nel corso delle quali l'Adorazione al Crocifisso potrebbe essere impostata come punto centrale di riferimento. I giovani vanno inquadrati in una visuale di missione secolare intesa ad "instaurare ogni attività in Cristo", ad imitazione di quanto realizzato da altri santi tra i giovani, come ad esempio, da don Bosco e don Orione. Tenuti fermi i principi sopra ricordati bisogna individuare strade percorribili, non necessariamente uguali in ogni luogo. 5. Importanza della collaborazione delle famiglie In Italia avvertiamo la necessità che vi sia vicino ai ragazzi e ai giovani la presenza della famiglia che sostenga o permetta le iniziative loro proposte. L'abbandono della pratica cristiana da parte di tanti ragazzi dipende in gran parte dalla famiglia che non si occupa o sottovaluta questo fondamentale aspetto della vita dei loro figli. Questo appare evidente in occasione della partecipazione agli incontri di catechismo in preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, o per altre iniziative religiose che coinvolgano i giovani in particolari attività. Dopo avere ricevuto il sacramento in vista del quale hanno frequentato il catechismo, la maggior parte di essi "sparisce" dalla parrocchia e dalla chiesa. Da qui l'importanza di un avvicinamento e di una sensibilizzazione dei famigliari. Particolari avvertenze vanno seguite nell'organizzazione dei corsi di adunanze formative. 6. Generosità nei dedicarci alla missione per i giovani Queste situazioni, e le perplessità che talvolta si nota tra noi nei riguardi di ogni proposta che richieda una maggiore generosità, denota che, al di là della reciproca cortesia e di una correttezza formale nei rapporti, viene a mancare qualcosa di importante. Pare che il Signore voglia farci capire che occorra qualcosa di più dai membri e da quanti aspirano ad essere inseriti nell'Unione Catechisti. Che non ci capiti, forse senza neppure accorgerci, di perseguire obiettivi umani o sentimenti, apparentemente buoni, ma che in fondo in fondo mirano alla ricerca e all'appagamento di noi stessi. Possiamo correre il rischio di affermare la necessità di essere umili, ma in realtà, dietro questa pseudo-umiltà può insinuarsi il desiderio di primeggiare e di anteporre nel concreto della vita di ogni giorno vasti altri interessi, che ci sviano dal perseguire il vero progetto di Dio. Occorre dunque che facciamo una verifica seria, alla luce della richiesta di Gesù e delle motivazione per cui Egli ha voluto l'Unione Catechisti e le sue opere, in particolare la Casa di Carità Arti e Mestieri. Come ho già detto nelle lettere precedenti, Gesù ha voluto l'Unione Catechisti per stabilire con ognuno dei suoi membri una rapporto di intimità che si esprimesse nella pratica e diffusione dell'Adorazione di Lui Crocifisso, e nell'apostolato catechistico e sociale; e volle la Casa di Carità per la salvezza delle anime e per la formazione di nuove generazioni. Tutto ciò che si scosta da tale volontà divina non può portare buoni frutti. Occorre ritornare alla semplicità e all'autenticità delle origini, se vogliamo essere sostenuti dallo Spirito Santo. Ci si scosta dal progetto di Dio con l'inerzia, o seguendo false vie, o involuzioni che ci appesantiscono, e delle quali dobbiamo liberarci per una Unione che sia luce, come una città posta sul monte, agile e trasparente nella sua azione apostolica. Qualora dette deviazioni non le facessimo cadere noi il Signore stesso potrebbe farlo, perché non riconoscerebbe in esse il suo progetto divino. Se gli obiettivi divini verranno perseguiti e saranno il principale e unico riferimento per ogni sviluppo dell'Unione, possiamo stare tranquilli che il Signore farà anche dei miracoli, se occorre, per la sua Unione: diversamente avremmo molto da temere, perché Dio non ci accorderebbe la sua protezione e rischieremmo di rimanere soli. Ma questo non accadrà perché Dio, quando inizia una sua opera, la conduce a termine, anche se segue talvolta vie a noi misteriose. É il mistero della sua Pasqua e il nostro è il tempo dell'attesa della Risurrezione. Capitolo 7 Consacrati "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". ( Gv 13,34 ) I nuovi credenti giungeranno ad esserlo grazie alla parola dei discepoli di oggi, ma anche, e forse principalmente, se questi daranno testimonianza di unità. Solo così l'uomo riconoscerà l'unico vero Dio e si volgerà verso di Lui. ( cfr. Gv 17,21 ) 1. Consacrazione, immolazione, santificazione Il termine consacrazione ci porta a pensare subito all'Eucaristia, dove il pane e il vino vengono misteriosamente transustanziati nel Corpo e Sangue di Cristo. É questo un dono sublime e un grande mistero. Nella Bibbia tale termine viene presentato con sfumature, termini e angolazioni diverse, quali sfaccettature di una medesima realtà. Le parole ricorrenti di consacrazione, santificazione e immolazione si interscambiano, caratterizzando la preghiera sacerdotale di Gesù, consegnataci come suo testamento spirituale. In Gesù santificato e consacrato dal Padre, é possibile la consacrazione dell'uomo a Dio. 2. Gesù immolato, fonte di santità e consacrazione Gesù sulla croce si è immolato nella sua natura umana. Ha voluto offrire in sacrificio tutto di sé: la sua natura umana, che si è immolata sulla croce. Dopo aver immolato, con l'Incarnazione, la stessa persona umana, sussiste in Gesù l'unica Persona divina, il Verbo. Gesù con l'Incarnazione ha rinunciato alla stessa persona umana, volendo sussistere in una sola persona: quella divina, e sottomettendo radicalmente a questa la sua volontà. Non esiste immolazione più perfetta di questa, che diviene per noi grande sacramento di salvezza, da cui sgorga la santificazione di tutta l'umanità. Chi più santo di Lui, chi più consacrato di Lui, chi più immolato di Lui? Egli è il l'unto, il consacrato, il santo. Il canto del gloria nella Messa proclama: "Tu solo santo, tu solo Signore, tu solo altissimo". É talmente immolato da scegliere la morte più umiliante, che è quella della croce, e di essa ha voluto conservarne i segni anche dopo la risurrezione, quando è apparso ai suoi discepoli. 3. Il Battesimo ci innesta in Gesù Questo evento non ci può lasciare indifferenti: poiché ogni persona, dopo il battesimo, porta in sé l'immagine di Gesù Cristo, vive in perfetta sintonia con lui, vive nel suo amore, ha i suoi stessi sentimenti, è protesa come Lui alla santificazione e alla immolazione della sua vita. É talmente unita a Lui da condividerne la vita, per cui con S. Paolo può ripetere: "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" ( Gal 2,20 ) Ogni battezzato è stato innestato in Gesù morto e risorto ed è stato configurato a Lui: con Cristo muore per risorgere con lui. La liturgia battesimale, che realizza tutto questo, è al centro della celebrazione del triduo pasquale e della liturgia. Da questo evento ha origine la santificazione dell'uomo e quella consacrazione che nel rito del battesimo dei primi tempi veniva indicata molto bene dal rito stesso, quando il catecumeno veniva unto proprio come venivano unti i re, i profeti e i sacerdoti. E tale unzione persiste tuttora. 4. I battezzati costituiscono un popolo regale, sacerdotale e profetico Il battesimo, innestandoci in Cristo, ci riunisce in un popolo regale, sacerdotale e profetico, partecipi, come dice il Concilio Vaticano II, del sacerdozio universale dei fedeli, il quale è analogo al sacerdozio ministeriale, che è proprio dell'ordine sacro. Siamo stati perciò consacrati nel momento stesso del battesimo, perché il battesimo ci ha santificati; ma nello stesso tempo siamo stati anche immolati, perché uniti a Cristo crocifisso. Ciò per noi significa che dobbiamo morire al mondo, alla concupiscenza, al peccato, perché Cristo è vita, mentre il peccato è morte. Le promesse battesimali esprimono bene questa realtà che noi in particolare abbiamo accolto nella sua radicalità con i consigli evangelici, impegnandoci a vivere sull'esempio di Gesù nella castità, povertà e obbedienza. In questa scelta di vita, di rinuncia, ma insieme dono sublime, consiste per noi la nostra immolazione. 5. Consacrati perché siamo membra vive di Cristo Il battesimo diventa così il punto di partenza per un impegno di vita nuova, che dovremo realizzare nella fedeltà alle promesse battesimali. Nonostante i nostri limiti e le nostre infedeltà, noi siamo dei consacrati, siamo membra vive di Cristo. Se il Capo è consacrato, immolato e santificato, anche noi, innestati in Lui, siamo consacrati, santificati, immolati. Questa santità battesimale fa sì che il Padre eterno ci guardi con uno sguardo di predilezione, nonostante i nostri peccati e, fedele alle sue promesse, ci offra costantemente la sua misericordia. 6. Santità nell'immolazione Noi dunque siamo già consacrati poiché, se Cristo è consacrato, anche il cristiano è consacrato con Cristo e come Cristo. Ma quella santità battesimale, che possiamo definire oggettiva, deve diventare anche soggettiva, ossia santità nostra, mediante un costante impegno di conversione, che nella realtà del corpo mistico diventa immolazione. 7. Consacrati a Dio Ogni battezzato è dunque un consacrato a Dio. Non è condivisibile l'opinione di chi pensa che la vita consacrata a Dio sia solo quella di chi pratica con voto i consigli evangelici, ignorando la consacrazione battesimale, oppure contrapponendo questa a quella religiosa. Non si deve dimenticare il senso della consacrazione battesimale a causa di una visione pessimistica della vita, considerata solo sotto l'ombra del peccato, in cui pur ritenendo il battesimo come rinascita alla grazia che ci fa santi, si pensa tuttavia che per essere veramente di Dio, per farsi santi, occorra ritirarsi in un convento o almeno in un seminario di preti. Ciò premesso occorre però tenere presente che per noi Catechisti la consacrazione assume una forma specifica di offerta a Gesù, per la pratica dei consigli evangelici da Cristo suggeriti, o per l'adesione allo spirito di tali consigli. 8. Vocazione alla santità per ogni battezzato Prima del Concilio Vaticano II non si insisteva sufficientemente sul concetto della consacrazione battesimale, della vocazione universale alla santità. Il Concilio l'ha messo invece come base, prima di parlare delle diverse vocazioni nella Chiesa. Ogni battezzato, per il semplice fatto che è battezzato, è chiamato a farsi santo, perché è già oggettivamente santo, è già consacrato, è già immolato e quindi già appartiene al Signore. Per lui si tratta solo di prendere coscienza di questo dono, di tradurlo nella vita di ogni giorno, dal momento che è già in una posizione nuova. La santità non arriva: c'è già in germe, va solo sviluppata e attuata con uno stile nuovo in armonia con la realtà battesimale. 9. Dio al centro della nostra vita Quand'è allora che una persona può chiamarsi soggettivamente consacrata? Dopo queste premesse è facile rispondere che è consacrato a Dio chi pone Dio, e non se stesso, al centro della propria vita. Quando incontriamo un uomo, una donna, un ragazzo, che vivono così intensamente il dono battesimale, da farlo emergere nella vita di ogni giorno, per cui Dio diventa il centro della loro vita, costoro sono già oggettivamente consacrati per il battesimo, ma lo diventano anche soggettivamente, perché vivono la realtà della loro consacrazione. Se il cristiano, sapendo che ha ricevuto l'esistenza da Dio, la riporta a Dio, offrendogli la vita, le azioni, i rapporti che egli ha e le cose che fa, costui è consacrato, non solo per la realtà battesimale, ma per la sua piena adesione a tale realtà di consacrazione, anche se lui non lo formula espressamente. Quindi il passaggio tra la consacrazione battesimale e la consacrazione vissuta consiste proprio nel mettere Dio al centro della propria vita. Chi vive in modo cosciente la sua consacrazione battesimale, costui è un consacrato, costui vive da santo, costui è costantemente immolato; il suo "io" non è più al centro della sua vita, ma è Dio che è al centro: tutto il resto arriverà a lui da Dio, sarà vissuto da lui per Dio, sarà portato avanti con Dio, la realtà battesimale avrà in lui la sua pienezza, per cui vivrà con Cristo e in Cristo. Chi vive così realizza la sua consacrazione. 10. La Chiesa riconosce i martiri I primi ad essere riconosciuti dalla Chiesa come santi sono coloro che sono stati talmente considerati così configurati a Cristo, per cui la santità di Cristo, l'immolazione di Cristo e la consacrazione di Cristo si erano rivelate in loro, così che se si adorava Cristo si doveva venerare anche il martire. Chi infatti è più immolato del martire, che ha ripetuto il gesto di Cristo, perdonando come Cristo, e certamente vedendo anche lui Cristo alla destra del Padre? 11. Le varie fasi di sviluppo dell'ascesi cristiana Dopo le persecuzioni che fecero emergere i valori evangelici, la religiosità dei cristiani si espresse in varie forme di consacrazione a Dio: quella degli eremiti, dei monaci cenobiti, degli ordini mendicanti e poi delle varie congregazioni e degli istituti secolari. Tutti attuarono una consacrazione vissuta in modo radicale. 12. Il nostro grazie a Gesù per averci consacrati a sé La giornata del Giovedì Santo, che ci richiama la tenerezza di Gesù per gli uomini, il suo dono d'amore, il suo sacrificio e la sua immolazione, ci sollecita a ripensare alla nostra consacrazione oggettiva e soggettiva, che deriva dal nostro essere innestati in Lui. Accogliamo questa ulteriore opportunità per un colpo d'ala verso l'alto e per dire grazie al Signore per la vocazione che ci ha dato per seguirlo più da vicino e offrire tutta la nostra vita a Lui e ai fratelli ed essere così partecipi della gloria dell'Agnello immolato per la nostra salvezza. Capitolo 8 L'Unione Catechisti - Istituito Secolare Nel vangelo ci sono molte raccomandazioni che oltrepassano la misura del comandamento, indicando non solo ciò che è "necessario", ma ciò che è "meglio". Il concilio Vaticano II° ha affermato che "la professione dei consigli evangelici, quantunque comportino la rinunzia di beni certamente apprezzabili, non si oppone al vero progresso della persona umana, ma al contrario per sua natura le è di grandissimo profitto". ( LG 46/b ) Gli Istituti Secolari, pur non essendo Istituti religiosi, comportano una vera e completa professione dei consigli evangelici nel secolo riconosciuta dalla Chiesa. Essa a quanti la professano con l'emissione dei voti, conferisce una consacrazione. La secolarità è il carattere specifico degli Istituti secolari, in cui risiede la sua particolare ragione d'essere. L'impegno di cooperare alla salvezza del mondo deve realizzarsi soprattutto operando all'interno di esso come fermento. 1. Origine e spiritualità degli Istituti Secolari Nella vita bimillenaria della Chiesa, dalle origini ad oggi, la vita consacrata ha assunto varie forme: le virgines delle prime generazioni cristiane, il monachesimo maschile e femminile dell'alto medioevo, gli ordini mendicanti del basso medioevo, i chierici regolari dell'epoca moderna, le congregazioni religiose dell'età contemporanea, ed infine gli istituti secolari ufficialmente riconosciuti, da Pio XII con la costituzione apostolica Provida mater del 1947 e con il motu proprio Primo feliciter del 1948. In un certo senso si potrebbe dire che gli istituti secolari hanno ripreso l'intuizione che stava alla base della consacrazione delle virgines delle origini cristiane: donne totalmente dedite al regno di Dio, ma viventi nelle ordinarie condizioni di vita della gente. Non sembra inoltre un caso che la loro diffusione ed il loro riconoscimento coincidano con il riconoscimento e la valorizzazione del laicato nella Chiesa, con il richiamo alla centralità della vocazione e della consacrazione battesimale. Basta tra l'altro un confronto tra il Codice di Diritto Canonico del 1917 e quello promulgato da Giovanni Paolo II nel 1983, espressione di due diverse ecclesiologie, rispettivamente quella clericale del Vaticano I e quella comunionale del Vaticano II: altro è lo spazio, sotto il profilo quantitativo, ma soprattutto qualitativo, riservato ai laici. Come è sistema centenario e sapiente della Chiesa, normalmente il riconoscimento giuridico viene concesso ad istituzioni e movimenti soltanto dopo un lungo periodo di prassi e di sperimentazione, che ne provino la validità pratica. Non poteva avvenire diversamente e così infatti è avvenuto anche per gli istituti secolari: nessun stupore e nulla da eccepire pertanto. Se l'intuizione della specificità degli istituti secolari risale alle prime generazioni cristiane, il primo tentativo di attuarle in epoca moderna fu compiuto nel secolo XVI con la Compagnia di Sant'Orsola, fondata da Sant'Angela Merici. Ma è soprattutto dalla fine del 1800 che si registrano tentativi di creare associazioni di laici consacrati a Dio. In tale direzione andava anche il decreto Ecclesia catholica del 1889. Ma la difficoltà che sembrava insormontabile - ed il Codice del 1917 sembrava provarla - era proprio la concezione di una consacrazione che non fosse quella dei religiosi, che come tale esigeva l'abbandono della condizione laicale. Tappa importante fu il convegno di San Gallo organizzato da padre Gemelli nel 1938, con l'autorizzazione di Pio XI e la partecipazione di fondatori e responsabili di una ventina di istituti: si constatò con stupore di concordare su aspirazioni e vedute. Si decise pertanto di chiedere alla Santa Sede il proprio riconoscimento giuridico come associazioni di laici consacrati a Dio nel mondo. Come si vede, l'insistenza verteva sullo specifico: laici ( veramente tali ), ma consacrati. L'approvazione pontificia - come si è detto - si ebbe soltanto nel 1947, da parte di Pio XII, con la costituzione apostolica Provida mater, che riconosceva e definiva gli istituti secolari come « società, clericali o laicali, i cui membri, stando nel mondo, professano i consigli evangelici, per acquistare la perfezione cristiana e per esercitare pienamente l'apostolato ». La costituzione, tuttavia, non corrispondeva completamente alle attese: a detta di Giuseppe Lazzati, il documento modellava « ancora troppo strettamente gli istituti secolari sulla vita religiosa » e non diceva espressamente che i loro membri potevano vivere nella famiglia e nel loro ambiente professionale. Ambiguità superata dal motu proprio Primo feliciter del 1948, il quale faceva propria una formula presente in una « memoria storico-giuridico-canonica » redatta da padre Gemelli, con la collaborazione di Giuseppe Dossetti, che in precedenza non era stata accettata dal Sant'Uffizio, la quale affermava che l'apostolato deve essere realizzato « non solo nel mondo, ma, per così dire, dall'interno del mondo ». É stato Paolo VI ad individuare e ad esprimere, con frasi particolarmente felici, in modo chiaro, la teologia della laicità consacrata, che costituisce lo specifico degli istituti secolari, che li libera dall'ambiguità di mezzi-laici e di mezzi-religiosi. Egli affermava che « l'anima di ogni Istituto Secolare è stata l'ansia di una sintesi; è stata l'anelito all'affermazione simultanea di due caratteristiche: la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici e la piena responsabilità di una presenza e di una azione trasformatrice dal di dentro del mondo, per plasmarlo, perfezionarlo, santificarlo ». Ed ancora: « Siete laici, consacrati come tali dal sacramento del battesimo e della cresima, ma avete scelto di accentuare la vostra consacrazione a Dio con la professione dei consigli evangelici ». « Restate laici, impegnati nei valori secolari propri e peculiari del laicato, ma la vostra è una secolarità consacrata ». Se sono capaci di tale sintesi, « gli istituti secolari, » continuava Paolo VI, diverranno quasi « il laboratorio sperimentale nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo ». Quindi i membri degli istituti secolari sono pienamente laici e veramente consacrati, cioè laici consacrati. Ricordo semplicemente due laici consacrati che hanno veramente saputo fare sintesi, nel rispetto della piena laicità e nell'impegno di una radicale consacrazione: Armida Barelli e Giuseppe Lazzati. « Nuova ed originale » chiamò ancora Paolo VI la loro consacrazione secolare, in quanto immette « la forza dei consigli evangelici in mezzo ai valori umani e temporali ». Va detto infatti che l'essere nel mondo non è un fatto semplicemente sociologico, ma teologico, nel senso che è « l'assunzione consapevole, in prima persona, della propria condizione secolare nativa, per farla diventare il segno ( … ) dell'accettazione piena dell'irruzione di Dio nel bei mezzo della storia umana e del suo farsi ( … ). Per cui secolari si diventa, non si nasce » ( C. Rocchetta ). 2. Note specifiche degli Istituti Secolari Riportiamo altri passi fondamentali di Paolo VI: "Se ci chiediamo quale sia stata l'anima di ogni Istituto Secolare, che ha ispirato la sua nascita e il suo sviluppo, dobbiamo rispondere: è stata l'ansia profonda di una sintesi, è stato l'anelito alla affermazione simultanea di due caratteristiche: 1) la piena consacrazione della vita secondo i consigli evangelici; 2) la piena responsabilità di una presenza e di una azione trasformatrice al di dentro del mondo, per plasmarlo, perfezionarlo, santificarlo. Da una parte, la professione dei consigli evangelici … è segno della perfetta identificazione con la Chiesa, anzi, col suo stesso Signore e Maestro, e con le finalità che Egli le ha affidate. Dall'altra parte, rimanere nel mondo è segno della responsabilità cristiana dell'uomo salvato da Cristo, e perciò impegnato ad "illuminare e ordinare tutte le realtà temporali …., affinché sempre si realizzino e prosperino secondo Cristo, e siano lode del Creatore e Redentore ( Lumen Gentium, 31 ) …" La spiritualità, comune a tutti gli Istituti, è però "personalizzata", cioè assunta secondo le connotazioni proprie di ogni singolo Istituto, per cui ognuno ha una sua specificità. Si cammina nell'alveo creato dai Fondatori, con le proprie caratteristiche, ma con l'intelligenza dei tempi, che esigono un costante rinnovamento, una continua capacità di andare oltre le emergenze, per percorrere strade che aprono nuove possibilità di dare voce al Vangelo. 3. Riferimenti dar codice di Diritto Canonico Can. 710 "L'Istituto Secolare è un istituto di vita consacrata in cui i fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando all'interno di esso." Can. 713 "I membri di tali istituti esprimono e realizzano la propria consacrazione nell'attività apostolica e come un fermento si sforzano di permeare ogni realtà di spirito evangelico per consolidare e far crescere il Corpo di Cristo". Can. 725 "L'istituto può associare a sé, con qualche vincolo determinato dalle Costituzioni, altri fedeli che si impegnino a tendere alla perfezione evangelica secondo lo spirito dell'istituto e a partecipare alla sua stessa missione" Can. 577 "Nella Chiesa sono moltissimi gli istituti di vita consacrata, che hanno differenti doni secondo la grazia che è stata loro concessa: essi infatti seguono più da vicino Cristo che prega, che annuncia il Regno di Dio, che fa del bene agli uomini o ne condivide la vita nel mondo, ma sempre per compiere la volontà del Padre". 4. L'Istituto Secolare Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata Per meglio cogliere la spiritualità dell'Unione Catechisti ed evidenziare il suo particolare carisma, che è quello di rivelare al mondo, ma dal suo interno, l'amore misericordioso del Signore attraverso la diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso e l'apostolato catechistico-educativo-sociale, riportiamo alcuni articoli delle costituzioni del nostro istituto. ( Origine ) Art. 1. Fratel Teodoreto desideroso di corrispondere alle sollecitazioni dei Superiori in merito alla realizzazione di iniziative intese a favorire la perseveranza nella vita cristiana, particolarmente degli allievi e degli ex allievi delle Scuole Cristiane, illuminato da Dio, tramite Fra Leopoldo Maria Musso o.f.m., e incoraggiato dai Superiori, è stato guidato a fondare, attraverso sviluppi successivi, e con l'intervento dell'Arcivescovo di Torino, l'Istituto Secolare "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata". ( Catechisti ) Art. 2. I membri dell'Unione rispondendo ad una interiore chiamata dello Spirito Santo attratti dall'amore del Crocifisso Risorto, massimamente manifestato dalle sue piaghe sanguinanti e gloriose, trovano nel loro Istituto, con la protezione della Vergine Immacolata, un grande aiuto per la propria santificazione e un modo per annunciare, con la parola e con l'esempio, Gesù Cristo e l'infinito suo amore per noi fino a morire in Croce per la salvezza di tutti. I Catechisti praticano e diffondono l'adorazione a Gesù, il Crocifisso Risorto, allo scopo di riportare al centro della vita cristiana il mistero della morte e resurrezione del Figlio di Dio, e di annunciare a tutti il valore universale del sacrificio di Cristo, di ieri di oggi e di sempre: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutto a me". ( Centralità del Crocifisso ) Art. 3. I membri dell'Unione operano affinché la Croce di Cristo si manifesti come trono di gloria, sorgente di perdono e di vita, di riconciliazione e di rinnovamento universali, suprema manifestazione della regalità del Signore. ( Missione apostolica ) Art. 4. I Catechisti trovano nella contemplazione delle Sacratissime piaghe di Gesù e nell'ascolto del suo grido "Ho sete" la sorgente d'un amore che si trasforma in zelo ardente per la salvezza dei ragazzi e dei giovani. Desiderando soddisfare la sete di anime di Cristo Crocifisso, i Catechisti si sentono chiamati ed inviati ad evangelizzare annunciando l'amore di Dio manifestato in Cristo. Come Cristo, primo divino Catechista, sono disposti a donare la loro vita per la salvezza delle persone a loro affidate, specialmente dei più poveri, piccoli ed umili. ( Consigli evangelici ) Art. 5. I membri dell'Unione sono chiamati, a seconda delle categorie, a realizzare la loro consacrazione a Dio mediante la pratica ( Consacrati ) o secondo lo spirito ( Associati ) dei consigli evangelici, attuati nella condizione secolare. Essi vivono e operano nel mondo come Catechisti e educatori, vale a dire, come educatori della fede e come educatori dell'uomo ispirati dalla fede, mediante l'apostolato catechistico educativo sociale. ( Categorie di membri ) Art. 38. Fanno parte dell'Unione le seguenti categorie: I membri consacrati, che si distinguono per l'impegno a perseguire le finalità, lo spirito e la missione dell'Unione Catechisti mediante la pratica dei consigli evangelici di castità celibataria, di povertà e di obbedienza. Gli Sposi catechisti che, come risposta alla chiamata personale nello spirito dei consigli evangelici, insieme come coppia intendono vivere in pienezza il Matrimonio sacramento secondo lo spirito e la missione dell'Unione; I Catechisti/Catechiste associati - sposi con matrimonio cristiano, in coppia o singoli, coniugi cristiani separati, purché non conviventi né risposati civilmente, celibi o nubili - che intendono partecipare, nello spirito dei consigli evangelici, agli ideali spirituali e apostolici dell'Unione per la loro santificazione e per l'esercizio della carità; Gli Aggregati che, aderendo al Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso, si impegnano a praticare e a diffondere, con spirito di riparazione, l'Adorazione a Gesù Crocifisso, affinché l'"Amabilissimo Signore", le sue piaghe sanguinanti e gloriose, siano al centro di ogni amore, e di ogni ambiente di vita e di lavoro; partecipano così anch'essi in modo semplice ma efficace, allo spirito e alla missione dell'Unione, pur nell'appartenenza ad altre forme di vita. ( Nuove forme di appartenenza ) Nell'auspicata eventualità di ulteriori sviluppi dell'Unione con nuove forme di appartenenza, si richiede l'accettazione sostanziale di quanto stabilito circa le identità e carisma dell'Unione e la disponibilità a realizzare forme di collegamento e di cooperazione stabilite di concerto. Tale norma ha trovato applicazione con le Catechiste Associate Consacrate che hanno professato con voto i consigli evangelici. Esse, per ora, sono canonicamente inserite nell'Istituto come Associate, in attesa delle deliberazioni assembleari, o dell'approvazione canonica del ramo femminile da parte della Chiesa. Inoltre va notato, come si deduce dal combinato disposto dei sopracitati articoli 38 e 39, che possono confluire ed essere inserite nell'istituto altre forme vocazionali fondate sulla stessa spiritualità. Ma tale argomento sarà ripreso in una prossima circolare. 5. Sintesi sugli Istituti secolari L'Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata è un Istituto Secolare maschile, ma con possibilità di associarsi anche per le donne, fondato dal Ven. fr. Teodoreto delle Scuole Cristiane. Esso è formato da membri che il Signore ha chiamato a vivere una vita consacrata a lui nella laicità. Quanti hanno risposto "Sì" ed hanno emesso i voti di castità celibataria, di povertà e di obbedienza, sono uniti a Cristo casto, povero ed obbediente, per testimoniarlo con la propria vita e realizzare in profondità quella vocazione battesimale a cui tutti siamo chiamati. A questi si uniscono anche gli Associati. L'appartenenza in qualche gruppo di associati all'Istituto Secolare viene sancita da una libera scelta, che si esprime con la promessa di vivere la spiritualità e la missione dell'Unione e di impegnarsi per la realizzazione delle sue iniziative nella fedeltà a quanto indicato dai rispettivi regolamenti. 6. Le opere Le opere dell'Istituto secolare, Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata, animate e scaturenti dall'Adorazione a Gesù Crocifisso, sono finalizzate all'attuazione della missione propria dell'Istituto che è l'apostolato catechistico-educativo-sociale. Esse sono: 1. La Casa di Carità Arti e Mestieri, per la formazione professionale, sociale, umana e cristiana dei lavoratori, specialmente dei giovani, in attuazione delle ispirazioni del Servo di Dio fra Leopoldo Maria Musso. 2. I corsi per la formazione di base dei Catechisti parrocchiali, per preparare i fedeli a vivere il loro stato laicale nella prestazione a questo prezioso servizio nella propria parrocchia. 3. La Messa del Povero, per offrire ai più poveri ed emarginati il conforto dell'incontro con Cristo Crocifisso e con la bontà del Padre, mediante un'azione di accoglienza, di comprensione, di servizio, comprensiva della catechesi e della refezione. 4. Colonia Climatica marina Pio XII di Camanà ( Perù ) sul Pacifico, per offrire ai bambini delle famiglie povere ai quali i Catechisti fanno il catechismo alcuni giorni di ristoro e di ricapitolazione catechistica. 5. "La Sorgente", in un oasi di riflessione e di pace, nella collina torinese, per ripresentare ai fedeli Gesù Crocifisso, Colui per le cui piaghe sono stati salvati, affinché sia riconosciuto Re e Signore universale. 6. I Gruppi Famiglia, per aiutare i coniugi a vivere in pienezza il sacramento del matrimonio, traendo la spiritualità dalle mistiche nozze del crocifisso per la Chiesa e dall'esemplarità dell'immacolata, figlia di Dio, madre del Verbo incarnato e sposa dello Spirito. 7. A.M.I. ( Associazione Maria Immacolata ), per orientare i giovani nel fare la loro scelta vocazionale secondo la volontà di Dio, a accompagnarli in questo loro cammino. Capitolo 9 La consacrazione canonica e le altre consacrazioni Tutto ciò che nel Vangelo è consiglio entra direttamente nel programma di quella vita alla quale Cristo chiama quando dice: "Seguimi". "Come tu mi ha mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo; per loro consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato". ( Gv 17,18-21 ) I christifideles conseguono tutti la possibilità di realizzare in Cristo la propria crescita spirituale ( Eb 4,13 ), in forza della consacrazione ricevuta nel proprio battesimo; ma al livello soggettivo nell'attuazione della loro santità, ciascuno segue la propria strada, in ragione del proprio progetto esistenziale. 1. Premessa - Carattere esortativo dette definizioni riportate La presente circolare intende riassumere le precedenti riflessioni sulla pastorale vocazionale, ed esporre in sintesi il senso della consacrazione secolare e dei voti praticati nel secolo. Naturalmente non si tratta di un testo rigorosamente teologico, ma esortativo, per cui le definizioni riportate non sempre vanno prese in senso rigido, ma come aiuto ad una crescita spirituale. 2. La consacrazione battesimale e la vita consacrata Stimolato dalle riflessioni di Don Giovanni Lanfranco, dalle quali ho attinto alcuni pensieri, vorrei completare le mie precedenti considerazioni sulla professione dei consigli evangelici, rispondendo ad alcuni interrogativi e sviluppando ulteriormente il tema. Incomincio con l'interrogativo che è alla base di tutto: "Chi è la persona consacrata?". Per persona consacrata comunemente si intende un battezzato che si impegna con la professione dei voti di castità, povertà e obbedienza a vivere intensamente il carattere e la grazia battesimale. É il battesimo infatti che è all'origine di ogni consacrazione. Infatti ogni forma di vita consacrata, con voti o senza, non si sostituisce alla consacrazione battesimale, ma esprime la volontà di voler realizzare il più perfettamente possibile tale consacrazione, secondo il carisma dell'istituto di vita di perfezione al quale uno appartiene o è associato. 3. Perché consacrarsi? Ci si può chiedere allora: che senso hanno le consacrazioni approvate della Chiesa, dal momento che essendo battezzati siamo incorporati in Cristo, viviamo della sua vita e quindi siamo già consacrati? Incorporarsi in Cristo è un atto d'amore, e l'amore non ha limiti, può sempre essere incrementato, tanto più che essendo noi creature umane deboli e fragili, abbiamo bisogno di riappropriarci questa realtà e di rinvigorire il nostro impegno: spesso infatti ci dimentichiamo che siamo figli di Dio e che il nostro vivere è Cristo. ( 2 Cor 4,18; Col 3,3 ) Torna opportuno al riguardo riportare alcuni stralci di uno scritto di mons. Cosimo Ruppi. La vita consacrata è uno stile di vita riconosciuto dalla Chiesa. É una risposta libera a una chiamata particolare di Cristo, con la quale i consacrati si dedicano totalmente a Dio e tendono verso la perfezione della carità sotto la mozione dello Spirito Santo. Chi è consacrato partecipa alla missione della Chiesa mediante una piena dedizione a Cristo e ai Fratelli. Testimonia così la speranza del Regno celeste e si avvicina maggiormente a Cristo per seguirlo più da vicino. I membri degli Istituti secolari anche se non fanno parte della gerarchia ministeriale, sono chiamati come laici a rivelare al mondo l'amore di Dio. La vita consacrata è dunque un dono dello Spirito alla sua Chiesa ed è un segno meraviglioso della bontà di Dio per noi. La consacrazione volontaria ( cioè successiva al battesimo ) è perciò una radicale offerta di noi stessi, un impegno di fedeltà e coerenza con le perfezioni evangeliche, per vivere in pienezza la grazia del battesimo. Consacrazione battesimale e consacrazione mediante la professione religiosa dei voti, pur avendo due significati diversi, sono aspetti di una medesima incorporazione in Cristo, vissuta in completa dedizione in chi abbia professato i voti. Peraltro anche al di fuori di una professione religiosa canonica, ci può essere una consacrazione di se stessi a Dio, se vi sia il vivo desiderio di ispirarsi ai consigli evangelici. 4. istituti secolari e vita consacrata Questa possibilità di consacrarsi volontariamente a Dio è accessibile ad ogni battezzato, ma trova un aiuto speciale nell'adesione ad un Istituto secolare, oltre ovviamente agli Ordini e alle Congregazioni. Anche in questi Istituti, secondo le norme canoniche, l'elemento base è costituito dalla consacrazione con la professione dei voti di castità, povertà e obbedienza, attraverso cui si realizza pienamente l'adesione a Cristo. Ma in tali Istituti sono previsti anche gli Associati, come ad esempio gli sposati, che pur non emettendo i voti, tendono allo spirito dei consigli evangelici e realizzano una loro particolare consacrazione a Dio come sotto indicato. 5. La consacrazione negli Istituti secolari degli sposati Dopo queste riflessioni, guardando al futuro della Chiesa può sorgere spontanea la domanda: "É possibile avere un istituto secolare che accolga persone sposate, che professino i voti di povertà e di obbedienza nel loro stato di vita e il voto di castità matrimoniale?". Pare che questo sia possibile. Preludono a queste forme alcuni gruppi di consacrati sposati che si sono già costituiti e che hanno sottoposto la loro condizione all'approvazione dalla Santa Sede. Inoltre abbiamo già detto sopra che gli sposati possono aderire all'Istituto come associati. In questa prospettiva è bene perciò mettere l'accento sulla consacrazione intesa in senso più ampio, conformemente a quanto afferma il Concilio Vaticano II, che parla di "chiamata universale alla santità". Questo principio va riferito anche ai consigli evangelici, perché essi sono per tutti, e questo non va dimenticato ( cfr. LG 40 ). 6. Istituto secolare - Innesto nel mondo Restringiamo ora il campo e fermiamoci a sottolineare la consacrazione negli Istituti Secolari, riferendoci particolarmente al discorso del papa Paolo VI ai dirigenti degli Istituti secolari ( 2 febbraio 1972 ) e Beyer ( Il diritto della vita consacrata, Ancora, Milano ). Dalla fuga dal mondo alla ricerca della perfezione, che ha caratterizzato i primi tempi della Chiesa, sotto l'influsso dello Spirito Santo si è giunti, attraverso i secoli, all'istituzione dei vari Ordini religiosi, delle Congregazioni e infine degli l'Istituti secolari, i cui membri sono innestati nel mondo per contribuire dall'interno alla salvezza divina. Ciò che caratterizza gli Istituti Secolari è una nuova presa di coscienza della consacrazione battesimale vissuta nel secolo, nella pratica dei consigli evangelici, mediante i voti. Essi diventano una forma concreta per vivere la consacrazione nella secolarità, per essere cioè totalmente di Dio e per vivere per Dio e con Dio nella realtà quotidiana. Con questa consacrazione, i valori evangelici vincolati dai voti acquistano un valore prioritario nella vita di ogni consacrato. In diverse società di vita apostolica non si parla di consacrazione specifica con il vincolo dei voti: esse sono costituite mediante una promessa di impegno e servizio; il loro stile di vita non si distingue da quello di ogni cristiano impegnato, ma, sotto l'aspetto teologico, si possono considerare società di vita consacrata: i loro membri infatti vivono i consigli evangelici con uno stile di vita che li include, ma da un punto di vista giuridico non lo sono nella loro pienezza. Il concetto di consacrazione nella sua espressione più ampia non è dunque strettamente vincolato dalla professione esplicita dei voti. 7. Consacrazione e voti Le promesse per le società di vita apostolica e la professione dei voti per gli istituti secolari costituiscono una forma di vita consacrata nel mondo e per il mondo attenta ai bisogni dei tempi. Come abbiamo già osservato, la consacrazione di se stessi a Dio è un'esigenza d'amore, ma altresì i voti e le promesse sostengono le nostre debolezze. Poiché siamo deboli ci è di aiuto impegnarci con una promessa o con un voto che ci tenga uniti in Cristo e tra di noi nella carità. I carismi dello Spirito e la consacrazione affermano su di noi e sul mondo la signoria di Cristo Signore. 8. Il consacrato rivela i tratti caratteristici di Gesù: vergine, povero e obbediente "Con la professione dei ,consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù - vergine, povero ed obbediente - acquistano una tipica e permanente "visibilità" in mezzo al mondo e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli." ( Cfr. Esortazione Apostolica " Vita consecrata", di Giovanni Paolo II ). 9. Diversi carismi e vocazione Nella vita della Chiesa, eventi diversi ed emergenze ci interpellano continuamente: sono i segni dei tempi, che suscitano carismi nuovi per superare queste carenze. Questi carismi non costituiscono la pienezza della Chiesa, ma sono a suo servizio, e noi tutti siamo chiamati ad assecondarli e a vivere la consacrazione battesimale non in un contesto individuale, privilegiato, ma nella carità, che, tra l'altro, ci impedisce di giudicare coloro che sono lontani dalla Chiesa. Chi si sente ispirato dall'Alto per una particolare missione, anche se in un ambito molto ristretto, deve riconoscere in essa un carisma e accoglierlo come dono di Dio, che agisce in Cristo presente in noi, con la forza del suo Spirito. 10. Necessaria la collaborazione In ogni settore della vita umana e soprattutto della vita religiosa cristiana occorre una sincera e umile collaborazione. Questa esigenza, che teoricamente è condivisa, all'atto pratico può risultare difficoltosa. Perché? La risposta forse ci è data dal fatto che troviamo difficile collaborare con i nostri fratelli, nel rispetto vicendevole e nell'esercizio dei diversi carismi. E questo può forse dipendere dal ritenere che solo il nostro carisma sia autentico e ci appartenga. Invece di gioire con cuore riconoscente verso Dio, che ci ha dato modo di incontrare delle persone con un carisma diverso dal nostro, spesso ci chiudiamo in noi stessi e diventiamo diffidenti. Il vero consacrato, invece, gareggia nella stima vicendevole, e gioisce per il carisma che Dio ha dato agli altri, come per quello che ha dato a lui. 11. Consacrazione e carismi La consacrazione e i carismi di cui abbiamo parlato non sono limitati a forme istituzionalizzate, ma sono un dono offerto alla Chiesa e quindi ad ogni battezzato. La consacrazione riguarda tutti i battezzati, ma il modo di viverla è diverso. Vi sono infatti eremiti, monaci, religiosi, e consacrati negli istituti secolari e nella società di vita apostolica, questi vivono la propria consacrazione nella realtà secolare, e si distinguono per caratteristiche proprie, diverse secondo la particolare missione di ciascuno. 12. Fedeltà al carisma "Nella sequela di Cristo e nell'amore per la sua persona vi sono alcuni punti concernenti la crescita della santità nella vita consacrata, che meritano di essere messi oggi in speciale evidenza. Anzitutto è richiesta la fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale di ciascun Istituto. Proprio in tale fedeltà all'ispirazione dei fondatori e delle fondatrici, dono dello Spirito Santo, si riscoprono più facilmente e si rivivono più fervidamente gli elementi essenziali della vita consacrata. Ogni carisma ha infatti, alla sua origine, un triplice orientamento: verso il Padre, innanzi tutto, nel desiderio di ricercarne filialmente la volontà attraverso un processo di conversione continua, in cui l'obbedienza è fonte di vera libertà, la castità esprime la tensione di un cuore insoddisfatto di ogni amore finito, la povertà alimenta quella fame e sete di giustizia che Dio ha promesso di saziare ( cfr. Mt 5,6 ). In questa prospettiva il carisma di ogni Istituto spingerà la persona consacrata ad essere tutta di Dio, "a parlare con Dio o di Dío", come si dice di san Domenico, per gustare quanto sia buono il Signore ( cfr. Sal 34,9 ) in tutte le situazioni. I carismi di vita consacrata implicano anche un orientamento verso il Figlio, col quale inducono a coltivare una comunione di vita intima e lieta, alla scuola del suo servizio generoso di Dio e dei fratelli. In tal modo, « lo sguardo progressivamente cristificato impara a distaccarsi dall'esteriorità, dal turbine dei sensi, da quanto cioè impedisce all'uomo quella lievità disponibile a lasciarsi afferrare dallo Spirito », e consente così di andare in missione con Cristo, lavorando e soffrendo con Lui nel diffondere il suo Regno. Ogni carisma comporta, infine, un orientamento verso lo Spirito Santo, in quanto dispone la persona a lasciarsi guidare e sostenere da Lui, sia nel proprio cammino spirituale che nella vita di comunione e nell'azione apostolica, per vivere in quell'atteggiamento di servizio che deve ispirare ogni scelta dell'autentico cristiano. In effetti, è sempre questa triplice relazione che emerge, pur con i tratti specifici dei vari modelli di vita, in ogni carisma di fondazione, per il fatto stesso che in esso domina « un profondo ardore dell'animo di configurarsi a Cristo, per testimoniare qualche aspetto del suo mistero », aspetto specifico chiamato a incarnarsi e svilupparsi nella più genuina tradizione dell'Istituto, secondo le Regole, le Costituzioni e gli Statuti". ( Esortazione Apostolica, Vita consecrata n° 36 ) 13. La consacrazione è una espressione di amore Il modo con cui questa consacrazione viene accolta nelle situazioni concrete e viene attuata, corrisponde a una necessità particolare e a un servizio di cui la Chiesa ha bisogno ed è condizionato non solo dal nostro necessario rapporto con Dio, ma anche dal consenso agli influssi positivi che riceviamo. Se noi infatti non ne ricaviamo del bene, difettiamo di carità verso noi stessi e se non procuriamo il bene della Chiesa, manchiamo di carità verso Dio, verso noi stessi e verso il prossimo. La consacrazione va vissuta con fedeltà anche se richiede una continua immolazione del proprio io. Il trascurare anche minimamente la nostra offerta a Dio ci metterebbe in un pericoloso stato di tiepidezza, che soffoca la carità. 14. La secolarizzazione con l'Io al centro della vita La secolarizzazione che dilaga nel mondo attuale, conduce alla scarsità di vocazioni, cioè alla mancanza di risposta alla chiamata di Dio: l'orecchio dell'uomo si è fatto duro e non sente più la voce di Dio che chiama. Questa "sordità" porta ad una graduale perdita di slancio nel vivere la vita cristiana. Purtroppo ciò avviene nonostante l'esistenza di tanti carismi, perché l'uomo è tentato di agganciarsi più al proprio io che a Dio, rifiutando ogni regola. 15. Esortazione alla perseveranza Ogni chiamato alla professione dei consigli evangelici, ponga grande cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio l'ha chiamato, per incrementare la santità nella Chiesa a maggior gloria della Trinità, una e indivisa, la quale in Cristo è la fonte e l'origine di ogni santità ( LG 47 ). 16. Fedeltà creativa "Gli Istituti sono dunque invitati a riproporre con coraggio l'intraprendenza, l'inventiva e la santità dei fondatori e delle fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi. Questo invito è innanzi tutto un appello alla perseveranza nel cammino di santità attraverso le difficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende quotidiane. Ma è anche appello a ricercare la competenza nel proprio lavoro e a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione, adattandone le forme, quando è necessario, alle nuove situazioni e ai diversi bisogni, in piena docilità all'ispirazione divina e al discernimento ecclesiale. Deve rimanere, comunque, viva la convinzione che nella ricerca della conformazione sempre più piena al Signore sta la garanzia di ogni rinnovamento che intenda rimanere fedele all'ispirazione originaria". ( da Vita consecrata n° 37 ) 17. Conclusione Nei concetti sopra esposti, come avrete senz'altro notato, ho semplicemente riassunto quanto precedentemente presentato circa la vocazione in generale e quella che si attua negli Istituti Secolari. Le affermazioni fondamentali riportate sono state le seguenti: • Con il Battesimo Dio ci consacra a Lui e diveniamo partecipi della sua vita divina • I consigli evangelici non sono riservati a categorie di persone elette, che professano i voti religiosi, ma sono proposti a tutti i battezzati. • I voti non si sovrappongono alla consacrazione battesimale, ma esprimono la volontà di vivere in sintonia con questa, incrementando l'amore a Dio, e offrono un aiuto per viverla in pienezza, sostenendo la nostra debolezza. Ci permettono di camminare più sicuri nell'attuare quella vocazione alla quale Dio ci ha chiamati dal momento della nostra esistenza. • L'essenza della santità risiede nella carità, con la quale si vive la propria consacrazione, sublimata nella pratica dei voti. • Anche le persone sposate, in forza del battesimo ed anche del matrimonio, sono ontologicamente persone consacrate, indipendentemente dalla loro appartenenza ad un Istituto secolare o ad altre forme di vita consacrata, ma sono facilitati nell'incremento dell'amore di Dio e del loro amore nuziale, ispirato a Cristo, mistico sposo, inserendosi con promesse a tali istituti. Capitolo 10 Gli "associati" all'Unione Catechisti "Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito, vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti. E a qualcuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune". ( 1 Cor 12,4-7 ) "Il frutto dello Spirito è amore, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé, [ … ]. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito". ( Gal 5,22-25 ) 1. Fedeli "associati" agli istituti secolari Come abbiamo in precedenza osservato, gli istituti secolari possono "associare a sé, con qualche vincolo determinato dalle costituzioni, altri fedeli che si impegnino a tendere alla perfezione evangelica secondo lo spirito dell'istituto e a partecipare della sua stessa missione" ( cfr. Can. 725 del codice di diritto canonico ). 2. Gli Associati all'Unione Catechisti L'Unione Catechisti, sin dalle sue origini, e precorrendo i tempi anteriori alla istituzione degli istituti secolari, aveva auspicato e ottenuto a livello diocesano il riconoscimento ufficiale di una vita di perfezione proposta a tutti i fedeli. Quando poi l'Unione si è costituita come istituto secolare ( 1948 ), dopo la costituzione apostolica Provida Mater ( 1947 ), ha subito accolto, accanto ai membri consacrati con voti ( vincolo essenziale secondo la disciplina canonica appena promulgata su tali istituti ), anche gli associati ad esso, che non attuano come i consacrati un'adesione all'istituto con l'emissione di voti, ma ispirandosi ad essi e con una specifica promessa di fedeltà al carisma e alla missione dell'Unione. In tal modo l'idea di fr. Teodoreto, di considerare gli associati come parte integrante dell'Unione, si è conciliata con quella di conformarsi alle disposizioni ecclesiastiche. E nelle costituzioni del 1948, che sanciscono l'Unione come istituto secolare, sono state indicate le direttive specifiche per gli Associati, adeguandole ai requisiti indicati dal Can. 725 del diritto Canonico. Da allora i Catechisti Associati hanno operato a pieno titolo nell'Unione, con incombenze di responsabilità, nella catechesi, e in particolare in quella familiare, nelle opere caritative ( come la Messa del Povero ), e in quelle formative e sociali ( come la Casa di Carità Arti e Mestieri e la Colonia Climatica di Camanà ), pur non ricevendo investiture formali nel governo dell'istituto, in conformità alla disciplina canonica. 3. Inserimento degi Sposi Catechisti Il valido apporto alla catechesi familiare da parte di questi Catechisti Associati, che sono in prevalenza coniugati, ha portato al graduale inserimento nell'Unione delle donne, già coinvolte quali zelatrici, come precisato al punto 4, come parte in causa nei corsi formativi per coppie di sposi. Da qui è maturata l'istituzione degli Sposi Catechisti. 4. Inserimento delle donne. Le Catechiste Associate Consacrate La presenza delle donne nell'Unione, come è detto sopra, è stata una prassi costante dell'Istituto che le aveva accolte sin dalle sue origini come Zelatrici per la diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso. Lo stesso fr. Teodoreto si era messo in contatto con alcune signorine per una possibile configurazione di un ramo femminile. Questa aspirazione del Fondatore è stata realizzata ( anche se non ancora sotto l'aspetto canonico ) con l'inserimento delle donne tra gli Associati. Esse sono state accolte ufficialmente una consacrazione secondo la specifica vocazione di ciascuna: alcune con l'emissione dei voti, e altre con promesse. Pertanto il settore degli Associati si estende a varie categorie di fedeli, tutte protese alla perfezione spirituale e alla missione dell'Istituto, ma con orientamenti e impegni diversi secondo la loro specifica vocazione. 5. Attuale categoria dei Catechisti e delle Catechiste Associati - in particolare sui coniugati Il settore dei Catechisti Associati si è diramato dunque in più direzioni. Ma il nucleo originario sussiste, come parte integrante dell'Unione. Possono aderire al settore dei Catechisti e delle Catechiste Associati dell'Unione quei fedeli che si ispirino ai consigli evangelici, intendano vivere la spiritualità e collaborare alla missione dell'istituto. Tutti possono aderirvi: celibi e nubili in orientamento vocazionale o orientati al matrimonio, uomini e donne coniugati che intendano il Matrimonio come chiamata vocazionale, vedovi e vedove, e anche coniugi separati purché non conviventi, né risposati civilmente. Si riportano alcuni articoli dalle costituzione dell'Unione che li riguardano direttamente: 213. I Catechisti e le Catechiste associati trovano nell'appartenenza alla Unione Catechisti un mezzo efficace per vivere la loro consacrazione battesimale. 214. I Catechisti e le Catechiste associati animano la loro vita e la loro attività con lo spirito di fede, di zelo, di umiltà, di fraternità e di riparazione. 215. Essi si sforzano, nello Spirito Santo, di crescere nella conoscenza e nell'amore a Gesù Crocifisso e nella fede nella potenza salvifica delle sue piaghe sanguinanti e gloriose. 216. Offrono tutta la realtà secolare all'attrazione liberatrice ed elevante di Gesù, crocifisso glorioso, operante nel tempo e nell'eternità affinché si compia in pienezza il suo Regno. I Catechisti Associati coniugati hanno la stessa spiritualità degli Sposi Catechisti, salvo adattamenti operativi nei rapporti con l'Unione, resi necessari dalla diversa situazione. Nell'ipotesi che per l'appartenenza ad un'altra associazione di vita apostolica il coniuge abbia un diverso orientamento spirituale, sarà possibile procedere secondo un reciproco arricchimento di vita coniugale. Se le divergenze riguardassero orientamenti pratici sulla vita religiosa e sulla stessa vita di fede, l'associato coniugato si comporterà con attenzione amorosa verso il coniuge e verso i figli, nel promuovere con discrezione e prudenza la catechesi in famiglia. Ciò è conforme a quanto afferma l'art. 238 delle nostre costituzioni: 238. I membri associati dell'Unione hanno massimo rispetto dell'orientamento morale e religioso del coniuge e dei figli anche se questi dissentono dalle sue scelte di vita tenendo presente che la loro santificazione passa attraverso il suo impegno di comprensione di amore e di fede. In tale contesto, la vocazione catechistico-coniugale dell'Associato, non verrebbe sminuita, anzi sarebbe arricchita e consolidata, perché troverebbe proprio nella sua famiglia quegli aspetti di secolarità nei quali egli è chiamato ad operare. 6. Sposi Catechisti L'adesione di ambedue i coniugi all'Unione realizza certo un aspetto ideale perché consente una più stretta partecipazione alle attività e alle opere dell'Istituto, e soprattutto comporta la condivisione in coppia dello spirito carismatico del medesimo. Con gli Sposi Catechisti l'Unione s'innesta nella spiritualità familiare caratteristica della nostra epoca, particolarmente valorizzata dal Concilio Vaticano II°, e realizzata in vari movimenti familiari. La specificità apportata dall'Unione nel settore è quella della nuzialità del Crocifisso, mistico sposo delle anime, dell'esemplarità dell'Immacolata, figlia, sposa e madre di Dio. Favorisce inoltre la catechesi in famiglia e all'esterno, tramite la famiglia. Nelle Costituzioni dell'Unione è riservata un'ampia trattazione agli Sposi Catechisti. Ne riportiamo qualche stralcio con i seguenti articoli: 152. Sono Sposi Catechisti i coniugati, che insieme pongono nel sacramento del matrimonio lo spirito dell'annuncio di Gesù Crocifisso secondo il carisma e la missione dell'Unione Catechisti. 154. Gli Sposi Catechisti nella loro felicità nuziale sono coscienti di esercitare un sacerdozio domestico, in virtù del sacramento del matrimonio da essi celebrato come ministri. Nel loro sacerdozio domestico essi ravvisano la sorgente della catechesi familiare. 155. Gli Sposi Catechisti hanno come specifica missione la catechesi familiare, che si esprime con l'edificazione reciproca, l'educazione dei figli e l'annuncio evangelico al mondo, in particolare verso le famiglie. 157. Gli Sposi Catechisti esprimono, mediante una promessa di impegno, la loro volontà di vivere in conformità al disegno d'amore manifestato dalle Piaghe sanguinanti e gloriose del Signore, nell'intelligenza operosa dei consigli evangelici secondo il loro stato di coniugati, attraverso la castità e fecondità coniugale, lo spirito di povertà domestica, e l'obbedienza creaturale ed ecclesiale. Missione peculiare degli sposi catechisti è la catechesi familiare, che può riguardare tutti gli obiettivi dell'Unione. Con riferimento alla famiglia le finalità possono essere così sintetizzate: 1. Fare della propria famiglia una chiesa domestica ad imitazione della santa famiglia di Nazareth. 2. Vivere nell'amore le relazioni di coppia, secondo le leggi di Dio e della Chiesa, protesi ad una reciproca crescita umana e cristiana che abbia in Dio la sua sorgente. 3. Educare cristianamente i figli che Dio ha donato o donerà loro, favorendone nel rispetto e nella libertà di ognuno di essi, il discernimento in ordine alla scelta dello stato di vita al quale Dio li chiama. 4. Pregare in famiglia, possibilmente insieme e impegnarsi nella pratica e diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso. 5. Sostenere, per quanto possibile, le famiglie in difficoltà dal punto di vista umano e cristiano aiutandole, qualora occorra, e al momento opportuno, a vivere e ad educare cristianamente i figli. Riguardo alla recita dell'Adorazione in famiglia, fra Leopoldo ha scritto sul suo Diario: "Maria santissima mi disse di dire al Santo Padre il Papa, di stabilire in tutte le famiglie cristiane cattoliche la devozione al suo divin Figlio Gesù, che per mezzo di questa pia pratica ( l'Adorazione a Gesù Crocifisso ) avrebbe portato in seno alle famiglie pace e fede: fosse anche uno solo a fare in famiglia la santa divozione, il Signore avrebbe fatto germogliare l'amore, la pace, la virtù nei loro cuori." ( 15 novembre 1908 ) Gli Sposi Catechisti costituiscono un elemento basilare dell'Unione, poiché attestano la sponsalità di Gesù Crocifisso per la Chiesa, e contribuiscono alla difesa e santificazione della famiglia, missione tanto più urgente in questo tempo in cui l'indissolubilità coniugale e l'educazione dei figli sono sovente disattese. 7. Catechiste associate consacrate Come è stato detto ( cfr n° 3 e n° 4 ), l'inserimento delle donne nell'Unione è avvenuto non solo attraverso l'adesione delle spose catechiste, ma per alcune anche con la professione dei consigli evangelici. Le nubili e le vedove che intendano consacrarsi all'amore a Gesù Crocifisso e all'Immacolata nella missione catechistico-secolare, attualmente si appoggiano al gruppo dei Catechisti Associati, in attesa dell' approvazione canonica quale ramo femminile dell'Unione. Queste Catechiste si consacrano a Dio e al servizio dei fratelli emettendo i voti di castità, povertà e obbedienza, analogamente e secondo le modalità dei Catechisti Consacrati, e seguendo il carisma dell'Istituto in base alle Costituzioni di questo, ma attenendosi anche ad un proprio Regolamento-Statuto, che le prepara ad una certa autonomia giuridica e apostolica. Alcuni articoli dello Statuto di questa associazione in via di riconoscimento ci aiutano a capire meglio chi esse siano e la loro specifica missione. Art. 1 - Unione Catechiste L 'ASSOCIAZIONE denominata UNIONE CATECHISTE DI GESÙ CROCIFISSO E DI MARIA IMMACOLATA ha lo scopo di rispondere ad una interiore chiamata dello Spirito Santo, all'amore del Crocifisso Risorto, manifestato soprattutto dalle sue Piaghe sanguinanti e gloriose e sotto la particolare protezione della Vergine Immacolata. Art. 7 - Membri dell'Unione Catechiste L'Associazione accetta quanto stabilito circa la missione dell'Unione Catechisti ed è disponibile a realizzare forme di collegamento e di cooperazione stabili ( cfr. Art. 39 delle Costituzioni dell'Unione Catechisti ). Art. 8 - L'amore a Gesù Crocifisso "Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ). Questa è la motivazione evangelica che spinge le Catechiste a ripresentare al mondo con spirito di riparazione la trionfante potenza dell'amore misericordioso del Signore Crocifisso glorioso. Art. 9 - Verginità e maternità spirituale Le Catechiste dell'Associazione sono chiamate a realizzare il loro impegno vocazionale come Consacrate operando nella condizione secolare mediante l'apostolato catechistico-educativo-sociale. Art. 11 - Missione catechistica In unione con Gesù Crocifisso, vivendo nel secolo, esse svolgono i loro compiti familiari, professionali, economici, politici, culturali a servizio dell'uomo, come strumenti della loro santificazione. Li orientano a Dio, condividendo le sofferenze, le gioie, le speranze, le delusioni degli uomini e anche le loro contraddizioni e ambiguità. Operando nel mondo esse apportano le disposizioni caratteristiche della femminilità quali l'ascolto, l'accoglienza, l'umiltà, la fedeltà, la lode e l'attesa, a imitazione di Maria Immacolata, modello di vergine e di madre. Art. 22 - Adorazione a Gesù Crocifisso Oltre alla catechesi, la missione delle Catechiste comporta la pratica e la diffusione dell' "Adorazione a Gesù Crocifisso", preghiera composta dal Servo di Dio Fra Leopoldo, francescano. Essa è la preghiera caratteristica dell'Unione Catechisti e l'anima delle loro opere. La diffusione di detta preghiera è un'occasione per un'adeguata catechesi circa il Mistero Pasquale di Cristo. In collaborazione con i Catechisti e i Fratelli, organizzano anche il "Movimento Adoratori e Adoratrici di Gesù Crocifisso", collegato a opportune manifestazioni, tipo "Giornate del Crocifisso". 8. Associazionismo collettivo Gli aderenti a questi gruppi s'innestano nel carisma dell'Unione animando la propria vita con una particolare predilezione al Crocifisso e all'Immacolata. Si tratta di gruppi che sorgono all'interno delle opere apostoliche dell'Istituto, per attestare il legame di queste con l'Unione, come nel caso dell'Associazione Gruppo del Personale della Casa di Carità Arti e Mestieri, e dell'Associazione Messa del Povero. 9. Ass. Gruppo Personale della Casa di Carità Arti e Mestieri Questo gruppo è sorto nell'intento di ribadire, come scelta di fede, l'adesione del personale al carisma spirituale della Casa di Carità. Poiché il rapporto di lavoro può prevedere un adesione culturale, ma non di fede, l'Associazione è sorta per promuovere la volontaria e spontanea accettazione e animazione del lavoro alla Casa di Carità secondo il carisma dell'Opera, che è lo stesso dell'Unione. Per cogliere alcune significative convergenze di questa associazione con il carisma del nostro istituto riportiamo alcune linee costitutive tratte dal suo Statuto. In esse si afferma che l'associazione si propone di promuovere sul piano religioso la diffusione del messaggio e dell'opera di fra Leopoldo e di fratel Teodoreto, in riferimento alle origini carismatiche della Casa di Carità, con particolare attenzione all'opera e all'impegno dell'Unione Catechisti della quale riconosce l'essenzialità per la Casa di Carità. Il primo detto di Gesù sulla Casa di Carità, udito da fra Leopoldo il 24 novembre 1919 e riportato nel suo diario dice espressamente: "Per salvare le anime e per formare nuove generazioni si devono aprire Case di Carità per insegnare ai giovani arti e mestieri" Che tra l'Unione Catechisti e il Personale della Casa di Carità vi debba essere uno stretto legame, è espressamente dichiarato dalle parole di Gesù, che sono riportate da fr. Teodoreto nella sua biografia del frate francescano: "Siano tutti in cordiale accordo, tanto i figli della Casa di Carità Arti e Mestieri quanto la pia Unione del SS. Crocifisso, e i figli della Casa di Carità devono tutti, con amore e fede, essere Ascritti alla Pia Unione del SS. Crocifisso. Nessuno manchi." ( 6 luglio 1920 ) 10. Associazione "Opera Messa del Povero" L' "Opera Messa del Povero" è, con la catechesi nelle parrocchie, con la Casa di Carità Arti e Mestieri e con la Colonia Climatica di Camanà, una delle prime missioni condotte dall'Unione Catechisti. Ad essa si sono in particolare dedicati i Catechisti Associati, oltre ai Fratelli delle S.C. e gli Assessori dell'Unione. L'aggregazione dell'Opera, con i suoi Volontari, all'Unione Catechisti è la naturale continuità del carisma originario, secondo lo spirito trasmesso da fr. Teodoreto, in cui l'Opera stessa si riconosce. Capitolo 11 Sintesi sulla Pastorale Vocazionale e suggerimenti per la formazione La vita cristiana è costituita dal battesimo, la vita consacrata è costituita dalla professione religiosa: patto d'amore contratto personalmente dal religioso con Cristo di conformare la propria vita alla sua vita casta, povera e obbediente. "Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceva forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità". ( Ef 4,15-16 ) 1. Premessa Questa lettera riprende in breve, e ribadisce, concetti basilari in precedenza esposti, data la loro importanza per l'urgenza della pastorale vocazionale dell'Unione Catechisti. Le riflessioni che seguono vengono pertanto offerte in primo luogo ai formatori dei gruppi vocazionali dell'Unione, ma sono consigliate anche a chi desidera consacrarsi pienamente a Dio in questo Istituto, o come associato ad esso, condividendone il carisma e la missione. Per brevità il nostro Istituto Secolare denominato "Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata" viene qui chiamato semplicemente "Unione Catechisti ". 2. L'Unione Catechisti è un Istituto Secolare maschile, ma accessibile come Associate anche alle donne Secondo le intenzioni del fondatore, il ven. fr. Teodoreto, l'Unione Catechisti è un istituto secolare maschile che però fin dal suo inizio ha associato uomini e donne, che pur non facendo parte in senso stretto dell'istituto ne condividono il carisma e la missione. Sia i Consacrati che gli Associati tendono ad una stretta unione fra loro, per formare insieme come un cuor solo e un'anima sola. I membri consacrati sono incardinati canonicamente all'istituto mediante l'emissione pubblica dei voti di castità celibataria, di povertà e di ubbidienza; gli associati sono legati all'Istituto dal vincolo di una promessa con la quale si impegnano a tendere alla perfezione spirituale nello spirito dei consigli evangelici. 3. Gli Associati al nostro Istituto Secolare Al nostro Istituto secolare sono attualmente associate più categorie di persone in ragione della loro specifica vocazione, e precisamente persone: celibi, nubili, coppie di sposi e le catechiste associate consacrate. La bellezza e il carattere profetico di tale scelta di perfezione trova piena rispondenza nella disciplina canonica, in particolare nei canoni seguenti: Can. 710. "L'istituto secolare è un istituto di vita consacrata in cui i fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando all'interno di esso" ( il riferimento è ai membri consacrati che hanno emesso i voti ). Can. 725. "L'istituto può associare a sé, con qualche vincolo determinato dalle Costituzioni, altri fedeli che si impegnano a tendere alla perfezione evangelica secondo lo spirito dell'Istituto e a partecipare della sua stessa missione". Da questi canoni, si deduce che: La perfezione evangelica costituisce l'obiettivo primario di ogni istituto secolare e quindi questo è anche il nostro primario obiettivo. A tale perfezione sono tenuti a tendono sia i consacrati che confermano la loro consacrazione con l'emissione canonica dei voti, sia gli associati all'Istituto che ne condividono il carisma e la missione. L'atto formale di tale scelta per i consacrati è l'emissione dei voti, mentre per gli associati, è la promessa di assumere i vincoli indicati dal loro particolare statuto. Cerchiamo ora di chiarire in che cosa consista la consacrazione secolare, ricordando sempre che quanto viene detto per i consacrati, va riferito in massima parte anche agli associati, in virtù della promessa da essi formulata. 4. La consacrazione secolare Della consacrazione secolare, parla il can. 714 del CDC. Le sue direttive sono dunque alla base anche del nostro istituto. Il canone recita: "I membri degli Istituti Secolari conducono la propria vita nelle condizioni ordinarie del mondo, soli o ciascuno nelle proprie famiglie, o in gruppi di vita fraterna a norma delle Costituzioni." Nel canone si fa riferimento ai soli membri consacrati con voti, ma nello spirito tali norme sono applicabili anche agli associati che hanno promesso di aderire all'Istituto. 5. Gli aspiranti all'Unione Catechisti Coloro che desiderano percorrere un cammino di perfezione nell'Unione Catechisti debbono conoscere almeno a grandi linee le possibili scelte nell'ambito dell'Istituto, e precisamente la distinzione tra: • Catechista Consacrato e • Catechista Associato/a, nei vari gruppi in cui sono suddivisi di cui al precedente punto 3. con particolare riguardo alle donne consacrate A questi vanno aggiunti gli Aggregati, che anche se non formulano la consacrazione né la promessa, tuttavia sono inseriti nella missione dell'Unione che è anche movimento di vita e di apostolato cristiano. Tutte queste persone condividono il carisma dell'Istituto e partecipano al suo tesoro spirituale, meritato con la Passione, Morte e Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, in Unione alla intercessione della sua e nostra madre Maria Immacolata. Da questo tesoro esse traggono il nutrimento spirituale e il coraggio di affrontare le difficoltà che si frappongono al conseguimento di una vita interamente spesa per il Signore. Il carisma del nostro Istituto è quello che più si adatta allo stile di vita secolare, che non è necessariamente uguale per tutti, e perciò può adattarsi sia a chi è celibe come a chi è coniugato e ha responsabilità famigliari. Come abbiamo già visto al punto 3, nei documenti della Chiesa occorre definire il tipo di appartenenza dei membri all'Istituto. Esso sarà diverso tra i catechisti Consacrati e i Catechisti associati e gli Aggregati, ma queste suddivisioni non alterano la realtà dell'unicità del carisma ricevuto, perché uno è il Signore, una è la fede e uno è lo Spirito. Piuttosto in queste categorie dobbiamo riconoscere la disponibilità della Chiesa, che consente alle persone che vogliono tendere alla perfezione in un istituto secolare, di potervi: accedere, o come consacrati, o come associati ad esso. 6. Livello di adesione Una persona che non ha formato una famiglia, ma vive ancora nella casa dei genitori, ha più possibilità di vivere la sua consacrazione con maggiore dedizione di tempo rispetto a chi deve mantenere la famiglia. Tuttavia anche il coniugato, nei limiti del possibile, deve offrire il suo apporto all'Istituto, oltre alla testimonianza della sua vocazione secolare nella famiglia, nel lavoro e nella società. Seconda cosa da tenere presente è la consapevolezza che non si vive nell'Istituto Secolare lasciandosi trascinare dagli altri. Certo l'amicizia è qualche cosa di bello e in essa troviamo il sostegno di chi ci sta vicino, ma non è sempre facile lavorare da veri amici. Nell'ambito di un Istituto Secolare questo è più facile perché si è circondati da persone buone, che hanno normalmente la stessa sensibilità, che si sentono innamorati di Gesù, che desiderano annunciare agli altri che Dio esiste e che è amore. Tutto questo crea un legame forte che oltrepassa l'amicizia, e cioè un legame spirituale molto intenso, perché tutti hanno lo stesso ideale. Questo legame umano-spirituale è un forte aiuto che ci permette di affrontare i dubbi riguardanti la scelta tra le varie vocazioni, che confluiscono nel cuore di Cristo, attraverso le sue piaghe sanguinanti e gloriose. Tuttavia resta fermo che il rapporto con l'Istituto è personale, sotto la spinta della propria consacrazione e in spirito di obbedienza, così come è personale il rapporto con il Signore. All'Istituto Secolare possono chiedere di associarsi persone sia celibi che sposate perché l'Istituto secolare è come un prolungamento della Chiesa, che è madre e accoglie tutti tra le sue braccia; in più nel nostro Istituto vi è una spiritualità precisa: incentrata sulle piaghe di Cristo che guariscono il cuore dell'uomo, con la guida e la protezione materna di Maria, e con la grazia dello Spirito Santo che pervade tutto con la sua luce. Qualora gli aspiranti abbiano già un proprio stato di vita possono incontrare delle difficoltà per alcune scelte, anche se sono decisi a fare dono di sé e di tendere alla perfezione nel mondo. Nell'Istituto secolare anche in queste situazioni non ci si trova isolati, ma si è circondati da persone amiche, ed in più si è sostenuti dalla grazia del suo carisma. La propria vocazione trova nell'Istituto un modo per essere corroborata e irrobustita e nei momenti difficili per essere sanata e consolata. 7. L'Istituto e il suo carisma Chiediamoci innanzitutto che cos'è il carisma di un fondatore. Il carisma di un fondatore è "un'esperienza dello spirito trasmesso ai propri discepoli, per essere da questi vissuto, custodito, approfondito e costantemente sviluppato, in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita" ( Cfr Doc. magisteriale ' Mutuae relationes', n. 11). Il carisma è dunque, come spiega fr. Pablo Martin ( assessore generale emerito FSC ), una esperienza dello Spirito, che ci chiama all'attenzione sopra una dimensione del Vangelo, che illumina una situazione concreta della realtà che ci circonda, che ci dà forza per una missione, che apre il cuore per vivere nella fraternità, che ci insegna a pregare in una forma peculiare. Il carisma non è un dono personale per essere rinchiuso nel cassetto dei valori personali e che aumenta i nostri possedimenti. Il carisma è un dono per il bene della Chiesa e per il rinnovamento del mondo. Coloro che fanno parte dell'Istituto Secolare hanno la possibilità di beneficiare del suo carisma. Tra costoro vi sono i consacrati con voti che hanno risposto alla sua chiamata, senza lasciare di occuparsi delle realtà del mondo, ma cambiando sostanzialmente il modo con cui operare per rinnovare il mondo dall'interno. La stessa cosa va detta delle persone sposate, che riflettendo e meditando il carisma dell'Istituto hanno sentito che il Signore le chiamava a diventare sante non solo singolarmente, ma anche come coppia, per formare delle famiglie autenticamente cristiane, e operare per favorire la santità delle famiglie. Nella coppia sposata continua pertanto il cammino della vocazione matrimoniale, ma esso è corroborato dal carisma dell'Unione e dall'amore del Crocifisso risorto e di Maria Vergine Immacolata. La famiglia ne risulta spiritualmente arricchita nella gioia interiore e nella paziente sopportazione delle croci che quotidianamente la uniscono alla croce di Gesù. Questo è uno dei frutti che possono scaturire dall'adesione come associati all'Unione Catechisti. E quanto qui è esposto per la coppia vale anche per i singoli coniugati e per i singoli Catechisti associati. 8. La propria vocazione va accolta con gioia La perseveranza di una vocazione dipende in buona parte dall'atteggiamento interiore con cui la si accoglie. Poiché il cammino è semplicemente proposto e non imposto, chi lo accoglie e lo accetta sa anche quali sono gli impegni che esso comporta. Si tratta di compiere una scelta di conversione, di una adesione responsabile, individuale o di coppia, di un adesione decisa voluta, meditata e quindi non trascinata né imposta. Quando un cammino è proposto, e cioè non imposto, chi lo accetta sa anche quali sono gli impegni che ne derivano. Questi impegni sono in sé meravigliosi, ma esigono osservanza e coerenza per la loro essenzialità. Chi si orienta a questa concezione di vita sa che si tratta di seguire la propria vocazione, cercando di conoscere la volontà di Dio. Per discernere se il desiderio di un Aspirante all'Unione Catechisti è genuina vocazione occorre anzitutto l'aiuto di un direttore spirituale, ma vanno poi tenuti presenti tre criteri di verifica: la semplicità interiore ( e non confusione ), amore alla contemplazione, e anelito di pace. Ci si può valutare sui seguenti interrogativi: • Mi trovo bene? • Mi dona pace al cuore? • Arricchisce l'anima mia? • Sto crescendo nel mo affetto per il Signore? • Prego per gli altri? • Condivido la missione di testimoniare attorno a me l'amore del Signore? • Mi sento maggiormente inserito nella Chiesa, e non un isolato Con opportuni adattamenti questi criteri valgono anche per un coniugato singolo, per un aspirante al matrimonio, o per una coppia di sposi. Chi, dopo questo esame potrà rispondere SI agli interrogativi si trova con molta probabilità nella condizione privilegiata di una chiamata da parte del Signore, che dovrà però essere confermata dal responsabile dell'Istituto che è l'unico garante del carisma. Ovviamente un simile approfondimento richiede un ampio riesame della propria vita. Va inoltre preso in esame se si hanno, almeno in germe, le qualità fisiche, psichiche e soprattutto spirituali per abbracciare una determinata vocazione. Non spetta al direttore spirituale decidere al posto della persona che chiede consiglio. Sarebbe sbagliato dirgli: "Decida lei per me!". Tocca alla responsabilità di ognuno prendere una decisione. 9. Occorre prendere una decisione ferma Quando un Aspirante all'Unione Catechisti ha verificato l'autenticità della chiamata del Signore, deve fare una scelta. Scegliere significa dare la preferenza ad alcune cose rispetto alle altre, significa prendersi il meglio di ciò che si ha esaminato. Questo normalmente ci lascia titubanti per il timore di sbagliare, ma anche la scelta per il Signore richiede coraggio. 10. La priorità Per fare delle scelte giuste occorre avere una visione chiara della propria vocazione. Un uomo o una donna che vogliono sposarsi, non possono ignorare che le loro abitudini cambieranno rispetto a quelle prima del matrimonio, e tanti aspetti del loro modo di vivere ( l'impiego del loro tempo libero, le frequentazioni di amicizie, e simili ) troveranno una diversa rilevanza. La necessità di dare nuove priorità si verifica anche a chi desidera far parte di un Istituto Secolare o come consacrato o come associato ad esso. Non si tratterà di abbandonare le precedenti attività, ma di inquadrarle nell'ambito della missione catechistica dell'annuncio del Crocifisso Risorto. Negli istituti di vita religiosa ( Ordini, Congregazioni, Comunità conventuali ), questo problema è molto attenuato perché il Superiore ( Priore, Abate, Badessa e simili ) regola direttamente la vita della comunità e chi segue questa chiamata ha tempi regolati dall'obbedienza e dall'orazione. 11. Ciò che Dio chiede, normalmente porta gioia Chi ha avuto una determinata vocazione, se essa è autentica, non la vive come una imposizione, perché la chiamata di Dio ordinariamente, porta gioia all'uomo. Ci possono essere delle prove che il Signore permette per la crescita spirituale di una persona, ma queste giungono poi, quando la vocazione è ben consolidata; non riguardano in genere gli Aspiranti e quanti si trovano nel periodo di formazione iniziale. Chi ha la vocazione monastica non è che subisca come imposizione lo stare nel monastero, perché questa diventa la sua casa e gli piace, e accetta volentieri la regola dal Superiore. Lo stesso deve verificarsi anche per l'aspirante ad un Istituto Secolare: deve amare i momenti di preghiera, di incontro, in cui i membri del Gruppo si radunano sotto la guida di Gesù Crocifisso e dell'Immacolata, costituendo tutti insieme comunità, pur vivendo nel mondo. 12. Priorità della vocazione Se una vocazione è stata accolta con piena coscienza, essa deve orientare la vita e animare con il suo carisma le varie attività ed essere accolta come la principale e avere la priorità su tutte le altre. In presenza di attività buone, sante, affascinanti e appariscenti, che noi o con altri stiamo conducendo, tutte le altre proposte vanno considerate alla luce del carisma dell'Istituto a cui si aderisce. Ciò non significa che esse debbano essere definitivamente annullate o dimenticate, ma solo che vanno considerate e coordinate con lo stato di vita vocazionale che si è prescelto. Occorre avere chiarezza su questo punto, perché non accada che ci siano degli impegni che vengono considerati prioritari rispetto al quelli già presi dall'Istituto. Poiché il nostro è un Istituto Secolare, che comporta uno specifico impegno catechistico nel mondo, l'assunzione di determinate missioni apostoliche va concordato con il responsabile, in modo che esse siano comunque animate, secondo il carisma dell'Unione. Non deve capitare che alcuni impegni possano deviare dalla piena e sincera adesione alla propria vocazione. Ad esempio ci possono essere incompatibili incontri o pellegrinaggi che ci distolgono dal partecipare alle iniziative dell'Unione, a meno che ci sia il consenso del Responsabile. Abbiamo già visto che per un istituto religioso è richiesta la convivenza, mentre essa non è richiesta ai membri degli istituti secolari, per cui essi, operando nel mondo, cercano di trasformarlo secondo il carisma del nostro fondatore, e questo ci conferma nell'appartenenza all'Istituto. Le attività dell'Unione Catechistiche non possono essere posticipate o anticipate a piacimento, ma vanno svolte nei tempi previsti per la loro migliore riuscita, e a questa l'aspirante deve riferirsi. La nostra vocazione non va disattesa dal momento che essa costituisce il proprio stato di vita ed è confermata da una consacrazione o da una promessa. Altri impegni che scaturiscono da un rapporto di amicizia, vanno considerati con attenzione, perché possono favorire, ma anche frenare lo sviluppo della nostra vocazione. 13. Alcune precisazioni Un caso speciale può essere costituito dai coniugati, quando non sono entrambi sposi Catechisti. Si può verificare che uno dei coniugi, pur essendo credente e praticante, non si senta chiamato da Dio alla vocazione di Catechistica nell'Unione, oppure che appartenga ad un altro movimento ecclesiale, nel quale intende rimanere. In questo caso la grazia sacramentale del matrimonio costituisce l'elemento sostanziale che santifica la vita degli sposi, ed in base a questa grazia essi troveranno il modo per conciliare gli impegni religiosi di entrambi, tenendo presente che per il coniuge che ha aderito all'Unione tutta la vita sacramentale è animata dal carisma dell'Istituto. Per fare un esempio, in una coppia in cui con le altre preghiere vi sia la recita giornaliera dell'Adorazione a Gesù Crocifisso, è naturale che questo è un altro momento fondamentale dell'Unione; poniamo che la scelta degli esercizi annuali, venga fatta dal coniuge non Catechista. Il consiglio del responsabile è molto importante in queste circostanze. Ma vi può essere anche il caso in cui uno dei coniugi non sia praticante e consideri la sua famiglia ( l'altro coniuge ) come il primo luogo di catechesi. In questo caso il coniuge catechista non dovrà perdersi d'animo, ma dovrà considerare appunto la sua famiglia come il primo luogo di catechesi, tenendo presente il consolante insegnamento della parola di Dio: " Il marito non credente si trova santificato dalla moglie, e la moglie non credente dal marito" ( 1 Cor 7,14 ). Certo che la situazione ideale per l'Istituto Secolare, è che entrambi i coniugi vi aderiscano diventando Sposi Catechisti. In tal modo il matrimonio si arricchisce dei doni spirituali associati all'Istituto Secolare, che gli conferisce una visione più ampia e più apostolica. É quindi importante un periodico discernimento sul grado di appartenenza all'Istituto. 14. Valorizzazione di precedenti esperienze É utile ricordare che la vocazione nell'istituto secolare non distrugge le altre esperienze fatte fino a quel momento, per cui chi ad esempio, fa parte della San Vincenzo continui pure a farne parte, chi frequenta gli incontri dei Focolarini continui pure, purché ciò non diminuisca l'apostolato catechistico proprio dei membri dell'Unione. In questo caso però, sia un membro che un aspirante all'Unione Catechisti, deve avere il benestare del Responsabile del Gruppo nel quale è già inserito. Queste considerazioni valgono anche per chi ha fatto l'esperienza carismatica: non è detto che entrando all'unione Catechisti deve dimenticarla completamente, ma vi potrà ancora partecipare tenendo però conto dei vincoli sopra indicati. 15. La storia personale dell'Aspirante La storia personale dell'aspirante va valorizzata accogliendo con gioia quanto è in sintonia con il carisma dell'Unione Catechisti che possiede un particolare carisma, incentrato sulla contemplazione amorosa di Gesù Crocifisso. Ma c'è anche la storia di ogni membro, la sua esperienza. Tutte le esperienze buone e sante generate da un genuino desiderio di appartenere a Gesù, non devono essere abbandonate, perché arricchiscono dall'interno il tesoro spirituale dell'Istituto. Quindi chi ha una devozione mariana particolarmente intensa, dovrà arricchire il tesoro dell'Istituto con questa sensibilità verso Maria; chi ha una mentalità carismatica, dovrà aiutare i membri dell'Istituto ad aprirsi alla preghiera e ai doni dello Spirito Santo, che è lo Spirito che Gesù Crocifisso ci ha donato col Padre. Ognuno non deve nascondere quanto di buono ha ricevuto, ma metterlo con umiltà a disposizione di tutti. In tal modo l'esperienza dell'Istituto Secolare sarà fruttuosa anche per l'Aspirante, perché potrà dare quello che fa parte della sua storia spirituale, nella consapevolezza che niente gli viene tolto delle sue esperienze catechistiche precedenti. L'apporto all'Unione Catechisti delle varie esperienze apostoliche che ci vengono portate dagli Aspiranti sarà allora come un mazzo di fiori freschi, offerti ad ogni Fraternità e Gruppo.