Cenacolo N° 41

"Chi si unisce al Signore, forma un unico spirito con Lui". ( 1 Cor 6,17 )

Ed è appunto l'amore che ci unisce al Signore, come spiega S. Tommaso: "L'amore fa si che l'uomo si offra a Dio, aderendo a Lui con una certa unione di spirito".

Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore

Non basta che la lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore; bisogna anche che "ogni ginocchio si pieghi".

Bisogna che chi proclama Gesù Signore, lo faccia piegando il ginocchio, cioè sottomettendosi con amore a questa realtà, piegando la propria intelligenza nell'obbedienza della fede.

Si tratta di rinunciare a quel tipo di forza e di sicurezza che viene dalla "sapienza", cioè dalla capacità di fronteggiare il mondo incredulo e superbo con le stesse armi che sono la dialettica, la discussione, le infinite argomentazioni, tutte cose che consentono di "cercare sempre senza trovare mai" ( 2 Tm 3,7 ) e, quindi, senza essere mai costretti a dover obbedire alla verità.

Il kerygma non dà spiegazioni, ma richiede obbedienza, perché in esso opera l'autorità stessa di Dio.

"Dopo" e "accanto a esso" c'è posto per tutte le ragioni e le argomentazioni, non "dentro" di esso.

La luce del sole brilla per se stessa e non può essere rischiarata con altre luci.

Bisogna accettare la "debolezza" e la "stoltezza " del kerygma - il che significa anche la propria debolezza, umiliazione e sconfitta - per permettere alla forza e alla sapienza di Dio di venire vittoriosamente alla luce e di operare ancora.

"Le armi della nostra battaglia - dice Paolo - Non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all'obbedienza di Cristo". ( 2 Cor 10,4-5 )

Paolo afferma: "Noi predichiamo Cristo crocifisso e risorto" ( 1 Cor 1,23 ), perché siamo convinti che su di lui si fonda la vera giustizia e la vera libertà.

( Cfr. Il potere della croce di R. Cantalamessa )

N: Vivere la carità in famiglia nella Novità

Una famiglia che produca sempre freschezza, meraviglia, stupore, dinamismo, originalità per non diventare noiosa, stantia, scialba, opprimente …

Una vita famigliare sempre nuova in Cristo.

Se uno è in Cristo, è una nuova creatura. ( 2 Cor 5,17 )

Dal punto di vista della coordinata orizzontale, la tenerezza si apre all'accoglienza, al dono, alla condivisione; è amorevolezza, è rispetto dell'altro, è ricerca di dialogo in andata e in ritorno.

Secondo la coordinata verticale il sentimento della tenerezza rimanda alla nostalgia di infinita tenerezza che è scritta nel codice sopra di noi.

Per il fatto stesso di essere creata ad immagine e somiglianza di Dio, la tenerezza porta in sé questa istanza trascendente, questo bisogno di ricongiungersi a colui di cui siamo immagine.

All'infinita tenerezza che è Dio.

Da questo punto di vista la tenerezza si fa stupore coscientizzato, stupore di essere, stupore di essere amati e stupore di amare, stupore di adorare …

Che cosa è la tenerezza?

E dire grazie con la vita e dire grazie con la vita è riconoscere di essere amati e di amare.

Ecco la tenerezza iscritta in questa dimensione di tutto il nostro essere che ci innalza al di sopra di noi, ci fa guardare a colui di cui siamo immagine ed è come una nuova leggerezza dell'essere.

La tenerezza è un sentimento alto, nobile, iscritto in noi che va scelto.

Deve diventare addirittura un progetto di vita, cioè un modo di essere, un modo di amare, un modo di adorare …

Chi sceglie la tenerezza si oppone al dominio della rabbia, della collera perché la tenerezza è per definizione amorevolezza, rispetto, tendere all'altro da sé come avevamo detto, desiderare il suo bene, la tenerezza è esattamente l'opposto della rabbia, della collera.

Chi sceglie la tenerezza non può lasciarsi dominare dall'ansia perché la tenerezza è dire grazie con la vita, sentendosi amati ed amando.

E dunque chi sceglie la tenerezza vive in questo stupore, questa gioia di essere.

Infine chi sceglie la tenerezza si oppone alla tristezza.

La tenerezza è gioia, è beatitudine di essere, di amare, di adorare.

( Mons. Carlo Rocchetta )