Cenacolo N° 58

Battezzati nella sua morte

Segnare con il Tau il cuore dei fratelli

L'11 novembre del 1215, il papa Innocenzo III aprì il concilio ecumenico Lateranense sulla riforma morale della Chiesa, e specialmente del clero; era la cosa che più gli stava a cuore.

Anzi, vecchio com'era, diceva di voler passare lui stesso attraverso tutta la Chiesa, come l'uomo vestito di lino con una borsa da scriba al fianco, di cui parla il profeta Ezechiele ( cf Ez 9,1ss ), per segnare il Tau penitenziale sulla fronte degli uomini che, come lui, piangevano e si affliggevano per gli abomini che si commettevano nella Chiesa e nel mondo.

Fu il Tau sulla fronte di coloro che gemono e piangono.

La "crociata" che Francesco scelse per sé: segnare la croce, non sulle vesti o sulle armi, per combattere gli "infedeli", ma segnarla nel cuore, suo e dei fratelli, per eliminare l'infedeltà dal popolo di Dio.

Anche oggi la Chiesa è chiamata a realizzare il rinnovamento voluto dal Concilio ecumenico, il Vaticano II , chiediamo a Dio che mandi uomini come Francesco, capaci di mettersi, come lui, a servizio della Chiesa e di chiamare i fratelli a riconciliarsi con Dio e tra di loro mediante il pentimento e la conversione.

( Cfr. Il Potere della Croce di R. Cantalamessa )

La carità è la virtù più nobile in mancanza della quale siamo nulla

L'amore verso Dio non va disgiunto dall'amore verso il prossimo

Taluni parlano solo dell'amore verso Dio; ma Cristo parlò pure molto della Carità verso il prossimo.

Pazienza

« La Carità è paziente »

Questo è l'atteggiamento normale della Carità.

La Carità è riflessiva, aspetta a cominciare, non ha premura; è calma, è pronta a fare il suo lavoro quando viene chiamata, ma nel frattempo dà prova di uno spirito mite e quieto.

La Carità soffre ogni cosa, sopporta ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa.

La Carità capisce e, quindi, aspetta.

Benignità

La benignità è una carità attiva.

Gesù ha trascorso gran parte del suo tempo semplicemente facendo felice la gente, beneficando la gente.

C'è una sola cosa al mondo più grande della felicità, ed è la santità: e non dipende da noi; ma quello che Dio ha messo nelle nostre mani è la felicità degli esseri che ci circondano e questo dipende in gran parte dal nostro atteggiamento benevolo verso di loro.

« La cosa più grande, che un uomo possa fare per il Padre celeste, dice qualcuno, è di essere benigno verso gli altri suoi figli ».

Quanto ve ne sarebbe bisogno!

( Cfr. La cosa più grande del mondo di E Drummond )

Meditazione sulle piaghe sanguinanti e trionfanti di Gesù, porte del cielo

L'adorazione universale del Crocifisso

Gv 12,32 : « E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me » ;

Ap 5,9: "Sei stato immolato e hai riscattato con il tuo sangue uomini d'ogni tribù, lingua, popolo e nazione";

Sal 86,9: "Tutti ipopoli che hai creato, verranno e si prostreranno davanti a te",

la contemplazione di ciascuna delle Piaghe,

Porte del Cielo Mt 27,50-51 : … il velo del tempio si squarciò …";

Eb 10,19-20 : Avendo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, … attraverso il velo, cioè la sua carne ";

Gv 10,9 : « Io sono la porta: se uno entra attraverso di me … »,

e l'offerta quotidiana delle nostre attività, unite al Sacrificio di Gesù e al Cuore Doloroso e Immacolato di Maria

Col 1,24 : " … e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo …";

Gv 2,5 : "La madre dice ai servi: « Fate quello che vi dirà »";

Gv 19,27 : "« Ecco tua madre! ».

E da quel momento il discepolo l'accolse con sé",

saranno il vento di fervore che farà sbocciare le gemme della redenzione nei cuori.

Detti di Gesù:

"In questi giorni rammenta la mia redenzione, / starai più vicino a Me coll'anima, col cuore; / è con te la mia Santa Madre: / tutta offrirai la mia redenzione all'Eterno Padre.

In ogni momento che di me ti rammenti, / sarai con gli Angeli e nelle mie piaghe entri! /

La profonda ferita del mio Costato / è il trionfo di averti salvato! …

Per la mia Croce ti s'apriranno le porte. …

Le porte eternali, con angeli e serafini / là il mio Regno non ha più confini".

( Fra Leopoldo, Diario 21-III-1910 )