Cenacolo N° 86

"Ha vinto il leone della tribù di Giuda"

L'Apocalisse è scritta per una Chiesa che vive questa situazione e deve fronteggiare questo terribile dubbio.

Ma è vero che colui che doveva venire è venuto?

È vero che tutto è cambiato?

O non è vero piuttosto il contrario, che tutto, cioè, è come prima?

I discepoli del Cristo sono perseguitati, segnati a dito, esclusi dai vantaggi che offre la società.

Alla bestia « è stato concesso di fare guerra ai santi e di vincerli » ( Ap 13,7 ).

Spunta, su questo terreno, la divisione interna, l'eresia, che tende a spostare il centro dell'attenzione dalla vita concreta alle speculazioni ( la gnosi ), in modo da togliere alla vita cristiana quell'esigenza di radicalità e consentire di venire a patti con i costumi dei pagani.

A questa Chiesa tentata di scoraggiamento e di « tiepidezza », bisognosa di ritrovare il suo « fervore di un tempo », per affrontare, se necessario, anche il martirio, proprio a questa Chiesa il veggente fa giungere quel grido pasquale potente come uno squillo di tromba: « Enikesen - Ha vinto! ».

Giovanni vuol fare di tutti i cristiani dei « veggenti » come lui: persone che hanno occhi per vedere ciò che è diventato il mondo a causa della morte di Cristo.

( Cfr. Il Potere della Croce di R. Cantalamessa )

La carità è la virtù più nobile in mancanza della quale siamo nulla

Riandando al passato con la memoria al di sopra e al di là dei piaceri effimeri della vita risaltano quei momenti supremi in cui avete avuto modo di compiere degli atti di bontà inavvertiti in favore di coloro che vi circondano; cose troppo piccole perché possa valer la pena di parlarne, ma che pure vi danno la sensazione di essere entrate nella vostra vita eterna.

Ho visto quasi tutte le cose meravigliose che Dio ha fatto, ho provato quasi tutti i piaceri che Dio ha progettato per l'uomo: eppure, guardando indietro, io vedo emergere dalla vita già trascorsa quattro o cinque brevi esperienze in cui l'amor di Dio si rifletteva in una modesta imitazione, in un mio piccolo atto d'amore e queste sono le sole cose che sopravvivono alla nostra vita.

Tutto il resto è transitorio.

Ogni altro bene è frutto di fantasia.

Ma gli atti di amore che tutti ignorano - e ignoreranno sempre - quelli non falliscono mai.

( Cfr. La cosa più grande del mondo di E Drummond )

Meditazione sulle piaghe sanguinanti e trionfanti di Gesù, porte del cielo

La devozione delle Piaghe deve essere diffusa specialmente tra i giovani perché per molti esse saranno il solo rifugio.

Tanti giovani giungeranno con questo mezzo ad una grande santità anche vivendo in ambienti sfavorevoli ( At 2,17: Negli ultimi giorni, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni … ).

Invitiamoli quindi ad offrire la loro vita e le loro azioni ( Rm 6,13: Offrite voi stessi a Dio … e le vostre membra … ) in unione alle Sante Piaghe di Gesù ( Lc 24,39: Guardate le mie mani e i miei piedi … ) che guariscono le nostre ( Is 53,5 ).

Soprattutto se siamo deboli, sofferenti, scoraggiati, ribelli, peccatori, rifugiamoci nelle Sue Piaghe e non saremo mai delusi.

Dice infatti la scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso ( Rm 10,11 ).