Liberate il gigante!

N° 29 - Luglio 2003

Con questo invito – racconta in un suo romanzo storico Louis De Wohl – nel Duecento, Alberto Magno chiamava se stesso e Tommaso d'Aquino a liberare Aristotele e la sua filosofia dalle incrostazioni da cui era stato ricoperto: sarebbe stato allora possibile vedere che fede e ragione non si contraddicono, che la ragione avvia il cammino alla fede e la fede pensata diventa luce e vita per l'esistenza.

E l'uomo avrebbe avuto la salvezza in questo mondo e nell'aldilà.

Oggi, all'inizio del secolo XXI, il gigante da liberare non è più Aristotele, ma Gesù Cristo stesso: è tanta la tenebra in cui viviamo che abbiamo persino incrostato e sfigurato Lui, così da faticare a riconoscerlo e ad accoglierlo.

Superbi di noi stessi, abbiamo pensato che in fondo "il Cristo" non fosse altro che il meglio dei valori umani che la nostra natura umana, già da sola e senza di Lui, possiede in se stessa, e che bastasse ritrovare questi valori e diffonderli per risolvere il problema di un mondo migliore.

Così abbiamo confuso Gesù con il rispetto dell'uomo, con la solidarietà, la pace, l'ecologia … e via dicendo.

Oppure, nella società ormai multireligiosa del nostro tempo, imbevuti di ecumenismo scanzonato, abbiamo ridotto Gesù alla pari di un qualsiasi fondatore di religione: noi abbiamo il nostro, gli altri hanno il loro, ma in fondo tutto sarebbe eguale, solo questione di nomi.

Così abbiamo un vago umanesimo al posto del cristianesimo, l'indifferentismo più qualunquista al posto della Verità, e siamo finiti nello sfacelo più triste che ci sia mai stato prima di oggi.

Che fare? Sì. Oggi occorre "liberare il Gigante", che è soltanto Gesù Cristo, liberarlo dalle pretese della nostra superbia e dalla nostra indifferenza.

Riscoprire che Lui non è soltanto la sintesi dei valori umani più altri e neppure soltanto, un fondatore, uno fra i tanti, di una pur nobile religione.

È indispensabile riscoprire che Egli non è solo un gigante come Aristotele, "maestro di color che sanno", ma che è il Figlio di Dio fatto uomo, Dio egli stesso, e pertanto l'unica Via, l'unica Verità, l'unica Vita ( Gv 14,6 ), l'unico Salvatore del mondo, e non ce n'è un altro; che solo per mezzo di Lui si va a Dio e si ha la salvezza in questo mondo e nell'aldilà.

Noi cattolici non potremo mai tollerare che Gesù, l'Uomo-Dio, sia posto alla pari di qualsiasi altro uomo, fosse pure il più grande, si trattasse pure di un gigante dello spirito.

Noi affermiamo con sicurezza assoluta, più certi che esiste il sole, che Egli è l'unico vero Dio.

Non esiste un dio vago, compatibile con le idee di tutti, ma c'è un solo Dio che si è rivelato in Gesù Cristo: "Chi vede me – ha garantito Lui – vede il Padre" ( Gv 14,9 ).

Tutto è stato messo in opera da quasi tre secoli a questa parte, per eliminare Gesù, per cancellare il suo nome dalla storia, come se l'uomo fosse capace di aggiornarlo o di sostituirlo.

Ma noi non ci lasceremo togliere né ridurre Gesù. Come il profeta Zaccaria nell'Antico Testamento, e Giovanni, l'apostolo prediletto, al culmine del nuovo.

Volgiamo lo sguardo e ci stringiamo sempre più intensamente a Colui che sulla Croce è stato trafitto – Gesù di Nazareth . ( Zc 12,10; Gv 19,37 ) ed è risorto il terzo giorno, ed è il Dio vivente, e lo proclamiamo ad alta voce e con la vita: "Tu solo il Signore, Tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, Tu solo Dio!".

Senza di Lui, il più crudo inverno, da cui non si esce.

Soltanto con Lui e da Lui, la primavera che attendiamo per l'umanità e per la storia.

Paolo Risso

Tradimento e riscatto

Il 4 luglio la Chiesa ricorda Osea ( in ebraico Hoseah = salvato dal Signore ), il profeta che nell'VIII secolo avanti Cristo denunziò l'idolatria di Israele.

Osea esercitò il ministero profetico nel regno di Israele per circa 50 anni e visse fino alla caduta di Samaria avvenuta ad opera degli Assiri nel 722 A.C.

La sua predicazione era iniziata durante il regno di Geroboamo II: era quindi contemporaneo del profeta Amos, anch'egli attivo nel regno settentrionale di Israele ( con capitale Samaria ), e di Isaia e Michea che predicavano nel regno meridionale di Giuda ( con capitale Gerusalemme ).

Osea è il profeta del tradimento perdonato, dell'amore divino che supera la cattiveria e l'aridità umana.

Il tradimento in questione è duplice: quello di Israele ( idolatria ) e quello della moglie ( adulterio ).

La vita del profeta diventa la metafora del traviamento di Israele.

Se Gomer1 , moglie di Osea, sceglie di abbandonare il marito e di prostituirsi, così Israele si allontana dal Dio vivente per dedicarsi al culto mortifero di Baal e degli idoli cananei.

La rottura dell'alleanza matrimoniale diventa il modello della violazione dell'alleanza mosaica.

Il popolo eletto è paragonato ad una sposa frivola e superficiale, che dopo una splendida luna di miele ( la liberazione dall'Egitto ), si lascia sedurre da falsi "amanti" che, in verità, non la amano affatto.

Gomer abbandona il tetto coniugale restando intrappolata in un "recinto di barriere" ( Os 2,8 ), la gente d'Israele verrà deportata in Assiria.

Ma l'amore di Dio è più forte della morte.

Le farò scontare i giorni dei Baal … Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. ( Os 2,15-16 )

Non è un caso che venga scelto l'adulterio come metafora dell'idolatria.

C'è qualcosa di radicale e assoluto nel dolore procurato da questo peccato: la persona tradita si sente ingannata e allontanata con una crudeltà morale che non ha pari.

L'amore coniugale è paragonato all'amore di Dio non solo per la sua forza sentimentale, ma anche per la sua intangibile e sacrale perennità.

Quella fedeltà che oggi ci appare tanto fuori moda, agli occhi di Dio è cosa sublime.

I figli partoriti da Gomer hanno nomi molto significativi ( "Non-amata", "Non-mio-popolo" ) che preannunciano i castighi destinati a tutta la loro nazione.

Anche qui, storia familiare e nazionale si intrecciano, la prima diventa immagine e predizione della seconda. Dio "usa" la vita del profeta come specchio del suo amore tradito per Israele.

Alla fine, però, nonostante l'infamia dell'adulterio ( un tempo punito con la morte! ) il profeta per ispirazione divina, riscatta la moglie e la riprende con sé. Analogamente, Dio promette di perdonare Israele e di restituirlo alla sua condizione originaria. "Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.

Non darò sfogo all'ardore della mia ira…, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira …( dopo l'esilio, ndr. ) accorreranno i suoi figli dall'Occidente … e li farò abitare nelle loro case" ( Os 11,8-11 ).

Che cosa può comunicare a noi, oggi, questa perentoria riaffermazione dell'Amore di Dio?

I peccatori non devono perdere la speranza; Dio offre sempre una seconda possibilità e quando non basta, "costringe" amorevolmente le anime al confronto diretto col dolore, affinché si risveglino dal torpore dell'egoismo e della concupiscenza.

La ricompensa del pentimento è infinitamente più gratificante di qualsiasi amore mondano.

Questa è la misericordia di Dio.

L'orgoglioso, diversamente, dispera del perdono di Dio, proprio perché non vuole umiliarsi, non vuole ammettere di aver sbagliato: "perché Israele è  divenuto testardo come una giovenca indomita … l'arroganza di Israele testimonia contro di lui"" ( Os 4,16 e Os 5,5 ); e tuttavia l'infedele nasconde la sua presunzione col velo dell'ipocrisia, un raggiro questo che indigna profondamente Dio: "voglio l'amore e non il sacrificio ( rituale )" ( Os 6,6 )

Israele che tutto deve al suo Dio, ad un certo punto si affida alla forza delle armi, al presunto potere della "sua" monarchia terrena ( Os 10,13-14 ).

Pretesa ridicola.

La superpotenza assira spazza via i reucci di Samaria in un soffio.

La rovina è assicurata in quanto Israele attribuisce i suoi privilegi, libertà e domini ai falsi idoli e quindi al proprio merito, rinnegando il vero Autore di queste grazie.

Al contrario, Ezechia re di Giuda, resiste in Gerusalemme agli attacchi assiri2 , poiché osservando i consigli del Profeta Isaia, confida solo in Dio.

Proprio come quelle persone che sedotte dagli "uomini di successo", "aggiornano e adeguano" ai tempi le proprie credenze al punto da abbandonare la Chiesa e i sacramenti come cose appartenenti ad un passato fanciullesco, così Israele si lascia sedurre dagli idoli di pietra che promettono piacere e ricchezza.

Ma poi, quando la crudeltà del mondo, liberata dai lacci della Provvidenza che ne trattengono il furore, si abbatte sul "chiamato" che rifiuta di rispondere al suo Dio, allora e solo allora gli orgogliosi si ravvedono.

In Osea questo discorso vale tanto per la collettività ( il popolo d'Israele ), quanto per il singolo ( Gomer, la moglie fedifraga ), ragione per la quale pochi profeti sono tanto vicini alla nostra sensibilità.

Quali sono gli idoli moderni da cui ci lasciamo sedurre?

Soldi, sesso e successo? Non solo.

L'orgoglio resta in prima linea.

Fabbrichiamo falsi dei, a nostra immagine e somiglianza, che ci dicano quello che vogliamo sentirci dire.

Pensiamo alla televisione, piccolo altare domestico, dal quale i moderni sacerdoti di Baal, specie su alcuni canali "giovanili", continuano a mietere nuove prostitute e prostituti.

Osea per riscattare la moglie dalla sua condizione, oltre a sopportare la tremenda umiliazione del tradimento coniugale, è costretto a pagare una forte somma.

Analogamente i Catechisti che si sentono traditi dalla "nuova generazione" devono impegnarsi a investire molto sul riscatto umano e morale dei giovani, a costo di subire il dileggio del mondo.

Stefano Pizzio


1 Secondo la tradizione Gomer sarebbe diventata una prostituta sacra al servizio dei sacerdoti di Baal. Questa pratica nota col nome di "ierodulia", secondo le superstizioni antiche, serviva a garantire la fecondità dei campi.

2 Cosa davvero notevole: gli stessi Assiri riconobbero indirettamente, in un testo risalente a re Sennacherib, la prodigiosa resistenza di Ezechia che unico, in quella regione del Medio Oriente, si era opposto con successo allo strapotere delle loro armate.