Messa del Povero: nascita e sviluppo di un servizio …

Il 7 ottobre u.s. si è celebrato il novantesimo anniversario della istituzione dell'Opera Messa del Povero, ormai vicina al secolo.

Durante la consueta Messa domenicale con i carissimi Ospiti dell'Opera si è reso grazie alla divina Provvidenza.

È seguito il pranzo solennemente imbandito.

Nel pomeriggio si sono svolti giochi e trattenimenti vari.

Una cena di beneficenza aveva avuto luogo sabato 22 settembre, con folta partecipazione, e con qualificati interventi di cui si darà notizia.

Natura e motivazioni dell'Opera

( da scritti di fr. Gustavo Furfaro FSC. segnalati da Andrea Verrastro )

La "filosofia" che ha ispirato l'origine della Messa del Povero è assai semplice e si racchiude tutta nel nome che viene dato all'Opera.

La chiamiamo Messa del Povero, perché il fine proposto dalle buone Suore di Carità è quello appunto di facilitare l'osservanza del precetto festivo ai poverissimi, ai quali dopo le funzioni sono distribuiti pane e minestra.

Una "filosofia" che, nel tempo, si arricchirà di nuove e più dettagliate precisazioni ma che, nella sostanza rimarrà – e rimane tuttora – sempre la stessa.

In particolare, fin dall'inizio, si è attenti a sgombrare il campo ad ogni possibile equivoco che possa nascere dal nome stesso di "Messa del Povero".

Lo scopo vero della Messa del Povero non è, come attesterebbe a tutta prima il titolo, quello di raccogliere più mendicanti possibile, e portarli a santificare il giorno del Signore: dare loro quindi, come ricompensa della presenza, un'abbondante refezione calda, indumenti e possibilità di attendere alla pulizia personale, ma l'intento intimo della Suore di Carità e dei nostri Catechisti Anziani è quello di nobilitare il povero mediante l'educazione al lavoro e al senso cristiano della sofferenza e della vita.

La presenza in mezzo ai poveri ha fatto scoprire quale fosse l'azione vera da svolgere a loro favore: la maturazione di ogni opera che da Dio viene guidata e illuminata.

Alla Messa del Povero accorrono sempre nuovi elementi e buoni elementi.

Coloro che vengono una volta ne sono impressionati e non mancano più.

E diciamo a onore del vero, e a conforto di quelli che sono i nostri più vivi ideali, che molti di essi vengono non per avere dopo la S. Messa la refezione calda, ma perché trovano in questa adunata il conforto morale da cui erano per tanto tempo lontani.

Lo scopo della Messa del Povero non è solo, come abbiamo già detto su queste pagine, quello di dare un piatto di minestra a chi ha fame, o un vestito più o meno adattato a chi ha freddo, ma lo scopo vero della Messa del Povero è quello di elevare il mendicante, incoraggiandolo ad abbandonare la vita abbietta dell'accattone e sollevarsi, nobilitarsi con il lavoro onesto e rimunerativo.

Per meglio evidenziare questa finalità compare per la prima volta, nel 1938, sotto il titolo "Messa del Povero", l'aggiunta: "Opera di redenzione dei Mendicanti", e questo perché sono avvenuti … non pochi fatti di "vera redenzione" ottenuti per la grazia del SS. Crocifisso e della Sua SS.ma Madre, specie mediante i ritiri mensili, le prediche, i catechismi, e l'affetto immenso con il quale si circondano i poveri derelitti, sotto i cui cenci si nasconde la dolce figura del Maestro divino.

E per favorire la piena "redenzione" umana e cristiana dei poveri, sorgono in seguito, accanto all'opera di assistenza, nuove iniziative quali … la Filodrammatica tra i poveri stessi, facendo loro riprodurre lavori che inculchino ed encomino la vita di lavoro e di stabilità nel lavoro stesso, la pace della buona coscienza, l'utilità del risparmio, ecc.

Un'altra attività iniziata in quest'anno 1938 è il laboratorio volontario delle Zelatrici di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, per ricoprire il meglio possibile le membra sofferenti dei nostri mendicanti.

Un'attività che alla Messa del Povero si è sempre tenuta viva, è l'assistenza ai suoi moribondi, in modo che nessuno, grazie al SS. Crocifisso e Maria SS. Immacolata, è morto finora senza la parola di conforto del sacerdote e i sacramenti della nostra santa religione.

Però non si era ancora costituito un piccolo gruppo di volonterosi Mendicanti e di Catechisti i quali dessero il nome in modo fisso all'Opera di Assistenza ai poveri degenti, e qualora i cari malati morissero, si interessassero per l'accompagnamento al Camposanto.

Oggi, certamente con la gioia del SS. Crocifisso, è un fatto compiuto.

Questa "Compagnia della buona morte" – possiamo chiamarla così – avrà per iscopo santo di vegliare sulla salute dei nostri frequentanti la Messa del Povero e se i loro mali sono tali da richiedere l'ospedale, essi medesimi solleciteranno di esservi trasportati e così avrà inizio la vera missione della predetta Compagnia.

Nel racconto della funzione di chiusura dell'anno 1940 nella Parrocchia di San Donato, chi scrive prende occasione per ritornare sulla finalità dell'Opera.

Forse taluno potrebbe formarsi il preconcetto che la frequenza alla Messa del Povero sia ispirata da desiderio di usufruire di quel po' di carità che la Provvidenza non lascia mancare: non sarà estraneo il motivo ( nella coscienza degli uomini solo Dio può leggere ): ma io ho avuto un'impressione del tutto diversa; anche il povero ha bisogno di pregare, anche il povero sente di dover rendere il suo omaggio a Dio, ma vuol pregare senza temere di essere sfuggito, ma aspetta l'invito che spezzi la corazza di irritazione contro gli altri che dell'organizzazione sociale godono i vantaggi, mentre lui non ne è che un naufrago e una vittima.

E conclude citando le parole stesse di un Povero che volle ringraziare a nome di tutti: In quest'oasi noi ritroviamo il conforto alle nostre miserie, il balsamo alle piaghe spirituali, e anche un pane che non è quello volgare della elemosina, sibbene offerto da chi sa signorilmente donare, cristianamente donare.

Anche le piccole festicciole organizzate con canti e suoni in occasione di qualche festa particolare hanno un preciso scopo: Più del pane si volle dare la sensazione ai nostri poveri che non tutto è indifferente intorno a loro: che se non hanno un focolare, per un momento almeno godano di questo tepore familiare, per un momento almeno abbiano trovato la loro casa, il loro nido.

Fr. Gustavo Furfaro