"Riflessioni sul Logos dal Vangelo secondo Giovanni" |
di mons. Giuseppe Pollano.
Dodicesirna serie ( ultima ), con esame dei versetti Gv 15,4-11: « Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via, è un tralcio che dìventa secco, e lo raccolgono per gettarlo nel fuoco e bruciarlo.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre: che portiate motto frutto come miei discepoli.
Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto affinchè la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena ».
Per ben 10 volte nel testo su riportato è riferita a Gesù la locuzione "rimanere in lui" - con sole varianti terminali - quale espressione della sua ansia amorosa per noi, e per il Padre.
Invero "Amore" è la realtà, è Dio stesso, e sfocia nella "gioia" divina, superiore ad ogni nostra esperienza, per il modo infinito con cui Dio ama.
Il discorso finale di Gesù è ulteriore rivelazione di Sé Logos:
a ) Egli è preesistente;
b ) è intimo di Dio;
c ) per suo mezzo è stato fatto il creato;
d ) ha assunto la natura umana;
e ) si è offerto per noi.
Nell'insistenza sul "rimanere" possiamo trarre quattro motivazioni della vita cristiana vera:
1° - né l'individuo, né la stessa storia umana hanno in sé la salvezza: il "rimanere" è l'aggrapparsI del naufrago alla barca che lo ricupera;
2° - l'affidarsl al Logos è un atto di piena libertà e definitivo: il "rimanere" è autodeterminazione di totale consegna della propria vita;
3° - solo un amore sovrumano, superiore ad ogni progetto a noi familiare, consente di vivere tale trasferimento di sé in Dio: il "rimanere" qui è opzione nuziale con l'Essere divino;
4° - vi è certezza che la propria personalità non è cancellata; ma è assunta in una funzione di salvezza della storia: il "rimanere" è qui gloriosa responsabilità.
È il gioioso destino antropologico universale dell'Amore fondato nella "volontà", perché è volendo che ci realizziamo nello spirito, è volendo che attingiamo, riceviamo dall'"altro", in questo caso da Dio.
Svanisce l'illusione che credere "intellettualmente in Dio sia possederlo: solo l'Amore può tanto, come partecipazione diretta alla divina Volontà.
Secondo l'insegnamento di S. Tommaso:"La Carità congiunge a Dio stesso, come in Lui stesso appare" ( cfr S. Th., 2a, 2ae ,q.23, a.6 ).
E S. Giovanni della Croce dichiara: "Come Dio si dona all'anima con libera e gratuita volontà, così anch'essa avendo la volontà tanto più libera e generosa, dona a Dio lo stesso Dio in Dio" ( cfr Fiamma viva d'amore III, 73 ).
Tale partecipazione non è esclusiva dei mistici, ma è propria dello stato di grazia.
È questa l'enunciazione programmatica essenziale della identità ed esistenza cristiane.
Nella teologia morale e spirituale, oltre ai testi dottrinali, vi sono i trattati vissuti ( vite dei santi e delle sante ) sulla potenza possessiva del mandato dell'Amore.
In efficace sintesi S. Tommaso prospetta l'ascesi nella carità: dalla prima fase di recessione dal peccato e resistenza alla concupiscenza, si passa alla costante ricerca e possesso del bene spirituale, per ascendere infine all'unione con Dio fruendo di Lui ( cfr. ibidem q.24, a.9 ).
Il Logos si è rivelato qual è, Logos di Amore, e la sua Logicità deve invadere la storia ancora, senza intermissioni.
È ciò che esprimiamo di fatto nelle domande del "Padre nostro".