Anniversario del dies natalis del Ven. Fr. Teodoreto

Nell'aia della casa natale di Vinchio d'Asti, domenica 12 maggio.

Incontro di preghiera e condivisione all'insegna dell'umiltà.

Anche quest'anno l'anniversario, il 65°, della morte del ven. fr. Teodoreto è stato celebrato domenica 12 maggio ( la vigilia della data effettiva del dies natalis, avvenuta il 13 maggio ), nelle semplici e festose modalità consuete, nell'aia della casa natale in Vinchio d'Asti, con la S. Messa officiata dal parroco mons. Aldo Rosso, con la partecipazione di un nutrito intervento di Vinchiesi, e delle numerose rappresentanze di varia provenienza, degli enti e dei gruppi devoti del Venerabile, appartenenti alle Opere da Lui fondate o promosse.

Vi erano membri di varie sedi del Gruppo Personale della Casa di Carità Arti e Mestieri, della Messa del Povero, alcuni Catechisti e soci del Piccolo Gruppo dell'Unione e, per i Fratelli delle Scuole Cristiane, il Vice Postulatore della causa canonica, fr. Raffaele Norti.

Questi, prima della Messa, ha brevemente illustrato la vita del ven. fr. Teodoreto, nonché lo stato attuale della causa di beatificazione, sollecitando i fedeli ad essere costanti nella preghiera attraverso l'intercessione del Venerabile, raccomandando suo tramite l'erogazione di grazie dal Padre.

Tra queste ha ricordato l'implorata guarigione della giovane Alice, da anni in stato vegetativo, affidata in particolare al nostro Fratello.

Per quanto ogni commemorazione ricalchi i temi, le modalità e le effusioni di sentimenti dei precedenti incontri, emerge pur sempre una freschezza e novità tutta propria in ognuna di queste, essendo celebrata l'elevazione a Dio di un suo Servo fedele ed esemplare, quale appunto fr. Teodoreto, e condivisa tra i devoti presenti un sincero desiderio di emularne le virtù e lo zelo apostolico ed educativo.

Così è stato anche per quella del 12 maggio, ma con una particolare sottolineatura per un aspetto fortemente caratteristico in fr. Teodoreto, cioè la sua umiltà.

Tale segnalazione è emersa nell'omelia del parroco durante la Messa, quasi come una particolarità attinente alla causa di beatificazione in corso, e che al momento è ferma allo stadio di Venerabile – pur fondamentale per il culto e l'esemplarità del Servo di Dio invocato – ma che per concludersi con la Beatificazione e la Santità, necessita del riconoscimento ufficiale di due miracoli elargiti da Dio per l'intercessione del beatificando.

A tal riguardo mons. Rosso ha sottolineato, pur sollecitando alla preghiera per l'intercessione, che una eventuale remora avrebbe pur sempre un alto valore esemplare, poiché ne metterebbe in particolare luce la sua umiltà.

In effetti anche solo dal suo comportamento e dal suo sguardo emergeva tale virtù, dalle cose piccole e minute ( come rammendare gli indumenti, ripulirsi la biancheria, rassettare gli ambienti della Comunità ), agli incarichi grandi e impegnativi ( gli impegni derivanti dalle stesse sue Opere, che accettava per ubbidienza alle ispirazioni di Dio, alle indicazioni di fra Leopoldo, e alle sollecitazioni dei Superiori ).

Ma un'espressione viva e diretta della sua umiltà ci può scaturire da quanto ha scritto su tale virtù negli insegnamenti ai suoi Catechisti, da cui stralciamo qualche brano.

L'umiltà.

Esemplari insegnamenti di fr. Teodoreto ( dai suoi scritti )

L'umiltà consiste nel disprezzo di se stesso fondato sulla conoscenza che si ha del proprio nulla e delle proprie miserie.

Tale disprezzo, se è sincero, ci porta a desiderare che gli altri ci disprezzino, ad amare e a cercare le cose vili e umilianti come le sole che ci convengono e che ci sono dovute.

Ma poiché tali desideri e sentimenti sono sospetti quando non sono uniti alla pratica, e che non si trovano sempre le occasioni di metterli in pratica esercitandosi in cose vili, si propongono le pratiche seguenti:

1° Dare agli altri nostri Confratelli la preferenza,

cedere agli altri ciò che c'è di più onorevole, quando si propone a noi la scelta;

sottomettere la nostra volontà alla loro nelle cose indifferenti;

non voler il sopravvento nelle dispute,

non sostenere con ostinazione i nostri sentimenti, quando sono in contrasto con quelli degli altri.

Operare così, non solamente qualche volta, ma costantemente e in ogni occasione, è dimostrare chiaramente il poco conto che si fa di sé la stima che si ha per gli altri.

2° Desiderare sinceramente che tutti diano agli altri la preferenza; essere quindi contenti che agli altri siano affidati gl'impieghi più importanti, che si mostri loro maggior riguardo, che si tenga in maggior conto le loro virtù, che siano lodati ( … ).

3° Considerare gli altri, interiormente, come se fossero nostri superiori: ciò non deve sembrare cosa strana a quelli che non perdono mai di vista che non hanno di loro proprio che il nulla e il peccato; ma senza tale persuasione non sarebbe possibile essere costantemente fedeli alla pratica dell'umiltà che ci facilita l'esercizio di tutte le virtù. ( … )

4° Rendere esteriormante a ciascuno il rispetto e la deferenza dovuta al suo grado.

Per quanto noi siamo convinti del nostro nulla, per quanto sia grande il disprezzo che abbiamo di noi stessi, l'ordine deve regnare da pertutto, ed obbliga a tenerci nel grado in cui Dio ci ha posti, e non ci permette di comportarci ugualmente verso tutti.

Ma ciò che richiede da noi l'umiltà è che rendiamo a ciascuno l'onore che possiamo rendergli senza scapito dell'ordine che deve regnare da per tutto ( … )

Facciata casa

Particolare della targa

Celebrazione S. Messa

Gruppo del coro

Visuale posteriore della casa